di Tommaso Dal Monte Pubblicato sul finire dell’anno dantesco nel novembre 2021, La maledizione di Dante di Giancarlo Guerreri rielabora in maniera finzionale la vita del poeta e, su quella base, ambienta una trama piena di delitti e misteri. Il romanzo intreccia due piani temporali (il Trecento e oggi) e vede come protagonisti il professore liceale Giordano Verzecchi e la ricercatrice universitaria Valentina Tornabuoni. Incuriositi da un antico manoscritto posseduto da Giordano, i due si mettono alla ricerca di alcuni componimenti scritti da Dante e nascosti in tutta Italia, rimasti nell’oscurità per via del loro contenuto rivoluzionario. Rintracciati tutti quanti dopo una serie di enigmi e indovinelli, i due scoprono che Dante era un dolciniano affiliato alla setta cavalleresco-massonica dei Fedeli d’Amore, nonché un sostenitore di dottrine eretiche. La loro investigazione è costellata da una lunga scia di omicidi commessi dal misterioso Ordine di Edessa, che ha l’obiettivo di insabbiare la verità sul poeta. I due gruppi si avvicinano progressivamente finché, nel finale, Giordano e Valentina dovranno scegliere tra salvaguardare la propria vita o far emergere la verità. L’idea di sviluppare una trama noir a partire da una riscrittura della vita di Dante è senz’altro buona, anche perché Guerreri dimostra una salda conoscenza dei testi e della biografia del poeta. L’autore gioca sulla ri-contestualizzazione di elementi noti, con un effetto insieme straniante e rassicurante visto che il lettore sa già di cosa si parla. I “fedeli d’amore”, tanto per fare un esempio, non sono più i poeti stilnovisti che si lasciano dittare da Amore, ma una setta cavalleresca segreta che comunica attraverso il contenuto criptico delle poesie. Un altro elemento che, pur nella sua finzionalità, mi è piaciuto molto è stata la scoperta degli autografi danteschi (trascritti da Guerreri in corretti endecasillabi a rima incatenata). Com’è noto, infatti, non conserviamo alcun manoscritto attribuibile a Dante, e leggerne il ritrovamento è stata una vera soddisfazione!
Tuttavia le note positive del romanzo stanno più negli spunti e nelle idee che nella loro effettiva realizzazione. Intanto il rifacimento della vita di Dante si avvicina troppo a una fanfiction, dove gli elementi inventati sono iperbolici e si accumulano in modo un po’ forzato. Passi che Dante fosse un dolciniano eretico ecc ecc, ma perché sostenere che sia stato ucciso nel giugno del 1321 e sostituto con un sosia? Un difetto più grave mi è sembrata, però, l’intrusione di elementi soprannaturali o totalmente inverosimili nello spazio del racconto dedicato a Giordano e Valentina. Il primo, in modo del tutto incoerente con lo statuto realistico del romanzo, dichiara di essere un esperto di esoterismo e, con una tavoletta ouija, evoca un demone che lo aiuta nella ricerca dei testi. Ma anche la storia di Valentina non è meno incredibile: frugando a caso in un archivio perugino la ricercatrice trova proprio il documento che cercava: miracolo! Chi ha fatto un po’ di lavoro filologico sa che, purtroppo, le cose non funzionano così. Questi passaggi narrativi non mi sono sembrati solo forzati, ma mi hanno anche messo un sorriso che non credo fosse intenzione dell’autore suscitare. I due protagonisti, inoltre, sono personaggi del tutto privi di spessore perché il narratore non sonda mai la loro interiorità, mostrandosi interessato solo a raccontare gli infiniti eventi del romanzo. In 267 pagine succede praticamente di tutto e questa accumulazione finisce con il rendere la trama ripetitiva e, dopo un po’, noiosa. Mentre in molti momenti mi è sembrato che l’autore non possedesse bene la materia di cui stava parlando, le parti in cui venivano descritti i rituali esoterici – probabilmente di derivazione massonica – erano riuscitissime. In quelle pagine il lessico si dimostrava preciso, la prosa più sciolta e priva di quella aggettivazione prolissa e banale che appesantisce buona parte del romanzo. In definitiva, quella che mi appariva una buona idea non è stata sviluppata al meglio, rivelando un autore molto fantasioso e di un’intelligenza brillante, che non risplende a pieno per via di una prosa non all’altezza. FONTI: Immagine 1: Ibs.it
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Maggio 2023
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