di Enrico Esposito Da tempo volevo intervistare Dario Sansone dei Foja per tirare le somme dell'uscita di "Dieci", il prezioso cofanetto che celebra il primo anniversario decennale nella storia della band napoletana, e rivolgergli alcune domande su un suo personalissimo omaggio da poco reso disponibile. Al gennaio 2011 risale infatti l'album d'esordio del quintetto intitolato "Na storia nova" che vede Alessandro Rak alla regia del videoclip del brano "O sciore e 'o viento” per l'inizio di una sinergia luminosa. Nel 2013 "A malia" è il primo singolo estratto da “Dimane torna 'o Sole”, disco successivo dei Foja, e fa parte della colonna sonora de "L'Arte della Felicità", film d'animazione diretto da Rak affiancato da diversi collaboratori tra cui Dario Sansone, character designer. "A malia" riceve la nomination ai David di Donatello e ai Nastri d'Argento come miglior canzone originale, e quattro anni dopo passa il testimone ad "A chi appartieni", canzone appartenente al terzo volume della band "O treno che va", e inclusa nella colonna sonora di "Gatta Cenerentola". Gatta Cenerentola" annovera un pool di quattro registi tra cui Rak e Sansone e ottiene un successo eccezionale supportata da un lavoro considerevole su tutti i fronti, compresa la soundtrack firmata da punti di riferimento della scena musicale partenopea ed internazionale. "A chi appartieni" riceve la candidatura come miglior canzone originale ai David, e l'anno successivo viene rivisitata in lingua francese con la cantante Pauline Croze, aprendo la strada ad una nuova fase nella carriera dei Foja nella quale la band sviluppa un dialogo intenso con artisti e lingue straniere e porta il suo sound in giro per il mondo.
Da “Dummeneca (Domingo)”, cantata con Adrià Salas e suonata da Romain Renard, rispettivamente voce leader e fisarmonicista del gruppo catalano La Pegatina alla black verson di "Cagnasse tutto" registrata insieme ai Black Noyze nell'ottobre del 2018 quando Dario Sansone e Luigi Scialdone portarono la musica dei Foja a Charleston e New York. Pochi giorni dopo la band al completo partì per il suo primo tour migliori club europei. Anche "Ensemble (Tutt’e duje)" incisa con il cantautore e violoncellista canadese Shaun Ferguson è un altro brano appartenente al percorso di internalizzazione dei Foja e costituisce parte integrante del volume n.1 della raccolta "Dieci", che riunisce gli ultimi singoli della band, con una versione alternativa della celebre "Maruzzella" e un inedito "E fronne".
"E fronne" è "una ballata essenziale, nata un paio di anni fa" racconta Dario, sottolineando come il sound delicato di questa moderna serenata d'amore chiuda idealmente il circolo messo in moto e oliato con pedissequa cura dal gruppo attraverso i tre album in studio che per la prima volta si susseguono in un cofanetto unico. In questo modo l'ascoltatore può conoscere interamente l'opera dei Foja dal punto di vista strumentale, lasciandosi trascinare dalla versatilità dei generi suonati. Dal rock internazionale marchio di fabbrica del quintetto napoletano alla musica leggera e cantautorale italiana fino ai ritmi mediterranei, i Foja danno libero spazio alla loro inventiva basati su "riferimenti svariatissimi e musiche con radici forti, che sanno raccontare la loro terra". La mutevolezza dei sentimenti che si unisce nell'incontro quasi magico con gli elementi del mondo rappresenta il cuore dei testi cantati nella lingua napoletana, ancestrale perché depositaria di "linguaggi e un suono particolare, come tutte le lingue antiche". Per tale ragione, abbracciare il catalano e il francese si presenta come una spontanea intenzione, nella ricerca di musicalità tipica della band. "Dieci" celebra la più che secolare eterogeneità della tradizione musicale partenopea, "legandosi sin dal primo album alle sue origini" e poi riflettendo altre storiche influenze nate e sviluppatesi nei decenni. Dario confessa che nonostante siano trascorsi dieci anni dall'inizio di questo magnifico viaggio, i Foja hanno "la stessa testa, lo stesso cuore" e ci tengono a ringraziare calorosamente tutte le diverse maestranze che hanno fornito un contribuito necessario alla loro storia: “Tutto quello che è successo in questo decennio non è unicamente merito nostro ma di una famiglia dal cuore immenso fatta di produttori coraggiosi, managers sognatori, musicisti generosi, illustratori visionari, fonici alchimisti, grafici geniali, registi dalla sensibilità speciale, tour-managers innamorati, driver temerari, promoters amanti del rischio, bookers tenaci, gestori di locali intraprendenti, addetti stampa instancabili, produttori artistici talentuosi, service infaticabili, fotografi appassionanti, compagne pazienti, amici veri e di un pubblico unico che vive la musica e l'arte dal nostro lato della barricata con il fuoco dentro... cu' 'a Foja dint'o core..