di Enrico Esposito
Gli Yo Yo Mundi sono un pezzo di storia vivente della musica italiana. Il 2020 ha segnato il trentunesimo anno dalla fondazione di questa folk-rock band proveniente dalla terra di Luigi Tenco (Monferrato) che ha collaborato con tantissimi artisti nostrani e stranieri (Ivano Fossati, Giorgio Gaber, Lella Costa, Eugenio Finardi, Violent Femmes, Michael Brook, Hevia, solo per citarne alcuni). I primi a introdurre la fisarmonica e il basso acustico nel combat- folk italiano, “i selvatici” come li definì una volta Paolo Conte. Oggi il Termopolio ha il privilegio di intervistarli, rivolgendo domande e curiosità sull’uscita de “La rivoluzione dei battiti di ciglia”, il loro diciannovesimo pubblicato il 27 novembre scorso.
1) Buongiorno! Siamo davvero molto contenti di essere qui con voi oggi e poter conoscere meglio la genesi de “La rivoluzione del battito di ciglia”, il vostro ultimo disco dal titolo contemporaneamente accattivante e lieve. Come le due componenti riunite all’interno di quest’ossimoro: la rivoluzione da una parte con il suo corollario di azioni, motivazioni, obiettivi e il battito di ciglia dall’altra, un atto così naturale, ma sottovalutato. Qual è la rivoluzione del battito di ciglia per gli Yo Yo Mundi? E noi siamo assai contenti di raccontare qualcosa di noi e del nostro nuovo album! La parola “rivoluzione” è così piena di energia e di voglia di cambiamento mentre il battito di ciglia è un atto spontaneo e, in qualche modo, delicato. Due movimenti opposti, ma non contrapposti, bensì complementari perché entrambi in grado di generare, trasmettere e diffondere emozioni. Prevediamo, non solo tra le tracce di questo disco, una rivoluzione gentile che cambierà radicalmente il mondo, una rivoluzione nel segno del rispetto e della tutela dell’ambiente, delle differenti culture e dei diritti delle persone. Questa è sì, la nostra speranza, ma è anche la nostra “visione” del futuro prossimo venturo mescolata ai suoni, che da più parti definiscono nuovi rispetto alla nostra cifra stilistica, de “La rivoluzione del battito di ciglia”. 2) Ascoltando gli undici brani presenti nella tracklist mi sono ritrovato a respirare aria di campagna, seduto su di un prato a scandagliare le riflessioni che voi raccogliete l’una dopo l’altra. Dalle scelte contrapposte che gli uomini compiono lungo il solco della vita in “Fosbury”, all’immersione da capo e piedi nell’encomio al vino de “Il paradiso degli acini d’uva”, a “VCR”, urlo contro la violenza scaraventata sull’ecosistema naturale. Ci sono dei momenti precisi che hanno ispirato la scrittura dei brani? Sai la vita ti passa addosso, proprio come se stessimo camminando dentro il letto di un fiume, ma l’acqua di un fiume, così viva, così materna - dunque capace di procreare, di proteggere, di desiderare -, non si accontenta di bagnarti, o di girarti intorno, ti accarezza, poi ti bagna, poi ti inzuppa, poi ti leviga e infine ti entra dentro: dai pori, dagli occhi, dalla bocca, dall’ombelico. E così si arriva al punto in cui non c’è più differenza tra l’acqua e te, perché lei diventa te e viceversa. Ecco le canzoni sono così, tu ci cammini in mezzo, quando loro ancora non ci sono, quando sono storie, racconti, sensazioni, colori, attimi, battiti d’ali, il procedimento è lo stesso che ho descritto poc’anzi, ci scivoli in mezzo fino a quando loro non ti entrano dentro, diventano te e tu diventi loro. I momenti precisi della composizione di una canzone, sono in realtà il compendio di un’infinità di “imprecise cose felici”, prendendo in prestito un verso di una poesia di Pessoa.
3) La sensazione è un fulcro dell’album. Dall’apertura con “Ovunque si nasconda”, celebrazione della felicità attraverso figure e fonti autobiografiche (compaiono De André, Fenoglio, Pazienza) all’invito a catturare il potere della leggerezza ne “Il silenzio dell’universo”. Fino alla tensione data anche dall’incalzare dei suoni e dall’incontro scontro tra il sassofono di Maurizio Camardi e il violino di Chiara Giacobbe che ne “Il silenzio che si sente” riproducono le terribili conseguenze delle guerre. Sensazioni volatili e corrose, senza filtri e fronzoli. É ancora possibile al giorno d’oggi coltivarle e anzi trasmetterle alle generazioni future?
“L’eccesso di immagini sta distruggendo i nostri sogni” diceva Wenders presentando il suo film “Così lontano, così vicino”, prevedendo, già negli anni ‘80, quel che poi sta accadendo nella nostra epoca, dove la vista ha preso il sopravvento su tutti gli altri sensi. È un tempo, questo, dove tutti quanti patiamo continuamente un eccesso di immagini - sarà un caso che questa bestia che sta tormentando il mondo, quando ci assale oltre a toglierci il respiro, ci nega l’olfatto e il gusto? -. Spero che le generazioni future non si perdano per strada i sensi, che ne ristabiliscano l’equilibrio. Spero che trovino l’antidoto per rimettere ordine in questa confusione che destabilizza il nostro quotidiano, che, a gioco lungo, distrugge il pianeta. Forse, senza mai credere che sia una missione, la nostra utilità in quanto artisti è generare curiosità, stimolare l’interesse, portare gioia e muovere il pensiero, ma anche diventare un ponte tra le generazioni. E quel ponte non potrà che essere costruito mescolando a piacere le giuste misure di emozioni e di sogni, di lotta e di speranza, di resistenza e di poesia. 4) “Bacio sospeso” è un’istantanea meravigliosa che sembra descrivere di fatti il soggetto di una fotografia, se non il centro di un bozzetto pittorico. L’attimo sospeso di un incontro lentissimo come la voce del narratore e la musica dolce che tessono i fili di un racconto a metà strada tra sogno e ricordo. Com’è nata “Bacio sospeso”? È nata, per magia, guardando - solo per pochi secondi -, due adolescenti, seduti sui gradini del portone di casa mia. Erano l’uno dentro gli occhi dell’altra. Ho fatto piano per non disturbarli. E sono scivolato via. Ma nei minuti successivi non riuscivo a smettere di pensare a quel incanto. Dopo aver preso un caffè, ritornando verso casa, li ho rivisti: lui era in auto, sedili posteriori, targa straniera e bagagli stipati ovunque, anche sul tetto, finestrino giù, sguardo un po’ perso. Lei dall’altra parte della strada seduta sul motorino, sguardo fisso su di lui. L’auto è partita, non mi pare si siano salutati, lei l’ha guardata andare via, perdersi dietro una curva verso la periferia del paese. Io, una volta rientrato a casa, ripensando a quel “bacio sospeso” ho preso la chitarra e ho cantato la canzone. Se non è magia questa! 5)“Umbratile” sembra essere stata inserita in conclusione a “La rivoluzione del battito di ciglia” non per un caso fortuito. In un’atmosfera solitaria e illuminata dalle ombre disegnate dalle fiamme di una brace, i sensi (ancora una volta) catturano il godimento di tutto ciò che li circonda mentre la musica da distesa si fa travolgente, crescendo d’intensità e arricchendosi di strumenti secondo una cifra stilistica costante nell’album. Può essere considerato questo brano dunque una sorta di summa sia tematica che sonora del vostro ultimo lavoro? Umbratile sono due, dieci, cento, mille canzoni. È il racconto di una sola voce che diventa sarabanda. È la scintilla che si trasforma in fuoco d’artificio. È il filo che diviene prima ricamo poi intreccio e infine un giocoso caos di lenzuola colorate danzanti nel vento. Ci piace pensare, quando scegliamo l’ultima canzone di un disco, che quella canzone possa essere una porta - avete presente quelle girevoli di certi grandi alberghi? -, ecco chi ascolta l’ultima traccia del disco deve essere invogliato a riascoltarlo da capo, ma per noi, la traccia finale, è la porta spalancata sul nostro futuro .
