di Cristiana Ceccarelli Vi avevo già scritto di lui, Joёl Dicker, il giovane scrittore diventato (a ragione) famoso col suo più celebre romanzo La verità sul caso di Harry Quebert. Questa settimana è il turno di La scomparsa di Stephanie Mailer, non meno meritevole di elogi, pubblicato nel 2018. Anche in questo thriller le pagine contraggono la percezione del tempo, che si fa elastico per poi ritirarsi di un colpo e far scoprire al lettore di aver già letteralmente divorato più di metà libro; a essere catturati non sono solo i personaggi. Ed è questo che rende un poliziesco, un giallo estremamente affascinante: attrarre chi lo legge e imprigionarlo in una storia chiusa come la cella di un carcere, dentro la quale sembra svilupparsi un universo infinito ma in realtà concatenato, limitato; confinato in uno spazio e tempo precisi che però si ripercuotono in eterno per chi li ha vissuti. Spesso questo genere letterario, prescindendo dagli amanti e seguaci, è purtroppo sottovalutato e declassato rispetto ad altri scritti più di “spessore”; lo dice anche uno dei personaggi del libro: “il poliziesco è il penultimo sulla lista, prima solo dei romanzi rosa, d’amore”, (parafrasando). La verità è che i gialli sono incommensurabilmente affascinanti nonché specchio arguto della società nei quali sono scritti, senza tralasciare l’aspetto umano e disumano che si ripresentano, scontando l’ergastolo, proprio perché insiti e immancabili compagni dell’esistenza umana. Anche in questo romanzo si ritrova il gioco degli sbalzi avanti indietro nel tempo. Presente e passato si intrecciano per far rivivere la schiacciante presenza del secondo sull’immediato. E’ un passato buio, che sembrava terminato con gli strascichi relegati nel subconscio ma che torna a chiedere lo sconto di pena o la libertà vigilata. E’ un passato prepotente che però, con la sua mole, sembra tornare anche per far riscattare i protagonisti dai loro fallimenti o blocchi personali, torna per farli andare avanti. Il romanzo è costruito sul racconto in prima persona dal punto di vista di diversi personaggi che si alternano, con un costante cambiamento di prospettiva e collocazione temporale. Il racconto risale a venti anni prima, il 1994, poi al 2014, per coinvolgere anche gli anni vicini, in un costante salto di ricordi e rimandi, espediente perfetto per una sapiente capillarità dei colpi di scena e segreti da svelare. Anche l’ambientazione cambia, passa da New York a Orphea, graziosa e tranquilla cittadina alle porte dell’isola di Manhattan; un luogo di relax. Scenario di un quadruplice omicidio. Quattro cadaveri a Orphea durante la prima manifestazione teatrale, due investigatori, Jesse e Derek, alle prese con il primo caso, un sospettato e un evento che sconvolgerà la vita e la carriera dei due poliziotti: siamo nel 1994. Venti anni dopo: una giornalista, Stephanie Mailer, che indaga su quel caso a distanza di un ventennio, scompare. La vicenda sembra non essersi conclusa davvero e allora i due investigatori tornano a far luce su quell’indagine coadiuvati da Anna, la seconda vicecomandante della polizia della cittadina. Gli indizi e il materiale raccolto da Stephanie lasciano presupporre un finale diverso ed errori del passato. Cosa nascondono gli abitanti di quel posto così apparentemente pacifico? Chi è il vero colpevole? Cosa si nasconde nella città che si affaccia sul lago? La trama è tessuta sapientemente e il gioco è molto complesso. I personaggi coinvolti sono molti e molte sono le vicende che si intrecciano in un passato che è tutto tranne che dimenticato. Agli eventi si mescolano le vite personali dei protagonisti, spesso difficili e segnate da errori che non lasciano spazio al perdono di se stessi ma solo alla sopravvivenza. È un thriller carico di colpe e non solo penali. Sono colpe umane, facili perché leggere nella decisione di attuarle, istintive. Sono scelte per amore, per avidità, per vendetta; sono purtroppo scelte umane che però chiedono ovviamente un prezzo da pagare, non sono giustificate se non per essere un “malgrado”. Lo stille dell’autore rende il libro molto scorrevole e semplice nella ricezione e comprensione dello sviluppo, ma richiede molta attenzione poiché i nomi e gli avvenimenti sono molti, ed essendo intervallati da flashback spesso sono spezzati e discontinui. E tra gli omicidi, un assassino ancora a piede libero e un nuovo festival da preparare sembra davvero prospettarsi “La notte buia” di cui tanti hanno ancora timore dopo le vicende e i messaggi per la città del 1994. Oltre alla storia però, si scorgono anche temi molto attuali come l’omosessualità, il cyber bullismo, la visione del ruolo sociale della donna e la disparità di trattamento in ambito lavorativo dovuto al genere, il rapporto genitori -figli nella frenetica contemporaneità, la corruzione, il sentimento di sopraffazione per la ritmicità imposta dalla città e il rifugio verso la natura. Senza contare i sogni che non ci abbandonano nonostante le circostanze sfortunate, che si addossano, l’insoddisfazione personale e la pressione sociale e familiare. Sembra che un thriller sia solo un colpevole che deve essere individuato, ma non è così. Sarò di parte? Forse. A dimostrazione però che non sia un lavoro semplice è che pochi sanno costruirne di veri. Perché il thriller che colpisce è quello che riproduce il possibile, un possibile che nell’atrocità continua comunque ad attirarti. Perché? Avete mai fatto caso che spesso, nonostante ciò cui assistiamo sia penoso o raccapricciante al buon senso o razionalità, non riusciamo a smettere di guardarlo? Questo è possibile è perché l’uomo ne è capace, ed essendo uomini ne siamo attratti e condizionati perché simili, sebbene poi per fortuna ce ne discostiamo. I thriller però, altro non fanno che portare fuori ciò che risiede dentro e che alcuni non hanno la forza di controllare; magari ricorrendo all’iperbole. Ma rappresentano una parte che esiste, in un’analisi della psiche e della frammentazione umana che lascia spazio al dubbio e all’angoscia paradossalmente uniti a un senso di adrenalina e desiderio di scoprire, di vedere giustizia e al tempo stesso di scoprire il perché dell’innesco, una possibile motivazione plausibile. È molto più facile arrendersi al male che lottarci, sfidarlo; la notte buia esiste per tutti, solo che la maggioranza ha imparato a bilanciarla con il giorno che immancabilmente le fa seguito. Immagini tratte da foto dell'autore
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Maggio 2023
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