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5/11/2016

The Steams: quando lo steampunk è made in Italy

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​di Marco Messina
Provate a immaginare un mondo simile al nostro, se non per un dettaglio fondamentale che ne ha cambiato per sempre la storia. Un mondo dove la conversione del vapore in energia elettrica, tipica della seconda rivoluzione industriale, continua ad essere il perno del processo produttivo e della scoperte scientifiche. In un siffatto mondo, potremmo passeggiare per le strade di una Londra che per modi, costumi e architetture richiama in tutto e per tutto il periodo vittoriano, anche se l’anno è il 2120. Una Londra dove è possibile incrociare navi volanti, dove le forze speciali inglesi dispongono di mecha alti quanto un palazzo e dove tutte le apparecchiature d’avanguardia sono accomunate dalla stesso dettaglio: l’essere alimentate dal vapore. Ecco, ora vi siete fatti un’idea di cos’è lo steampunk e, più nello specifico, dell’ambientazione di The Steams.
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Da semplice sottogenere della fantascienza, lo steampunk è riuscito con il tempo a ritagliarsi un seguito sempre più numeroso di fan, tanto da allargarsi dalla letteratura verso altri media e linguaggi. In campo anime, si potrebbero citare esempi eccellenti come Laputa, di Miyazaki, o Last Exile e Full Metal Alchemist; per i comics, il primo titolo che viene in mente è sicuramente La Lega degli straordinari gentleman di Alan Moore. Riconducibile al genere è anche l’ottimo Greystorm di Antonio Serra, pubblicato dalla Bonelli qualche anno fa: un caso più unico che raro in un mercato, quello del fumetto popolare, che ha sempre preferito puntare su altri generi (per le malelingue, in realtà quasi tutti i fumetti Bonelli sono western mascherati da altro).
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The Steams, pubblicato dalla Noise Press, si presenta fin da subito si presenta come qualcosa di diverso. L’impostazione di Greystorm resta quella tipica dei fumetti Bonelli: volumi ad alta foliazione, rigorosamente in bianco e nero, con una narrazione scandita dalla classica “griglia”. Le influenze dei creatori di The Steams sono altre, e ciò lo si nota già dalla confezione. Si presenta infatti come il classico comic book all’americana modello flip-book, (cioè con due copertine e una storia capovolta rispetto all'altra), in formato comic book 17x26, spillato e interamente a colori. L’albo contiene infatti due storie, di diverso genere e tenore (cambiano perfino i personaggi principali), accomunate entrambe dall’elemento steampunk, che funge da raccordo tra registri linguistici distanti.
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La prima storia, I wonder who, ha come protagonista Lady Ward, vedova trentenne al servizio del S.I.S. (Secret Intelligent Service). Il genere scelto da Luca Frigiero è quello dell’action-mystery, e se in vita vostra avete letto almeno un fumetto di Warren Ellis o di Grant Morrison potete già farvi un’idea di cosa vi aspetta: una narrazione velocissima fatta di azione volutamente esagerata e di dialoghi taglienti in puro stile british. Il tutto condito dagli ottimi disegni di Umberto Giampà, anch’essi ispirati allo stile statunitense, con inquadrature dinamiche e uno storytelling “anarchico” che rompe continuamente la narrazione lineare degli eventi. 
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Se I wonder who è il piatto forte di The Steams, la vera sorpresa dell’albo è la seconda storia, Drunk Punch. Ben lunghi dall’essere un semplice riempitivo, il racconto di Paul Izzo e Daniele Cosentino si concentra sulla figura di Volodymir Azarov, detto Orso di Kodiak, in quello che potremmo definire una sorta di noir umoristico. Leggero e divertito, impreziosito da dei disegno cartooneschi perfetti per il tono dato alla vicenda, lascia un po’ l’amaro in bocca per via di un finale forse troppo affrettato.
In definitiva, The Steams è un esperimento dalle premesse estremamente interessanti. Vi consigliamo di tenerlo d’occhio, a maggior ragione ora che è uscito il secondo numero, ordinabile in fumetteria e nei principali siti di e-shop.
Immagini tratte da: 
Le immagini riportate sono state gentilmente fornite dall’ufficio stampa della Noise Press.

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