COMUNICATO STAMPA Il jazz ha una giornata in cui viene celebrato in tutto il mondo. È il 30 aprile 2021 Una data che dal 2011 è un momento importante per presentare, in tutto il mondo, progetti ed idee che si richiamano ad una delle maggiori forme di espressione artistica del Novecento - Promossa dal musicista Herbie Hancock e subito raccolta e sostenuta dall’Unesco, questa giornata ha avuto un immediato e notevole sviluppo, tanto da essere celebrata in tutto il mondo con migliaia di iniziative. Uno di questi si tiene in Toscana a cura di Empoli Jazz e di Pisa Jazz a presso la Villa Medicea di Cerreto Guidi e vede protagonisti Javier Girotto al sax e Vince Abbracciante alla fisarmonica. Non è certo la prima volta che il jazz e le tradizioni argentine s’innamorano fino a finire in un abbraccio simile a un tango impetuoso e improvviso. Abbracciante (giovane nuovo talento della fisarmonica) e l’argentino Girotto, proporranno una musica originale, regalando "nuovi ponti tra il jazz, il folclore, il tango", Un mix tra Improvvisazione libera e scrittura neoclassica con stralci malinconici e raffinatezza espressiva del loro universo musicale. Empoli Jazz sarà presente sui propri canali social (ore 17) con le pillole video di Fiabe del Jazz, il progetto formativo, musicale e culturale, ideato e promosso da Empoli Jazz per le scuole. Chiuderà la serata del 30 aprile con un throwback video delle 12 edizioni del festival. Link: https://www.facebook.com/empoli.jazz Il 30 di aprile rappresenta dal 2011 un momento importante per presentare, in tutto il mondo, progetti ed idee che si richiamano ad una delle maggiori forme di espressione artistica del Novecento, il jazz. Promossa dal musicista Herbie Hancock e subito raccolta e sostenuta dall’UNESCO, questa giornata ha avuto un immediato e notevole sviluppo, tanto da essere celebrata in tutto il mondo con migliaia di iniziative. L’Italia ha partecipato, da sempre, a questa giornata con diverse iniziative (concerti, incontri, momenti di sensibilizzazione) trovando l’immediata disponibilità degli operatori. L’Associazione I-Jazz intende quindi portare avanti la programmazione anche in Italia di una importante giornata di riferimento per il mondo del jazz, nonostante le forti limitazioni dovute dalla pandemia da Covid-19, che faccia da trampolino di lancio per un progetto nazionale (verrà presentato entro la fine di maggio) di valorizzazione del connubio tra musica jazz e patrimonio UNESCO, unendo le migliori energie, i luoghi di eccellenza, le idee, proseguendo su quel un percorso “in rete” che spesso caratterizza l'impegno sulla musica. Facebook:https://www.facebook.com/empoli.jazz Twitter: https://twitter.com/EmpoliJazz Instagram: https://www.instagram.com/empolijazzfestival/ Link di approfondimento: https://www.italiajazz.it/comunicati/international-jazz-day-2021-unesco-musica-il-programma-del-30-aprile-curato-da-i-jazz https://www.italiajazz.it/comunicati/international-jazz-day-2021-le-attività-dei-soci-i-jazz
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COMUNICATO STAMPA
“I DUE ESCHIMESI DELL’ISOLA DI BAFFIN” È IL NUOVO SINGOLO DI CECCO E CIPO (Blackcandy Produzioni / distr. Believe) CHE ANTICIPA IL PROSSIMO DISCO DI INEDITI
Disponibile da venerdì 23 aprile, “I DUE ESCHIMESI DELL’ISOLA DI BAFFIN”, il nuovo singolo di CECCO E CIPO, preludio al prossimo disco di inediti in uscita il 21 maggio intitolato “Con permesso”.
“I due eschimesi dell’Isola di Baffin” è il nuovo capitolo che anticipa il quinto album di inediti del duo toscano che ha conquistato l’attenzione mediatica durante le audizioni dell’ottava edizione di X Factor con una performance irriverente e cliccatissima. Con 4 album all’attivo che contano oltre 4 milioni di stream su Spotify e centinaia e centinaia di concerti in tutta la penisola, Cecco e Cipo negli anni si fanno conoscere e apprezzare da un pubblico sempre più ampio grazie alla loro peculiarità: l’arte del racconto, un talento innato per lo storytelling che li contraddistingue fin dagli esordi, portato avanti nei loro brani attraverso formule sempre pungenti e ironiche. Il nuovo singolo “I due eschimesi dell’Isola di Baffin”, così come il precedente “Ancora un’altra volta”, rilasciato a marzo, inaugura una nuova stagione compositiva per il duo e una poetica rinnovata, portata avanti con lo stile sincero e mai banale che li caratterizza. GUIDA ALL’ASCOLTO DEL BRANO “I DUE ESCHIMESI DELL’ISOLA DI BAFFIN” Un brano per sfuggire all’amore, alla tentazione, fino a perdere la testa e non capire più cosa fare o dove andare. “Come prende bene” ripetuto tante volte, a squarciagola e senza prendere fiato, per provare a rassicurarmi. Peccato, se solo fossimo stati due eschimesi, sull’Isola di Baffin, dove in inverno il sole batte solo 4 ore al giorno, quella notte in cui ci siamo innamorati sarebbe durata 6 mesi, invece che una notte. Etichetta: Blackcandy Produzioni Distribuzione: Believe Ufficio Stampa e Promozione: Big Time CREDITS BRANO Testo: Fabio Cipollini, Simone Ceccanti Musica: Fabio Cipollini, Simone Ceccanti, Federico Gaspari Produzione: Samuele Cangi, Tommaso Giuliani CECCO E CIPO – Biografia Cecco e Cipo, quattro album all’attivo e numerosi concerti in tutta la penisola, conquistano l’attenzione della stampa e del grande pubblico grazie a una cliccatissima audizione a X Factor 8, che conta oggi oltre 6milioni di visualizzazioni su YouTube. La loro peculiarità è l’arte del