Sono passati duecento anni da quel 20 febbraio del 1816 che con un incredibile coro di fischi segnò l'inizio della storia di una delle opere più famose di tutto il mondo. Percorso nato da una prima al teatro Torre Argentina di Roma che accolse malamente il Barbiere di Siviglia di Rossini per poi consacrarlo subito dopo come uno dei più grandi e duraturi successi della storia della musica. L’opera è entrata nella cultura comune e vi è rimasta fino ad oggi. Basti pensare al fatto che è quasi impossibile trovare chi, al nome dell’opera non canticchi “Figaro qua, Figaro là” “sono il factotum della città” o varie frasi della cavatina di Figaro, anche se l’opera intera non l’ha mai sentita. È diventata parte del vivere quotidiano culturale anche attuale, entrato anche nel mondo cinematografico, pubblicitario e in tutt’altro genere di musica, dal Quartetto Cetra a Elio e le Storie Tese. Le vicende nella città di Siviglia incentrate sui tentativi del Conte di Almaviva di avvicinarsi alla sua amata Rosina con l’aiuto di Figaro travalicano i generi e il tempo. L'opera che arrivò quella sera a Roma si presentava come: “Almaviva o sia l'inutile precauzione, commedia del signor Beaumarchais, di nuovo interamente versificata e ridotta ad uso dell'odierno teatro Musicale italiano da Cesare Strebini”. Ma non fu il confronto con Beaumarchais a far storcere il naso del pubblico conservatore romano davanti a quella che sarebbe diventata l'opera buffa per antonomasia, quanto quello con l’opera di Paisiello del 1782, il cui successo era stato tanto imponente da essere ancora ben presente nel pubblico del 1816. Il libretto si apre proprio con un avvertimento del librettista Strebini che premette l'assoluto rispetto di Rossini verso il Barbiere di Paisiello e la mancanza di volontà di rivalità fra i due, tanto da volere un'opera di nuovo versificata e con l'aggiunta di nuovi pezzi musicali vicini al nuovo gusto musicale. Ma le buone intenzioni iniziali non bastarono ad evitare il confronto. La versione di Rossini risulta moderna e innovativa nella musica, nelle tecniche teatrali e nei personaggi. Il Figaro di Rossini, che nella prima rappresentazione fu del basso bolognese Luigi Zamboni, è un personaggio che mescola doti attoriali a quelle canore. Rappresentante furbo e spigliato della piccola borghesia artigianale entra in contatto e in contrasto con la nobiltà rappresentata invece dal Conte di Almaviva. Tenore capace di grande virtuosismo esecutivo, rappresenta il nobile “salvatore della fanciulla” ma attraverso vari travestimenti che lo portano dentro diverse categorie sociali e vocali. Rosina invece è lontana dal simbolo della fanciulla fragile e repressa dal malvagio tutore, Don Bartolo. Basti pensare alla sua cavatina dove canta di essere docile, ubbidiente, dolce e amorosa ma se toccata nel suo debole capace di diventare una vipera: “e cento trappole prima di cedere farò giocar”. Scaltra e capace di seguire le furbe macchinazioni della coppia Figaro e Conte. Certo fa strano pensare che le seicento pagine della partitura sono state scritte in circa venti giorni da un Rossini appena ventitreenne, dall’anno prima diventato direttore del Fondo e del San Carlo di Napoli, già uno dei compositori più famosi del tempo dopo i grandi successi veneziani del 1813 di Tancredi e L’Italiana in Algeri. Seguendo alla lettera le nuove esigenze della musica italiana del tempo, in quella che era diventata all’inizio del 1800 una macchina imprenditoriale che sfornava un'opera dopo l'altra, la varietà e velocità erano necessarie, unite ad un'impeccabile lavoro di artigianato compositivo. Non essendo in vigore il diritto d’autore (in Italia dal 1865) lo scopo di chi voleva vivere di musica era quello di raggiungere un successo immediato: non c'era tempo di lunghi ripensamenti creativi. Si scriveva di getto, talvolta prendendo in prestito qua e là da opere di altri o dalle proprie. Rossini stesso riutilizzò spunti da alcuni suoi precedenti lavori e grazie alle nuove tecniche, riesce a ridurre i tempi di composizione potenziando il messaggio. Creò così un’opera innovativa e che, nonostante l’immediato flop, vide crescere il suo successo fino a diventare, ancora oggi dopo duecento anni, una delle opere più eseguite al mondo. Immagini tratte da: Immagine 01: Gioachino Rossini fotografato nel 1865 da Étienne Carjat https://it.wikipedia.org/wiki/Gioachino_Rossini Immagine 02: https://commons.wikimedia.org/wiki/File%3ABarbiere_di_Siviglia_frontespizio.JPG By Stamperia di Crispino Puccinelli in Roma
0 Commenti
Lascia una Risposta. |
Details
Archivi
Marzo 2023
|