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12/4/2021

ÀNEMA - Intervista a Guido Maria Grillo

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di Enrico Esposito
In occasione dell'uscita a fine marzo del suo nuovo Ep intitolato "​ÀNEMA" abbiamo avuto il grande piacere di intervistare Guido Maria Grillo, cantautore  campano molto apprezzato sulla scena italiana anche per le sue esperienze nella scrittura e nel teatro, e discendente del grandissimo Toto'.
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1) Buongiorno Guido e grazie mille per essere qui con noi oggi. “ÀNEMA” è un Ep che dalle prime note conduce l’ascoltatore in una dimensione interiore come lascia presupporre il suo titolo. All’interno dei cinque brani che la compongono l’evocatività della voce e dei suoni conducono lontano dalla complicata quotidianità. Quando hai iniziato a concepire questo disco?

Grazie a te.
Vivo la musica nella dimensione interiore da fruitore, prima ancora che da autore. Dunque, per me, è assolutamente necessario che sia capace di toccare corde profonde. Quando mi sono trovato davanti alla scelta del titolo di questo Ep, ho cercato una parola che riassumesse il senso di una ricerca personale, la scoperta di una dimensione intima e atavica, la capacità evocativa di una lingua drammatica, nel senso etimologico del termine: nessun titolo mi è sembrato più adatto, seppur semplice, di
ÀNEMA. L’evocatività della voce, cui accenni, è, anch’essa, risultato di una ricerca personale, di un percorso di consapevolezza della forma espressiva e delle sue capacità. Un lavoro di anni, in continua evoluzione. Sono convinto che la voce, in quanto strumento personale ed unico, debba essere espressione di una individualità, originale, non derivativa, perfettamente riconoscibile.
Tutto, nella musica che scrivo ed eseguo, è assolutamente interconnesso, musiche, melodie, vocalità, arrangiamenti, perché volto ad un fine comune, raggiungere, cioè, la dimensione interiore dell’ascoltatore predisposto ad accogliere. Nella diffusione di certa musica d’autore è, forse, questo l’ostacolo maggiore: la scarsa, o perduta, abitudine a lasciarsi investire emotivamente da ciò che si ascolta, così disimpegnati, come siamo diventati. Ho iniziato a concepire questo disco poco più di un anno fa, per soddisfare una nuova urgenza espressiva, dopo aver fatto i conti con la consapevolezza di dover dialogare con una contemporaneità non perfettamente affine.



2) “ÀNEMA” si presenta come un incontro continuo: la musica antica e classica si mescolano con l’elettronica, la musica d’autore italiana si poggia su richiami mediorientali. L’italiano e il napoletano si fondono l’uno nell’altro senza scompensare l’ascolto. Ti andrebbe di raccontarci come è nata la spina dorsale dell’Ep?

ÀNEMA è la sintesi di quel che sono diventato e del mondo da cui provengo. È il frutto di un percorso a ritroso, alla ricerca di una radice, e di un costante dialogo tra la mia storia e la contemporaneità. Poco più di un anno fa, percepii di essere ad un giro di boa, di aver concluso un periodo significativo, dal punto di vista artistico, e di aver bisogno di collocarmi in una contemporaneità dalla quale stavo scivolando via, per attitudine, gusto, generazione. Riflettendo su quanto svilente siano derivatismo e conformismo, nell’arte in generale, come in molta musica che ci circonda, pensai che mi avrebbe salvato solo la mia verità, unica ed originale. Capii che non esiste nulla di più vero, originale e credibile della propria origine e che, al netto di ogni successiva sovrastruttura, sia inequivocabilmente ciò che ci appartiene più di ogni altra cosa. Iniziai, così, a sperimentare un linguaggio musicale che mi rappresentasse pienamente ma che, al contempo, potesse pormi in dialogo con la contemporaneità. Ecco come sono approdato al dialetto, alle suggestioni armoniche e melodiche della canzone classica napoletana ed, indirettamente, a certe evocazioni mediorientali o nordafricane, a loro volta sintesi di secolari influenze culturali tra le sponde del Mediterraneo.

​3) Tradizione e innovazione in “ÀNEMA” sono connesse tra loro grazie ai temi affrontati all’interno delle canzoni. Grande rilievo assume il tempo nelle sue diramazioni passate e presenti, un testimone di ricordi malinconici, di speranze, di immaginazione. Le parole affiorano sulla musica come i pensieri scaturiscono dalla tranquillità di un tramonto in spiaggia. Riflessioni libere che da esperienze intime si espandono in una prospettiva universale. In quali momenti e “sfondi” hai scritto i testi delle canzoni e ci sono state delle ispirazioni particolari?

