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23/2/2018

Torna Joan Baez

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Comunicato stampa
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TORNA JOAN BAEZ CON UN
NUOVO ALBUM DOPO 10 ANNI
"WHISTLE DOWN THE WIND” DAL 2 MARZO
e annuncia
IL TOUR DI ADDIO ANCHE IN ITALIA
5  Agosto - Teatro Romano (Verona)
6 Agosto - Terme di Caracalla (Roma)
8 Agosto - Folkest/Castello (Udine)
9 Agosto - Cortile dell’Agenzia di Pollenzo, Bra (Cuneo)  
​
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Primo album in studio della leggendaria cantante folk, compositrice, musicista e attivista americana dal 2008, prodotto da Joe Henry (vincitore di 3 Grammy Award che vanta collaborazioni con Lisa Hannigan, Allen Touissant, Elvis Costello, Solomon Burke, Ani DiFranco…) con interpretazioni di brani scritti da Tom Waits, Josh Ritter, Anohni, Joe Henry, Eliza Gilkyson, Mary Chapin Carpenter, Tim Eriksen.
"Whistle Down The Wind", questo il titolo del suo nuovo imminente album (disponibile dal 2 marzo), registrato in soli dieci giorni a Los Angeles. A proposito della collaborazione con Joe Henry, la Baez commenta: "Era una volontà di entrambi poter creare un album insieme. Come previsto, è stato un gioco da ragazzi. Entrambi lavoriamo velocemente e musicalmente siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Mi trovo al meglio con musicisti che sono disposti quanto me a mettersi in gioco e lui ha radunato un gruppo che ha fatto proprio questo. Significa creare ogni canzone da zero."
Guarda il video promo dell’album: 
youtu.be/foZStvBy8ec
Poco dopo la sua entrata nella Rock & Roll Hall Of Fame nell'aprile 2017, Joan Baez ha annunciato che il 2018 sarebbe stato il suo ultimo anno di tournée ufficiali. "Non vedo l'ora di essere in tour con un bellissimo nuovo album di cui sono davvero orgogliosa. Accolgo con piacere l'opportunità di condividere questa nuova emozione con i miei fan storici ed il pubblico di tutto il mondo”.
Joan sta infatti per intraprendere una lunga serie di date in Europa (Fare Thee Well) in un tour d’addio alle scene che toccherà anche l’Italia, queste le date confermate:
5  Agosto - VERONA - Teatro Romano / Verona Folk
6 Agosto - ROMA Terme di Caracalla 
8 Agosto – UDINE Folkest/Castello 
9 Agosto – BRA (CN) Cortile dell'Agenzia di Pollenzo

Biglietti disponibili sul circuito Ticketone (http://www.ticketone.it/)
Per la data di Verona i biglietti saranno disponibili anche su:
www.boxofficelive.it
www.geticket.it 

La carriera di Joan Baez ha attraversato oltre 50 anni durante i quali ha marciato in prima linea nel movimento per i diritti civili, ha introdotto Bob Dylan nel mondo musicale e non nel 1963 ed ha ispirato Vaclav Havel a combattere per la Repubblica Ceca. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Lifetime Achievement Award della Recording Academy e il premio Ambassador of Conscience di Amnesty International.
Joan Baez rimane una forza musicale di influenza incalcolabile. Ha marciato in prima linea nel movimento per i diritti civili con Martin Luther King, ha illuminato i riflettori sul movimento della parola libera, è scesa in campo con Cesar Chavez, ha organizzato la resistenza alla guerra del Vietnam, ha sostenuto le Dixie Chicks per il loro coraggio di protestare contro la guerra in Iraq, è salita sul palco con il vecchio amico Nelson Mandelaall'Hyde Park di Londra mentre il mondo festeggiava il suo 90esimo compleanno e, più recentemente, ha protestato per la costruzione in Dakota dell’oleodotto nella riserva Sioux di Standing Rock.
Ad oggi, continua a sostenere con passione le cause che abbraccia.

LE CANZONI DEL NUOVO ALBUM “WHISTLE DOWN THE WIND”
1. Whistle Down The Wind (Tom Waits and Kathleen Brennan)
2. Be Of Good Heart (Josh Ritter)
3. Another World (Anohni)
4. Civil War (Joe Henry)
5. The Things We Are Made Of (Mary Chapin Carpenter)
6. The President Sang Amazing Grace (Zoe Mulford)
7. Last Leaf (Tom Waits and Kathleen Brennan)
8. Silver Blade (Josh Ritter)
9. The Great Correction (Eliza Gilkyson)
10. I Wish The Wars Were All Over (Tim Eriksen)

