Il significato della rosa nel celebre romanzo di Eco ![]() Tutti abbiamo sentito parlare del Nome della Rosa, celebre romanzo di Umberto Eco, ma vi siete mai chiesti quale sia il vero significato del titolo? Apparentemente un romanzo giallo, Il Nome della Rosa è un capolavoro intriso citazioni letterarie, composto da una componente filosofica e esoterica essenziale per comprendere l’essenza del romanzo. Un’opera, pertanto, che cerca di sviscerare, attraverso un’attenta riflessione filosofica, il concetto di verità: essa può essere colta attraverso il metodo tomista? Sono sufficienti le tre leggi aristoteliche sul metodo, o forse questa filosofia è stata superata dal metodo deduttivo che sembra assumere, almeno in parte, Guglielmo da Baskerville? Il concetto di verità va ricercato all’interno del romanzo, in particolare in quello stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus a chiusura di una delle opere più complesse di tutto il ‘900. Prima di svelarne il significato, è essenziale comprendere cosa sia il nominalismo, scuola di pensiero a cui fa affidamento Guglielmo da Baskerville ideata da Roscellino, sviluppata da Abelardo e ripresa da Occam. Un primo assaggio di cosa sia può essere colto in un celebre dialogo a inizio romanzo:Guglielmo, durante un dialogo con alcuni interlocutori, spiega come lui sia riuscito a descrivere minuziosamente un cavallo senza averlo mai «tra la singolarità della traccia e la mia ignoranza, che assumeva la forma assai diafana di un'idea universale», ho scelto la traccia singola, senza correre dietro alle idee universali che sono "puri segni”. ![]() Questo dialogo, apparentemente insignificante, racchiude al suo interno la filosofia adottata da Guglielmo secondo cui non è possibile, come sostiene Aristotele e Tommaso d’Acquino,cogliere l’essenza delle cose. Non è più la filosofia degli universali “il libro”, “la casa”, ma una scuola di pensiero secondo cui la verità esiste solo soggettivamente o logicamente nel pensiero dell’individuo e non ha nessun fondamento nella realtà. La filosofia adottata da Guglielmo è quella occamica, un tipo di ricerca empirica per cui non è possibile conoscere la verità se non hai gli accidenti. Una filosofia errata, in quanto solo alla fine del romanzo Guglielmo si accorge di avere seguito una pista sbagliata, se di pista si può parlare, seguendo la logica perversa di Jorge de Burgos «avevo inseguito il disegno di una mente perversa e raziocinante, e non v'era alcun disegno, ovvero Jorge stesso era stato sopraffatto dal proprio disegno iniziale e dopo era iniziata una catena di cause, e di concause, e di cause in contraddizione tra loro, che avevano proceduto per conto proprio, creando relazioni che non dipendevano da alcun disegno». Per tutto il romanzo Guglielmo crede che la ricerca della verità non sia altro che la ricomposizione di un puzzle fatto di tanti tasselli, un “quadro” composto da «segni multiformi» che lo hanno portato lontano dalla verità, facendoli ammettere di essersi «comportato da ostinato, inseguendo una parvenza di ordine, quando dovevo sapere bene che non vi è un ordine nell'universo». È proprio l’avere seguito un metodo errato, una filosofia troppo simile a quella tomista di Bernardo Gui il secondo libro di Aristotele […] insegnava a deformare il volto di ogni verità, affinché non diventassimo schiavi dei nostri fantasmi» che costa a Guglielmo da Baskerville la perdita del manoscritto di Aristotele e la morte di numerosi “fratelli”. Solo verso il finale del romanzo, l'abate, in preda a un trasporto mistico, mostra ad Adso il suo prezioso anello costellato di pietre preziose, da cui nasce l'articolata disquisizione sui significati di ogni gemma. «Il linguaggio delle gemme è multiforme, ciascuna esprime più verità, a seconda del senso di lettura che si sceglie, a seconda del contesto in cui appaiono. E chi decide quale sia il livello di interpretazione e quale il giusto contesto? Tu lo sai ragazzo, te l'hanno insegnato: è l'autorità, il commentatore tra tutti più sicuro e più investito di prestigio, e dunque di santità. Altrimenti come interpretare i segni multiformi che il mondo pone sotto i nostri occhi di peccatori, come non incappare negli equivoci in cui ci attrae il demonio?» ![]() Guglielmo, pertanto, fa da apripista agli sconvolgimenti epistemologici della modernità: l'individualismo protestante, la morte della metafisica, lo scetticismo cartesiano e la riflessione kantiana. La domanda a cui Guglielmo deve dare un’ultima risposta è: la verità, esiste? Nonostante fosse «vero che le orme sulla neve rinviavano a Brunello che Adelmo si era suicidato, che Venanzio non era annegato nell'orcio, che il labirinto era organizzato così come lo avete immaginato, che si entrava nel finis Africae toccando la parola quatuor, che il libro 5 misterioso era di Aristotele», non esiste nessuna regola a nessun sistema in grado di spiegare tutto.Guglielmo si è trovato, pertanto, ad avere inseguito una logica perversa di un uomo perverso, la cui verità va ricercata, se di verità si può parlare, nello stat rosa pristina nomine, nuda nomina tenemus. Pronunciata da Atso in chiusura del romanzo il discepolo, in maniera esoterica, fa un sunto del suo percorso spirituale. “La rosa archetipa esiste solo di nome; possediamo soltanto dei nudi nomi” non è altro che la complessità del mondo in cui Atso si è trovato inserito, un mondo in cui ha avuto difficoltà ad orientarsi e che, solo grazie a una guida, ha saputo compiere un percorso spirituale grazie a dei codici etici saldi. Il mondo in cui si ritrova immerso il discepolo è fatto di cause e concause, apparentemente legate tra loro e in verità prive di filo logico. Un mondo, pertanto, pieno di significati manifesti, proprio come quell’anello di diamanti mostrato dall'abate al discepolo, incastonato di gemme dal significato non univoco. Se l’anello è metafora della rosa, figura simbolica dotata di così tanti significati da averne oggi pochi, il percorso spirituale di Atso non è altro che un ricordo, un mondo distrutto cancellato dalle fiamme e destinato a scomparire.
7 Commenti
Nicola
5/6/2017 11:36:36
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Pamela
3/1/2018 11:58:06
Ho letto il Suo contributo: interessante. Segnalo però un errore, ripetuto due volte: a mostrare l'anello adornato di gemme è l'Abate (non il francescano frate Guglielmo).
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Lorenzo
14/1/2018 16:41:23
La ringrazio per la segnalazione, provvedo subito alla correzione
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Paolinetti massimo
9/3/2020 21:07:55
Sono affascinato da questo romanzo lo chiamo così anche se non credo sia la parola giusta è molto di più è un percorso di conoscenza certi scrittori dovrebbero essere eterni
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romano daga
3/8/2020 12:04:55
ottimo commento
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Cesare Bertati
30/1/2021 09:50:23
Ottimo cammeo di un'opera che ha fatto storia nella letteratura mondiale. Peccato che i miei limiti culturali mi hanno impedito di apprezzarne a pieno i significati. Complimenti per la sua esposizione. Ci regali altre perle di cultura.
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