The divergent saga, trilogia distopica lanciata da Veronica Roth nel 2011, tratta di come, in un futuro non specificato, gli abitanti di Chicago sono gli unici superstiti di una civiltà che pare essersi estinta. In questo mondo dai confini temporali sconosciuti, i vertici della città decidono di ideare un metodo per difendersi dalle minacce esterne.
Uno stile narrativo asciutto, penetrante e incisivo, una protagonista forte e ribelle, le cui insicurezze riflettono le paure dell'età adolescenziale, e l'universo distopico sin dalle prime pagine conquistano il lettore, portandolo a domandarsi cosa si cela al di là di quel muro tanto misterioso. La scelta di lasciare sin da subito numerose domande aperte, che troveranno risposta nei libri successivi (Cosa ha portato alla distruzione della civiltà? Cosa è la grande pace? Perché sono solo loro, apparentemente, gli unici superstiti?), fa sì che il lettore si cali perfettamente in questo mondo in cui gli esseri umani, classificati in base alle proprie attitudini e suddivisi in cinque fazioni apparentemente equilibrate (Abneganti, Candidi, Pacifici, Intrepidi e Eruditi), si trovano a gestire una situazione post bellica.
Come accade in molti libri distopici, il giorno più atteso dalla protagonista, ossia quello del test attitudinale per scoprire la sua categoria d’appartenenza, avrà un esito sconvolgente. Lei, abnegante di natura e quindi portata ad aiutare il prossimo, non rientra in nessuna categoria. Divergente, dice il risultato. Una persona che non può essere controllata dalla società, una minaccia vivente perché esula da ogni schema di ordine gerarchico.
Confusa e spaventata, Beatrice si ritrova a scegliere, nell'incertezza più totale, la fazione al quale apparterrà per il resto della sua vita. "La fazione viene prima del sangue", dicono i vertici della società, una decisione che deve venire dal profondo del cuore e che può andare contro al test attitudinale. Coloro che non sanno cosa scegliere, o che abbandono la loro fazione dopo aver effettuato la scelta, vengono esclusi dalla società. Veronica Roth, pertanto, ci presenta un mondo apparentemente funzionale, ma fortemente crudele, in cui Beatrice non si riconosce. La donna, per ribellarsi a questa sorta di schiavitù mentale, sceglie la fazione forse meno conforme alla sua natura, quella degli intrepidi, i paladini della giustizia che passano il tempo a sfidare la paura e i propri limiti.
Da questo momento inizia per Tris (questo il nome che l’intrepida adotterà da ora in poi) una strada all'insegna della riscoperta di sé stessa, all'insegna del rischio e del pericolo che la vede, dopo un duro allenamento, superare le sue incertezze e le sue paure. Tris rinuncia alla sua vita, si abitua a nuove regole, nuovi compagni e nuovi princìpi morali; in un mondo che la porta a ragionare e compiere azioni non conformi all’universo degli intrepidi. La sua mente, elastica e superiore alla media, la porta a divergere dalle regole che disciplinano la società, proprio perché pericolosa e difficile da plasmare.
Un’opera, pertanto, accostabile per tematiche ai romanzi fantascientifici di H.G. Wells, il romanzo 1984 di George Orwell, Fahrenheit 451 di Ray Bradbury e Hunger Games di Suzanne Collins, uscito nel “lontano” 2009 ma diventato famoso al grande pubblico, grazie all’uscita del primo film, nel 2012. Un’opera moderna, metafora della decadenza di una società sempre più succube ai disastri ambientali e alle sperimentazioni causate dall’uomo e di un organo centrale che detiene sempre più il controllo della nostra esistenza. Immagini tratte da: loganbushey.com
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Febbraio 2023
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