​www.joanbaez.com/

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22/2/2018

Nek Max Renga - La prima boy band per adulti, ma non solo

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Martedì 20 febbraio eravamo presenti anche noi tra il pubblico di un Nelson Mandela Forum gremito in occasione della data fiorentina del nuovo trio della canzone italiana.
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​Febbre a 90. Ma non solo. Anche tanti anni 2000, esordi e grandi vittorie a Sanremo, bagni di folla ai Festivalbar e una superband alle loro spalle. Nek, Max Pezzali e Francesco Renga hanno dato il meglio di loro stessi, sia individualmente che all'interno di un gioco di squadra, regalando ai loro fans uno spettacolo musicale e cabarettistico allo stesso tempo, simpatico e caloroso, che li ha visti ripercorrere tre decenni diversi (anni '90, primi anni 2000, e l'attuale) fatti di tanti successi e "re-invenzioni". I tre cantautori infatti hanno superato abbondantemente i vent'anni di carriere radicalmente diverse sia per lo svolgimento che per il carattere stesso dell'approccio alla musica da loro offerto. Max Pezzali ha rappresentato sin dai fasti eccezionali degli 883 il simbolo di un mondo giovanile e sognatore, di una generazione e più di Peter Pan che vivono per l'amore, l'amicizia e il desiderio di stare al passo con i tempi, e il rinnovarsi delle mode, degli idoli e dei linguaggi della società. Pezzali che ha compiuto da poco cinquant'anni è il Peter Pan per eccellenza nel suo stile di abbigliamento in blue jeans e cappellino, e soprattutto nel trasmettere attraverso le sue canzoni la volontà di non perdere di vista conquiste che possono apparire scontate ma in realtà al giorno d'oggi date per l'appunto troppo per certe e di conseguenza banalizzate. Filippo Neviani, in arte Nek, conserva da sempre uno stile personale in cui si innalza in forma graduale un'energia relativa ai sentimenti e al rapporto di coppia, un motore trascinante che sfodera potenza e ostinatezza. Accompagnatosi spesso alla chitarra, Nek ha sin dagli esordi trasmesso sia attraverso i testi che le tonalità della sua voce la predilezione nell'indagare le molteplici circostanze presentate da una relazione amorosa e in particolar modo il coraggio nell'ammettere gli aspetti anche negativi, quelli che portano inevitabilmente alla fine di una storia e ad allontanamenti dolorosi ma necessari. E infine Francesco Renga, che dopo l'esperienza importante con i Timoria, ha saputo avviare una fase ulteriore del suo percorso artistico, all'interno della quale l'esperienza primordiale rock e ribelle lascia spazio al bisogno di valorizzare le potenzialità di un timbro alto e certamente prestato dalla lirica. E così il cantautore friuliano intraprende un percorso da solista apprezzato e prezioso, con il quale ha l'occasione di mettere in mostra l'inclinazione al racconto di esperienze di vita e di sentimenti facendo leva su uno stile poetico e disincantato. 
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Tre animi perciò molto diversi, se considerati nella loro unicità, che tuttavia dimostrano di poter coesistere e dar vita a un show vibrante e acceso, arricchito da una serie di sfumature continuamente positive. Funziona il sodalizio, annunciato pubblicamente nel settembre scorso quando nelle radio e sul web comparve il singolo "Duri da battere" contenuto nell'album "Le canzoni alla radio" che celebra i venticinque anni di carriera di Max Pezzali. I tre cantautori entrano in scena poco dopo le 21 intonando proprio la loro hit "comune", supportati dalle proiezioni su un maxischermo alle loro spalle e dalla struttura di un palco da "passerella" che consente di ritrovarsi circondati dagli spettatori in più direzioni. Scherzano molto, e prendono in giro con garbo e simpatia loro stessi e il pubblico, invitandolo in alcuni momenti a mettere da parte gli smartphones. Lo spettacolo, che supera di gran lunga le due ore e trenta di durata (un arco di tempo giusto e adatto), supera agevolmente il pericolo della monotonia e dell'etichetta di un semplice "amarcord" per merito della creatività e della vivacità dei suoi protagonisti, che si alternano singolarmente, in coppie oppure in trio, presentando celebri brani del loro repertorio ma anche omaggiando pezzi di storia della musica italiana e internazionale come dimostrano la cover di "Se telefonando" di Mina e l'accenno a "London Calling" dei The Clash. Max Pezzali propone in solitaria le ballate celeberrime dei suoi 883 come "Una canzone d'amore", "Nessun rimpianto", "Come mai", mentre sceglie il duetto con i suoi compagni di avventura per "Gli anni", e canzoni dal maggior ritmo tra cui "Sempre noi". Nek opta per una carrellata ventennale delle sue hits più famose da "Laura non c'è" a "Almeno stavolta", "Sei grande" e "Sei solo tu", mentre Francesco Renga orienta la scaletta su brani principalmente relativi alle sue ultime produzioni senza peraltro non lesinare le liriche come "Angelo" e "Meravigliosa" che hanno contribuito fortemente alla sua popolarità. Uno spettacolo non limitato alle canzoni e alla musica, ma in cui il trio si concede ai fans con ammirevoli umiltà e entusiasmo, raccontando aneddoti legati alle varie esperienze vissute sui palchi di tutta Italia e dietro le quinte. ​
La passionalità di Nek, l'esuberanza di Francesco Renga e la giovialità di Max Pezzali non lasciano un attimo di noia al pubblico, tenendolo sempre sulla corda e coinvolgendolo in una successione esaltante di ricordi per gli adulti e sensazioni nuove per i numerosi giovanissimi presenti. "La prima boy band per adulti", come è stata definita, sta conquistando in realtà una platea generalizzata e ben assortita, catturata dalla qualità delle loro performances e dall'immortalità dei loro successi.