racconto, un gusto per lo storytelling cantato con ironia e irriverenza, tratti tipici di questo duo che, anche ad anni di distanza dall’esperienza televisiva di X Factor, continua ad affascinare un’ampia fanbase. Cecco e Cipo, alias Simone Ceccanti e Fabio Cipollini, entrambi di Vinci, classe ’92, muovono i primi passi nella scena musicale da giovanissimi nei circoli ARCI. “Roba da Maiali”, pubblicato nel dicembre 2011 e “Lo Gnomo e lo Gnu”, pubblicato nel giugno 2014, sono i loro primi due album, entrambi prodotti da Labella. Nel settembre 2014 si esibiscono alle audizioni di X Factor 8 con “Vacca Boia”, conquistando giudici e pubblico e venendo definiti dalla stampa come i veri protagonisti dell’edizione. Nelle settimane successive rimangono in trending topic su Twitter, entrano in classifica Fimi, nella Top Ten iTunes e nella playlist Viral 50 di Spotify, mentre il video dell’audizione raggiunge rapidamente i due milioni di visualizzazioni, contandone ora oltre 6 milioni. Link provino X Factor 8: https://youtu.be/rpvngeQTlyA Nel frattempo, inizia il #VACCABOIA Tour, che arriva a contare cento date in un anno. Il 3 ottobre 2015 il M.E.I. di Faenza assegna loro un premio speciale come band live più attiva dell’anno. Nel marzo 2016 esce “Flop” (Labella), terzo album in studio, anticipato dal singolo “Non voglio dire”. Nel frattempo il duo riprende l’attività live, sia in trio che in formazione completa, e in due anni colleziona altre 100 date, toccando tutte le città e i club più importanti d’Italia. Concludono il tour al Combo di Firenze con un concerto unico, interamente registrato, che esce il 25 dicembre 2018 su tutte le piattaforme digitali e che è poi raccolto nell’album “Cecco e Cipo live @ Combo”. Dopo un anno di pausa dai palchi, il duo torna sulle scene con il singolo “Tutto il bello che c’è”, uscito il 19 ottobre 2018. Il loro quarto album, “Straordinario” è uscito il 15 marzo 2019 per Blackcandy Produzioni, portandoli nei migliori festival e live club d’Italia con “Tour Straordinario” (primavera 2019), “Un Caldo Straordinario Tour” (estate 2019) e “Più Che Straordinario Tour” (inverno 2019/2020). A marzo 2021 esce il singolo “Ancora un’altra volta”, seguito ad aprile dal brano “I due eschimesi dell’Isola di Baffin”, che anticipano il nuovo album in uscita il 21 maggio per Blackcandy Produzioni. Social Instagram - https://www.instagram.com/ceccoecipo/?hl=it Facebook - https://www.facebook.com/ceccoecipoband Comunicato stampa Cantautrice di Fragilità “FRAGILE” è il primo Progetto discografico della cantautrice leccese Dalila Spagnolo. Un EP di 7 tracce disponibile dal 15 aprile 2021 su tutti i digital store e dal 23 aprile 2021 come compact disc fisico, acquistabile sul sito ufficiale dalilaspagnolo.it, sulle pagine social dell'artista, presso il negozio “Book and Sound” di Lecce e altri store in aggiornamento. Il Progetto discografico è stato apprezzato dal critico musicale e conduttore radiofonico Dario Salvatori che si è espresso sull’artista, dedicandole una recensione contenuta nel libretto del disco fisico. La prima traccia dell’album è il brano “Giallo Fiore”, vincitore nel 2020 del secondo posto al Festival nazionale “Premio Lunezia” nella categoria “Nuove Proposte”. Il disco ha un unico filo conduttore, una storia delicata da maneggiare con cura, quella della cantautrice Dalila Spagnolo. Un viaggio sensibile, di canzone in canzone, che svela la bellezza ed il potenziale della fragilità a nobilitare l’animo umano, attraverso lo svelarsi del Sè inconscio e lo sbocciare dell’Io consapevole. ● Concept dell'intero Progetto fisico: Il CD è anche disponibile in una Special Edition, cioè contenuto all’interno di una “Scatola Fragile” assieme ad una “Agenda dell’Impegno”, nuovo Progetto “Segnare per In-Segnare” ideato dall’artista, sulla quale appuntare le proprie sfide quotidiane. La “Scatola Fragile” è sigillata con il nastro di una storia difficile: quella di Dalila, quella di ognuno. Una scatola da maneggiare con cura contenente materiale delicato. Il materiale fragile sono i brani inediti, i quali rappresentano storie di vita. ● Sound: Il progetto abbraccia e valorizza suoni provenienti da diverse parti del mondo. E’ incentrato su ritmi e atmosfere del West Africa, Marocco, Egitto, Palestina ed Europa, abbinate ad una musicalità tipica del pop più cantautorale. La vocalità delicata della cantautrice si fonde anche ad una sperimentazione di suoni elettronici. ● Testi e musica: Dalila Spagnolo; Dalila Spagnolo e Luigi Russo (Tutto di me) ● Produzione artistica e arrangiamenti: Carlo De Nuzzo, Dalila Spagnolo, Luigi Russo. Emanuele Coluccia (You Are Not Alone) ● Registrazioni: L’intero disco è stato registrato presso “Il Cantiere Laboratorio Musicale” a Cutrofiano (LE) da Luigi Russo e Carlo De Nuzzo. ● Mixing: Luigi Russo - Il Cantiere Laboratorio Musicale, Cutrofiano (Le) e Carlo De Nuzzo - Audiogrill Recording Studio - Taviano (Le) ● Mastering: Carlo De Nuzzo - Audiogrill Recording Studio - Taviano (Le); Metropolis Studio - London. ● Tracklist: 1) Giallo Fiore 2) Polvere 3) Universo 4) Draai nie om (non ti voltare) - interlude 5) Fragilità 6) Tutto di me 7) You Are Not Alone (ft Giovane Orchestra del Salento) ● Singoli: You are not alone (maggio 2020), Giallo Fiore (agosto 2020), Universo (novembre 2020) About Dalila Spagnolo:
