“Le idee in sé” recitava Celentano, in un suo celeberrimo film “sarebbero tutte buone se gli uomini fossero onesti, se non si lasciassero corrompere.” Ed in qualche modo, mi verrebbe da dire oggi, il buon vecchio Adriano ci aveva visto proprio giusto. Sul suo futuro, intendo. Perché se è vero che ad un grande artista debbano esser sempre riconosciuti i propri successi è altrettanto vero che un mito debba essere in grado di riconoscere quando è oramai giunto il momento del suo tramonto. “Adrian”, serie animata pensata, diretta e prodotta da Adriano Celentano, è forse un maldestro tentativo di restare all’apice, una sorta di promemoria per un pubblico oramai eccessivamente distratto dalla tecnologia e da una musica moderna troppo lontana e distante da quella che, un tempo, lo aveva visto come suo massimo esponente. Il Celentano alternativo, ribelle, rock e mattacchione, è purtroppo un lontano ricordo e ha ben poco a che spartire con il suo nuovo alter ego Adrian, molto più simile ad una sua grottesca caricatura al profumo di trash che ad una maestosa celebrazione. L’immortalità, specialmente quella artistica, piace a tutti e probabilmente l’intento di Celentano è sempre stato quello di continuare a far parlare di sé, senza aggrapparsi esclusivamente al ricordo di sé ma fornendo costantemente nuovi spunti ed innovazioni, mostrandosi sempre al passo con i tempi, trasgressivo e vicino al proprio pubblico, forse molto di più di tutti gli altri suoi colleghi. Il passato sembra non piacere, il “Qui ed Ora” è il solo modo possibile di essere. Chiediamoci, tuttavia, se ne valga davvero la pena. Vale la pena deturpare la propria immagine, ormai storicamente impressa nella memoria collettiva, per un narcisistico bisogno di sentirsi ancora giovani, sia professionalmente che – almeno, a giudicare dallo stile dei disegni, che mostrano un Celentano atletico e palestrato come probabilmente non era mai stato neppure in passato – anagraficamente? La qualità mediocre di “Adrian” non è necessariamente un ostacolo alla visione, la serie scorre talmente bene ed è così ironica da apparire persino gradevole, talvolta; l’idea di base, un futuro ipotetico e post apocalittico in cui l’umanità è divenuta in toto assoggettata ai poteri forti potrebbe apparire persino attuale ed interessante, ma l’intento di Celentano non è certo quello di trasmettere grandi emozioni o dare un messaggio importante ai propri telespettatori.Lui vuole, molto semplicemente, far parlare di sé. E ci riesce benissimo, questo è certo… Ma a che prezzo? Di certo molto elevato, ma il nostro Celentano sembra non allarmarsi troppo del calcolo costi-benefici, ben disposto a fronteggiare persino un eventuale conto in rosso, se ben condito da chiacchiere continue e notorietà. Del resto, ne ha fatta di strada da quando era solamente un giovane ragazzo della via Gluck… Anche se forse, tutto sommato, noi avremmo preferito un tragitto completamente diverso. Immagini tratte da fumettologica.it
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Marzo 2023
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