 Immagini tratte da :


- Immagine 1 da 
https://www.facebook.com/NekOfficial/
- Immagine 2 da 
https://www.facebook.com/RengaOfficial/

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22/2/2018

DÁLAVA - Julia Úlehla e Aram Bajakian a Pisa

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Il duo newyorkese nell’unica tappa toscana del tour europeo a presentare la personalissima ricerca musicale su testi della tradizione orale della Moravia

Lunedì 26 febbraio (ore 21) il Cantiere Sanbernardo di Pisa ospiterà il progetto del duo newyorkese composto da Aram Bajakian chitarrista di fama internazionale (ha suonato con John Zorn, Lou Reed, Yusuf Lateef) e Julia Ulehla (mezzo soprano dalle spiccate abilità performative e per anni attrice del Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards di Pontedera). Un'esperienza sonora che porta lo spettatore in un viaggio commovente lungo quasi cent'anni di passione per la musica, per la ricerca artistica e per la cultura popolare. Ad aprire il Josephine Duo, band folk psichedelica tutta al femminile. Info: www.cantieresanbernardo.com
Cantiere Sanbernardo
Per info: www.cantieresanbernardo.com – info@cantieresanbernardo.com
Ufficio stampa: comunicatistampa@cantieresanbernardo.com
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​Lui è Aram Bajakian chitarrista di fama internazionale che ha suonato con John Zorn, Lou Reed, Yusuf Lateef. Lei è Julia Ulehla, mezzo soprano dalle spiccate capacità performative e per anni attrice del Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards di Pontedera. Entrambi Newyorkesi, in occasione del loro tour europeo 2018 suoneranno a Pisa lunedì 26 febbraio al Cantiere Sanbernardo di via Gori alle ore 21, presentando il progetto Dálava: una loro personalissima ricerca musicale su alcuni testi della tradizione orale della Moravia. Il progetto scava nelle radici famigliari di Julia: il suo bisnonno, Vladimir Úlehla (1888-1947), biologo di professione, animato da passione etnomusicologica, raccolse canti popolari nel villaggio moravo di Strážnice, oggi collocato ai confini tra Repubblica Ceca e Slovacchia. La sua raccolta fu pubblicata postuma nel 1949 nel volume “Živá Piseň” (“Canzoni Viventi”). Da questo corpus e da altre registrazioni sul campo fissate dal nonno di Julia, la cantante e il chitarrista hanno attinto e tratto ispirazione per produrre prima il loro esordio “Dálava” (2014) e ora un secondo capitolo, intitolato “The Book of Transfigurations”.
Al Cantiere Sanbernardo i Dálava presenteranno una scelta di ballate tradizionali rivisitate con impeccabile eleganza dalla voce ricercata e poliedrica di Julia Ulehla e dalla chitarra sempre perfetta di Aram Bajakian spaziando numerosi stili, dal post-rock all'avant-jazz fino all'ambient, il minimalismo e l'improvvisazione. Un'esperienza sonora che porta lo spettatore in un viaggio commovente lungo quasi cent'anni di passione per la musica, per le contaminazioni tra umani e per la cultura popolare. www.dalavamusic.com
 
Proprio per lo spirito di contaminazione e scambio, in apertura al concerto del duo statunitense il Cantiere Sanbernardo ospiterà un progetto musicale nato a Pisa e ora residente in Liguria: Josephine Duo, che attraverso le energie di Josephine e Sara affronta un percorso sonoro e performativo pisichedelico e post-folk, con chitarra acustica e piccoli strumenti improvvisati, attingendo dalle canzoni originali di Josephine e dall'esperienza di ricerca vocale e teatrale di Sara.
 
 
 
 
Dàlava - Julia Úlehla e Aram Bajakian - www.dalavamusic.com
Quando: lunedì 26 febbraio
Dove: Cantiere Sanbernardo, via Pietro Gori, Pisa
Orario: ore 21
Info: www.cantieresanbernardo.com
 

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16/2/2018

BIANCO: è partito ieri sera dal Locomotiv di Bologna il Quattro Tour

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​ll club tour, curato da INRI e Ronzinante, ha preso il via dal Locomotiv di Bologna con la band al completo composta da Filippo Cornaglia, Damir Nefat, Matteo Giai e Andrea De Carlo. Le prossime date del tour dell'artista torinese saranno:

16.02.18 La Cantinetta - Macerata - prevendite 
17.02.18 Soul Kitchen - Sulmona 
23.02.18 Smav - Santa Maria a Vico - Caserta
24.02.18 Monk - Roma - prevendite
28.02.18 Salumeria della Musica - Milano - prevendite
03.03.18 Capanno Black out - Prato - prevendite
09.03.18 Hiroshima Mon Amour - Torino - prevendite
10.03.18 Latteria Molloy - Brescia - Ronzinante Festival
07.04.18 Casa Delle Arti - Conversano - Bari - prevendite 

Quattro ha già conquistato pubblico ed addetti ai lavori per il suo essere un disco pieno di musica, suonato e prodotto per essere sentito con calma ed attenzione, facendolo crescere ad ogni ascolto.

Bianco dice a proposito del tour: “Tra pochi giorni inizia il QUATTRO TOUR e non stiamo più nella pelle, le nostre mani si aggrappano ai manici, alle bacchette e ai tasti neri e bianchi come edera impazzita che non ne ha mai abbastanza. Continuiamo a provare solo per il gusto di suonare e risuonare la scaletta nuova che, al quarto album, ha tutto quello che serve per fare impazzire noi ed il pubblico”.

Questo il disco nelle parole del suo autore: “Un disco che parla di amicizia. Amicizia tra due uomini, tra uomo e donna, tra due amanti, tra una donna e un barbagianni, tra madre e figlia. Amicizia tra musicisti, tra strumenti musicali, tra cambiamento e tradizione. Parla di medici, di comici, di bestie innamorate, di autogol e di grandi camminate. Di fabbrica, di anni '90 e anche di canne e di imbarchi.” 

