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22/2/2019

Al Mandela Forum di Firenze sbarca l’8 Tour dei Subsonica

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Dopo aver attraversato i club di tutta Europa con l’“European reBoot 2018”, i Subsonica arrivano in Italia con il loro “8 Tour”. La nuova tournée fermerà sabato 23 febbraio ferma al Mandela Forum di Firenze (ore 21) per l’attesissimo ritorno al pubblico toscano.

I biglietti - posti numerati da 30 a 40 euro, parterre in piedi 30 euro – sono disponibili online su www.ticketone.it e nei punti vendita di Boxoffice Toscana www.boxofficetoscana.it/punti-vendita. 

La scaletta prevede i nuovi brani tratti dall’ultimo album “8”, uscito lo scorso ottobre per Sony Music, insieme ai pezzi classici della loro ventennale carriera. Ospite speciale del tour sarà Willie Peyote, rapper di Torino, autore di testi brillanti, testimone di una rinata vitalità musicale torinese, che ha collaborato con i Subsonica alla realizzazione del singolo “L’incubo”.

“8”, ottavo album in studio dei Subsonica è stato anticipato da “Bottiglie rotte”, singolo pubblicato a settembre. Da novembre, inoltre, è in rotazione radiofonica “Respirare”, estratto dal disco e accompagnato da un videoclip diretto dal visionario regista Donato Sansone.

8 è l’ottavo album di una band che, pur continuando a evolvere nel proprio approccio alla musica e senza mai smettere di sperimentare, è riuscita a coinvolgere un pubblico sempre più ampio. 
 
8 è la stilizzazione del tempo che gira su se stesso, è la rappresentazione dell’infinito, è l’occasione per ridefinire un punto di partenza dopo le pause individuali, ricominciando da dove tutto è iniziato. Ma è anche e soprattutto un album di riflessione attenta sul tempo presente.

In questi ultimi anni i Subsonica hanno fatto molto altro.
Foto
Samuel voleva sperimentare l’avventura da solista. Ha creato “Il codice della bellezza”. Inoltre si è impegnato in svariate collaborazioni, tra cui quelle con Mannarino e Tom Morello, già chitarrista dei Rage Against The Machine.
 
Max, distanziandosi dalla scrittura delle canzoni, ha esplorato, invece, l’alchimia fra suoni e rumori nell’elettronica sperimentale dell’album “Glasstress” e nell’ultra jazz del progetto MCDM con l’album “The City”, dedicandosi anche al cinema (colonna sonora del film “Uno per tutti” di Mimmo Calopresti) e alla scienza “botanica” con Deproducers.
 
Boosta a sua volta si è cimentato con la dimensione individuale e ha prodotto il suo primo album “La stanza intelligente”, collaborando con autori quali Luca Carboni, Enrico Ruggeri e Malika Ayane. Ha firmato, poi, le colonne sonore delle serie “1992” e “1993” per Sky Atlantic.
 
Ninja ha dato ritmo al progetto elettronico Demonology HiFi insieme a Max nell’album “Inner Vox”, mettendo anche in mostra le proprie qualità di batterista, sia in veste di session man, sia collezionando grandi quantità di like sui social.
 
Vicio ha sfornato, da parte sua, un singolo con Ezra James, oltre a collaborare con nomi storici della musica italiana e produrre nel suo studio svariati artisti indipendenti. E ha scritto un libro, di prossima uscita, sulle pratiche di yoga applicate alla musica.
 
Strade molto diverse.
 
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Poi è arrivata la chiamata. Bisognava tornare a casa.
 
Una creatura costruita in più di 20 anni di vita, di energie, di capacità, di lavoro, diventa qualcosa che vivendo di vita propria manifesta volontà ed esigenze. Più forti di quelle dei suoi singoli organi vitali.
 
Per ritrovare un punto di partenza, la band ha scelto di ricominciare dalla propria storia, ispirandosi a quel numero 8 che richiama la suggestione circolare del tempo. 
Un gruppo che rimane fedele a se stesso abbastanza a lungo riesce a vedere il proprio passato tornare attuale.
 
E infatti “8” incomincia, quasi provocatoriamente, da quegli anni ‘90 dove tutto ha avuto inizio.  Scommettendo sulla loro attualità.

Per poi proiettarsi, traccia dopo traccia, progressivamente verso il futuro.
Con parole che guardano il presente di questi “anni senza titolo” dritto negli occhi.
L’album è stato scritto e registrato a Torino (gennaio/giugno 2018), nel quartiere Vanchiglia, tra le pareti di quello Studio Andromeda che ha sostituito la storica Casa Sonica.
 