“ Sulla copertina del cofanetto si trova un'illustrazione che richiama il video "O sciore e 'o viento” diretto da Alessandro Rak di cui abbiamo parlato nell'apertura di questo articolo. In realtà secondo i progetti della band un'altra immagine avrebbe dovuto stagliarsi: il numero 10 di Diego Armando Maradona, che nel 2020 ha tagliato il traguardo significativo dei sessant'anni di vita. Il Dio del Calcio di fronte al quale i Foja si sono potuti esibire in Piazza del Plebiscito e sul palcoscenico del San Carlo il 5 luglio 2017 nel giorno delle celebrazioni per la cittadinanza onoraria di Napoli. Il genio ricordato sempre durante i concerti, perché era "un capopopolo, dalla caratura artistica come pochi, che ha guidato il popolo napoletano a un riscatto non solo sportivo, ma sociale, un po' come Robin Hood". Dario Sansone usa queste splendide parole per descrivere il suo Diego, che ha voluto omaggiare in un profonda rielaborazione in napoletano di “La mano de Dios”, canzone di Alejandro Romero portata al successo da Rodrigo e inserita in “Maradona di Kusturica”, il documentario dedicato dal regista serbo a Diego Armando Maradona nel 2008. “’A mano ‘e Dios”, appassionata poesia,
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22/1/2021 Al via “Voci per la libertà – Una canzone per Amnesty” 2021 con Rai Radio 1 media partnerRead NowCOMUNICATO STAMPA L’anno di “Voci per la libertà – Una canzone per Amnesty” si apre con molte importanti novità, a partire dalla media partnership con Rai Radio1, una delle più seguite radio italiane, che affiancherà il festival nella nuova edizione, la 24a, prevista dal 23 al 25 luglio a Rosolina Mare (Rovigo), e nei vari altri appuntamenti precedenti e successivi.
Grande soddisfazione del direttore artistico Michele Lionello che dichiara: “siamo davvero orgogliosi per questa significativa partnership che accompagnerà il festival 2021, Rai Radio1 seguirà la manifestazione con un’importante copertura mediatica che darà ancora più prestigio al lavoro di promozione della musica e dei diritti umani”. “È una nuova media partnership - dice Simona Sala, direttrice di Radio 1 e dei GR - che accende un riflettore importante sul festival musicale di Amnesty International. Un tema, quello dei diritti umani, che Radio 1 considera sempre più centrale nella sua programmazione. Risulta dunque naturale instaurare un legame con una manifestazione che da 24 anni se ne occupa attraverso la cultura musicale di qualità e l'aggregazione giovanile”. Mentre si avviano i lavori per le prime fasi del Premio Amnesty International Italia 2021 nelle sezioni emergenti e big (riservate a canzoni che trattino di diritti umani), il 5 febbraio uscirà la versione in vinile ad edizione limitata e numerata della raccolta della 23a edizione, che raccoglie i brani dei protagonisti del festival 2020, dai vincitori Niccolò Fabi e H.E.R. ai nomi affermati come Marina Rei, Margherita Vicario e Meganoidi, fino alle finaliste del contest per emergenti, Agnese Valle, Adriana, Assia Fiorillo, Micaela Tempesta e agli ospiti Grace N Kaos e The Boylers. Il lavoro, pubblicato da Ala Bianca, è già disponibile nella versione in digitale. Numerose poi le iniziative online che vedranno il festival come protagonista. Voci per la Liberà è tra i promotori del Rainbow FreeDay (www.rainbowfreeday.com), un’iniziativa nata da una cordata di operatori della cultura e dello spettacolo per mettere al centro dell’attenzione la creatività più creativa che c’è, quella dei lavoratori indipendenti. Dal 15 al 30 gennaio si alterneranno musica, cinema, arte letteratura e molto altro. Voci per la Libertà sarà presente il 17 alle 15 con i finalisti dell’ultima edizione, il 23 alle 18 con Michele Lionello che assieme alla Rete dei festival farà un focus sui contest per emergenti e il 26 alle 21 con H.E.R., che sarà ospite di Red Ronnie TV. Il 5 