6) Veniamo dunque alla molteplicità di strumenti e voci che come da consuetudine si diffonde all’interno delle vostre raccolte. Il flicorno di Giorgio Li Calzi e la sezione di cornamuse a cura di Simone Lombardo in “Fosbury”, Gianluca Magnani dei Flexus all’ocarina bassa ne “Il bacio sospeso”, le chitarre di Fabrizio Barale e di Gianluca Vaccarino ne “Il silenzio del respiro”, la fisarmonica di Fabio Martino e la ghironda di Simone Lombardo in VCR”, Alan Brunetta de Lastanzadigreta alla marimba in “Umbratile”, Maurizio Camardi al sassofono in differente tracce. E poi le voci: dai cori tribali de “Il silenzio del respiro” a quelli quasi gospel a cura di Andrea e Alice Cavalieri (padre e figlia) e Donatella Figus in “Lettera alla notte”, alla voce “ribelle” di Marino Severini in “VCR” e Daniela Tusa che in “Ninna nanna del filo” si sovrappone dolcemente a quella di Paolo Enrico. In quanto tempo gli Yo Yo Mundi sono riusciti a mettere insieme un’orchestra di dimensioni e varianti così gigantesche e in che modo l’hanno inserita all’interno dell’album?
Forse questo è il nostro disco con meno ospiti, sai? Da una parte il virus ci ha negato qualche partecipazione (un pezzo, in inglese, è saltato proprio per questo motivo, shhh che non si sappia in giro!) ma poi, in realtà, negli ultimi anni ci siamo trasformati in una sorta di collettivo e di conseguenza tra Yoyo più o meno ufficiali - Eugenio, Andrea, Chiara, Daniela e il sottoscritto -, quelli storici - Fabio e Fabrizio - e quelli ad honorem, strettissimi collaboratori come: Simone, Andrea Grand Drifter, Donatella, Alice e insieme a loro Dario Mecca Aleina (che, oltre a suonare, ha registrato, missato e coprodotto con me l’album) e Ivano A. Antonazzo (autore della copertina, che si occupa della grafica, delle fotografie e dei video), siamo già una bella banda. Et voilà il gioco è fatto e gli ospiti effettivi diventano solo sei! Per cui, nonostante tutto, è stato relativamente facile mettere insieme questa compagnia creativa, suonante e sognante. 7) “La rivoluzione del battito di ciglia” è un album realizzato grazie a una campagna di crowdfunding su Produzioni dal basso, dunque con l’apporto spassionato da parte dei fans. Anche per permettere ai sostenitori di ricevere le “ricompense” dovute, avete deciso di non pubblicare nei primi tre mesi dalla pubblicazione del lavoro alcun contenuto sulle piattaforme di streaming audio. Vorremmo salutarvi, ringraziandovi di cuore per essere stati qui con noi oggi, invitandovi a concentrare in due soli versi l’amore che gli Yo Yo Mundi nutrono nei confronti di tali ammiratori e più in generale del pubblico che da anni non smette di seguirli e oggi aspetta di rivederli al più presto sul palco. Felici e grati anche noi, ci rivediamo presto in giro, non si può sapere quando, ma è sicuro che accadrà. Noi Yoyo non vediamo l’ora di portare queste canzoni in concerto… Un grande abbraccio resistente e fraterno per voi de Il Termopolio e per tutti coloro che leggeranno queste nostra bella chiacchiera! Buona vita, Paolo Enrico Archetti Maestri per Yo Yo Mundi Ringraziamo l'Ufficio Stampa Big Time Web per le immagini e altro materiale stampa
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“Eterno” è il nuovo singolo di Matteo Costanzo in uscita lo scorso 15 gennaio. Per il cantautore romano un brano intenso come il precedente “Vita”, che inaugurano un nuovo percorso artistico con l’etichetta T-Recs Music. Affermato interprete sia in italiano che in inglese e producer di successo (Wrongonyou, Ultimo, Leo Gassman), oggi Matteo è con noi per raccontarci gli ultimi sviluppi della sua carriera.
di Enrico Esposito 1) Ciao Matteo e grazie mille per essere qui con noi oggi. “Eterno” è stato da te presentato attraverso uno spettacolare videoclip in live session, come era successo anche per “Vita”. Una performance molto curata nei dettagli, all’interno della quale sei accompagnato da musicisti alle prese con strumenti diversi. Com’è nata l’idea di presentare i brani in questa forma? Ciao Enrico, ringrazio io te per l'intervista. L'idea nasce dalla volontà di apparire in video per quello che sono, senza maschere, e quindi ho pensato che registrare un live fosse il modo migliore per raggiungere questo obiettivo piuttosto che pensare a dei videoclip veri e propri. 2) I due nuovi singoli inediti aprono una fase ulteriore del tuo viaggio nella musica. Se in “Vita” l’aspetto elettronico e onirico è predominante, “Eterno” invece si muove attraverso tonalità acustiche. Ma entrambe le canzoni manifestano un pop cantautorale intimo sia nel confronto con te stesso che con un’altra persona, ed evasivo per lo spirito liberatorio che pervade i testi. Ti andrebbe di parlarci dell’evoluzione di questo nuovo percorso artistico? In realtà il mio progetto artistico è rimasto dietro le quinte per un po’ di tempo a causa di varie vicissitudini che mi hanno portato a farmi conoscere prima come produttore che come compositore. La composizione è per me una forza, un “senso”, una medicina: spero che questa forza si trasmetta anche agli altri attraverso la musica. 3) Qual è la modalità di scrittura di Matteo Costanzo? Nella fattispecie, gli ultimi brani sono stati da te composti recentemente oppure li avevi tenuti racchiusi nel “cassetto” da un po’ di tempo? Alcuni brani del disco sono più recenti mentre ad altri ci lavoro da anni (per esempio “Eterno” è il risultato di un paio di anni di lavoro). Le canzoni me le guardo e le riguardo, le arrangio, cerco di farle crescere fino a che il mio manager non mi mette un punto, allora lì mi arrendo e le finisco. La scrittura e la composizione avvengono sempre attraverso l'improvvisazione: è proprio questa la cosa che mi spinge a fare il mio lavoro. Il bello è che prima non c'è nulla, solo una pagina vuota e poi, senza che io ne sia pienamente cosciente, arriva un istinto, un’energia che piano piano prende forma in musica.
