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5/5/2018

“Un’Odissea. Un padre, un figlio e un’epopea” di Daniel Mendelsohn

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​di Eva Dei
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​Dopo aver ricercato le sue radici, quelle personali, ma anche quelle di un’intera generazione cancellata, con Gli scomparsi, Daniel Mendelsohn parte per un nuovo viaggio, figurato e non solo, sulle tracce di uno degli eroi più famosi dell’antica Grecia: Ulisse. Lo fa con il suo ultimo libro Un’Odissea. Un padre, un figlio e un’epopea, edito in Italia da Einaudi.
Studioso di lettere classiche e professore universitario, Daniel propone al padre ormai ottantenne di seguire il suo seminario semestrale dedicato all’Odissea. Tra le matricole, diciottenni svegli e curiosi, prende così posto anche l’anziano ma ancora brillante Jay Mendelsohn, matematico e ricercatore scientifico. Una mente e un carattere molto diversi da quelli del figlio, tanto da chiedersi il perché di quella proposta. Ma i perché sono evidenti e molteplici; prima di tutto perché ai primi posti tra i rimpianti di Jay c’è forse quello di non aver proseguito gli studi di greco, lingua affascinante che forse ha abbandonato troppo presto. Seconda motivazione e vero fil rouge che sostiene tutto il romanzo di Mendelsohn è il fatto che tra le varie letture che si può fare dell’Odissea, questa può essere vista anche come una grande narrazione sulla paternità. “Un figlio in cerca di suo padre. Così inizia l’Odissea, e così finisce”: un cerchio perfetto che si apre con Telemaco che parte alla ricerca di Ulisse e che si chiude nel Libro 24 con Ulisse che, tornato a Itaca e ricongiuntosi con Penelope, esce dal palazzo e va a cercare suo padre, Laerte.
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Jay e Daniel Mendelsohn
Seguendo questa idea, l’autore alterna registri e momenti diversi: episodi dell’infanzia con il padre, spiegazioni filologiche del testo, le argute e interessanti discussioni con i ragazzi del seminario, i mesi successivi a quest’ultimo e la malattia del padre, le diverse interpretazioni dei vari capitoli del testo, la crociera nel Mar Mediterraneo fatta col genitore sulla scia di quello che poteva essere il percorso di Ulisse fino a Itaca.
Quello che ci restituisce è un testo denso, da leggere con calma, in cui, una volta arrivati all’ultima pagina ci sentiamo di aver compiuto noi stessi una vera e propria “Odissea”.
 
“L’unica parola della lingua inglese in grado di trasmettere tutte le differenti risonanze che si ritrovano separatamente in voyage, jouney e travel – la distanza ma anche il tempo, il tempo ma anche l’emozione, la difficoltà e il pericolo – non viene dal latino ma dal greco. Questa parola è odyssey, «odissea».”
 
Sì perché Mendelsohn non ci racconta soltanto una storia ma apre davanti ai nostri occhi una moltitudine di possibilità. Il libro di Mendelsohn, come pochi altri, è un’autentica esperienza culturale, sfaccettata, corposa, ma mai noiosa: nozioni di linguistica, chiavi di lettura per comprendere non solo l’opera di Omero, ma per approcciarsi in maniera critica a qualunque testo, un rapporto con il padre che è personale, ma ricco di riflessioni universali sull’amore, l’affetto, il rapporto complesso tra un padre e un figlio.
 
“(…) chi è quest’uomo? mi chiesi ancora una volta, e mi resi conto che non avrei più potuto trovare una vera risposta. Papà, lo chiamai di nuovo. Lui restò immobile. E allora pensai che comunque la risposta non avrei mai potuto averla. Riandai con la mente a tutte le cose che nel corso degli anni pensavo di avergli tenuto nascoste, e che lui invece aveva sempre saputo. Be’, non c’era da stupirsi. In fondo mi aveva fatto lui. Un padre fa un figlio con la propria carne e con la propria mente, e poi lo plasma con le proprie ambizioni e i propri sogni, e anche con le proprie crudeltà e i propri fallimenti. Ma un figlio, per quanto appartenga a suo padre, non lo conosce mai del tutto, perché il padre lo precede; ha sempre vissuto molto più del figlio, perciò il figlio non può mai mettersi in pari, arrivare a sapere tutto di lui. Per forza i greci pensavano che pochi figli risultano uguali al padre; i più sono peggiori, e solo pochi migliori. Non è questione di valore; è questione di conoscenza. Il padre conosce pienamente il figlio, ma il figlio non può mai conoscere il padre.”
 
Leggere Un’Odissea. Un padre, un figlio e un’epopea vi farà venire voglia di rileggere il testo di Omero, di farlo con nuovi occhi e con una mente più aperta e reattiva, pronta a catturare ogni dettaglio di questa e di altre scritture; e magari vi farà rimpiangere di non aver avuto Daniel Mendelsohn come insegnante.
 
Immagini tratte da:
https://www.ibs.it/odissea-padre-figlio-epopea-libro-daniel-mendelsohn/e/9788806231484
https://www.fatherly.com/love-money/daniel-mendelsohn-the-odyssey-father/
 
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