febbraio invece, sui canali social del festival, alle 21 ci sarà la presentazione ufficiale dell’album in vinile, “Voci x la Libertà - Una canzone per Amnesty 23a edizione”, con molti dei protagonisti della raccolta e la conduzione di Savino Zaba. Per quanto riguarda i Premi Amnesty International Italia 2021, nella sezione dedicata ad un big della musica italiana tutti possono segnalare all’indirizzo info@vociperlaliberta.it, entro il 28 febbraio, brani che siano stati pubblicati tra il 1 gennaio 2020 e il 31 dicembre 2020, che siano interpretati da un artista italiano noto e che trattino appunto temi legati alla Dichiarazione universale dei diritti umani. Uno staff composto da esponenti di Amnesty International Italia e di Voci per la Libertà ne selezionerà dieci. Le nomination verranno quindi sottoposte a una giuria di importanti addetti ai lavori (giornalisti, conduttori radiofonici e televisivi, docenti universitari, studiosi, intellettuali, referenti di Amnesty International Italia e di Voci per la Libertà), che eleggerà tra le canzoni candidate il Premio Amnesty International Italia, sezione Big, 2021. Negli anni hanno vinto questo premio: Daniele Silvestri, Ivano Fossati, Modena City Ramblers, Paola Turci, Samuele Bersani, Subsonica, Vinicio Capossela, Carmen Consoli, Simone Cristicchi, Fiorella Mannoia e Frankie Hi-Nrg, Enzo Avitabile e Francesco Guccini, Max e Francesco Gazzè, Mannarino, Edoardo Bennato, Nada Malanima, Brunori Sas, Roy Paci e Niccolò Fabi. Nel frattempo è partito anche il concorso per il premio riservato agli artisti emergenti con il nuovo bando, a cui possono partecipare cantautori e band con un brano sui diritti umani, in qualsiasi lingua o dialetto e di qualsiasi genere musicale. La scadenza del bando è fissata per lunedì 3 maggio, ma gli artisti che si iscriveranno entro il 15 marzo avranno inoltre la possibilità di partecipare al Premio WEB. Il bando e ulteriori informazioni sono disponibili su: www.vociperlaliberta.it/festival/premio-amnesty-emergenti. "Migliaia di frammenti di luce" è il primo album dell'artista reggino Davide Bolignano in arte Luframilia, pubblicato lo scorso 20 novembre per The Boring Label. di Enrico Esposito ""Migliaia di Frammenti di Luce" è un disco di ben quattordici brani frutto del lavoro realizzato negli anni dal cantautore Luframilia, al secolo Davide Bolignano. Un volume di debutto per l'artista reggino che è stato anticipato dall'uscita di quattro singoli nel 2019. A partire dalla sua lunghezza si può provare la sensazione di trovarsi di fronte ad un'opera piuttosto distaccata dalle mode attuali: al giorno d'oggi infatti i length albums normalmente sfiorano le dieci tracce. Ma cominciando ad ascoltare la tracklist di "Migliaia di frammenti di luce" ci si rende presto conto che in base alle proprie intenzioni Luframilia non avrebbe potuto fare diversamente. "Migliaia di frammenti di luce" coincide con un lungo viaggio interiore ed esteriore allo stesso tempo. Tra anima e corpo, tenebra e alba, isolamento e coesione, il suo autore definisce tra le righe dei brani linee di pensieri contrastanti come nell'efficace singolo di lancio, che ben esprimeva attraverso l'immagine dell'eremita postmoderno la difficoltà di conciliare le volontà e le azioni. "Distruggi solo il vuoto" canta il ritornello, mentre in "Resisto e non combatto" al di sopra dei contrasti il lascito più importante è l'affermazione di libertà: per Luframilia questo è il messaggio principale da condividere. La vera rivoluzione consiste in una libertà indagata e raggiunta aprendosi al contatto diretto col mondo, mano nella mano per affrontare gli schiaffi della vita e le manovre del potere. Nella ballata "Viaggio nel tempo" il cantautore osserva l'imprevedibilità dell'esistenza ma ricorda che non sono perse le speranze di poter cambiare le cose purché "apri la finestra e inizi a vivere". Spesso la disillusione si impossessa delle persone colpendo duro anche con il rischio di danni permanenti, ma può bastare davvero poco a ritrovare spiragli di luce alla base del buio più pesto. "Migliaia di frammenti di luce" si sofferma con la giusta essenzialità su un'immagine assorta, magica e realistica allo stesso tempo: i frammenti di luce brillano ad occhio nudo e si riflettono dentro la carne e il sangue, attenuando le amarezze a favore di una rigenerazione in cui credere.