4) Ascoltando i brani recenti e più distanti un elemento caratteristico del tuo stile viene rappresentato da una grande energia. Dall’inizio oppure in sordina, l’interpretazione che ti accompagna trasmette schiettezza e desiderio di condivisione. Quali sono le emozioni che la musica ti trasmette e in che modo sei poi tu ad indirizzarle agli ascoltatori?
Più che “quali” sono le emozioni che la musica mi trasmette, rifletto proprio sul fatto che la musica “trasmette emozioni”, qualsiasi esse siano. Questa varietà di emozioni è la bellezza della composizione e dell'arrangiamento. Io in qualche modo cerco di essere consapevole di tutto lo spettro sonoro e timbrico, quindi “emotivo”, in modo da mescolare le emozioni come fossero colori, a seconda di quello che voglio esprimere, con la voce e con i suoni. 5) Ci sono dei modelli della tradizione cantautorale italiana ai quali Matteo Costanzo si ispira e che hanno contribuito alla sua formazione anche di musicista e produttore? Devo dire che ho ascoltato molta più musica estera che italiana, però ci sono delle band che da adolescente mi hanno formato, come i Verdena o i Subsonica e poi i grandi come Battiato, Lucio Dalla e Battisti.
6) Il 2020 e purtroppo anche il 2021 stanno privando i musicisti e i loro fans dell’occasione di incontrarsi dal vivo intorno a un palco. Un’astinenza forzata e impensabile solo un anno fa. Come hai affrontato e stai affrontando tale situazione?
Io sono molto “resiliente” perciò non ho sofferto troppo questo periodo, anzi mi sono concentrato sulla creatività e la composizione. In generale la musica però sta subendo un grave colpo perché essendo una forma di comunicazione, senza la condivisione non può esistere, sia per chi suona e poi per chi ascolta. Non può essere fruita né suonata in solitudine perché con il tempo perde il suo scopo primario, diventa una foto su Instagram e piano piano muore. 7) La nostra ultima domanda con la quale ti salutiamo e ti ringraziamo molto di essere stato qui con noi oggi diventa in realtà una piccola richiesta. Ti invitiamo a salutare i nostri lettori riprendendo un messaggio di particolare importanza contenuto all’interno di uno dei tuoi brani. Un saluto a tutti i lettori de “Il Termopolio”! “Andiamo nudi sulla Sabbia, è così facile vedere dentro l'acqua un'immagine di te, fidati dei sogni, ogni notte è una piccola morte un frammento di eterno, prendiamo coraggio buttiamoci dentro, sei pronto a cambiare te stesso?” Immagini fornite dall'Ufficio Stampa CGP Srl COMUNICATO STAMPA Giada in arte Otta, si presenta per la prima volta al pubblico con: "Van Gogh" scritta da lei e prodotta da Dheli. Il brano è spensierato come lei, che si destreggia tra le prime esperienze in questo campo infondendo da subito vibrazioni positive e proiettando la visione di un romanticismo sincero e un anche pò ingenuo: "Ti volevo come fa un bambino con l'ultima fetta di paradiso". Sogni e preoccupazioni giovanili di quando il letto aveva ancora una "parte sbagliata" e una visione piena di speranza è quello che ci propone Otta con il proprio singolo d'esordio.
L'interesse di Giada per la musica nasce durante la più tenera età, quando insieme a sua sorella si divertivano a fare a turno con le cuffie e in modo ingenuo a giudicarsi mentre cantavano. Passano gli anni ma la passione non si spegne e arrivata in terza media decide di iscriversi all' attuale house Voice di Monia Russo e da qui non si ferma più. Sono ancora tante le esperienze da fare e anche le delusioni da vivere in questa prima fase della vita da musicista ma Giada non si fa scoraggiare, le affronta una alla volta e durante una vacanza in crociera vince il premio: "Voice of the sea". I primi autografi e i primi complimenti fanno crescere in lei una grande voglia di essere la star e di concentrare il proprio tempo e le proprie energie per riprovare quelle emozioni che tanto la appagavano. Cresciuta tra Bennato e Ligabue e con qualche frase dei nirvana tatuata sul corpo, Otta appena diciottenne, è pronta a mostrare al pubblico il risultato di questo lungo percorso che l'ha portata a fare ciò che realmente ama. 19/2/2021 Samuele Bersani con “Cinema Samuele” miglior disco del 2020 per il ‘Forum del giornalismo musicale’Read Nowdi Enrico Esposito COMUNICATO STAMPA
È “Cinema Samuele” di Samuele Bersani il più bel disco italiano dello scorso anno per gli oltre cento giornalisti e critici musicali che hanno votato per il “Top 2020”, il referendum sui migliori album promosso dal “Forum del giornalismo musicale” (che si svolge da cinque anni nell’ambito del Mei – Meeting etichette indipendenti di Faenza). A prevalere nella sezione riservata ai dischi d’esordio è stato invece Tutti fenomeni con “Merce funebre”.