Registrato al Superbudda Studio di Torino e prodotto da Marco Benz Gentile, QUATTRO è stato anticipato dai singoli "Felice" e "30-40-50" e ha segnato il ritorno sulla scena di un cantautori tra i più apprezzati della scena italiana attuale. Dopo aver accompagnato con la sua band Niccolò Fabi nel corso del lungo tour di promozione all'album "Una somma di piccole cose", Bianco ha presentato il suo nuovo album di inediti a tre anni di distanza da "Guardare per aria". QUATTRO è uscito il 19 gennaio scorso e si compone di undici brani che si aprono a una ricchezza di osservazioni e sonorità, che indagano l'interiorità e relazioni umani diverse. ​

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15/2/2018

DUNK in tour: le prossime date

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di ​Alice Marrani
Continua il tour dei DUNK per la presentazione dell’omonimo disco d’esordio, pubblicato da Woodworm Label a gennaio. I Dunk sono in realtà un progetto variegato, stratificato e allo stesso tempo un’unione di storie, di stili e di percorsi che si incrociano.
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Marco e Ettore Giuradei, protagonisti del mondo indie bresciano, si uniscono alla storica batteria dei Verdena, in un esperimento che esordisce ufficialmente ad aprile del 2017 con un notevole riscontro del pubblico.
Marco Giuradei e Luca Ferrari si erano conosciuti per caso, durante una data del progetto Giuradei a Bergamo. L'amicizia si rafforza, negli anni, con una serie di interminabili Jam Session all'HenHouse Studio di Albino.
Nel frattempo, Ettore, fratello di Marco e deus ex machina dei Giuradei, comincia a scrivere nuove canzoni con testi ispirati ad autori come Carmelo Bene e Antonin Artaud, toccando principalmente il tema del doppio e di una certa inadeguatezza dell'esistere. Al momento dell’esordio in trio però sentono che ai pezzi manca qualcosa. Ettore, fan dei Marta sui Tubi, contatta quindi il chitarrista Carmelo Pipitone: la band torna in sala prove a comporre nuovi pezzi che presenta poi, nel corso dell'estate, in alcuni live esclusivi.
Hanno debuttato il 12 gennaio con un disco robusto, viscerale, tormentato e visionario. Al centro, l'eterna lotta tra l'uomo e la sua coscienza, l'amore maniacale per le cose che non potrà mai avere, i dubbi sulla vita e sulla sua importanza.
Le nuove liriche di Ettore Giuradei, assente dalla scena musicale dal 2015, si sposano con una batteria corposa e materica, giri di chitarra che regalano sfumature inedite, tastiere che intessono la struttura profonda dei brani. Sia che si parli della scrittura che del live, “DUNK” è quel livido che, per quanto faccia male, continuiamo a toccare.
Il disco è stato pubblicato in anteprima streaming su Rockit ed è stato anticipato dal video e dal singolo É Altro, pubblicato in anteprima sempre su Rockit, e dal video Noi non siamo.

Le prossime date:  
17 febbraio: Firenze Glue
23 febbraio: Sant'Egidio alla Vibrata (TE) Dejavu
24 febbraio: Frattamaggiore (NA) Soundmusic club
03 marzo: Rimini Bradipop
08 marzo: Bologna Locomotiv
10 marzo: Modena Off
17 marzo: Milano Serraglio
24 marzo: Foligno (PG) Supersonic
31 marzo: Arezzo Karemaski
06 aprile: Bergamo Druso
07 aprile: Rovereto (TN) Smartlab
12 aprile: Roma Monk
14 aprile: Corneliano d'Alba (CN) Cinema Vekkio
25 aprile: Torino sudore | X Resistenza - sPAZIO211
 
Immagine tratta da: Big Time 

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9/2/2018

Al tempo del trap e dei talent c'è per fortuna ancora spazio per la poesia

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di Enrico Esposito
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​​Max Gazzè è uno degli interpreti più eclettici della canzone italiana da più di vent'anni. Al Festival di Sanremo fa la sua prima comparsa nel 1999 tra le "Nuove proposte" con "Una musica può fare", che diventerà una delle sue hit principali, come "Il timido ubriaco" del 2000 con cui ottiene un eccezionale quarto posto in classifica e un grande apprezzamento da parte di pubblico e critica ​per il suo stile personalissimo. A Sanremo Gazzè torna nel 2008 con "Il solito sesso", nel 2013 quando presenta al pubblico la canzone "Sotto casa" e nel 2018, infine, portando in scena un'antica narrazione legata alle sabbie e alle acque di Vieste, località del Gargano dall'incantevole bellezza. "La Leggenda di Cristalda e Pizzomunno" è un tuffo nell'incanto e nel tempo, la riproposizione di una tragedia d'amore in un contorno musicale di altra epoca, a capo del quale Max Gazzè veste i panni del più classico dei cantastorie. 
​Apre un pianoforte, lo affiancano gli archi, la fiaba si solleva sulle corde di un'arpa e la marcia scandita dalle percussioni e dai fiati. L'aura leggendaria insomma si impossessa dello spettatore in modo naturale. Non c'è un'antifona, non si sente la necessità di dover attendere prima di calarsi profondamente in un viaggio dalle tinte omeriche e dagli insegnamenti universali. Pizzomunno era un pescatore alto e forte, di bell'aspetto, che amava ed era ricambiato con sincera passione da Cristalda, una fanciulla di rara bellezza e dai capelli lunghi color dell'oro. Gli innamorati vivevano in un villaggio lungo le spiagge dell'odierna Vieste e ogni giorno il bel Pizzomunno, durante le sue battute di pesca, si imbatteva nei canti ammalianti delle sirene del mare che, rapite dal suo sguardo, erano arrivate a promettergli persino l'immortalità pur di conquistarlo. Ma il tenace pescatore non aveva mai ceduto alle loro avances, non aveva mai rinunciato alla sua Cristalda seppur costantemente le sirene rendessero pericoloso il suo ritorno dal mare scatenando onde aggressive e pericolose. Ma una notte, mentre i due innamorati si erano ritirati su un isolotto di fronte alla costa, Cristalda fu strappata al suo amato dalla furia cieca delle sirene che la rapirono per sempre incatenandola negli abissi della corrente. E si narra che Pizzomunno, dopo averla cercata invano, avesse invocato la fine della vita pur di ricongiungersi a lei, e fosse stato ritrovato il giorno dopo pietrificato, sotto le sembianze di un bianco scoglio alto venticinque centimetri che da allora veglia sulla spiaggia di Vieste e ha preso il suo nome. Ma se in vita il loro sentimento esclusivo non era destinato alla felicità, il mito riserva ai due amanti per l'eternità dell'incontro che ogni cento anni è a loro permesso, allorquando Cristalda riemerge dai fondali marini per riunirsi al fedele Pizzomunno.
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Lo scoglio di Pizzomunno sul litorale di Vieste (FG)

