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28/3/2017

"Solo una vita" - Recensione e intervista all'autrice Mariuccia La Manna

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di Enrico Esposito

"Solo una vita" è l'esordio letterario con la casa editrice Bonfirraro di Mariuccia La Manna, autrice siciliana classe 1990, che di professione fa la libraia, e per questo ha fatto un salto ulteriore all'interno di un mondo che già le appartiene profondamente. E se aggiungiamo il fatto che La Manna vive a Racalmuto, il paese in provincia di Agrigento che diede i natali a Leonardo Sciascia, allora comprendiamo come la giovane scrittrice non abbia potuto esimersi dall'intraprendere il percorso affascinante della scrittura.

Il suo debutto affonda il coltello con coraggio e addolorata cognizione nella piaga sempre più ampia della violenza sulle donne. Una triste realtà quotidiana dell'Italia di oggi, che rende prigioniere migliaia di donne, le deruba fisicamente e psicologicamente, talvolta le svuota del tutto e le annulla. In "Solo una vita" viene raccontata la storia di Marta, una ragazza bella e solare che ad appena sedici anni si innamora perdutamente di Paolo, ventenne orfano e di poche parole, con l'aria del ragazzo maledetto. Ben presto i due si sposano, ma da quel momento in cui per Marta l'amore incandescente che l'aveva conquistata lascia il posto a un desiderio malato e folle da parte di Paolo, che si rivela essere ben altra persona da quella conosciuta anni prima. Per Marta si apriranno le porte di un incubo fitto e crudele, contro il quale la giovane donna sarà chiamata a lottare per poter continuare a mantenere solo una vita.

Per poter conoscere meglio "Solo una vita", e analizzare in maniera più dettagliata le drammatiche vicende che coinvolgono Marta, e con lei purtroppo moltissime altre donne, abbiamo chiesto e ottenuto alla Bonfirraro Editore la possibilità di rivolgere alcune domande proprio all'autrice del romanzo, Mariuccia La Manna, che ha accolto la nostra richiesta con grande professionalità e gentilezza.
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Consapevolezza. Questa è la prima parola che mi viene in mente, in modo quasi irrazionale, pensando all'intero svolgimento della trama de "Solo una vita", al Suo modo di condurre il lettore al passo con la narrazione, di accompagnare il calvario di Marta. La consapevolezza di raccontare vicende che putroppo accadono e possono portare a determinate conseguenze. Cosa ne pensa al riguardo? E' d'accordo con questa impressione?
Penso che il termine CONSAPEVOLEZZA sia il traguardo al quale, seppur in modo doloroso e struggente, giunge la mia Marta. La consapevolezza di essere in primis un essere umano dotato di un'identità e di una dignità soprattutto, una donna, che in un climax ascendente caratterizzato da un forte pathos, diventa consapevole dell'amore per se stessa e rinasce dalle sue ceneri.


"Solo una vita" è a mio avviso sviluppato con un taglio cronachistico, non soltanto romanzesco, con un giusto mix tra descrizione dei fatti avvenuti e di indagine sui caratteri dei personaggi, le loro emozioni, le loro follie. Nel momento in cui ha intrapreso la scrittura, Lei aveva già in mente un piano preciso secondo cui procedere, un genere di narrazione in particolare da seguire, oppure il "work in progress" ha ricoperto un ruolo di grande rilevanza, se non fondamentale?
Ho iniziato a scrivere quasi per caso, penna alla mano ho cominciato a riempire taccuini e taccuini di parole, in un momento molto particolare della mia vita, in cui per l'appunto ho usato la scrittura come mezzo per canalizzare le mie emozioni. Il "work in progress" è stato fortemente caratterizzante durante la stesura del mio romanzo. Soltanto alla fine ho deciso di mettere a punto qualche dettaglio, per il resto ho lasciato fare tutto alla mia penna, che mi ha portato a redigere questa storia con assoluta naturalezza e senza alcuna impostazione.