L’iniziativa, a cura di Enrico Deregibus, è stata realizzata in collaborazione con l’Agimp (la neonata Associazione dei Giornalisti e critici Italiani di Musica legata ai linguaggi Popolari) e sotto l’egida del Mei. Fra i dischi assoluti, dopo Bersani si è classificato Diodato con “Che vita meravigliosa”. Poi, a seguire, Lucio Corsi con “Cosa faremo da grandi”, Brunori Sas con “Cip!” e Paolo Benvegnù con “Dell'odio dell'innocenza”. Negli album d’esordio dopo Tutti fenomeni troviamo Emma Nolde con “Toccaterra”. Al terzo posto Speranza con “L'ultimo a morire”, al quarto Buva con “Quarantena” e, a pari merito al quinto, Ariete con “Spazio” e Elasi con “Campi Elasi. Quest’anno il Forum ha voluto di nuovo andare alla ricerca delle migliori produzioni italiane dell’anno da poco trascorso, coinvolgendo giornalisti di ogni provenienza ed età, da quelli delle grandi testate cartacee alle webzine, dalle tv alle radio. Un così ampio e rappresentativo ventaglio di votanti ha permesso di avere un quadro attendibile delle preferenze del giornalismo e della critica musicale italiana più attenta sulla musica del nostro Paese. Hanno votato per il referendum: Gio Alajmo (Spettacolo.it), Fabio Alcini (musictraks.com), Diego Alligatore (Smemoranda.it), Elisa Alloro (24emilia.com), Francesca Amodio (oaplus), Gabriele Antonucci (Panorama), Eugenio Arcidiacono (Famiglia Cristiana), Daniele Auricchio (Rai Italia), Giuditta Avellina (GQ), Roberta Balzotti (Tgr Rai), Giuseppe Barone (Controradio), Alberto Bazzurro (Musica Jazz), Antonio Belmonte (lascena.it), Guido Biondi (Fatto quotidiano), Diego Bocciardi (Mese), Giancarlo Bolther (Rock Impressions), Francesco Bommartini (L’Arena), Giorgio Bonomi (Goldsoundz.it), Valentina Brunelli (L’Isola che non c’era), Lia Buttari (musicorner.altervista.org), Chiara Callegari (Ciao Radio), Angela Calvini (Avvenire), Eulalia Cambria (RadUni Musica), Marco Camozzi (Circuito Marconi), Pier Andrea Canei (Internazionale), Simona Cantelmi (Vivi Bologna), Andrea Carpi (fingerpicking.net), Francesca Casale (Anni), Gianpaolo Castaldo (Radio Elettrica), Giuseppe Catani (Rockit.it), Matteo Cimatti (Radio Flyweb), Angiola Codacci Pisanelli (L’Espresso), Luca D’Ambrosio (Musicletter.it), Flaviano De Luca (Manifesto), Katia Del Savio (Indianamusicmag), Giuliano Delli Paoli (Corriere Del Mezzogiorno), Federico Durante (Billboard), Salvatore Esposito (Blogfoolk.it), Gabriele Fazio (Agi), Marco Fioravanti (Milanoreporter), Adriano Gasperetti (Agenzia Dire), Annamaria Ghedina (Lo Strillo), Paolo Gresta (theparallelvision.com), Carmen Guadalaxara (Il Tempo), Ambrosia J.S Imbornone (Rockerilla), Claudio Lancia (Ondarock.it), Luciano Lattanzi (mediaesipario.it), Elisabetta Malantrucco (Rai Radio Techetè), Michele Manzotti (La Nazione), Claudia Marchetti (Itacanotizie), Lucia Marchiò (Repubblica), Renato Marengo (Classic Rock), Marco Messineo (grandipalledifuoco.com), Francesca Milano (Sole 24 ore), Stefano Milioni (Leggo), Giorgio Moltisanti (Rolling Stone), Giommaria Monti (Carta bianca Rai3), Carlo Muscatello (Articolo 21), Chiara Orsetti (musictraks.com), Luca Paisiello (rockshock.it), Alessandra Paparelli (tuttorock.com), Nello Pappalardo (tecnicadellascuola.it), Piergiorgio Pardo (Billboard), Roberto Pavanello (La Stampa), Diego Perugini (mannaggiallamusica.it), Laura Pescatori ( Rebel Girl Radio Onda d'Urto), Ornella Petrucci (opsblognews.it), Andrea Picciafuoco (rockandmore.net), Alex Pierro (JamTv), Timisoara Pinto (Rai Gr), Giovanni Pirri (Allinfo.it), Dario Pizzetti (Radio Città Aperta), Andrea Podestà (L’Isola che non c’era), Stefano Pozzovivo (Radio Subasio), Paolo Prato (Portale della canzone italiana), Stefano Bizarre Quario (Blowup), Antonio Ranalli (musicalnews.com), Elena Raugei (sentireascoltare), Pasquale Rinaldis (Fatto quotidiano), Alessia Roversi (La Provincia di Como), Patrizio Ruviglioni (Rolling Stone), Riccardo Santangelo (Ginger Magazine), Annalisa Scarsellini (Intimità), Enrico Schleifer ((RadUni Musica), Alessandro Sgritta (Radio Città Aperta), Francesco Spadafora (Radio Salentina), Ivana Stjepanovic (The Front Row), Marcella Sullo (Rai Gr), Egle Taccia (nonsensemag.it), Paolo Talanca (Fatto quotidiano), Fiorella Tarantino (Indygesto), Gianluca Taverniti (rockandmore.net), Andrea Trevaini (Buscadero), Andrea Umbrello (ultimavoce.it), Barbara Urizzi (Radio Capodistria), Gianluca Valentini (Inchiesta Edizioni Dedalo), Gianluca Verga (Radiotelevisione svizzera), Enrico Veronese (Chioggia Azzurra), Rossella Vetrano (Radio Leila), John Vignola (Radio Rai1), Vito Vita (Vinile), Marcello Zinno (rockgarage.it), Giorgio Zito (Radio Gold), Donato Zoppo (Radio Città Benevento).
Nella categoria disco assoluto, per il 2017 c’era stato un pari merito fra Brunori Sas con “A casa tutto bene” e Caparezza con “Prisoner 709”, per il 2018 aveva vinto Riccardo Sinigallia con “Ciao cuore”, per il 2019 Vinicio Capossela con “Ballate per uomini e bestie”.
La categoria per il disco d’esordio è stata introdotta per il 2018, quando aveva vinto Giuseppe Anastasi con “Canzoni ravvicinate del vecchio tipo”, mentre per il 2019 si è affermato Fulminacci con “La vita veramente”. IL FORUM Il Forum del giornalismo musicale è stato ideato da Giordano Sangiorgi ed è diretto da Enrico Deregibus. Ha visto sino ad ora cinque edizioni a Faenza ed una speciale a Roma, ospitando numerose iniziative: tavoli di lavoro, assemblee, lezioni, corsi di aggiornamento, incontri con figure professionali. Sono stati coinvolti sino ad oggi oltre 250 giornalisti, da quelli delle grandi testate a quelli delle webzine, sino alle radio e tv. Una occasione unica per affrontare da molti punti di vista i temi centrali del giornalismo musicale di oggi: il rischio di estinzione, il nuovo ruolo, la carenza di spazi, l'interazione fra media diversi e molto altro. La prossima edizione è in programma il 2 e 3 ottobre a Faenza. L’AGIMP L’Agimp (Associazione dei Giornalisti e critici Italiani di Musica legata ai linguaggi Popolari) nasce da un'idea lanciata durante il Forum del Giornalismo Musicale. Attualmente è rappresentata da un direttivo (formato da Fabio Alcini, Simona Cantelmi, Luciano Lattanzi, Michele Manzotti, Alex Pierro), eletto durante il Forum 2018, che sta preparando un regolamento attuativo dello statuto già approvato, consolidando così le basi dell’associazione. In questo momento la mailing list dell’Agimp raccoglie più di cento indirizzi che riceveranno notizie più dettagliate nei prossimi mesi. L’associazione ha eletto la sua sede a Faenza, con il Mei a curarne la segreteria tecnico-organizzativa. Informazioni e statuto possono essere richiesti all'indirizzo mail associazioneagimp@gmail.com, che serve anche per le richieste d'adesione. IL MEI – MEETING ETICHETTE INDIPENDENTI Il MEI nasce a Faenza nel 1995 ed è la più importante manifestazione dedicata alla scena musicale indipendente ed emergente italiana. Un milione di presenze complessive, 10 mila tra artisti e band, 5 mila stand, 1000 convegni, migliaia di iniziative collaterali. Dopo il successo della 25a edizione, il Mei si conferma una delle più grande piattaforme di scouting italiane, come dimostrato dal fatto che quasi metà degli artisti del Festival di Sanremo 2020 hanno mosso i primi passi e ricevuto i primi riconoscimenti proprio al MEI. La 26a edizione è prevista dal 1° al 3 ottobre.