Giovane, sensibile ed emotiva, Dalila è una cantautrice che spazia musicalmente dal Soul al R’n’B, passando per il Gospel. Formatasi presso l'Accademia di Coralità Emozionale e Scienze Umane “Just” con la direzione artistico-pedagogica di Tyna Maria, continua la formazione permanente nel metodo “PraiseVoice” con la stessa accademia. E’ studentessa di canto jazz presso il Conservatorio “Tito Schipa” di Lecce. Attualmente è all’attivo nella produzione del primo album in lingua italiana. Il progetto discografico è incentrato su ritmi e atmosfere dal mondo e vede il coinvolgimento di musicisti attivi a livello nazionale. 2020 ● Concerto di natale in Live Streaming per FAO Staff Coop (in trio con Luigi Russo e Giuseppe Pica) ● Il 30 novembre pubblica “Universo”, il secondo singolo in italiano prodotto da Luigi Russo e Carlo De Nuzzo. ● Partecipazione alla 11esima edizione di “Musica Contro le Mafie” con il brano “Paese senza Verità” ft Manu PHL. ● Il 26 settembre è ospite dell’evento “I Salotti del Premio Lunezia - Omaggio a Battisti” assieme a Michele Cortese e Loredana D’anghera. Conduttore Donato Zoppo, ospite d’onore il critico musicale Dario Salvatori. ● Il 12 settembre è 2a Classificata “Premio Lunezia-Nuove Proposte 2020”con il brano inedito “Giallo Fiore”. Il “Premio Lunezia” è il Festival per cantautori che premia il valor musical-letterario delle canzoni italiane. ● Il 26 luglio 2020 apre il concerto di Toni Bungaro a Cutrofiano, (LE) presentando in anteprima il suo inedito “Giallo Fiore”. ● Da luglio 2020 è direttrice corale de “Sirabà - Coro popolare africano” in collaborazione con le associazioni “Circular Music” e “Arci Lecce”. ● A maggio 2020 è finalista del Festival “CRAfest” per l’iniziativa #laculturarestaccesa con la direzione artistica di Raffaele Casarano. ● Nel febbraio 2020 è la vincitrice con il brano “You are not alone” della “Call per Giovani Autori” indetta dal Festival “SEI - Sud Est Indipendente” in collaborazione con la cooperativa di eventi “Cool Club”. Il brano di sensibilizzazione, arrangiato da Emanuele Coluccia, è lanciato ufficialmente da “Cool Club” nel salotto musicale #seiacasa il 2 maggio 2020 in collaborazione con la “Giovane Orchestra del Salento” diretta da Claudio Prima. ● Nel gennaio 2020 collabora a Bobo Dioulasso (Burkina Faso, Africa) come facilitatore corale con il “Choeur Populaire de Sirabà” (coro popolare di voci africane) e con l’associazione “Circular Music” durante il “Circular Music Afro Tour”. Durante il medesimo viaggio si esibisce al Festival organizzato dall’associazione “Katouma”, con un brano inedito in lingua africana in duo con l’autrice Chibalà Sangarè. 2019 ● Nel mese di dicembre, si esibisce accompagnata dal pianista Luigi Russo in un concerto di natale organizzato da “FAO staff Coop” presso la sede FAO di Roma. ● E’ parte dei musicisti “Locomotive Giovani” 2019 (Locomotive Jazz Festival) con la direzione artistica di Raffaele Casarano e Mirko Signorile. 2018 E’ autrice dell’ E-book “NON VOLEVO BACIARE LAURA” acquistabile sugli store digitali come Amazon o direttamente su Youcanprint.it al seguente link: https://www.youcanprint.it/non-volevo-baciare-laura/b/b8826bd0-48fc-5f1c-a12a-68e9b85b78cf di Enrico Esposito Un neologismo più confidenziale di quanto si pensi. "Nostralgia" è il titolo scelto dai Coma cose per il loro nuovo album fuori dalla mezzanotte di venerdì 16 aprile. Dopo l'antipasto sanremese con "Fiamme negli occhi", Fausto Lama e California hanno reso disponibile al pubblico l'intera playlist di sei brani + uno skit che compongono il loro secondo disco in studio. "Hype Aura" aveva lanciato il talento di questi due artisti che fanno coppia anche nella loro vita al di fuori della musica, ed è proprio la profonda intesa che li lega a livello umano l'asse portante del Lp appena uscito. Mercoledì scorso ho avuto anch'io la fortuna di poter scoprire la nascita di "Nostralgia" nel modo migliore, ossia dalle voci dei protagonisti durante la conferenza stampa di presentazione dell'album. I Coma Cose hanno soddisfatto con "Nostralgia" una necessità narrativa, scegliendo di concepire un'opera concentrata, un po' vintage, diretta alla pancia e dunque all'immediatezza delle sensazioni. Chi si aspetta che "Fiamme negli occhi" possa servire da indizio per "prepararsi" all'ascolto non resterà del tutto soddisfatto. Per più di un'ora Fausto e Calfornia hanno fornito dettagli sul nuovo lavoro ponendo l'attenzione sugli stati d'animo che li hanno accompagnati nella scrittura e accenderanno le prossime date estive da vivo. Lo skit di 50 secondi che chiude "Nostralgia" contiene in sé i semi della scelta di questa parola, attraverso i segnali che California da all'interno di un messaggio vocale. Personalmente la scelta della nota registrata trasmette con forza l'importanza della partecipazione personale ed emotiva che caratterizza il cammino artistico del duo, anche in riferimento al disco di debutto. "Nostralgia" in tal senso scava maggiormente nel sottosuolo: in questo volume si volge lo sguardo al di là di quanto sta accadendo alla popolazione mondiale da più di un anno. Dal momento che l'attualità delle cose resta statica e impedisce di aprire spiragli sicuri verso il futuro, dunque il flashback diventa la chiave più autentica utilizzata dai Coma Cose per parlare di vita. La malinconia, la nostalgia allora pervadono tante esperienze e contraccolpi provati sulla pelle e dentro la testa e il cuore. Tra le sfaccettature caratteriali trova un posto fondamentale la fragilità, che si traduce