In un mondo in crisi dominato dalla tecnologia nell'uso stesso del linguaggio, tuttavia le coscienze rimangono indistruttibili ("Amori telecinetici") sebbene la società continui imperterrita nell’obiettivo di forgiare schiavi in serie, adoperando la forza. “Roac”, "Gravitazionale", "Non pulite questo sangue" scaricano la rabbia e la denuncia in pieno stile punk rock richiamando moltissimo lo stile arrembante dei Green Day di "American Idiot", in una variazione di ritmi direttamente proporzionale al susseguirsi di pensieri scorsi da Luframilia. Di certo per poter gustare appieno questo album occorre necessariamente calarsi nella notte della propria stanza in un raccoglimento esclusivo, singolo ma anche comune, a patto che tutto ciò avvenga in un lungo confronto di idee e sentimenti, spontaneamente.
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COMUNICATO STAMPA A marzo sarà disponibile in digitale “Sound BoCS Diary” (di AA.VV a cura di Gennaro de Rosa, edito da Musica contro le mafie, anno 2021): si tratta di un libro di lettura aumentata che contiene racconti, fotografie, video e una compilation di brani realizzati dai dieci artisti residenti di “Sound BoCS” (progetto di residenza artistica innovativa e creativa nel cuore della città di Cosenza, nato come incubatore di produzioni artistiche, supportato da “Perchicrea” di MIBACT e SIAE), prima music farm a sfondo civile mai realizzata in Europa di Musica contro le mafie. La prefazione è a cura di Marcello Ravveduto (Docente di Public History UniSa, UniMoRe) e di Gennaro de Rosa (Presidente e Direttore Artistico di Musica contro le mafie). Gli autori dei contenuti del diario sono: Cadmio, Cance, Ciarz, Gero Riggio, Giulia Zedda, Laura Pizzarelli, Le Cose Importanti, Massimonero, Misga, Poesia Potente e Chitarra Tonante. “Sound BoCS Diary”, che sarà presentato a Casa Sanremo nella settimana del 71° Festival della Canzone Italiana, è quindi un taccuino, un diario, in cui sono raccolti i pensieri, le sensazioni e le emozioni dei dieci giovani talenti che hanno partecipato a questa iniziativa in un luogo unico al mondo. Una residenza creativa, sul Lungofiume Crati di Cosenza, che ha fatto nascere e sviluppare interazioni importanti tra i residenti creando opere uniche, testimonianza di un momento di condivisione, di esperienze e di vita vissuta insieme. Una realtà attuale calata in un luogo ideale per la creazione artistica, immerso nella natura, con collegamenti “on streaming” h24, come in un reality, da casette di legno, i BoCS. “Un esperimento sociale, tra il talent e il reality, in uno dei momenti più complicati per la musica e non solo, abbiamo puntato la massima attenzione al lato umano, lavorando sulla costruzione di quello che chiamiamo “NOI” con diversi corpi ma uguali nello spirito - racconta Gennaro De Rosa, Presidente e Direttore Artistico di Musica contro le mafie – Diversità che si sono fuse dando vita a qualcosa di diverso e di comune senza perdere la propria identità” “Sound BoCS Diary” è una raccolta attuale e piena di colori realizzata per contenere memorie, per puntualizzare anche a se stessi ciò che stava accadendo, per annotare i propri ricordi, le proprie esperienze; per esprimere le proprie emozioni e i propri sentimenti. Imprimere indelebilmente appunti di vita vissuta, video, fotografie oltre al brano musicale che ognuno degli artisti ha realizzato. Lo scopo più nobile di un diario è certamente quello di imprimere su carta momenti che non vuoi per nessuna ragione dimenticare e soprattutto perché, come diceva Virginia Woolf, "Nulla è realmente accaduto finché non viene scritto in un diario” La pubblicazione di “Sound BoCS Diary” sarà anticipata dalla compilation di brani inediti e originali che gli artisti ospiti - e autori del diario - hanno creato durante la loro residenza nei BoCS a settembre 2020, ispirati alle tematiche e ai valori di “Musica contro le mafie”: diffusione di Buone idee e Buone Prassi attraverso la musica, impegno sociale, lotta alle mafie, cittadinanza attiva, critica e proposta. La raccolta completa sarà disponibile in digitale a partire dal 19 febbraio, anticipata da tutti i singoli che usciranno a cadenza di due a settimana, a partire da oggi con “La civile ballata dei numeri zero” di Poesia potente e chitarra tonante (ASCOLTA QUI). Questa la tracklist completa: “La civile ballata dei numeri zero” di Poesia potente e chitarra tonante; “Altrove” di Giulia Zedda; “Basta che se ne parli” di Cance; “Che prezzo ha?” di Laura Pizzarelli; “Pillirina” di Massimonero; “Voglio andare al mare” di Misga; “Da capo” di Gero Riggio; “Gianna Floyd” di Ciarz; “Noè uomo” di Cadmio; “Terra” di Le Cose Importanti. Link social www.musicacontrolemafie.it www.facebook.com/musicacontrolemafieofficial www.instagram.com/musicacontrolemafie/ di Enrico Esposito