COMUNICATO STAMPA
L’Amore protagonista del nuovo singolo interpretato dalla cantante insieme al suo storico chitarrista. Speciale anteprima audio e video per San Valentino e coccola di dolcezza in era pandemica, in attesa del nuovo album… Data di uscita: 12 febbraio 2021 Esce il 12 febbraio 2021 su tutte le principali piattaforme digitali della musica il nuovo singolo di Noa! La cantante internazionale ha scelto uno standard del jazz che rappresenta il suo desiderio di comunicare al mondo l’Amore, necessario, indispensabile e insostituibile specialmente in questa fase critica della storia degli esseri umani. MY FUNNY VALENTINE, congeniale celebrazione per la ricorrenza del giorno degli innamorati, è il primo singolo ad anticipare l’album AFTERALLOGY, realizzato nel suo studio in epoca pandemica insieme al chitarrista Gil Dor, col quale collabora da oltre trent’anni. “Questa è in assoluto la mia canzone preferita – afferma Noa - credo di averla eseguita centinaia di volte fin dal primo giorno della mia carriera ed è incredibile come ogni volta che la canto scopro qualcosa di bellissimo in essa, come i sentimenti e il modo speciale in cui è stata scritta. Credo inoltre che sia un brano molto rilevante per i nostri tempi: oggi ognuno lavora per essere artificialmente perfetto e adeguato in una società che si basa esclusivamente sull’apparenza; questa canzone invece sembra ripetere ‘Ti amo per quello che sei e perché interessa quello che c’è dentro di te’. Si tratta dell’amore puro e vero, di qualcuno cioè che ci accetta per quello che siamo realmente, ed è per questo che ho pensato che il miglior modo per interpretarla non fosse quello di ‘sporcarla’ con virtuosismi o arzigogoli vocali ma quello di seguire una linea vocale semplice che mettesse in risalto l’emozione specifica sprigionata dall’essenza del brano. E anche il finale, che ogni volta che lo ascolto mi provoca un grande struggimento melanconico, è stato naturalmente generato dalle nostre improvvisazioni sentimentali e non poteva riuscire meglio insieme a Gil, anche in virtù della nostra longeva collaborazione. Queste sono sensazioni che vengono generate da posti molto profondi e lontani e che hanno il merito di unire una moltitudine di esseri umani diversi tra loro attraverso l’ascolto di una stessa canzone, nel cuore dei cuori di tutti”. Nell’intero progetto discografico, solo voce e chitarra, in uscita a fine aprile, sono stati selezionati brani di autori, poeti e compositori vicini a Noa per stile, pensiero e contenuti: tra questi Cole Porter, Lea Goldberg, Pat Metheny, Leonard Bernstein, Rodgers & Hammerstein e molti altri. Un dialogo continuo tra Noa e Gil che, a distanza di decenni, può confermare, come evoca lo stesso titolo dell’album, che “dopo tutto” loro due sono ancora qui, più presenti che mai… Per maggiori informazioni: www.noasmusic.com
di Enrico Esposito
Maria, Giada, Greta, Marialaura. Conosciutesi sui banchi del liceo, legate da una chimica cementificatasi nel corso degli anni che le ha portate a rendere Viadellironia una realtà ben nota dalla provincia bresciana al panorama nazionale. C’era molto bisogno di questa band, che manifesta la difficoltà di adattarsi e trovare una sistemazione all’interno del mondo attuale attraverso testi dalla lavorazione e resa letteraria, sia per l’indole poetica, la metafora tagliente e la recitazione. È Maria Mirani, voce e chitarra, a comporli, mentre Giada Lembo (basso), Greta Frera (chitarra) e Marialaura Savoldi (batteria) fissano insieme le direzioni di un rock alternativo ficcante, poderoso e multiforme (che talvolta muta, come nella parentesi reggae di “Architetto”) imparentato con parabole anni ‘90 e 2000 (Afterhours, Baustelle). Il primo album del quartetto che prende il suo nome da una strada di Milano realmente esistita in passato è stato pubblicato lo scorso 20 novembre sotto la supervisione di Davide Cesareo degli Elio e Le Storie Tese. Il chitarrista aveva ascoltato tempo orsono il loro primo Ep “Blu Moderno” (2018) costituito da quattro canzoni all’interno delle quali risaltavano l’intensità, la grinta e la maturità narrativa e sonora delle giovani musiciste. Da allora Cesareo le ha contattate rapidamente attraverso l’importante intercessione di Nicola Bonardi scritturandole per Hukapan, la storica etichetta degli Elio e Le Storie Tese. Come mi racconta Maria Mirani in una lunga e piacevole telefonata, l’incontro tra le Viadellironia e il loro futuro produttore artistico è “un momento alienante”, in virtù della grande disponibilità di Cesareo, che pone la sua mano esperta sull’aspetto sonoro e strumentale con l’attenzione tale da valorizzare il materiale anche spurio dei dieci brani de “Le radici sul soffitto”.