Per attitudine, scrivo di sensazioni, stati d’animo, immagini; non mi riesce raccontare storie, se non, appunto, per evocazione. Ricordi e memorie di esperienze personali sono sempre il punto di partenza di ogni mia canzone. A volte, mi lascio trasportare dalla musica e mi incanalo in un flusso di coscienza che, sulle prime, lascio correre assolutamente libero. Il fatto che tutto questo, che attiene ad una sfera assolutamente personale, riesca a diventare messaggio o esperienza universale è ciò cui naturalmente ambisco e che si concretizza solo nella più felice delle prospettive. L’ascoltatore coinvolto ed appassionato cerca sempre qualcosa di riconducibile alla propria sfera emotiva, anche inconsciamente. Io appartengo certamente a questa sparuta minoranza. Ho scritto l’intero Ep nei mesi scorsi, in buona parte durante il primo lockdown, che mi ha concesso il tempo necessario per dedicarmi a questa nuova esperienza espressiva, alla ricerca, alla riflessione, alla sperimentazione ed, infine, alla produzione.
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4) L’Ep si conclude con “Tramonto” che sembra rappresentare la summa intera della raccolta. Una riflessione sulla condizione umana di fronte all’universo. L’uomo osserva il cielo e si rende conto di esserne solo una minima parte, un punto che però può brillare davanti agli altri. A differenza dell’ombra, al cui riparo invece si rimane solo nascosti. Ti andrebbe di descrivere questo brano e il messaggio (o i messaggi) che esso contiene?

E’ proprio così, il tramonto è sintesi plastica ed abbagliante dell’esperienza dell’esistenza. E’ splendore, un attimo prima del buio, è tempo di promesse e malinconie, di “per sempre” e di addii, è veglia che prelude al sonno, sentimento di appartenenza ad un tutto luminoso, prima della solitudine dell’oscurità. E’, ancora, preannuncio di un nuovo inizio, di rinascita, dunque, rappresentazione del ciclico succedersi delle stagioni della vita. Le suggestioni scaturite da questi pensieri mi hanno fornito l’input per realizzare il videoclip della canzone, i cui protagonisti sono i miei figli, colti nella prima meraviglia al cospetto del candore abbacinante di un’inattesa nevicata. In quel lento pianosequenza, vivono lo stupore dinanzi alla bellezza, ma anche il timore dell’ignoto, loro stessi, che sono testimonianza in carne ed ossa della ciclicità della vita.

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5) All’interno della tua formazione musicale si ritrovano molteplici punti di riferimento: dalla cultura napoletana in cui affodano le tue origini alla grande tradizione dei cantautori italiani (De Andrè, Tenco) e statunitensi (Jeff Buckley). Ci consiglieresti i titoli degli album che hanno assunto un rilievo significativo nel tuo approccio alla musica?

Ho sempre amato la canzone classica napoletana ma non avevo mai pensato potesse essere riferimento o ispirazione tanto decisiva. E’ sintesi di quel che la musica dovrebbe sempre essere, poesia, lirismo, sentimento, scuotimento, afflato. La scoperta del dialetto, che ha trascinato con sé armonie per me inconsuete, è stata un’illuminazione. Mi piace pensare di aver composto una canzone napoletana classico-contemporanea, concetto solo apparentemente ossimorico, che, anzi, considero assolutamente concreto. Tutta la mia musica è attraversata dall’esistenzialismo e dalla malinconia di Tenco, così come dall’ispirazione poetica e dallo sguardo sul mondo di Fabrizio De Andrè. Jeff Buckley, invece, appartiene alla mia esperienza di ascoltatore adolescente degli anni ‘90, con la sua prorompente carica emotiva a supporto di un talento musicale e vocale fuori dall’ordinario. Di De Andrè consiglio, senza dubbio La buona novella, un concentrato di poesia ed intelligenza politico-sociale, in perfetto equilibrio tra loro. Di Buckley, ovviamente, Grace, unico album completo pubblicato in vita.

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6) Guido Maria Grillo e lo stop forzato dai concerti dal vivo. Come stai vivendo questa situazione che purtroppo dura da molto tempo adesso? In occasione dell’uscita dell’Ep stai preparando delle sorprese per i tuoi fans? Con quest’ultima domanda noi ti salutiamo e ti ringraziamo molto per quest’intervista!

In una fase iniziale, lo stop è stato utile a raccogliere le idee, a fare ricerca, a sperimentare e a produrre. Ora, ammetto, l’incertezza e l’immobilità iniziano a pesare decisamente su me che, fino ad un anno fa, vivevo di concerti, incontri, chilometri, viaggi, città. Sono pronto a ricominciare, appena sarà possibile, per portare in giro queste canzoni che, sono certo, in una dimensione live sprigioneranno la carica emotiva di cui si sostanziano, quella che ho alimentato e, forzatamente, trattenuto nella mia camera-studio, in tutti questi mesi. Io e l’agenzia di booking con cui collaboro stiamo pianificando i prossimi mesi ed i tanti concerti che mi auguro di fare in giro per l’Italia.
Grazie a te per l’interesse e le domande stimolanti.

Immagini gentilmente fornite dall'Ufficio stampa AM Productions Press

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