Quando Mariuccia La Manna ha cominciato a pensare a Marta? C'è stato un avvenimento specifico, un incontro peculiare a ispirarla, e poi spronarla alla realizzazione de "Solo una vita"?
C'è tanto di Mariuccia in Marta e viceversa.
Marta è una donna come me, come tante altre di cui la cronaca, purtroppo, quotidianamente ci attesta del vissuto così travagliato e ahimè troppo spesso del tragico epilogo al quale si giunge.
Marta è nata dalla forte componente femminile della mia forma mentis, dai miei percorsi di lettura di un certo spessore (Vedi Frida Kahlo), dalla cronaca nera della quotidianità e soprattutto da fatti realmente accaduti vicino a me. Mi sono guardata attorno, ho letto, ho visto, ho sentito tanto, e ho deciso di "sfogare" tutto questo attraverso la scrittura.


Al giorno d'oggi purtroppo la violenza sulle donne rappresenta un mostro in continua espansione, che quotidianamente si crogiola nella sua bestialità e libertà di compiere gesti sempre più estremi. Alcune donne non riescono a sopravvivere, finendo per essere completamente fagocitate, senza possibilità di uscirne e senza che la giustizia le aiuti seriamente. Altre donne riescono invece, grazie alla loro forza d'animo straordinaria, a risollevarsi, a rinascere proprio come Marta. Vorrei un Suo pensiero spassionato al riguardo, una Sua analisi della questione, delle differenti reazioni da parte delle vittime e del "non agire" da parte della giustizia.
Le reazioni sono le più disparate e differenti da donna a donna, non potrebbero nemmeno essere annoverate o classificate, ogni donna, con il proprio vissuto e le proprie emozioni è un soggetto a sè, distinto da altre.
E' davvero difficile cercare di comprendere in qualche modo una donna che subisce violenza ma non denuncia ma purtroppo entrano in gioco delle dinamiche che, solo intercalandosi dentro alla vicenda, sentendone veramente le emozioni, possono essere comprese. Bisogna viverla quella situazione, quell'amore malato che porta la donna all'assoluta e ferma convinzione di essere sbagliata, attraverso un processo psicologico che il "carnefice" mette in atto e che prevede una serie di comportamenti particolari e patologici. Io non condanno le donne che non denunciano perchè sono vittime della loro inconsapevolezza e prigioniere fisicamente ma soprattutto psicologicamente del loro carnefice.
Denunciare significa giungere alla consapevolezza  di cui parlavamo sopra, è un passo troppo avanti, significa essere uscite totalmente dal tunnel buio, all'interno del quale si è state adescate con l'inganno, e all'interno del quale la vittima ha perso se stessa, il contatto reale con il mondo circostante, gli affetti, tutto. Rinascere è impresa difficile, ma al contempo la più liberatoria e pacificatoria.


Quali sono gli obiettivi che Mariuccia La Manna si è posta con la pubblicazione de "Solo una vita"? E' soddisfatta del lavoro fatto, della risposta di pubblico e critica, e più in generale di come il Suo romanzo venga accolto? Potrebbe indicare ai nostri lettori la chiave di lettura corretta con cui approcciarsi a "Solo una vita", per cogliere appieno i suoi significati?
Il mio obiettivo fondamentale era "arrivare" dritto al cuore dei miei lettori, emozionandoli, ora positivamente ora negativamente, ridestare sensazioni e reazioni tali da far comprendere la "causa" tanto perorata della violenza sulle donne, che non è un luogo comune o un argomento come tanti altri su cui discutere o chiacchierare, è un argomento che mi sta particolarmente a cuore, sono una donna per cui capirà bene quanto io possa "sentire" questa storia. Cerco sempre un contatto diretto con i miei lettori e amo che ci sia da parte loro un riscontro, informandomi delle loro impressioni sul mio romanzo.
Penso che non servano chiavi di lettura, "Solo una vita" riesce a leggersi così in maniera fluida e lineare, è un impetuoso sfogo di emozioni, un turbinio violento di sentimenti, un vulcano di sensazioni positive ma soprattutto negative, date le vicende cruente, all'interno del quale il lettore si ritrova pagina dopo pagina, senza accorgersene. "Solo una vita" esprime con irruenza il mio essere e la mia personalità.
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Mariuccia La Manna
  Per approfondire:

- Sul romanzo "Solo una vita",il comunicato stampa ufficiale del romanzo
- Sulle altre uscite della Bonfirraro, la nostra recensione del saggio "Regressione suicida" di Salvatore Massimo Fazio

  Immagini gentilmente fornite dalla Bonfirraro Press

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