Il primo singolo è “Ho la febbre”, brano dal pugno duro e malinconico che si avvale della collaborazione con Edda. Il suo caratteristico timbro compare all’apertura della seconda strofa ad introdurre scariche elettriche. Questa traccia mette in mostra il linguaggio scarno e figurativo che si fonde con l’impianto musicale in modo armonico, garantendo una coesione maggiore rispetto a “Blu Moderno”. “Un processo di svecchiamento, meno incentrato sui testi” risalenti a circa tre anni fa. “Canzone introduttiva” e “Come vene dal marmo” rivelano la preziosa eredità del retroterra cantautorale (richiami immediati a De André arrivano alla mente istantaneamente) nell’evoluzione narrativa e nell’andamento strumentale. Le Viadellironia scrivono a poco a poco delle novelle moderne appassionate, cariche di una forte carica emotiva. Presentano il conto all’ottusità della società, affidandosi a riprese diverse a un tono sprezzante, beffardo, disincantato. Parlando a proposito della title-track “Le radici sul soffitto” (dietro la quale si cela un proverbio tedesco) Maria Mirani sintetizza il significato più profondo del volume sottolineando il tentativo di “unire l’indolenza e la morte con la fede nel futuro”. Per questa ragione, combattere con vigore può sconfinare talvolta nella stanchezza, in un abbandono necessario al raggiungimento di una rinascita. Sforzare troppo il cervello non serve a rendersi conto della ricorrenza quotidiana con cui tutti ci troviamo a vivere tale stato d’animo. “Le radici sul soffitto” ne mostra sfumature grigie e candide, appellandosi alla meraviglia dei paradigmi letterari (da metà 800 al modernismo del secolo scorso, tra Thomas Mann, Virginia Woolf e James Joyce) e il potere dell’espressione artistica dettata dall’illustrazione (l’allegoria della magnifica decadenza nell’artwork realizzato da Dorothy Black) e dalla mimica (videoclip di “Figli della storia”, ultimo singolo della band). Delicato e intimo il ruolo della memoria: ne “La mia stanza” si traduce in un onirico ricordo d’adolescenza scandito dalla simbologia assunta dai fiori.
Nel finale della conversazione con Maria parliamo della metà mancante della musica da troppo tempo ormai, ossia della dimensione live. Al di là di alcune sporadici momenti, “Le radici sul soffitto” ha conservato intatto il suo potenziale: un mix di riflessione e corrosione tangibile guardando sul canale Youtube le performances di brani inediti e covers che le quattro rockers bresciane hanno confezionato. Personalmente, è partito già il conto alla rovescia.
Immagini fornite dall'Ufficio Stampa Fleisch Agency
di Enrico Esposito
“Terra dei fiori” pubblicato lo scorso 5 novembre è l’ultimo singolo di CARRESE. Un brano che partendo dalla questione complessa e ancora non risolta della Terra dei Fuochi, rivolgeva ai più giovani il racconto di un problema comune a tutto il pianeta. “Terra dei fiori” ha seguito l’uscita di altre quattro tracce inedite per la cantautrice campana. Un percorso iniziato circa un anno con il debutto di Smart”, e di cui oggi parliamo con Roberta Carrese.
1) Ciao Roberta, è un piacere averti qui con noi! Nel corso del 2020 hai svelato al pubblico numerosi nuovi brani: da “Smart” pubblicata in gennaio ai successivi “Vetro”, “Nodo in gola”, “Effetto speciale” fino al più recente, “Terra dei fiori”. Passaggi diversi di un percorso ampio ed affascinante nel segno di un pop acustico ed elettronico. Quali sono le sensazioni e le emozioni che CARRESE avverte oggi a un anno di distanza?
Il 2020 è un anno che non dimenticherò mai. L’uscita dei miei singoli ha scandito il tempo e oggi quando li riascolto ricordo ogni cosa di quei mesi. Mi è mancato davvero troppo avere la possibilità di portare fuori la mia musica, di suonarla sui palchi e davanti ad altre persone. Oggi, a distanza di un anno, mi vedo già molto diversa, in continua evoluzione, soddisfatta del lavoro fatto fino ad ora ma con una voglia matta di sperimentare e fare sempre meglio. 2) Riguardo ai singoli, ho parlato di differenze tra gli uni e gli altri. Ma non sono stato sincero al 100%. Perché naturalmente esistono tratti in comune, legami sonori ed emotivi che si sviluppano in determinate pieghe tra un brano e l’altro. L’ “eredità” forse più immediata che viene trasmessa consiste nella profonda impronta lasciata dal tuo animo, da gioie, sofferenze, riflessioni che lo animano. Un dono importante e intimo. Puoi confermarmi se quest’impressione è sbagliata? Assolutamente sì. È l’impressione giusta. In ogni canzone metto me stessa, dal testo alla melodia e questo lascia un filo conduttore ben visibile tra le canzoni che pur cambiando di arrangiamento portano dentro ciò che io stessa vivo. Per me è un grande complimento sapere di aver trasmesso emozioni con la mia musica, quindi grazie!
3) Una costante all’interno delle canzoni di CARRESE viene rappresentata dall’incontro/scontro tra la realtà circostante e l’universo interiore. In “Smart” e “Vetro” ad esempio, già il titolo costituisce da una parte un riferimento ad un oggetto concreto e tangibile, ma dall’altra anche a significati ulteriori. Fermi nel traffico, camminando tra la gente, fluiscono pensieri sulla solitudine, il perdono, la rinascita. Quali sono i momenti prediletti per la tua scrittura?
Qualcuno scriveva: “Ogni giorno di felicità è una poesia che muore”. Credo che condizioni negative spingano sicuramente di più verso la voglia di chiudersi su un foglio e buttare giù parole, melodie, disegni, cose che ci aiutano ad esorcizzare un dolore o qualsiasi tipo di disagio. Con questo però non voglio dire che “ben vengano le brutte giornate”, ma che anzi è una fortuna poter avere una valvola di sfogo e un modo per trasformare il brutto in qualcosa di bello come una canzone, nel mio caso. I miei momenti prediletti sono i picchi di emozione, tanta tanta gioia o tanta tanta tristezza. In una condizione di normalità e di serenità riesco difficilmente a farmi ispirare. 4) Introdotta da un tappeto elettronico che cinge la sua intera durata, “Nodo in gola” si spiega in un sorriso pieno. La bellissima descrizione di un abbandono all’innamoramento, un darsi libero confessato attraverso immagini dalle molteplici sfumature. Come è nato questo brano e quale valore ha per CARRESE? “Nodo in gola” è quel momento in cui la presa forte dell’orgoglio, dello scetticismo, della razionalità e del “muso lungo” si spezza e ti fa cadere libero verso qualcosa di travolgente che improvvisamente ti cambia la vita. L’amore ha questo potere ma lo si può scoprire solo se si ha voglia di viverlo a pieno, senza paure. 5) “Terra dei fiori” è il tuo ultimo singolo in ordine di tempo. Una canzone che ha ottenuto un ottimo riscontro sin da subito, da tempo serbata dentro di te. Tua anche perché legata strettamente ad un luogo che rappresenta ancora la casa dei tuoi genitori. Un resoconto amaro e lucido che indirizza la propria voce a un pubblico in particolar modo. Ti andrebbe di condividere con noi il messaggio racchiuso in questa storia? La Campania è la mia terra. Mio padre è nato a Napoli e mia madre in provincia di Caserta, dove sono cresciuta insieme ai miei fratelli. Ho scritto “Terra dei fiori” durante il lockdown. L’idea iniziale di scrivere qualcosa che parlasse della terra dei fuochi mi era venuta mesi prima seguendo le numerose inchieste giornalistiche dedicate al tema, poi ho elaborato uno spunto da cui partire con la mia produttrice Marta Venturini e infine l’ho scritta proprio durante i mesi di quarantena in cui ho avuto più tempo e calma per lavorarci. Fondamentali per la produzione finale del pezzo sono stati anche Cristiana Della Vecchia e Diego Calvetti, con cui, insieme a Marta Venturini, ho completato anche la stesura definitiva del testo. Per scrivere questo pezzo ho pensato alla forza di chi sceglie di restare sulla terra che lo ha cresciuto, combattendo ogni giorno contro atroci consapevolezze. Ho pensato a chi ha scoperto di essersi nutrito per anni di veleni e di aver nutrito i propri figli allo stesso modo. E oggi continuo a guardarmi intorno, a seguire le inchieste e la “terra dei fuochi” esiste ancora ed è mortale. È terribile sentirsi soli davanti all’ingiustizia, pensare che nessuno ci voglia ascoltare, eppure è quello che succede ogni giorno. 6) La musica dal vivo da molto tempo è bloccata per motivi più grandi di lei. Cause di forza maggiore che rendono impossibile il contatto diretto con i fans. Quali sono le ricette di CARRESE per poter affrontare al meglio tale situazione? Sono sincera. Non vivo proprio bene la mancanza della musica dal vivo perché l’alternativa è il virtuale e io non lo sono per niente o quasi. Credo che la musica si possa fare solo in un modo, prima in studio registrandola e poi su un palco davanti ad un pubblico che si esalta e ti fa sentire il suo calore. In questi mesi ho scelto di non essere molto social proprio per non forzarmi a fare cose che non mi vengono spontanee. Ho lavorato sui miei nuovi pezzi in progetto per il 2021 e questo mi ha aiutata sicuramente molto a non abbattermi.