È stato prodotto interamente dalla band, sotto la supervisione di Max, che ne ha anche curato la registrazione. Il mixaggio, realizzato a Londra, è stato affidato a Marta Salogni. Giovanissima engineer e producer italiana, trasferitasi in Inghilterra da 10 anni, Marta ha recentemente firmato il mix dell’ultimo album di Björk.
 
Per l’unico featuring (“L’incubo”) è stato coinvolto il rapper torinese Willie Peyote, volto nuovo della scena cittadina, già amatissimo in tutta Italia. E molto stimato dai Subsonica.
 
L’artwork è stato affidato a Marino Capitanio, graphic designer poco più che trentenne attualmente attivo ad Amsterdam.

RTL 102.5 è la radio partner ufficiale.


https://8.subsonica.it - www.lndf.it

Segui i Subsonica su
https://8.subsonica.it
IG @subsonicaofficial
FB @Subsonica
#subsonica8

Biglietti (esclusi diritti di prevendita)
1° settore numerato 40 euro
2° settore numerato 35 euro
3° settore numerato 30 euro
Parterre in piedi 30 euro

Prevendite
Circuito Box Office Toscana www.boxofficetoscana.it/punti-vendita (tel. 055 210804)
Ticket One www.ticketone.it (tel. 892 101)

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15/2/2019

Cosmic rain

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Cronaca di un successo annunciato
di Enrico Esposito
Senza staccare la spina. Senza permettere di riprendere fiato, se non in pochi momenti. Non sarebbe potuto accadere altrimenti. Non sarebbe stato lo stesso. La Rappresentante di Lista torna sul palco del Lumiere di Pisa, in un locale gremito, incuriosito, assetato. L’attesa si consuma in una calma positiva. Finchè, uno dopo l’altro, entrano in scena i sei membri della band. Dalle retrovie arrivano Marta Cannuscio (percussioni), Roberto Calabrese (batteria) ed Enrico Lupi (tastiere). Raggiungono le loro postazioni, “si piazzano” a scaldare l’ambiente, a preparare l’arrivo della “pole position”, con il basso di Erika Lucchesi, la chitarra di Dario Mangiaracina, e la voce di Veronica Lucchesi. La RTDL è adesso pronta, schierata di fronte a chi l’ha scelta per la sera dell’8 febbraio. E può cominciare il suo racconto.
Foto
Si scatena ben presto una tempesta elettrica che avvolge l’atmosfera per mezzo dei suoni martellanti degli strumenti, della bruciante passione delle voci, e di un travolgente utilizzo delle luci che si succedono nell’accecare, nell’incupire e nell’incantare. L’intera performance pulsa di una fondamentale corporeità in linea con i contenuti di “Go Go Diva”, il terzo e ultimo album della band pubblicato appena a dicembre e protagonista del tour da poco partito lungo la penisola. Veronica dirige l’orchestra accompagnata da Dario ed Erika in preda a una libertà espressiva che contagia gli spettatori senza troppi filtri. “Questo corpo”, “The bomba”, “Alibi” e tutte le altre tracce di “Go Go Diva” mettono in mostra i loro molteplici significati, le “confessioni” rilasciate dalla protagonista femminile del disco. Un’anima che assume a pieno la vita nei ricordi della propria famiglia, nella descrizione dell’incontro con l’amore e i suoi risvolti, nei lineamenti dei suoi arti, del viso, all’interno della pelle. Si presenta come un’icona fuori dal tempo e dai spazi, dentro la quale si uniscono in coro pensieri di uomini e donne, ragazzi e ragazze, come quelli sul palco o sotto il palco. Lo spettacolo di sensi e arte che la Rappresentante di Lista compone ha nella musica il trampolino per spiccare un tuffo spontaneo nella riflessione. ​
Si, perchè nonostante a volte l’impianto sonoro si esibisca secondo una tensione elevata che si attenua in pochi istanti, sono i messaggi lanciati dalle canzoni a catturare l’attenzione del pubblico, a far si che dall’ascoltare e analizzare si passi al condividere idee, emozioni, incazzature. Questo accade ancor di più quando, verso la fine della performance, l’elettronica lascia lo spazio all’affascinante raccoglimento dell’acustica di “Siamo ospiti”, “Un’isola”, e per finire “Wow”. il loro nuovo etereo singolo.

Foto dell'autore (Enrico Esposito e Giulia Moscatiello)

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15/2/2019

Perchè Sanremo è sempre Sanremo - Il Festival della polemica italiana

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di Federica Talarico

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A meno di una settimana dalla sua serata conclusiva, il Festival di Sanremo continua a far parlare di sé. Del resto, si sa, Sanremo non è Saremo senza le polemiche che lo riguardano (da ben 69 anni) e non potevamo non aspettarci un'ennesima controversia anche alla fine di quest'ultima edizione.

