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26/11/2016

Storia di Astarte: Il capolavoro incompiuto di Andrea Pazienza 

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di Marco Messina

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Siamo nel bel mezzo delle Seconda Guerra Punica e, tra le retrovie di un esercito cartaginese  ormai sul punto di invadere Roma, vi è una poderosa cagna proveniente dall’Anatolia. Partorisce sette cuccioli, ma solo due di essi sono scelti da Annibale per diventare le sue personali guardie del corpo (Astarte e suo fratello Baal) mentre gli altri vengono soppressi. Lo stesso destino toccherà alla madre, per evitare che li “viziasse” e per risparmiarle le fatiche del viaggio.
E’ un mondo molto peculiare quello descritto da Andrea Pazienza nella sua ultima opera. Pregna dell’epicità tipica del racconto classico narrato con piglio moderno, l’epopea di Astarte è scandita da uno stile (visivo e comunicativo) che per certi versi è la summa di tutte le sperimentazioni (grafiche e narrative) compiute dal Paz negli anni precedenti della sua carriera. Il tratto è caricaturale, molto jacovittiano e ormai quasi del tutto libero dalle influenze moebiusiane, ma anche estremamente preciso e rigoroso, senza mai scadere nel manieristico.   Astarte, morto durante la battaglia di Zama, compare in sogno a Pazienza per raccontagli le sue gesta. "Li senti i campanelli, le risate, le urla, il bramito dei cammelli?", chiede il colossale mastino allo spaesato disegnatore, "Spalanca gli occhi adesso, apri le nari... è Cartagine"; e da lì in poi è come se il lettore fosse catapultato in un mondo lontano nel tempo e nello spazio. Un mondo molto peculiare, si diceva, dove la guerra fa parte della quotidianità e la morte violenta è all’ordine del giorno. Ma Pazienza evita accuratamente di cadere in apologetici machismi guerrafondai (e vista la sua biografia, la cosa non sorprende più di tanto) o, viceversa, in generiche critiche pacifiste contro guerra “in quanto tale”  (e a leggere Penthotal, forse non sorprende neanche questo). E’ un mondo dove a una condanna a morte precede una carezza, dove chi lotta ogni giorno per la propria vita non si pone mai domande, salvo poi riscoprire la propria umanissima debolezza ad un passo dalla fine. 

Astarte viene addestrato all’arte della guerra (“mi insegnavano ad uccidere, apprendevo velocemente”). Durante la prima battaglia, gli mettono addosso una leggera corazza sormontata da una spada tagliente, per sventrare i cavalli dell’esercito nemico. Ad un certo punto, vede davanti a sé un cane immenso, armato di zanne di bronzo: un cane romano. Allora, racconta Astarte, “mi rammentai di essere un cucciolo e striscia nell’erba verso di lui pisciandomi addosso”. Probabilmente è questo il vero punto di forza di Astarte: la commistione tra innocenza e crudeltà intesi come tratti complementari dell’individuo, tra una tenerezza quasi umana e una ferocia animalesca in cui chiunque può riconoscersi. Il tutto narrato dal punto di vista di un cane (e per di più un cane punico!), che dice di noi molto più di quello che solitamente ci piace ammettere. La storia finisce con Astarte e suo fratello insieme “per l’ultima volta”, e la consueta dicitura: continua. Ma in realtà non continua. Andrea Pazienza è morto, drammaticamente, nella notte tra il 15 e il 16 giugno, all’età di soli trentadue anni, lasciando il racconto incompleto. Cosa volesse davvero significare questa storia non lo sapremo mai. Resta un racconto tecnicamente impeccabile e capace di uscite emozioni profonde, ma difficilmente inquadrabile in un messaggio di tipo morale e politico. Ed è bellissimo così. 
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Bibliografia:

- Beniamino Placido, Il cane a fumetti; pubblicato per la prima volta su Repubblica del 28 agosto 1988 (e consultabile presso il sito: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/08/28/il-cane-fumetti.html)
- Roberto Saviano, Vi racconto l'ultimo sogno di Paz. Storia di Astarte il cuore di cane; pubblicato per la prima volta su Repubblica del 7 marzo 2010 (e consultabile presso il sito: http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2010/03/07/news/sogno_paz-2539005/)
 
- Storia di Astarte di Andrea Pazienza è disponibile (in versione rimontata) nell’omonimo volume edito da Fandango e (nella versione originale) nell’undicesimo volume del Tutto Pazienza, la recente collana edita da Repubblica e L’espresso che ha ristampato tutte le opere del grande fumettista italiano.


Immagini tratte da:

Immagine 1: http://www.fumettologica.it/wp-content/uploads/2014/05/astarte.jpg
Immagine 2: https://scuolabarnabooth.files.wordpress.com/2013/04/paz5.jpg
Immagine 3: http://lucaboschi.nova100.ilsole24ore.com/wpcontent/uploads/sites/14/imported/6a00d8341c684553ef01310f74e00d970c-pi.jpg
Immagine 4: http://www.fandangoeditore.it/wp-content/uploads/2015/01/VolumeASTARTEinterni_Pagina_090-copia.jpg

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Massimo
14/3/2022 15:48:43

gravecchio pazndo,fantasico e strepitello

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