L’intramontabile Mark Twain e il valore del denaro Cristiana Ceccarelli Samuel Langhorne Clemens, famoso in tutto il mondo con il “nom de plume” Mark Twain, è considerato il padre, nonché primo scrittore, della narrativa moderna americana, e raggiunse la popolarità con il romanzo “Le avventure di Huckleberry Finn” del 1885. Lo stesso Hemingway, altro scrittore degno di nota, disse di lui: “Tutta la letteratura americana moderna deriva da un libro di Mark Twain che si chiama Huckleberry Finn. E’ il migliore libro che possediamo. Tutta la narrativa americana viene di qui. Non c’era niente prima. E non c’è stato niente di altrettanto buono, dopo.” A distinguere lo scrittore del Missouri è stato il suo umorismo, che rende i suoi scritti accessibili e vicini a coloro per cui sono pensati, ovvero tutti. Twain non è semplicemente uno scrittore che si limita ad osservare placidamente ciò che lo circonda, al contrario vi interagisce. Da apprendista tipografo a giornalista, da pilota sul Mississippi all’arruolamento come sottotenente nell’esercito del Sud durante la guerra civile, da ricercatore d’oro a instancabile viaggiatore, tutte queste esperienze lo portarono ad immergersi in realtà che sarebbero poi diventate basi per molti suoi romanzi e racconti. L’apparente semplicità della rielaborazione della realtà veicola però bisogni e spunti di riflessione su temi tuttora contemporanei; tra questi il denaro, che con il suo valore simbolico è protagonista del racconto “Il biglietto da un milione di sterline” pubblicato nel 1879. Il racconto è un connubio tra la situazione paradossale che si presenta al protagonista, un impiegato d’ufficio di San Francisco, e le veridicità delle implicazioni che questa storia comporta; e la prima persona con cui è raccontato non fa che esaltarne l’immediatezza narrativa. Un incidente durante la solita escursione in battello a vela del giorno libero, e il salvataggio di un brigantino diretto a Londra è l’inizio di una situazione che in un climax di ascendente paradossalità, ci porta, in compagnia del non tanto poi sfortunato impiegato, nella capitale inglese. Senza niente di più che un dollaro in tasca, il povero protagonista si ritrova persino a bramare una pera caduta in una pozzanghera, fino a quando, con la mente annebbiata dalla mordace fame, non viene convocato da due gentiluomini che lo hanno scelto come espediente esecutorio di una scommessa a lui sconosciuta. Oggetto della scommessa: un assegno da un milione di dollari e la sua sopravvivenza. Ecco allora che lo squattrinato impiegato riesce a diventare in un mese l’uomo più famoso dell’intera città, non per l’utilizzo di quel denaro, che non è spendibile, ma solo per il fatto di possederlo; in questo caso infatti, i soldi hanno valore solo dell’effetto che producono negli altri, nelle conseguenze sociali: dalla deferenza al credito. Qual è allora il potere dei soldi, quali sono le conseguenze? Sono i soldi a decidere la direzione della nostra attenzione, e non solo in termini di acquisto. Coloro che non possono dirsi ricchi, avranno come principale occupazione mentale la mancanza del denaro, non potendo così coltivare nessun’altra passione che esuli dal guadagno di quest’ultimo. Coloro che invece vivono in un’agiata consapevolezza di stabilità economica, si perdono nelle possibilità della vita; leggeri le provano per rimanere o passare oltre, un lusso che in molti non si possono concedere. E’ esemplificativo il passaggio del protagonista: la pera e il digiuno cedono il posto ai pensieri d’amore destati da una giovane e attraente donna e a congetture sul futuro. Ma tutto è condizionato dai soldi, anche la nostra interiorità, e spesso, purtroppo, non ci accorgiamo di quanto questo affetti e infetti non solo ciò che possiamo comprare ma soprattutto ciò che siamo. Perché ciò che compriamo rispecchia non solo le nostre accessibilità ma anche le nostre predilezioni, i nostri interessi, e quando questi sono negati dal monopolio del soldo, si ripercuote su ciò che non possiamo diventare. Il solo fatto di possederli, ci apre, negli altri e nel mondo, uno spazio che solo il denaro può riempire: quello della possibilità. Per quanto il suo valore sia un mero costrutto mentale, come i soldi un’invenzione umana, non manca di infondere nell’individuo possidente la convinzione di vedersi le possibilità del mondo sempre aperte e le godurie di passioni coltivate mai precluse. Come fa chi deve preoccuparsi del denaro, a pensare a qualcosa che non sia quest’ultimo? Come non pensarci, in ogni occasione, se tutto ciò che di diverso c’è è inesorabilmente collegato ad esso? Il denaro non è questione di felicità, ma di spensierata serenità e deviante leggerezza appunto; e Twain lo esplica egregiamente con questo racconto dal carattere parabolico, dalla morale velata della sua disincantata ironia; attraverso la spensierata condotta che il protagonista acquista: già, acquista con il denaro che ha in tasca e non può spendere.
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Febbraio 2023
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