nella sospensione del giudizio soprattutto sulla propria identità. La traccia di apertura "Mille tempeste" emerge dal rap battendo l'accento sulla psichedelia e l'elettronica per porsi il quesito: fino a quando andrà avanti l'incertezza "sotto la volta celeste". Come Fausto e California confessano, il passato viene osservato però sotto la lente del presente, raccogliendo i postumi a lungo termine di esperienze appartenenti all'uno o all'altra, ad entrambi, e soprattutto condivisibili. A questo riguardo molto interessante è l'esplorazione dell'amore attraverso due brani che ne mettono in risalto sfumature differenti: "La canzone dei Lupi" (traccia 2) e il brano sanremese "Fiamme negli occhi". Due brani in cui la musica accoglie l'ascoltatore all'interno di una dimensione palpabile: "La canzone dei Lupi" indaga "i lati onirici e oscuri" del legame, l'inclinazione a non lasciarsi addomesticare come i lupi per saziare una libertà naturale di sentimenti. Una canzone introspettiva, un'espressione intima dei Coma Cose. "Fiamme negli occhi" si apre invece nelle sue atmosfere dream-pop ad una celebrazione collettiva della potenza della fiamma amorosa. L'immagine del basilico in fiore su un balcone italiano trasmette la solarità che si riflette nella pura magia che nasce tra due persone scambiandosi uno sguardo e "la pelle" come cantava Lucio Dalla. Segni solo apparentemente semplici del "fuoco ardente posto nell'anima, e che detta lo scorrere dell'esistenza stessa, della creatività". L'infanzia ha ospitato i germogli della fiamma e dopo di essa l'adolescenza che qui indietreggia agli anni 90, precisamente nel "Novantasei" (traccia 5), brano rock alternativo che si richiama all'anno di uscita di "From the Muddy Banks of the Wiskah", l'ultimo album dei Nirvana e del grunge. "Un esercizio di stile" definito da Fausto e California che evoca i ricordi di una storia di allora. "Discoteche abbandonate" (traccia 4) procede invece per immagini iconiche di un tempo (Mtv, Berlusconismo ad esempio) sulla spinta dei sintetizzatori e del drum'n' bass descrivendo la nostalgia delle serate nelle discoteche e nei locali di provincia che da un anno non possono regalare piacere. Trailer di "Nostralgia" E si arriva infine alla canzone più struggente dell'intera raccolta. "Zombie al Carrefour" è una ballata - testamento in piena regola, in cui la voce di California su un pianoforte e gli inserimento di Fausto ti invita a fare una passeggiata sul finire della notte. Dopo un amaro al pub non ritorni a casa, ma cammini trovando un incontro con te stesso nel verde della periferia (Milano Fiumi), perché hai bisogno di mettere da parte almeno un po' i sensi di colpa. Come tante altre volte passi dal supermercato incrociando le file degli habitué che riconosci, e ripensi a quelle cose andate ma perdonandoti un po' e rimandando magari al giorno dopo il conto. Un giorno nuovo è all'orizzonte dentro a un'alba eccezionale. Immagini tratte da:
- Immagine 1 gentilmente fornita dall'Ufficio Stampa Goigest - Immagine 2 gentilmente fornita dall'Ufficio Stampa Goigest (autore Mattia Guolo) COMUNICATO STAMPA RIAPRONO I PALCHI LA MUSICA DAL VIVO RIPARTE A BOLOGNA GO GO BO “MI RITORNI IN MENTE” – II EDIZIONE IL 3 E IL 4 LUGLIO 2021 PARCO PONTELUNGO - BOLOGNA Dopo il successo della prima edizione, sabato 3 e domenica 4 luglio 2021 torna “GO GO BO - Mi ritorni in mente”, un festival di musica nato a Bologna nel 2020 e organizzato presso il parco Pontelungo (via Agucchi 121), location riconfermata anche per questa nuova edizione. Da oggi disponibili online fino ad esaurimento i primi abbonamenti a prezzo ridotto.
“Mi ritorni in mente, bella come sei, forse ancor di più”: traendo ispirazione da uno dei capolavori di Lucio Battisti, il cuore pulsante della seconda edizione di GO GO BO è proprio il ritorno alle cose belle, ai momenti felici, alla musica e allo stare insieme. Un ampio spazio verde, due palchi all’aperto e tanti ospiti a riempire con la loro musica il parco Pontelungo: due intere giornate estive per cantare e far ripartire la musica dal vivo a Bologna. Mercatini, food, drink e dj set per arricchire i nostri sensi con la bellezza. Spiegano gli organizzatori a proposito del festival: “Si riparte, dopo un anno complicatissimo per il nostro settore; proviamo a dare e darci una speranza con il lancio della seconda edizione. Tanti saranno gli artisti a salire sul palco nella nostra due giorni, tante le attività interne al festival, per farci tornare in mente la vita, bella com’era un tempo perché crediamo che, soprattutto oggi, gli eventi culturali possano essere una cura per ricominciare a guardare le città, le strade, i luoghi e gli altri con gioia e speranza». Gli ospiti della seconda edizione di Go Go Bo verranno annunciati nelle prossime settimane sui canali social del festival. Prezzo del biglietto: 20 euro + d.p. (EARLY BIRD) È possibile acquistare i biglietti online cliccando qui! Segui Go Go Bo su Instagram | Facebook | LinkedIn E-mail Ufficiale: infogogobo@gmail.com
Venerdì 26 marzo è uscita una nuova raccolta dedicata al mito Strummer. Il titolo scelto è "Assembly" per indicare il lavoro di rifinimento che è stato compiuto per la realizzazione di quest'omaggio in onore del grande artista britannico. 16 brani selezionati accuratamente mettendo insieme le preferenze dei fan, rarità d'archivio e passaggi basilari nella carriera di un'anima della musica scomparsa troppo presto.