Raggiungo Fabio Curto al telefono durante un pomeriggio di metà dicembre. Il Natale sta arrivando tra colori incerti e dubbi sulle modalità di attivazione del cashback, risucchiando anche il cantautore calabrese nelle classiche file senza testa agli uffici pubblici. Fabio ha pubblicato il 13 novembre scorso il suo ultimo singolo "La Terra dei miei figli", una ballata folk esaltante alla quale prendono parte due icone della storia di questo genere musicale in Italia: Stefano "Cisco " Bellotti", ex-leader dei Modena City Ramblers, e Francesco "Fry" Moneti, violinista con all'attivo numerosissimi progetti. Un sodalizio nato durante un concerto di Cisco, un incontro che Curto ha definito "vero, nella pulizia" per esprimere la sincerità di uno scambio di opinioni condiviso su punti di riferimento sulla scena internazionale e sul concetto per cui anche la musica pop-folk abbia ceduto il fianco al peso della chimica e dell'artificio tecnico. "Di reale, di legno ce n'è meno" mi racconta l'artista nativo di Acri (CS), che a partire dai primi passi della carriera è sempre andato alla ricerca di strumenti nuovi da assimilare intraprendendo in continuazione progetti variegati come le culture presenti sul pianeta. Dopo aver sperimentato il rock e la tradizione gypsy balcanica, ad un certo punto decide di proseguire la sua formazione da busker esibendosi per un anno intero sulle strade d 'Europa.
Il polistrumentista e l'ispirazione multiforme hanno dunque caratterizzato la sua visione della musica costantemente, a partire dal primo album "Stelle, rospi e farfalloni", un'originale raccolta di sette brani pubblicata nel 2013. In questo disco Fabio Curto e la sua chitarra compaiono da soli oppure accompagnati da una piccola orchestra di percussioni e fiati che ricostruiscono una calorosa ambientazione popolare interpretata con una visione di musica d'autore. Sogni, illusioni sono i temi portanti insieme al ricordo malinconico, "fondamentale" per il nostro artista che confessa di trarne "quasi piacere, perché esso è un motore che genera sentimenti. Io non sono un cantastorie, perché all'interno delle mie canzoni immagino di cose che mi hanno rapito". Queste frasi concise illustrano perfettamente il processo istintivo attraverso il quale il cantautore scrive i suoi brani: assorbe nel proprio animo i plurimi momenti della vita con il loro bagaglio di emozioni che vanno a coinvolgere i rapporti umani e "la bellezza dei fenomeni naturali" (che trova una grandissima espressione nei videoclips di "L'Altopiano" e la già citata "La Terra dei miei Figli", due omaggi alle meraviglie della Sila, terra di Fabio). La fragilità dei rapporti familiari e amorosi, l'armamentario colorato delle piazze affollate insieme ad "alcuni tipi di nostalgia" si affermano come la cifra stilistica intorno alla quale Fabio Curto imbocca percorsi multiformi nel corso degli anni che gli permettono di mostrare al pubblico le diverse capacità vocali e musicali.
Con la partecipazione e vittoria al talent "The Voice of Italy" del 2015 il polistrumentista calabrese veste contemporaneamente i panni dell'interprete e compositore di ballate pop emergendo per la potenza di una voce dal sottofondo blues per mezzo della quale si confronta con numerose canzoni in lingua inglese. L'omonimo Ep "Fabio Curto" pubblicato in quell'anno rappresenta il sunto puntuale di tale fase, mentre il successivo album "Rive vol.1" del 2018 ne è la naturale prosecuzione in virtù del mix tra le due anime, quella pop di matrice cantautorale e quella folk di profonda ricerca popolare. Contenuta in questo Lp è "Domenica", racconto intimo e collettivo, presentata da Fabio Curto all'Edizione 2020 di Musicultura, il festival nazionale più ambito dai cantautori italiani. La performance voce, chitarra e armonica sul palco dell'Arena Sferisterio è valsa il titolo di Vincitore Assoluto della manifestazione. Un traguardo prestigiosissimo in un anno complicato che tuttavia sta vedendo l'artista misurarsi con nuove sfide per la sua ricerca musicale, come dimostrano gli archi celtici presenti nei suoi ultimi singoli. Presto sarà disponibile un brano inedito su Herman Hesse, al quale faranno seguito altre canzoni che anticiperanno il terzo album di Fabio Curto.