Nella sua interpretazione dal vivo sul palco dell'Ariston sanremese, così come nella versione in studio del brano, Max Gazzè riesce a fermare il tempo esattamente come accade ogni cento anni per Cristalda e Pizzomunno. Cadono i millenni trascorsi, gli uomini e le donne si spogliano delle loro singolarità per ascoltare una poesia altisonante e apprezzare la morale di una vicenda infelice per color che non sono in grado di perseverare le proprie battaglie di fronte a ostacoli tremendi. Gazzè dà l'impressione di recitare più che di cantare, tesse le trame della leggenda con un andamento dolce e pacato anche all'esplosione della tragedia e nello scontro con la morte. A turno si cala negli animi di Cristalda e di Pizzomunno, entra nei loro pensieri massimi e parla con le loro voci. Si fa interprete di un'armonica lirica in versi ispirati al co-autore Francesco De Benedittis da un incontro fondamentale avvenuto durante una vacanze tra i tesori di Vieste. L'incontro con le ragazze dell'associazione Aruska, e del loro amore incessante per il Gargano e la sua storia che le ha portate a porsi al servizio di questa terra decantandola tra i turisti e gli abitanti di Vieste.

 Immagini tratte da:
​

-Immagine 1: https://itunes.apple.com/it/album/la-leggenda-di-cristalda-e-pizzomunno-single/1342331805

- Immagine 2: http://www.vieste-gargano.com/vieste1.htm

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9/2/2018

Al Viper Theatre di Firenze l'unica data italiana dei Gizmodrome

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Comunicato stampa
GIZMODROME
feat.
Stewart Copeland, Adrian Belew, 
Mark King, Vittorio Cosma

Venerdì 2 marzo 2018 – ore 21,30
Viper Theatre – via Pistoiese / via Lombardia – Firenze
Biglietto: 25 euro; prevendite nei punti www.boxofficetoscana.it/punti-vendita e online su www.boxol.it tel. 055 210804 e www.ticketone.it tel. 892101
Info tel. 055.218647 - 055 0195912 - www.lndf.it - www.viperclub.eu

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STICK MEN
feat.
Tony Levin, Pat Mastelotto, Markus Reuter
Sabato 3 marzo 2018 – ore 21,30
Viper Theatre – via Pistoiese / via Lombardia – Firenze
Biglietto: 18 euro; prevendite nei punti www.boxofficetoscana.it/punti-vendita e online su www.boxol.it tel. 055 210804
Info tel. 055.218647 - 055 0195912 - www.lndf.it - www.viperclub.eu
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Al Viper Theatre di Firenze arrivano i Progressive Heroes!

Tutto in un fine settimana, venerdì 2 e sabato 3 marzo. Nelle due serate vedremo salire sul palco mostri sacri del rock come Stewart Copeland, Adrian Belew, Mark King, Tony Levin, Pat Mastelotto…

Inaugura venerdì 2 marzo (ore 21 – biglietto 25 euro) l’unica data italiana dei GIZMODROME, super-band formata da Stewart Copeland dei Police, Adrian Belew dei King Crimson, Mark King dei Level 42 e il tastierista italiano Vittorio Cosma, ex componente di PFM e collaboratore storico di Elio e Le Storie Tese.

In primo piano l’album eponimo “GIZMODROME”, uscito lo scorso autunno e accolto dagli osanna di critica e pubblico. Un disco che combina un karma musicale istantaneo, riportando il pubblico a quando la musica rock veniva suonata da musicisti unici, quando l'audacia era un must, quando ascoltare un album era un'esperienza da godersi dal primo all'ultimo brano. In studio vigeva una sola regola: tutto è permesso.

Registrato a Milano e prodotto da Claudio Dentes, “GIZMODROME” è una  combinazione di tutto ciò che ha reso famosi i quattro musicisti. Il genio nervoso di Copeland alla batteria, l'incredibile basso di Mark King, le chitarre e le parti vocali di Adrian Belew…  

Il week-end all-star del Viper continua sabato 3 marzo (ore 21 – biglietto 18 euro) con gli STICK MEN, super-band votata al rock progressive che allinea la sezione ritmica dei King Crimson, Pat Mastelotto e Tony Levin, e il mago della touch guitar Markus Reuter. L’occasione è data dal “Prog Noir Tour 2018”, dal titolo dall’ultimo album. In scaletta tanti omaggi al repertorio del Re Cremisi.