di Enrico Esposito È il 22 dicembre 2002, mancano tre giorni a Natale. Un infarto se lo porta via ad appena 50 anni. John Graham Mellor era il suo nome "ufficiale". Suo padre era impiegato al Ministero degli Esteri e per questa ragione era nato ad Ankara e poi aveva trascorso la sua infanzia a Città del Messico e poi a Bonn prima di essere mandato in collegio a nove anni. Qui Joe indurisce ulteriormente la scorza ribelle che gli apparteneva da sempre e soprattutto prende la decisione che la musica sarebbe stata la sua vita. Ha undici anni quando ascolta "Not Fade Away" degli Stones e il suo subconscio gli dice apertamente "Quella è la tua strada". Da allora, dopo aver preso il diploma, dapprima si dedica all'arte iscrivendosi alla Central School of Art di Londra. Ma l'ambiente "da vecchi satiri" non fa per lui e allora comincia a suonare dapprima il basso poi la chitarra in giro per la metropolitana di Londra e poi in Europa. Veste i panni e segue le orme dei busker americani, facendosi chiamare Woody in onore di Guthrie. Poi arriva l'incontro con Mick Jones e Paul Simonon e l'offerta (con la risposta attesa in 48 ore) di entrare a far parte di una band con loro due. è il 1976 e così nascono i Clash. Il comune legame che univa i tre giovani, molto diversi tra loro per provenienza e formazione, consisteva nella volontà di vedere e creare un mondo nuovo. Credo che il formidabile mezzo attraverso il quale prima il trio e poi il quartetto abbia espresso una visione interiore della realtà sia stata la loro musica, che ancora oggi a quasi cinquant'anni dalla loro nascita brilla per la sua particolarità. I Clash non erano solo punk, bestemmia che circola ancora fin troppo. Nel corso della loro breve e fulminante carriera chiusa a tutti gli effetti con la cacciata del batterista Topper Headon nel 1982 e di Mick Jones appena un anno dopo, questa band ha espresso all'interno del loro sound le voci di culture per nulla integrate tra loro ma anzi in feroce scontro. Il jazz, il dub, il reggae, persino lo ska e il pop convivevano in dischi straordinari proprio per la loro versatilità. Su tutti "London Calling" e "Sandinista!" ma di cert o non furono da meno gli altri Lp in cui i quattro musicisti scrivevano, eseguivano e cantavano a turno, illustrando prima in Uk e poi ben al di là le loro idee sulla politica e sulla società senza freni. L'antimilitarismo, la critica al mondo discografico contemporaneo, la dittatura, i movimenti di protesta giovanili rappresentano solo alcuni dei temi sviscerati da Joe Strummer & co. Strummer era tra i componenti dei Clash il più carismatico ma anche il più umorale senz'altro. Le espulsioni di Headon e Jones avvennero per mano sua sotto l'influenza del manager Bernie Rhodes che riuscì a diventare parte integrante della band senza che lui se ne accorgesse. A posteriori Joe Strummer capì gli errori che condussero alla fine della band ma d'accordo con i suoi ex compagni non decise mai di ritornare indietro perché consapevole di aver dato tutto e aver perso soprattutto la libertà di manifestazione che li aveva accompagnati magicamente. L'anno è il 1985 preciso e a trentratre anni Strummer si sente però perso, disorientato. Nell'interessante documentario "The Future is unwritten" diretto da Julien Temple, l'artista stesso racconta le difficoltà incontrate nella ricostruzione di sè, nel voltare pagina dopo aver subito l'esplosione del successo. La famiglia in questo momento diventa una delle principali ancore per lui, ma lunghi sono gli improvvisi passaggi da un luogo all'altro per recuperare l'identità e così i progetti da lui sperimentati. Joe inizialmente si dedica alla realizzazione di colonne sonore per il cinema, come "Walker" in cui esterna la sua passione per la musica latina. Recita anche alcuni ruoli da attore ad esempio nella commedia western "Straight to Hell" e nella commedia "Mystery Train" di Jim Jarmusch, con il quale vive una stretta amicizia. Nel 1989 il tentativo di produrre un album da solista che resterà l'unico della sua carriera: "Earthquake Weather" è un volume rockabilly che per poco riesce a ridargli il respiro, ma non funziona. Gli Stati Uniti falliscono in tal senso, è necessario un ritorno a Londra, alla scoperta dei background culturali e musicali che animano le nuove generazioni. Gli anni Novanta sono arrivati e Joe si separa da Gaby Salter, la storica compagna che gli aveva dato due figlie, Jazz e Lola. Conosce allora Lucinda Tait che sposerà nel '95 gli starà vicino fino alla morte.
Gli Anni Novanta sembrano riportare Joe Strummer indietro di 25 anni. Il musicista ritorna a mescolarsi con le persone, a tessere relazioni profonde e nutrienti e a trascorrere giornate intere, abbracciando il mondo hippy con convinzione. All'epoca nel Regno Unito esistevano leggi che non permettevano i ritrovi di molte persone nei parchi, nei boschi, nei rave. Strummer divenne parte integrante di questa protesta, e tornò a sentirsi vivo anche dal punto di vista artistico espandendo la conoscenza di ritmi provenienti da disparate latitudini. Al termine del decennio il momento giusto per tornare si era materializzato. Dopo i Clash nasce una nuova sinergia con i Mescaleros, band di abili polistrumentisti con i quali Strummer torna a dirigere la situazione. Nel 1999 viene pubblicato il primo album di Joe Strummer & The Mescaleros dal titolo "Rock Art and the X-Ray Style", seguito due anni dopo da "Global a Go-Go" che riporta definitivamente in alto la stella del frontman. L'ispirazione si reimpossessa di lui sia nella scrittura che nella varietà di stili che contraddistinguono le canzoni. "Coma Girl", "Tony Adams", "Mondo Bongo" "Johnny Appleseed" restituiscono al mondo la carica e la poetica dell'oratore e combattente instancabile, che affidava i suoi messaggi a un timbro graffiante e alla vena scimmiottesca. Il 22 dicembre del 2002 nella sua casa abitazione John Graham Mellor muore per un infarto dovuto a una malformazione congenita al cuore di cui era all'oscuro. Si dice che se ne sia andato via serenamente, mentre stava completando un altro disco con i Mescaleros, "Streetcore", uscito l'anno dopo la sua scomparsa. Sono trascorsi vent'anni e ancora di più dalla nascita della sua eccezionale carriera musicale ma la gente non ha smesso di dimenticarlo. La gente che occupava il centro di tutto secondo la sua visione del mondo continua ad amare con forza la sua figura leggendaria e a ricevere da lui energia e razionalità come nel caso di "Assembly". In quest'ultima raccolta sono ripercorsi i passi più importanti della sua rinascita con i Mescaleros ma anche omaggiati tasselli difficilmente dimenticabili dell'epopea Clash: due versioni live di "I Fought The Law" e "Rudie Can't fail" e l'inedita interpretazione acustica di "Junco Partner".