Immagini gentilmente fornite dall'ufficio stampa Big Time di Enrico Esposito Le Cose Importanti sono una giovane band composta da quattro musicisti che vengono dal Lazio (Latina e Pavona) e dalla Toscana (Firenze). Giada Sagnelli (voce e chitarra) e Ylenia Procaccioli (chitarra) sono le due fondatrici del progetto, alle quali si sono uniti successivamente Umberto Andreacchio (basso) e Matilde Benvenuti (batteria ed elettronica). Dopo cambi di formazione e sperimentazioni, Le Cose Importanti hanno raggiunto un naturale equilibrio che li ha portati a pubblicare lo scorso 26 giugno il loro Ep d’esordio intitolato “Nota vocale”. Oggi abbiamo l’opportunità di rivolgere alcune domande a Giadra, cantante e songwriter de Le Cose importanti. 1) Buongiorno ragazzi e grazie mille per aver accettato la nostra intervista. Il nome che avete scelto per questo percorso musicale, “Le Cose Importanti”, indubbiamente colpisce l’attenzione di chi lo legge e lo spinge a cercare di approfondire meglio quale sia la sua origine. Vi andrebbe di raccontarci quali sono le motivazioni alla base di tale decisione? Ciao e grazie a voi per averci scritto! In realtà non c’è stato un vero e proprio ragionamento alla base di tale decisione. Il progetto, inizialmente, era composto solamente da me e Ylenia, non avevamo ancora fatto alcun live e i brani venivano suonati solamente tra le mura della mia camera. Una frase che mi rimbalzava costantemente in testa era proprio questa ‘’Le cose importanti’’. Ogni volta che prendevo in mano la chitarra e iniziavo a cantare questa frase si faceva sempre più forte nella mia testa. Così, inizialmente solista, decisi di non dare il mio nome al progetto, ma di chiamarlo ‘’Le cose importanti’’. 2) Il vostro progetto prende avvio circa tre anni fa, con numerosi concerti in giro per l’Italia, tra cui il Meeting del Mare di Marina di Camerota del 2017, e la collaborazione con Roberto Angelini, che ha preso parte alla scrittura e alla registrazione di “Torneremo a parlare di niente”, il vostro primo singolo uscito nel 2018. Come sono cambiate Le Cose Importanti nel corso di questi anni? Beh sicuramente nella formazione, da 2 siamo diventati 4, da solista siamo diventati una band. Ogni elemento di questo progetto aggiunge colore ad ogni singola nota o parola scritta. Siamo in continua evoluzione e questa cosa di contaminarci a vicenda ci piace tantissimo. Il 26 giugno, dopo un lavoro a distanza obbligatorio a causa del lockdown, avete pubblicato il vostro Ep “Nota vocale”, una raccolta di quattro brani in acustico registrata grazie all’ausilio dei mezzi tecnici che per fortuna oggi la tecnologia mette a disposizione e sotto la consueta supervisione del produttore Ale Bavo. “Nota vocale” identifica il concetto di immediatezza, di messaggio istantaneo che sembra descrivere perfettamente un sentimento comune legato non solo agli ultimi tempi, ma alla vita attuale in modo generale. Ci potreste spiegare che cosa rappresentano per voi il titolo del volume e il valore di questo progetto? Nota vocale è, come detto anche da te, ‘’immediatezza’’. In un momento così brutto che ci ha tenuti tutti lontani, l’unica cosa che ci teneva veramente vicini era il telefono. Nota vocale è un messaggio istantaneo che abbiamo cercato di inviare a tutti, in ogni singola traccia registrata c’è un pezzo di casa nostra, dei nostri luoghi più intimi. Abbiamo suonato distanti per poi diventare una cosa sola uniti grazie al meraviglioso lavoro di Ale Bavo, che da Torino ha preso ogni singola registrazione trasformandola in ciò che avete potuto ascoltare. Diamo un valore importantissimo a questo lavoro, seppur casalingo, poichè mantiene vivo il ricordo di ciò che è stato, non bisogna mai dimenticare il passato seppur doloroso.