Quest'anno a vincere sono state la modernità, i ritmi orecchiabili, la musica fatta per dare voce alle proteste giovanili – il precariato, l'ansia per il futuro, la disumanità che ci circonda.
E in qualche modo, in un'Italia in crisi, nella quale si fa ancora molta fatica a parlare di tolleranza e multiculturalismo, ha vinto l'integrazione.

Perché Mahmood, vincitore del primo premio, è un giovane cantante figlio di madre sarda e padre egiziano; italiano come il festival, ma sono bastati il colore della sua pelle ed il sangue “impuro” nelle sue vene a farlo apparire come uno straniero agli occhi dei fan che, delusi, avrebbero certamente sperato nella vittoria di cantanti “autoctoni”.

Che poi, anni addietro, a vincere il festival furono personaggi quali Anna Oxa o Malika Ayane – entrambe nate da un genitore di sangue straniero – sembrano esserselo dimenticati in molti, forse complice il fatto che almeno loro la pelle l'hanno sempre avuta di colore bianca.
Foto
Mahmood mentre celebra la sua vittoria

Mahmood non rinnega certo le sue origini, ma si sente e si professa sinceramente italiano, e da italiano canta le stesse paure e preoccupazioni dei suoi coetanei, ovattandole all'interno di un ritmo orecchiabile e piuttosto difficile da dimenticare, una volta effettuato un primo ascolto.
Il suo è un brano contemporaneo, già in vetta a tutte le classifiche, e che ben rispecchia l'evoluzione moderna della musica italiana; la scelta della giuria critica non è stata certo casuale e ripiegare su un brano così al passo con i tempi, che sin dai primi giorni di rassegna svettava in cima alle playlists, è forse un modo come un altro per distaccarsi da quel vecchio festival così vetusto ed altezzoso.

La società, del resto, si evolve e la musica dovrebbe andare di pari passo.
​
Eppure questa vittoria è ancora troppo discussa, da chi non accetta di vedere un mezzo egiziano in cima al podio e chi polemizza riguardo a regole ingiuste e comprensibili, primo fra tutti il secondo classificato Ultimo, certamente vittima di una rancorosa dimenticanza perché nel 2018, con quelle medesime regole, è stato proprio lui a trionfare sul podio nella sezione Giovani.

Talvolta si vince, talvolta si perde... Ma ad essere sportivi, ci si guadagna sempre.

Certo, a guadagnarci è anche – come sempre – il Festival, che non manca mai di guadagnarsi ulteriore pubblicità e certezze di rinnovarsi, almeno per l'edizione successiva, una buona fetta di interesse ed attenzione da parte del pubblico.

Che poi se ne parli bene o male, fa lo stesso: la cosa importante è che se ne parli comunque.

​E se da sessantanove anni il Festival continua a far parlare di sé, qualcosa vorrà pur dire.

Immagini tratte da corriere.it

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7/2/2019

La Rappresentante di Lista al Lumiere di Pisa - Parte 1

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di Enrico Esposito
di Enrico Esposito
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"Go Go Diva". Ancora un personaggio femminile. E come potrebbe essere altrimenti.. Si perchè LRDL, La Rappresentante di Lista, è "una femmina che accoglie, che si prende cura, che ama; un progetto di ricerca, nato con un punto di vista plurale femminile" che trasfigura Veronica Lucchesi in Dario Mangiaracina da quasi dieci anni. Nel 2010 il loro primo incontro a Milano durante l'allestimento di uno spettacolo teatrale, il trasferimento a Palermo "felicissimo", perché portatore dell'incontro con giovani musicisti e fautore della nascita di una magica intesa di pensiero che ha trovato la sua espressione pregevole nella musica. Il canto di Veronica, la chitarra di Dario, dal 2015 la tromba di Enrico Lupi, le percussioni di Marta Cannuscio, e il supporto vocale di Erika, la sorella di Veronica. Nel corso dello scorso anno si unisce alla band anche il batterista Roberto Calabrese, mentre tra Marocco e Toscana Dario e Veronica completano la scrittura delle undici tracce che compongono dai capelli ai talloni il corpo di "Go Go Diva", il terzo album in studio della band uscito lo scorso 14 Dicembre per Woodworm Label,  dopo "Bu Bu Sad" del 2015 e "(per la) Via di casa" del 2011. 