Immagini tratte da:
1 - Gentilmente fornita dall'Ufficio Stampa A Buzz Supreme 2 - Tratta dalla paginaFacebook ufficiale
di Enrico Esposito
In occasione dell'uscita a fine marzo del suo nuovo Ep intitolato "ÀNEMA" abbiamo avuto il grande piacere di intervistare Guido Maria Grillo, cantautore campano molto apprezzato sulla scena italiana anche per le sue esperienze nella scrittura e nel teatro, e discendente del grandissimo Toto'.
1) Buongiorno Guido e grazie mille per essere qui con noi oggi. “ÀNEMA” è un Ep che dalle prime note conduce l’ascoltatore in una dimensione interiore come lascia presupporre il suo titolo. All’interno dei cinque brani che la compongono l’evocatività della voce e dei suoni conducono lontano dalla complicata quotidianità. Quando hai iniziato a concepire questo disco?
Grazie a te. Vivo la musica nella dimensione interiore da fruitore, prima ancora che da autore. Dunque, per me, è assolutamente necessario che sia capace di toccare corde profonde. Quando mi sono trovato davanti alla scelta del titolo di questo Ep, ho cercato una parola che riassumesse il senso di una ricerca personale, la scoperta di una dimensione intima e atavica, la capacità evocativa di una lingua drammatica, nel senso etimologico del termine: nessun titolo mi è sembrato più adatto, seppur semplice, di ÀNEMA. L’evocatività della voce, cui accenni, è, anch’essa, risultato di una ricerca personale, di un percorso di consapevolezza della forma espressiva e delle sue capacità. Un lavoro di anni, in continua evoluzione. Sono convinto che la voce, in quanto strumento personale ed unico, debba essere espressione di una individualità, originale, non derivativa, perfettamente riconoscibile. Tutto, nella musica che scrivo ed eseguo, è assolutamente interconnesso, musiche, melodie, vocalità, arrangiamenti, perché volto ad un fine comune, raggiungere, cioè, la dimensione interiore dell’ascoltatore predisposto ad accogliere. Nella diffusione di certa musica d’autore è, forse, questo l’ostacolo maggiore: la scarsa, o perduta, abitudine a lasciarsi investire emotivamente da ciò che si ascolta, così disimpegnati, come siamo diventati. Ho iniziato a concepire questo disco poco più di un anno fa, per soddisfare una nuova urgenza espressiva, dopo aver fatto i conti con la consapevolezza di dover dialogare con una contemporaneità non perfettamente affine. 2) “ÀNEMA” si presenta come un incontro continuo: la musica antica e classica si mescolano con l’elettronica, la musica d’autore italiana si poggia su richiami mediorientali. L’italiano e il napoletano si fondono l’uno nell’altro senza scompensare l’ascolto. Ti andrebbe di raccontarci come è nata la spina dorsale dell’Ep? ÀNEMA è la sintesi di quel che sono diventato e del mondo da cui provengo. È il frutto di un percorso a ritroso, alla ricerca di una radice, e di un costante dialogo tra la mia storia e la contemporaneità. Poco più di un anno fa, percepii di essere ad un giro di boa, di aver concluso un periodo significativo, dal punto di vista artistico, e di aver bisogno di collocarmi in una contemporaneità dalla quale stavo scivolando via, per attitudine, gusto, generazione. Riflettendo su quanto svilente siano derivatismo e conformismo, nell’arte in generale, come in molta musica che ci circonda, pensai che mi avrebbe salvato solo la mia verità, unica ed originale. Capii che non esiste nulla di più vero, originale e credibile della propria origine e che, al netto di ogni successiva sovrastruttura, sia inequivocabilmente ciò che ci appartiene più di ogni altra cosa. Iniziai, così, a sperimentare un linguaggio musicale che mi rappresentasse pienamente ma che, al contempo, potesse pormi in dialogo con la contemporaneità. Ecco come sono approdato al dialetto, alle suggestioni armoniche e melodiche della canzone classica napoletana ed, indirettamente, a certe evocazioni mediorientali o nordafricane, a loro volta sintesi di secolari influenze culturali tra le sponde del Mediterraneo. 3) Tradizione e innovazione in “ÀNEMA” sono connesse tra loro grazie ai temi affrontati all’interno delle canzoni. Grande rilievo assume il tempo nelle sue diramazioni passate e presenti, un testimone di ricordi malinconici, di speranze, di immaginazione. Le parole affiorano sulla musica come i pensieri scaturiscono dalla tranquillità di un tramonto in spiaggia. Riflessioni libere che da esperienze intime si espandono in una prospettiva universale. In quali momenti e “sfondi” hai scritto i testi delle canzoni e ci sono state delle ispirazioni particolari? Per attitudine, scrivo di sensazioni, stati d’animo, immagini; non mi riesce raccontare storie, se non, appunto, per evocazione. Ricordi e memorie di esperienze personali sono sempre il punto di partenza di ogni mia canzone. A volte, mi lascio trasportare dalla musica e mi incanalo in un flusso di coscienza che, sulle prime, lascio correre assolutamente libero. Il fatto che tutto questo, che attiene ad una sfera assolutamente personale, riesca a diventare messaggio o esperienza universale è ciò cui naturalmente ambisco e che si concretizza solo nella più felice delle prospettive. L’ascoltatore coinvolto ed appassionato cerca sempre qualcosa di riconducibile alla propria sfera emotiva, anche inconsciamente. Io appartengo certamente a questa sparuta minoranza. Ho scritto l’intero Ep nei mesi scorsi, in buona parte durante il primo lockdown, che mi ha concesso il tempo necessario per dedicarmi a questa nuova esperienza espressiva, alla ricerca, alla riflessione, alla sperimentazione ed, infine, alla produzione. 