4) Insieme a “Torneremo a parlare di niente”, “Nota vocale” contiene anche “Hey Macarena”, il vostro secondo singolo uscito alla fine del 2019 e anch’esso riarrangiato in chiave acustica, e due singoli inediti: “Armadio” e “Come si fa”, quest’ultima scritta proprio durante la quarantena. In questi brani è possibile riscontrare un filo che li lega dal punto di vista dell’interpretazione e dell’impianto sonoro: la malleabilità vocale di Giada, dolce e acuta, ma anche scabra e affilata; l’importanza dei cori che oltre ad accompagnare, in alcuni casi si trasformano in un co-protagonista; la precisa scelta della veste acustica. Vi andrebbe di spiegarci come si è sviluppata la dimensione sonora dell’Ep?
In realtà è stato tutto dettato molto dalla pancia, non abbiamo studiato a tavolino come fare determinate cose. In ‘’Come si fa’’ (traccia contenuta in Nota Vocale) tutte le doppie, trasformate da Ale Bavo in sezione ritmica, sono state registrate improvvisando. Tutto è nato da ciò che sentivamo in quel preciso momento. 5) Abbiamo parlato della componente strumentale, adesso passiamo ai temi delle vostre canzoni. Ho letto che per voi “le cose importanti sono la vita di tutti i giorni, le cui vicissitudini ed amarezze meritano di essere condivise”. Vicissitudini, difficoltà, incertezze ricorrono nelle frasi dei brani ricreando situazioni quotidiane, importanti per l’appunto, dure da digerire ma di fronte alle quali bisogna avere la forza di ammettere la realtà e guardare avanti. La paura di confessarsi ed esporre dubbi e ferite dell’animo viene cantata e indirizzata spontaneamente all’ascoltatore. Come nascono i testi de Le Cose Importanti? I testi nascono da una forte esigenza di tirar fuori qualcosa, diciamo che sono solita trattenere molto il dolore senza batter ciglio, la musica è l’unico modo che ho per ‘’liberarmi’’ da tanti pesi. Le canzoni parlano tanto di me e delle persone che hanno fatto parte della mia vita, di come mi sento e di ciò che sono. Non bisogna avere paura di dire ciò che si vuole, di essere se stessi. 6) Nonostante le ristrettezze del 2020, siete riusciti a esibirvi dal vivo in diverse date, come al “Le Mura” di Roma e al già citato Meeting del Mare. La vostra band ha inoltre preso parte alla Finale dell’Arezzo Wave come rappresentante del Lazio e alle Semifinali del Premio Fabrizio De Andrè. Come sono andate queste esperienze, con la possibilità di calcare di nuovo il palco alla presenza del pubblico da una parte, e dall’altra la partecipazione alle kermesse citate? Poter partecipare come rappresentanti del Lazio alla Finale dell’Arezzo Wave è stato molto bello, anche se attraverso uno schermo, come per il Premio Fabrizio De Andrè. Il live al Meeting del Mare è stato molto forte, le persone erano tutte sedute e ascoltavano attente e silenziose, è stata un’esperienza molto forte, emotivamente parlando. 7) Sappiamo che a gennaio arriveranno novità da Le Cose Importanti. Per questa ragione invitiamo i nostri lettori fin da ora a controllare con regolarità i vostri canali instagram e facebook. E per salutarvi e ringraziarvi ancora per quest’intervista, vi chiediamo quali sono i pensieri che vi animano in vista del 2021 e quale invito vorreste rivolgere al pubblico. Grazie mille! Si, tra Gennaio e Febbraio uscirà un lavoro svolto a Cosenza durante la residenza artistica di Musica Contro le Mafie, siamo molto felici e non vediamo l’ora di potervi far ascoltare/vedere ciò su cui abbiamo lavorato in questi mesi. Il 2020 è stato molto pesante e difficile per tutti, nessuno escluso. Invitiamo tutti a non smettere di spingere forte contro le cose che ci fanno più male, la felicità è dietro l’angolo e possiamo raggiungerla solo con le nostre forze. Non dobbiamo mai smettere di credere in ciò che facciamo. Baci da tutt* Immagini gentilmente fornite dalla band di Enrico Esposito "Gran Riserva" è il primo disco di Diego Rivera, nuovo progetto di Carmine Tundo, cantautore e musicista pugliese, pubblicato lo scorso 18 dicembre con l'etichetta Iuovo e il supporto della Regione Puglia attraverso il programmaPugliasounds. Tundo è uno dei più affermati e creativi giovani esponenti della scena italiana, abile a districarsi tra numerose ispirazioni che l'hanno portato a raggiungere una fama solida e riconoscimenti prestigiosi nel corso degli anni. Dalla vittoria di Musicultura 2011 sotto lo pseudonimo di Romeus con il brano "Caviglie stanche", alle collaborazioni con Malika