di Lorenzo Vanni A distanza di vent’anni dalla sua prima pubblicazione, esce in Italia Swing Low della canadese Miriam Toews portando a termine il lavoro di stampa dell’intera opera dell’autrice da parte della casa editrice Marcos y Marcos. Il romanzo di Toews scava in profondità nel passato famigliare per riscoprire la storia del padre, Melvin Toews, morto suicida e nel tentativo di trovare una forma di elaborare il lutto ricorre a un romanzo, questo. In partenza viene detto che cosa non è questo libro: non è la storia di un fallimento, come Mel afferma essere la sua vita, ma è invece la storia di un compimento e come sia stato possibile che un uomo a cui era stata diagnosticata una crisi maniaco-depressiva potesse arrivare a condurre una vita normale nonostante quella stessa diagnosi avesse affermato che invece non sarebbe stato possibile. Per dimostrare questo l’autrice racconta la storia del padre, di cui assume il punto di vista, che nell’ospedale psichiatrico in cui è ricoverato annota e prende appunti sulla sua vita cercando di ricostruire il filo della memoria, cronologicamente poco tempo prima di decidere di morire sotto un treno. Le scene del romanzo si alternano tra momenti di rievocazione del passato a partire dai primi anni di vita fino ai diciassette, nel 1952, in cui riceve la suddetta diagnosi dovuta alla sua convinzione di essere un uovo per poi percorrere l’arco della sua vita fino a quel momento, intervallate da interruzioni brusche che riportano il racconto alla realtà perché qualcosa o qualcuno interrompe il flusso della scrittura: un’infermiera che entra nella stanza, una voce nel corridoio, qualcuno che sussurra delle parole accanto a lui. L’espediente è noto e può essere fatto risalire fino a Samuel Richardson, autore settecentesco di romanzi epistolari con la caratteristica di inserire interferenze nel flusso di scrittura che si interrompe proprio quando sta per entrare un altro personaggio, cosicché i piani di passato e presente si intrecciano. L’autrice rientra nella letteratura anglofona in quanto canadese, cosa che legittima questo tipo di riferimento. Va detto che nonostante il tema possa a una prima occhiata apparire complesso e cupo, Toews riesce a dare all’intera narrazione un tono semi-ironico in alcuni passaggi e altri più seri affrontati con la dovuta cautela. Alla fine non si ha l’impressione di aver letto la biografia di un uomo che sta per suicidarsi, se non fosse che di tanto in tanto vengono aggiunti elementi legati al presente che lasciano supporre problemi più gravi di quelli esplicitamente ammessi; qui subentra il dubbio e la possibilità che, nonostante tutto il lavoro di autoanalisi intrapreso da Mel, agisca una qualche forma di autocensura volta a cancellare le tracce di una possibile degenerazione psichica. In breve: un buon libro, ma non un capolavoro. Una scrittura asciutta quanto basta, dialoghi pressoché assenti, troppo concentrato sulla biografia “ufficiale” e troppo poco sulla mente disturbata del protagonista. Quest’ultimo punto è certamente difficile da realizzare dato che la vicenda tocca nel personale, ma avrebbe dato più carattere a una storia ricca di spunti: il compito di un artista è anche questo, andare oltre sé e sacrificarsi in nome di quel che si ritiene debba essere definita Arte. Immagini tratte da: https://marcosymarcos.com/libri/swing-low/ https://nuvomagazine.com/magazine/spring-2012/author-miriam-toews
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Febbraio 2023
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