4) L’Ep si conclude con “Tramonto” che sembra rappresentare la summa intera della raccolta. Una riflessione sulla condizione umana di fronte all’universo. L’uomo osserva il cielo e si rende conto di esserne solo una minima parte, un punto che però può brillare davanti agli altri. A differenza dell’ombra, al cui riparo invece si rimane solo nascosti. Ti andrebbe di descrivere questo brano e il messaggio (o i messaggi) che esso contiene? E’ proprio così, il tramonto è sintesi plastica ed abbagliante dell’esperienza dell’esistenza. E’ splendore, un attimo prima del buio, è tempo di promesse e malinconie, di “per sempre” e di addii, è veglia che prelude al sonno, sentimento di appartenenza ad un tutto luminoso, prima della solitudine dell’oscurità. E’, ancora, preannuncio di un nuovo inizio, di rinascita, dunque, rappresentazione del ciclico succedersi delle stagioni della vita. Le suggestioni scaturite da questi pensieri mi hanno fornito l’input per realizzare il videoclip della canzone, i cui protagonisti sono i miei figli, colti nella prima meraviglia al cospetto del candore abbacinante di un’inattesa nevicata. In quel lento pianosequenza, vivono lo stupore dinanzi alla bellezza, ma anche il timore dell’ignoto, loro stessi, che sono testimonianza in carne ed ossa della ciclicità della vita. 5) All’interno della tua formazione musicale si ritrovano molteplici punti di riferimento: dalla cultura napoletana in cui affodano le tue origini alla grande tradizione dei cantautori italiani (De Andrè, Tenco) e statunitensi (Jeff Buckley). Ci consiglieresti i titoli degli album che hanno assunto un rilievo significativo nel tuo approccio alla musica? Ho sempre amato la canzone classica napoletana ma non avevo mai pensato potesse essere riferimento o ispirazione tanto decisiva. E’ sintesi di quel che la musica dovrebbe sempre essere, poesia, lirismo, sentimento, scuotimento, afflato. La scoperta del dialetto, che ha trascinato con sé armonie per me inconsuete, è stata un’illuminazione. Mi piace pensare di aver composto una canzone napoletana classico-contemporanea, concetto solo apparentemente ossimorico, che, anzi, considero assolutamente concreto. Tutta la mia musica è attraversata dall’esistenzialismo e dalla malinconia di Tenco, così come dall’ispirazione poetica e dallo sguardo sul mondo di Fabrizio De Andrè. Jeff Buckley, invece, appartiene alla mia esperienza di ascoltatore adolescente degli anni ‘90, con la sua prorompente carica emotiva a supporto di un talento musicale e vocale fuori dall’ordinario. Di De Andrè consiglio, senza dubbio La buona novella, un concentrato di poesia ed intelligenza politico-sociale, in perfetto equilibrio tra loro. Di Buckley, ovviamente, Grace, unico album completo pubblicato in vita. 6) Guido Maria Grillo e lo stop forzato dai concerti dal vivo. Come stai vivendo questa situazione che purtroppo dura da molto tempo adesso? In occasione dell’uscita dell’Ep stai preparando delle sorprese per i tuoi fans? Con quest’ultima domanda noi ti salutiamo e ti ringraziamo molto per quest’intervista! In una fase iniziale, lo stop è stato utile a raccogliere le idee, a fare ricerca, a sperimentare e a produrre. Ora, ammetto, l’incertezza e l’immobilità iniziano a pesare decisamente su me che, fino ad un anno fa, vivevo di concerti, incontri, chilometri, viaggi, città. Sono pronto a ricominciare, appena sarà possibile, per portare in giro queste canzoni che, sono certo, in una dimensione live sprigioneranno la carica emotiva di cui si sostanziano, quella che ho alimentato e, forzatamente, trattenuto nella mia camera-studio, in tutti questi mesi. Io e l’agenzia di booking con cui collaboro stiamo pianificando i prossimi mesi ed i tanti concerti che mi auguro di fare in giro per l’Italia. Grazie a te per l’interesse e le domande stimolanti.
Immagini gentilmente fornite dall'Ufficio stampa AM Productions Press
di Enrico Esposito
Oggi Serena Altavilla fa ufficialmente il suo debutto. Non nella musica chiaramente visto che l'artista pratese rappresenta da anni un'apprezzata frontwoman e vocalist. L'album "Morsa" è infatti il suo primo lavoro discografico da solista che mette in mostra le notevoli capacità vocali in universo di suoni variegati e volutamente disorientanti. Martedì mattina ho avuto anch'io la fortuna di partecipare alla conferenza stampa di presentazione organizzata dall'Ufficio Stampa Red&Blue per presentare un disco costituito da dieci brani che danno però adito a sensazioni e ipotesi di dimensioni superiori.
La protagonista, lei, Serena ha intrapreso il racconto della nascita di "Morsa" in punta di piedi, con un sorriso e una circospezione che si sono poi spiegati largamente tra una domanda e l'altra da parte dei giornalisti. Serena Altavilla ha costruito il suo esordio "in proprio" insieme a Patrizio Gioffredi, autore di testi scritti due anni fa sulla scorta di esperienze personali vissute dalla cantante che oggi si ritrova a osservarli da una prospettiva nuova. L'approccio al percorso solista è legato alla volontà di "sentirsi al centro" non certo rinnegando la lunga militanza nei contesti delle bands. Legittima appare quest'intenzione sia per l'eclettismo artistico di Serena al di là dell'ambito musicale (con la parallela passione e affermazione nel teatro) sia ancor di più inoltrandosi tra le nebbie e gli imprevisti di cui si nutre "Morsa". Sin dal brano d'apertura "Nenia" l'ascoltatore diventa consapevole di una cosa fondamentale: deve mettersi disteso e affidarsi a un flusso di suoni e riflessioni in continua mutevolezza. Questa è la morsa: una stretta sofferta ma vitale affinché si possano aprire e liberarsi da paure e fragilità. La strada per la rinascita.