ABBONAMENTO – E’ disponibile un abbonamento per entrambi i concerti al prezzo speciale di 36 euro. Biglietti e abbonamento sono in vendita nei punti www.boxofficetoscana.it/punti-vendita e online su www.boxol.it (tel. 055 210804) e www.ticketone.it (tel. 892101). 

Guarda il video Gizmodrome "Man In The Mountain"
https://www.youtube.com/watch?v=yh6ivWu9SLw

Guarda la video-intervista Fanpage a Vittorio Cosma (Gizmodrome)
https://www.youtube.com/watch?v=Fqzwu7YxZSg

Guarda la video-intervista alla band Gizmodrome
https://www.youtube.com/watch?v=ENQvYZGQ_6c

Guarda il video Stick Men - Prog Noir
https://www.youtube.com/watch?v=YR78Elff0Qs
​
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2/2/2018

CS. "Vivi muori blues ripeti" - Il 23 marzo esce il nuovo album dei Bud Spencer Blues Explosion

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Dopo quattro anni d’attesa, tornano i BUD SPENCER BLUES EXPLOSION, il duo formato da Adriano Viterbini e Cesare Petulicchio, con un nuovo disco di inediti registrato completamente in analogico: ““VIVI MUORI BLUES RIPETI”, in uscita il 23 marzo per La Tempesta Dischi .


I Bud Spencer Blues Explosion annunciano anche le prime date del “VIVI SUONA BLUES RIPETI TOUR”, curate da DNA concerti, dodici occasioni per apprezzare dal v0vo la loro straordinaria potenza musicale. Il calendario è in continuo aggiornamento.


VIVI SUONA BLUES RIPETI TOUR
31/03/2018 Roma Monk
01/04/2018 Cesena Vidia
02/04/2018 Molfetta (BA) Eremo
05/04/2018 Milano Santeria
06/04/2018 Brescia Latteria Molloy
07/04/2018 Torino sPAZIO211
13/04/2018 Napoli Galleria19
14/04/2018 Firenze Auditorium Flog
19/04/2018 Bologna Locomotiv Club
20/04/2018 Treviso New Age
27/04/2018 Fermo Heartz
28/04/2018 Perugia Urban


Info e prevendite: www.dnaconcerti.com
Management : Stefano Brambilla s.brambilla@punkforbusiness.com
Booking ; Dna Concerti - https://www.dnaconcerti.com/
Etichetta : La Tempesta http://www.latempesta.org/
Ufficio Stampa : Big Time www.bigtimeweb.it
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BUD SPENCER BLUES EXPLOSION BIOGRAFIA

Il duo alt-rock
Bud Spencer Blues Explosion nasce all’inizio del 2007 a Roma. Cesare Petulicchio e Adriano Viterbini hanno da subito un ottimo seguito sul web. Nella primavera del 2007 viene pubblicato l'esordio dei BSBE: si intitola “Happy” ed è un autoprodotto fulminante che contiene le loro prime dieci composizioni, metà delle quali non superano i due minuti.

Nello stesso anno sono finalisti dell’Heineken Jammin’ Contest e si esibiscono sul palco dell’Heineken Jammin’ Festival di Mestre dove verranno poi premiati come miglior band del Contest 2007.
Nel 2008 la loro attività continua con un tour invernale di oltre 40 date in tutta Italia fino ad arrivare al Primo Maggio 2009 grazie al contest Primo Maggio tutto l'anno, nel quale si aggiudicano il Premio S.I.A.E. "in virtù della grande energia sprigionata sul palco unita all'originalità e freschezza della proposta artistica". Nello stesso anno esce con l'etichetta Yorpikus Sound, distribuito da Audioglobe, l'album omonimo “Bud Spencer Blues Explosion”, contenente 12 tracce registrate in studio (tra cui la cover in italiano di Hey Boy Hey Girl dei Chemical Brothers). Sempre nel 2009 i BSBE iniziano un tour di sei date negli Stati Uniti.
Sempre nel 2009 vengono premiati dal circuito dei live club italiani KeepOn come “Band rivelazione dell’anno”.
Nel 2010 suonano nuovamente al concerto del Primo Maggio e questa volta fanno parte del cast ufficiale della manifestazione. Inoltre si esibiscono anche a Italia Wave oltre che al Mi Ami. In vista del loro nuovo album, registrano in studio a Milano la cover degli LCD Soundsystem “Daft Punk is playing in my house”, che vede la collaborazione alla voce del cantante e dj italiano Alessio Bertallot e del bassista Saturnino Celani, compositore e storico bassista di Jovanotti, assieme ai quali terranno un tour di 10 date nei più importanti live club d’Italia.
Sempre nel 2010 registrano anche il brano “Io sono il Terribile”, inserito nella compilation Romanzo criminale - Il CD.
Nel 2011 esce “A Fuoco Lento Live Ep”, un extended play disponibile in CD, vinile 10’ pollici e in downloading che racconta il concerto tenuto il 14 marzo al Circolo degli Artisti a Roma. L'EP contiene solo cover completamente reinterpretate, come Voodoo Child di Jimi Hendrix e Killing In The Name dei Rage Against the Machine. Nell'agosto dello stesso anno Adriano Viterbini vince il Premio KeepOn 100% Live nella categoria “Miglior musicista live”.
Il 4 novembre 2011 esce il loro nuovo album, dal titolo “Do It” (acronimo di “Dio odia i tristi”), per l'etichetta Yorpikus Sound. Il primo singolo estratto dall'album è “Cerco il tuo soffio”. Seguirà un tour di oltre 100 date in Italia e un mini tour in Europa.
Nel settembre del 2011 partecipano, assieme a Verdena, Afterhours e Marlene Kuntz, al cast del film “Cosimo e Nicole” del regista Francesco Amato.
Nel febbraio 2012 i BSBE si esibiscono a Memphis, in occasione dell'IBC (International Blues Challenge). Nello stesso anno pubblicano il DVD live in studio “DO IT YOURSELF - Nel Giorno Del Signore”. Nell'agosto 2012 si esibiscono alla 20ª edizione dello Sziget Festival, in Ungheria. Inoltre collaborano con Marina Rei al brano “Mani sporche”, contenuto nell'album “La conseguenza naturale dell'errore”. Sempre nel 2012 partecipano al brano “Presto” del cantautore Pacifico insieme a Frankie HI-NRG MC, inserito nell'album “Una voce non basta”.
Il gruppo ritorna nell'aprile 2014 con il singolo “Duel”, pubblicato assieme a un videoclip diretto da Alex Infascelli. La B-side del singolo è una cover del brano “Altitude” di Chris Whitley. Viene inoltre comunicato che il terzo album del gruppo è prodotto da Giacomo Fiorenza e sarà pubblicato dalla 42Records. Il 3 giugno 2014 viene pubblicato l'album “BSB3”.
Sempre nel giugno 2014 viene pubblicato il secondo singolo “Miracoli”, con un videoclip sempre diretto dal regista Alex Infascelli.
Seguirà un tour di più di un anno e mezzo che li porterà a vincere il premio PIMI come “Miglior spettacolo live” e il premio KeepOn come “Best Live”.

