di Enrico Esposito Un calzolaio. Innominato, che si muove tra i pascoli in compagnia di un remo e di un ragazzo che non pronuncia una sola parola. Un calzolaio che sembra celare dietro di sé ben altro. Un giovane capraio (Vittorio Cerroni), curioso, insolente lo nota. Lo mette sotto torchio, gli offre una capra in cambio di un racconto. L'uomo sconosciuto traballa, si consulta con il ragazzo muto, si lascia convincere. Inizia a raccontare. Ha conosciuto la guerra di Troia, le peripezie di Ulisse nel tentativo di ritornare a Itaca, è il calzolaio di Ulisse. Marco Paolini e la Compagnia, sotto la direzione di Gabriele Vacis e i testi di Francesco Niccolini, omaggiano uno dei più grandi romanzi della storia dell'uomo allestendo "Nel tempo degli dei - Il calzolaio di Ulisse" uno spettacolo denso e sinestetico, un musical senza paure che ripercorre le gesta del leggendario eroe acheo ricoprendole di un'inedita versione contemporanea. Sullo sfondo e nelle parole dei personaggi in scena l'Italia di oggi nelle sue crepe e contraddizioni, smascherata dalle considerazioni del Paolini/ calzolaio. Un calzolaio solo in apparenza scorbutico, ma in realtà desideroso di liberarsi dal peso esorbitante del suo passato. Un passato lungo un ventennio e oltre, che prosegue dopo Itaca, in compagnia di suo figlio. Telemaco (Elia Tapognani) e con lui Ulisse, vertebra e colonna vertebrale, muti, che continuano a vagabondare nonostante le sofferenze dei decenni precedenti. Marco Paolini da narratore poliedrico quale è, riesce con fermezza mista a ironia e drammaticità, a strutturare una figura intrappolata nella maledizione divina, obbligata a scontare per il resto della vita il prezzo dei suoi errori. Ulisse è un assassino. A dirla tutta, è osannato per la sua astuzia fuori dal comune, per la sua lucidità e perspicacia. Ma Ulisse è anche l'uomo che consigliò a Neottolemo, figlio di Achille, di gettare dalle mura di Troia il piccolo Astianatte, figlio di Ettore. Il responsabile del massacro dei 108 Proci con le loro ancelle. Colpe che Ulisse stesso si ripete in continuazione, ombre che ottundono la mente come i ricordi e le voci del suo incredibile pellegrinaggio. La Compagnia compone e conferisce volto e fiato attraverso canti in italiano, greco antico, inglese scritti dal maestro Lorenzo Monguzzi, accompagnato al violino da Elisabetta Bosio, alla chitarra da Vittorio Cerroni, e alla voce e alla danza da Saba Anglana. Attraverso la musica e echi provenienti dalle sue spalle, il calzolaio si spoglia con veemenza delle sue pelli, appare nudo, pieno di piaghe al punto tale che sembra crollare a un certo momento. A sorreggerlo accorre il ragazzo che non ha pronunciato una sillaba per lungo tempo, un Telemaco sornione ma maturo. Non più un semplice esecutore dei comandi del padre. Ma un'ancora necessaria cui il vecchio condottiero si appoggia insieme a quel remo che poggia sulle spalle come Atlante con la Terra. Ulisse è giunto nella valle per cercare un riposo che non vuole ottenere. Ha deciso di sua spontanea volontà di abbandonare ancora Penelope, Sente dentro di sè l'incapacità di sfuggire all'errare che prima gli era stato imposto. Ma questa scelta inattesa rappresenta uno schiaffo finale al potere degli dei. Un sopruso alla loro arroganza. Immagini tratte da: - Immagine 1-2 da https://www.jolefilm.com/ - Immagine 3 da sconfinare.net
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Maggio 2023
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