7) Ringraziandoti di cuore per essere stata qui con noi, ti salutiamo chiedendoti quali sono i futuri progetti di CARRESE all’orizzonte e invitandoti a rivolgere un personale saluto ai nostri lettori. Come ho detto prima sono a lavoro su nuovi pezzi con un sound totalmente diverso dai brani usciti fino ad ora. Ho scelto di spostarmi su loop più elettronici senza seguire sempre le strutture canoniche della canzone. Incrocio le dita per il futuro prossimo della musica! Grazie per questa chiacchierata e un saluto ai lettori! Immagini gentilmente fornite dall'Ufficio Stampa Safeandsounds I Piqued Jacks hanno aggiunto un altro tassello al mosaico che comporrà il loro nuovo album.
di Enrico Esposito
"Elephant" è il nuovo singolo dei Piqued Jacks, band toscana che è tornata sulla scena nel 2020, a due anni di distanza dal suo terzo album "The Living Past". Dopo "Every Day Special" e "Golden Mine", ancora un brano inedito per il quartetto originario di Buggiano che vede firme prestigiose come Dan Weller alla produzione artistica e John Davis al mastering. Accompagnato da un enigmatico videoclip per la regia di Marco Comerio, "Elephant" è un brano che racconta della capacità di trarre beneficio dalle delusioni passate assorbendone forza per poter costruire il vero legame più importante della propria vita. Il facchino che si precipita da un piano all'alto dell'hotel per soddisfare le richieste dei suoi clienti viene talmente assorbito dal suo lavoro e dagli altri da ritrovarsi in uno stato catatonico, che lo porta lontano dalla sua autentica essenza. Questa viene recuperata nel finale, che si ricollega idealmente all'immagine di copertina scelta dai Piqued Jacks per il loro singolo. Qui l'artista surrealista brasiliano Lunàtico prosegue il percorso grafico che aveva inaugurato con l'uscita di "Every Day Special" delineando una nuova rappresentazione basata sulla doppiezza: lo stesso individuo, che privo della testa camminava su un prato in parallelo ad un uccello in volo nel cielo, adesso giunge dinanzi a uno stagno e vi si rispecchia nelle sembianze di un elefante, come recita il ritornello del brano.
"Grow old with me
In a pond, in the mud Be my cuddling elephant"
L'elefante diventa allora la figurazione di un'anima irrinunciabile, l'unica che non si assenterà nell'andare degli anni fino alla vecchiaia e tra le profondità della terra (il fango) e dell'acqua (l'acquitrinio), in una metafora naturalistica dell'amore.
"Elephant" è il terzo assaggio di quello che si preannuncia come il lavoro più completo dei Piqued Jacks. "Synchronizer" (INRI) uscirà nei prossimi mesi avvalendosi della produzione da parte di Julian Emery (Nothing But Thieves, McFly), Brett Shaw (Foals, Florence + The Machine) e Dan Weller (Enter Shikari, Bury Tomorrow). Un pool di grande esperienza dietro un album versatile in cui l'indie pop e l'alt rock sono uniti e trascinati dall'energia, minimo comun denominatore delle nuove tracce. I Piqued Jacks presenteranno "Synchronizer" sui maggiori palchi internazionali (Canadian Music Week (Toronto), Musexpo (Los Angeles) e MMB (Bucarest), come d'abitudine dagli inizi della loro carriera. La band che ha identificato negli Stati Uniti il perfetto habitat culturale e non solo, ha sulle spalle diverse tournée sul suolo americano e la partecipazione a importanti festival come il South by Southwest (SXSW) nel 2013, 2014 e 2015. Il videoclip del singolo di punta "Eternal Ride Of a Heartful Mind" contenuto all'interno di "The Living Past" ha vinto numerosissimi premi nelle rassegne di Roma, Toronto (Indie Week), in Florida, Scozia, consacrando i quattro ragazzi toscani, adesso pronti a scrivere un nuovo capitolo della loro storia. Immagini gentilmente fornite dall'Ufficio Stampa Metatron ad eccezione dell'immagine 3 tratta da www.inritorino.com 5/2/2021 Dark Horse Records celebra la carriera solista di Joe Strummer con il Best Of "Assembly"Read NowCOMUNICATO STAMPA QUESTA COMPILATION DI 16 TRACCE CONTIENE I SINGOLI SELEZIONATI CON CURA, I BRANI PREFERITI DAI FAN, RARITÀ D'ARCHIVIO E ALTRO ANCORA GLI HIGHLIGHT COMPRENDONO TRE BRANI DAL REPERTORIO DEI CLASH: L'INEDITO "JUNCO PARTNER (ACOUSTIC)" E LE VERSIONI DAL VIVO INEDITE DEI CLASSICI DI "RUDIE CAN'T FAIL" E "I FOUGHT THE LAW" ASSEMBLY USCIRA' PER DARK HORSE RECORDS IL 26 MARZO 2021 Dark Horse Records annuncia l'imminente uscita di un nuovo best of della leggenda dei Clash, Joe Strummer. ASSEMBLY uscirà venerdì 26 marzo 2021 in vinile nero gatefold 2xLP, su CD e in digitale per lo streaming e il download; i pre-ordini sono disponibili ora QUI
ASSEMBLY mette in mostra i singoli scelti con cura, brani preferiti dai fan e rarità d'archivio dal catalogo solista di Joe Strummer, tra cui "Coma Girl", "Johnny Appleseed" e "Yalla Yalla" (con The Mescaleros) fino alla sua iconica interpretazione di "Redemption Song" di Bob Marley e contributi alle colonne sonore come "Love Kills" (dal film del 1986, Sid and Nancy). Questa compilation di 16 tracce contiene tre versioni inedite di brani classici dei Clash, tra cui l'inedita "Junco Partner (Acoustic)" e le elettrizzanti performance live di "Rudie Can't Fail" e "I Fought The Law", le ultime due delle quali sono state registrate da Joe Strummer and the Mescalero alla Brixton Academy di Londra il 24 novembre 2001. Inoltre, ASSEMBLY include note di copertina esclusive scritte appositamente per questa raccolta da Jakob Dylan, da sempre fan di Strummer. Poeta