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2/2/2018

Rewind: The Jimi Hendrix Experience – Electric Ladyland

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di ​Carlo Cantisani
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Il ’68 in Europa e negli Stati Uniti è stato un anno fondamentale per lo sviluppo della cultura occidentale, culmine di una fase dolorosa e nello stesso tempo liberatoria visto il continuo avvicendarsi di eventi che sconvolsero lo scenario internazionale durante gli anni ‘60. Quella parte di mondo era attraversata, in generale, da una voglia di cambiamento che si rifletteva nella radicale messa in discussione dei vecchi principi sui quali si erano fondate le società di quei paesi. In questo contesto, la musica divenne la cassa di risonanza per le nuove generazioni. Ovunque la parola d’ordine era “l’immaginazione al potere” e di questa dirompente idea la sfera musicale si fece carico. Fu proprio la musica il mezzo privilegiato attraverso cui si voleva dare vita a nuove idee e prospettive, per il fatto di essere un linguaggio universale, aggregante e capace di attivare corde emotive profonde. Jimi Hendrix fu uno dei più incredibili e rappresentativi emissari di questo nuovo modo di vedere il mondo attraverso il caleidoscopio multicolore della musica riuscendo, durante un breve ma estremamente creativo percorso artistico ed esistenziale, a cambiare per sempre le carte della musica internazionale. Sin dalla pubblicazione del primo disco Are You Experienced? nel 1967 fino alla morte nel settembre del 1970, bastarono essenzialmente quattro dischi ufficiali, insieme alle tournée e ai concerti fuori dal comune, per far assurgere Hendrix a mito non solo musicale ma anche generazionale. Gli anni ’60 hanno rappresentato un terreno fertile per la creazione e, simultaneamente, la ricezione di nuove icone, specialmente in ambito musicale: Jim Morrison si immolava come un nuovo Cristo decadente per un’intera generazione, Janis Joplin annegava nel blues il lato più fragile ed emotivo di quegli anni, Bob Dylan era il menestrello errante che con chitarra, armonica e una prosa piena di metafore raggiungeva persone lontane e abbatteva confini. Per non parlare poi dei Fab Four, che hanno praticamente creato il concetto stesso di mito popolare moderno. E questo solo per citare i più noti. Ma se c’è qualcosa che la storia di quel decennio ha dimostrato è che un gesto, una parola, un discorso o un pensiero fatti al momento giusto possono assurgere a mito e smuovere migliaia di persone. Jimi Hendrix incarnava probabilmente l’aspetto più selvaggio, folgorante e creativamente travolgente di quel comune percepire negli anni ‘60. L’arte del musicista e chitarrista americano era una vera e propria esperienza, resa totalizzante proprio grazie a un suono, quello della chitarra, che voleva a tutti costi essere fisico, farsi non solo ascoltare ma anche percepire lungo il corpo. Se oggi, con Hendrix, possiamo tranquillamente dire che esiste un prima e un dopo per la chitarra è proprio perché questo strumento, nelle sue mani, è riuscito a diventare qualcosa di più: il prolungamento estremo della propria personalità. Nonostante oggi lo stile chitarristico di Hendrix sia stato assorbito, metabolizzato, integrato e reinventato, quello che rimane insuperato, probabilmente, è l’incredibile sfaccettatura di un suono che riesce a essere estremamente “concreto” e allo stesso tempo impalpabile. Il tocco di Hendrix è continuamente percorso da una necessità irrefrenabile di spostare un po’ più in là i confini che esso stesso crea: perennemente alla ricerca di qualcosa, in fuga e pronto a rinnegare ciò che ha costruito prima. I suoi assoli sono un continuo processo di creazione e distruzione in cui i linguaggi del blues, rock, jazz e della psichedelia vengono fusi insieme in un magma lavico ad alto voltaggio. La chitarra di Hendrix riusciva a dare vita a visioni, che poi erano quelle di un’intera generazione: la libertà, le utopie, il pacifismo, l’immaginazione, le fughe della mente, le alterazioni di ogni tipo, il corpo, il sesso, l’amore. Un’esperienza, quindi, e un inno ai sensi che non a caso prese il nome di The Jimi Hendrix Experience, uno dei power trio più famosi di sempre, composto insieme ai britannici Noel Redding al basso e Mitch Mitchell alla batteria. Dopo i successi di Are You Experienced? e di Axis: Bold as Love, nel settembre 1968 il gruppo dà alle stampe il suo terzo (e ultimo, per quanto riguarderà