Ayane e Sofia Brunetta e all'elaborazione di concept albums, fino ad arrivare al grande successo riscontrato con la sorella Isabella nell'avventura de La Municipal. Come mi ha raccontato lui stesso nel corso di una telefonata, nell'ultimo anno è riuscito a trovare le circostanze giuste per poter intraprendere un percorso musicale e letterario in cantiere da anni: Diego Rivera dunque. Non un alter ego per Carmine Tundo, ma il nome del personaggio di un romanzo che vedrà la luce al termine della trilogia degli album facenti parte del progetto. Ma anche naturalmente il celebre pittore e muralista messicano scomparso nel 1957, figura iconica e dalle diverse sfaccettature, che si trovano trasferite all'interno dei temi affrontati in "Gran Riserva". Secondo una consuetudine già seguita da Tundo in produzioni precedenti, l'album si sviluppa in undici tracce tra cui alcune esclusivamente strumentali con lo scopo di catturare l'attenzione dell'ascoltatore per trasportarlo subito nelle storie raccontate. A cominciare dall'intro di "Nadir", cavalcata western dai cori evocativi e una chitarra classica in sordina che omaggiano storiche pellicole del passato apprezzate moltissimo dal padre di Carmine Tundo. Un' eredità anche morriconiana stillata nella precoce formazione del cantautore salentino, un elemento narrativo e musicale che fa da ponte alla seconda traccia, "Nei peggiori bar della provincia", dalla cinematografia all'acquaforte. Se all'inizio potreste avere l'impressione di entrare in un saloon messicano, col procedere del racconto vi renderete conto di ordinare un whiskey al bancone di un bar della provincia leccese, frequentato dagli stessi curiosi personaggi da decenni che non cambiano mai come la sacrale pantomima da loro recitata. Un'atmosfera dal tepore incessante fluisce e prenderà il sopravvento nelle canzoni successive, parti integranti del cuore di un album per mezzo del quale Diego Rivera tinteggia un ideale fusione tra Sudamerica e Puglia. rispettivamente focus sonoro e vagheggiante e habitat emotivo. Il suo ideatore ha sognato da tempo di scrivere una storia così, agghiddandola con un sound pulito dall'anima latina fervida come la volubilità dei sentimenti amorosi, ingollati in ogni loro sapore. Si è fatto buio una volta usciti dal bar, e in un mesto "Chiaro di luna" tornate alla vostra casa in campagna attraversando la contrada di Sirgole, e su un letto al buio vi abbandonate alla mancanza sconfinata della carnalità goduta nel fondo alla pari di un bicchiere di vino rosso, la "Malvasia nera". Sulla scia del ricordo scandito con regolarità sapiente dalla chitarra, "Santa Maria al Bagno", nome di una piccola frazione di Nardò sulla costa ionica, emerge con il suo caleidoscopio di suggestioni tra l'estate e l'inverno, teatro di travolgenti improvvisate passate e di certezze presenti. Questa traccia raccoglie molta attenzione da parte di Tundo perché descrive l'amore-odio per la sua terra, e verte sul un registro cantautorale tipico italiano su una base di tango che accorre con l'intermezzo "Maracuja" e la successiva "Il negozio di scarpe", portando a convergere anche narrativamente i due palcoscenici geografici evocati. Una biografia accorata, prodotta tra le ansie e i drammi della sopravvivenza italiane e le aspirazioni irrealizzabili della fuga su una spiaggia deserta nei mari del sud, al ritmo delle maracas e al sicuro dagli schiaffi della vita. "Gran riserva" prosegue con altri quattro esercizi di stile, diversissimi l'uno dall'altro, che accrescono la brama di scoprire maggiormente la figura di Diego Rivera. "Calendule" nasce in forma di poesia elegiaca, due terzine e un distico rimati danzanti lungo una marcia solenne per il riconoscimento delle ferite al cuore. "A dismisura" invece si getta ordinatamente al ritmo forsennato delle percussioni in sintonia con la crescente convinzione di saper darsi senza freni all'adorazione. Con "Aspettando Hydra" Tundo concede un antipasto di un altro progetto futuro, "Sarà come morir" infine ermeticamente il cerchio iniziale con "Nadir", ribadendolo nel suo procedere assorto e palesando il segreto recondito di "Gran riserva" Senza di te sarà come morir senza di te sarà come impazzir e in fondo tu sarai per sempre il mio nadir qui nel buio dell’anima
Immagini gentilmente fornite dall'Ufficio stampa Big Time
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Marzo 2023
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