​Questa sera a partire dalle 22:30 la band sarà di scena al Lumière di Pisa per una nuova tappa del tour che sta toccando la penisola seguendo una trasversalità che costituisce il nerbo del progetto LRDL. Il pop oscillante tra acustica e elettronica è queer nella sua accezione globale di "strambo", di sperimentale, in continua evoluzione. I brani de La Rappresentante di Lista vivono di un tempo narrato senza confini, in cui l'attuale, il ricordo e l'ipotesi si uniscono e si confrontano. Veronica e Dario scrivono lasciandosi andare all'istinto, all'elaborazione dei sensi che permettono di manifestare sensazioni molteplici. "Go Go Diva" celebra attraverso il singolo di lancio "Questo corpo" un desiderio profondo che si impossessa di tutti gli organi del corpo. Un impulso che prende forma e vita attraverso le rivelazioni di un'entità femminile che compie un viaggio connotato da nostalgia, solitudine, necessità, volontà provenienti dalle esperienze medesime della band. 
Foto
TRACKLIST "GO GO DIVA"
 
01_Questo corpo
02_Ti Amo (nanana)
03_Maledetta tenerezza
04_Alibi
05_Giovane femmina
06_Guarda come sono diventata
07_The Bomba
08_Panico
09_Poveri noi
10_Gloria
11_Woow
Immagini gentilmente fornite da Ufficio Stampa Big Time

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1/2/2019

“Come è profondo il mare” e i Mostri Sacri della musica italiana

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di Alice Marrani
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A prescindere dai gusti, dalle inclinazioni, dai percorsi (anche musicali) della vita di ognuno, tutti abbiamo una canzone, una voce, un disco che parla di un lato preciso di noi stessi, di un punto di svolta, di un pensiero vicino o lontano nel tempo. Quella voce diventa familiare, simbolo di una prima scintilla di ispirazione o sintesi nuova di mille precedenti scoperte. Ci sono alcuni dischi, cantanti, cantautori, musicisti, capaci di attaccarsi a qualcosa che rimane inalterato, oppure di diventare scoperta, rivelazione o semplicemente comunanza. Questo, forse, è parte di ciò che li rende permanenti, una voce presente nel passare degli anni, per generazioni diverse, diversi contesti. Quella voce raccontata da più persone suona in modo differente, diventa frastagliata e multiforme: a seconda di come la ascolti, ogni punto di vista la illumina da un lato diverso. Non è facile trovare l’angolazione giusta per tanti, il mezzo opportuno che mostri senza deformare. La musica che racconta la musica, poi, non è mai semplice da suonare, il rischio “brutta copia” e naso arricciato è sempre reale, a meno che non si voglia omaggiare un gigante rimanendo sé stessi. Se poi si parla di giganti della musica italiana, Lucio Dalla non può che essere fra questi. Non serve neanche dilungarsi a spiegare perché.
Prendete, quindi, cinque musicisti che raccontano nello stesso concerto lo stesso, grande, cantautore. Mettete che ognuno di questi aggiunga qualcosa di suo, di personale, un proprio riflesso musicale, un suo modo di cantare, suonare e raccontare. Ne deriva un’immagine sfumata, eterogenea eppure estremamente nitida. Come è profondo il mare è un ritratto a dieci mani e cinque teste nel quale la musica di Lucio Dalla incontra non solo la contemporaneità di Tommaso Novi, Giulia Pratelli, Giò Mannucci, Luca Guidi e Matteo Fiorino, ma anche il loro punto di vista, umano e musicale. I loro concerti sono fatti di singole voci e percorsi personali che ogni tanto si incontrano e si intrecciano in pezzi di musica che, almeno in minima parte, fanno parte del vissuto di ognuno di noi. Le varie anime di Dalla si alternano alla musica, alle mani e alla voce di cinque persone diverse in un unico, delicato, divertente e piacevole omaggio.

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Il concerto che si terrà stasera alle 22:00 aprirà un mese di “ritorno alle origini” al Nuovo Teatro delle Commedie di Livorno. Dal primo al 28 febbraio, cinque serate dedicate a Tenco, Modugno, Bennato e Battisti: un festival per incontrare e ritrovare la musica de Mostri Sacri della musica italiana con autori e musicisti toscani fra i quali Eugenio Sournia (Siberia), Elisabetta Maulo (Betta Blues Society), Maestro Pellegrini (ovvero Francesco Pellegrini, chitarrista degli Zen Circus, ex Criminal Jockers), Cristiano Tortoli (Siberia), Francesco Bottai, Jara Love, Aurora Loffredo, Dario Miceli, Dario Greco.
 
 
Immagini tratte da: https://bit.ly/2Bcrw6N
 
 

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