punk, musicista, compositore, attore e icona di stile, Joe Strummer ha trascorso la sua vita distruggendo i confini musicali e culturali sia come cantante dei Clash che come artista solista. Le sue canzoni suonano urgenti e vitali oggi come quando sono state scritte. Chiamando in causa le ingiustizie sociali e dando voce alle lotte della classe operaia, i testi politici di Strummer hanno colpito sia legioni di fan che la stampa, e Rolling Stone ha definito i Clash "la più grande rock & roll band del mondo". "La gente può cambiare tutto quello che vuole", disse una volta, "e questo significa tutto nel mondo". Attraverso la sua arte Joe Strummer ha fatto la sua parte nel plasmare il paesaggio musicale del mondo e con esso ha lasciato un'eredità senza eguali e senza tempo. L'anno scorso la vita e la musica di Strummer sono state commemorate con “A Song For Joe: Celebrating the Birthday of Joe Strummer,” un live stream globale ricco di star con performance e testimonianze di una serie di amici, fan e seguaci della musica, tra cui Bruce Springsteen, Jeff Tweedy, Bob Weir, Lucinda Williams, Josh Homme, Tom Morello, Jim Jarmusch, membri degli Strokes, Brian Fallon, Steve Buscemi e molti altri. L'evento gratuito è andato a beneficio della campagna #SaveOurStages della National Independent Venue Association (NIVA) per preservare e nutrire l'ecosistema dei locali e dei promotori indipendenti di eventi dal vivo in tutti gli Stati Uniti ed è ora in streaming sul canale ufficiale di Joe su YouTube QUI. La passione di George Harrison per far conoscere al mondo nuove musiche si concretizzò nel maggio del 1974 quando creò la sua nuova etichetta DARK HORSE RECORDS. L'etichetta aveva nel suo roster una varietà di artisti di talento oltre a George stesso. ASSEMBLY segna il primo nuovo titolo di Joe Strummer pubblicato tramite la nuova Dark Horse Records, guidata da Dhani Harrison e David Zonshine. JOE STRUMMER ASSEMBLY (Dark Horse/BMG) Data di uscita: 26 Marzo 2021 TRACKLIST Coma Girl Johnny Appleseed I Fought The Law (Live at Brixton Academy, London, 24 November 2001) * Tony Adams Sleepwalk Love Kills Get Down Moses X-Ray Style Mondo Bongo Rudie Can’t Fail (Live at Brixton Academy, London, 24 November 2001) * At The Border, Guy Long Shadow Forbidden City Yalla Yalla Redemption Song Junco Partner (Acoustic) * * TRACCIA INEDITA SEGUI JOE STRUMMER JOESTRUMMER.COM YOUTUBE THE JOE STRUMMER FOUNDATION DARK HORSE RECORDS di Enrico Esposito Disponibile dal 17 gennaio scorso "Dea", nuovo singolo del cantautore pugliese Michele Lattanzio, meglio conosciuto con lo pseudonimo artistico di Reverendo Secret. L'attività musicale di Lattanzio risale a diversi anni fa e ha conosciuto un significativo punto di svolta nel momento in cui viene notato dalla manager Amanda Archetti di Silk Gift Milan, che lo fa salire alla ribalta lanciandolo nel mondo dei talents shows. Reverendo Secret ottiene infatti un entusiasta apprezzamento pubblico durante la partecipazione ad Italia's Got Talent del 2016, quando accompagnato dalla sua chitarra conquista la giuria e i fans esibendosi in una specialità: inventare sul momento testo e musica di canzoni partendo dal suggerimento di una o più parole. "Barbabietola" e "anima" costituiscono il bizzarro mix su cui il cantautore compose letteralmente al volo una canzone improvvisata in grado di conquistare tutti sia per il suo spirito che per la creatività. Da allora Reverendo Secret ha regalato altre perfomances ad esempio allo show "Guess My Age", e ha soprattutto portato avanti il suo percorso musicale, all'interno del quale convergono differenti interessi, che spaziano da uno studio attento di metafisica, esoterismo e saperi lontani nel tempo (passione alla quale si richiama il suo nome d'arte), all'indagine sull'emotività umana e all'eclettismo sonoro (musica leggera di stampo italiano ed internazionale) e al polistrumentismo. Dopo aver pubblicato lo scorso settembre il brano "Per te", l'artista nato a Schweinfurt (Germania), è tornato sulla scena con una traccia inedita ancora una volta corredata da un videoclip diretto da Luca Pederneschi. Come in "Per te", Reverendo Secret si esibisce in un caratteristico pop-rock di tradizione italiana su cui tesse i contorni di una riflessione intensa e universale. La Dea cui fa riferimento il titolo non corrisponde specificamente ad una singola persona, ma deve essere vista come l'omaggio ad ogni donna presente sul pianeta, esaltandone la straordinaria unicità. "Ferma la tua mano ora e incanta": si leva così la voce del cantautore sull'assolo di chitarra a conclusione del brano. Della donna vengono celebrate doti molteplici: la delicatezza della bellezza ("fiore del firmamento"), la sensualità ("lama eccitante e sottile"), la timidezza e la paura di svelarsi. Ma anche il silenzio "che fa morire di rabbia", un'altra componente del meraviglioso universo femminile, dinanzi al quale l'uomo può dannarsi, soffrire, rimanere deluso ma fermarsi rapito da fascino e maestosità. Partendo dall'ispirazione trasmessa a Reverendo Secret dallo sguardo e dal carattere della sua manager Amanda, "Dea" diventa allora un inno e allo stesso tempo un incoraggiamento di speranza e positività rivolto alle donne di ogni età, affinché possano vivere appieno la loro fiaba, realizzata, non ancora conosciuta e soprattutto da dover riscrivere. Immagini gentilmente fornite dall'ufficio stampa Musyance |
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