la formazione con gli Experience) album, Electric Ladyland, ennesimo capolavoro dove si continuavano ad abbattere i confini all’interno del rock. La pubblicazione del doppio vinile aveva avuto solo un mese prima la “benedizione” di un evento molto importante, divenuto anch’esso simbolo di quegli anni: il festival di Woodstock. Durante l’ultimo giorno della manifestazione, Hendrix maledì l’America razzista, imperialista, perbenista e guerrafondaia con la sua versione stuprata dello Star Spangled Banner, l’inno nazionale americano, ponendo una dolorosa pietra tombale su un decennio di grandi speranze. Gli anni delle rivoluzioni stavano tragicamente volgendo al termine, ma la musica non voleva ancora arrendersi, continuando ad essere ben presente tramite i vari capolavori pubblicati lungo tutto l’arco del ’68. Insieme all’esibizione di Woodstock, Electric Ladyland, per Hendrix, sembrava essere uno degli ultimi ma potenti scossoni di quell’immaginazione che non voleva cedere il potere. Anzi, il musicista americano rilanciò ancora di più la sua sfida con un disco la cui portata si rivelò rivoluzionaria. Questa volta, oltre alla solita sulfurea base di blues e rock, Hendrix radicalizza la sua visione psichedelica della musica e inizia a giocare anche con altri generi, forse non in modo preponderante, ma comunque in maniera sufficiente per poter aprire nuovi scenari alla sua musica. Insieme ai musicisti, è l’intero studio di registrazione, con strumentazione per l’epoca all’avanguardia, a partecipare alla riuscita dei pezzi, con un lavoro di produzione certosino e curato sin nei minimi dettagli, com’era d’altronde d’abitudine per Hendrix. Sonorità funk come in Crosstown Traffic o più virante all’R&B e al soul in Have You Ever Been (To Electric Ladyland) dimostrano ancora di più la versatilità del suo songwriting che, se sin dagli esordi aveva manifestato già una piena maturità, in questo album non fa altro che andare oltre i suoi stessi limiti. Voodoo Child (Slight Return), Gypsy Eyes e la cover, completamente stravolta, di All Along The Watchtower di Bob Dylan, drammaticamente coinvolgente grazie ai soli di chitarra e al ritmo sostenuto, diventarono dei classici istantanei. Il cuore elettrico e visionario dell’album risiede, però, in due lunghi brani: Voodoo Chile e 1983… (A Merman I Should Turn To Be). Il primo, di circa quindici minuti, è una lunga panoramica omnicomprensiva dell’universo blues di Hendrix come non ne aveva incisi prima, dandone prova solo ai concerti. Non a caso, il chitarrista volle ricreare l’atmosfera di un live invitando degli ascoltatori in studio, e inoltre facendosi accompagnare per l’occasione da Jack Casady, basso dei Jefferson Airplane e Steve Winwood, mente dei Traffic, all’organo. Il secondo è il pezzo più sperimentale di Hendrix, dove la compenetrazione di testo e musica è fondamentale. Raccontando la fuga da un pianeta sconvolto dalla guerra, l’artista e la sua compagna trovano nella profondità del mare il loro rifugio, un nuovo pacifico Eden. La musica segue questo simbolico viaggio attraverso suoni, rumori e feedback che imitano la discesa negli oceani, anticipando di un anno le sperimentazioni dei King Crimson che daranno vita al filone del prog. Un brano dal mood onirico, tanto più se si considera che i due pezzi Rainy Day, Dream Away e Still Raining, Still Dreaming fanno da prologo ed epilogo a 1983…
Il sogno si spezzò nel settembre 1970, lasciando aperto il dubbio su ciò che avrebbe potuto continuare a comporre e sperimentare se non se ne fosse andato così presto. Dopo gli Experience, Jimi Hendrix aveva fondato la Band of Gypsys e sognava collaborazioni con Miles Davis e chissà quali altre direzioni verso cui spingere la sua musica. Con la morte di Hendrix, l’utopia del potere dell’immaginazione aveva completamente perso la sua forza.

The Jimi Hendix Experience – Electric Ladyland (Experience Hendrix, MCA Records, 1968)
​
  1. …And The Gods Made Love
  2. Have You Ever Been (To Electric Ladyland)
  3. Crosstown Traffic
  4. Voodoo Chile
  5. Little Miss Strange
  6. Long Hot Summer Night
  7. Come On (Let The Good Times Roll)
  8. Gypsy Eyes
  9. Burning Of The Midnight Lamp
  10. Rainy Day, Dream Away
  11. 1983… (A Merman I Should Turn To Be)
  12. Moon, Turn The Tides… gently gently away
  13. Still Raining, Still Dreaming
  14. House Burning Down
  15. All Along The Watchtower
  16. Voodoo Child (Slight Return)


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