"Una lotta da superare, un vento per ripulire" definisce Serena Altavilla l'essenza del viaggio di "Morsa" in uno stato di semicoscienza come quello inferto dalla tarantola con il suo morso profondo (l'artista sottolinea anche la relazione con le tradizioni a lei ben note della Taranta date le sue origini pugliesi). Realtà e sogno si confondono in un'atmosfera avvincente dai risvolti oscuri, dark che lasciano poco adito a illuminazioni: potreste benissimo sentirvi nei panni di Ulisse catturato dai canti irresistibili delle sirene oppure al posto dell'Agente Dale Cooper risucchiato tra le stanze della Loggia Nera. Vi troverete persi ma non dispersi mentre strumenti antichi e ritmi elettronici disegnano quieti idilliache, tempeste furenti. C'è un'autentica orchestra di eccellenti musicisti che si esibisce intorno alla "poetessa" come la saluta affettuosamente Paolo Benvegnù all'inizio della conferenza stampa. Serena occupa infatti il cuore della scena per le doti interpretative con cui esprime ricordi, speranze, certezze sulla spinta delle onde sonore prodotte da Adele Altro (Any Other), Francesca Baccolini (Hobocombo), Alessandro Cau (Geoff Barrow, Miles Cooper Seaton), Luca Cavina (Calibro 35, Zeus!), Enrico Gabrielli (Calibro 35, PJ Harvey, Mariposa), Matteo Lenzi (Filarmonica Municipale LaCrisi), Jacopo Lietti (Fine Before You Came), Fabio Rondanini (Afterhours, Calibro 35, I Hate My Village) e Valeria Sturba (OoopopoiooO).
.Come da sempre, la cantante toscana è partita dal nucleo melodico, dal potere dei suoni. Pianoforte e voce sono l'abito originale che si evolve "sganciandosi da ogni genere". Sbagliato tentare di dare un'etichetta precisa al sound di "Morsa": la parola d'ordine giusta è libertà per la sua sperimentazione. L'esempio più concreto sembra arrivare dalla traccia n.8 "Forca", brano in cui la voce abbandona sillabe e sintassi per intrecciarsi nei fili delle melodie. Il brano conclusivo "Quaggiù" porta alla mente una scena cinematografica di altri tempi sullo sfondo di una scogliera, "Epidermide" invece gioca su un gioco ossessivo di vuoti e pieni che si traspone in riflessi visivi all'interno del videoclip creato dal collettivo John Snellinberg per il singolo che ha anticipato la pubblicazione dell'album. Nel corso dell'incontro di martedì mattina per gli addetti ai lavori Serena Altavilla ha concesso un' anticipazione delle grandi potenzialità nascoste dietro l'apparato di "Morsa": tre videoclip di performance realizzate in un live "deframmentato" come ha detto lei stessa. Perché in fondo scendere una "scalinata interiore" non è facile per molti, ma forse un'artista sincera vi potrà aiutare a farlo. Immagini gentilmente fornite dall'Ufficio Stampa Red and Blue COMUNICATO STAMPA È uscito venerdì 26 marzo, “DIADORA” il nuovo singolo e videoclip di ESTHER, primo di 3 canzoni che usciranno entro l’estate 2021 e proietteranno Esther come la nuova voce femminile del panorama Pop/Trap italiano. Link all’ascolto del brano: https://esther.lnk.to/DIADORA Giovanissima, classe 2001, con i suoi primi singoli “Arcobaleno” e “Bonsai” Esther ha raggiunto centinaia di migliaia di stream tra visualizzazioni e ascolti, spopolando sulla piattaforma TikTok, dove conta milioni di view e più di 45mila follower, fatti in totale autonomia. Numeri importanti e personalità stravagante, grazie ai quali l’artista si è guadagnata il supporto della Stardust House, factory che raccoglie i migliori influencer e TikToker nazionali e casa frequentata da moltissimi artisti, tra cui J-Ax, Riki, Gaia, Chadia Rodriguez e numerosi altri. La Stardust House ha deciso di scommettere su Esther e sulla sua musica, che, come nel nuovo singolo “Diadora”, parla alla sua generazione, attraverso l’uso di un linguaggio diretto e senza filtri, traducendo l’ampia formazione musicale di Esther - studia canto, lirica e pianoforte fin dagli anni della scuola – in un’espressione artistica contemporanea, dall’immaginario colorato ed eccentrico. Partendo da una base trap, “Diadora” si arricchisce e si sviluppa con una produzione musicale accattivante curata da Sam Lover. Esther racconta così la nascita del nuovo singolo: “Diadora” è uno sfogo che ho tenuto dentro per anni e nasce dalla mia convinzione di volermi riscattare. Quando non sei nessuno per gli altri vali zero, le persone che ti circondano voglio sovrastarti per vedersi migliori di te, cercano di buttarti giù a tutti i costi. Sono pochi coloro che apprezzano ciò che sei e che decidono di credere in te, chi ti sostiene quando non sei nessuno lo farà per tutta la vita. Ho frequentato un liceo musicale, studiavo lirica e pianoforte, un mondo a cui sentivo di non appartenere al 100%. A scuola nessuno ascoltava la mia musica, nessuno poteva capirmi. “Diadora” è un pezzo di me, un pezzo della mia vita in una fase delicata, è un brano autocelebrativo, rappresenta la mia rivincita. Non smettete mai di credere in quello che fate, non ascoltate chi la pensa diversamente da voi, ognuno di noi vive in un mondo proprio, un universo a parte, e la cosa più bella è quando riusciamo a condividerlo e farlo apprezzare anche ad altri. CREDITS BRANO Voce Esther (Maria Sterpeta Barile) Prodotto da Sam Lover (Samuel Aureliano Trotta) Scritto da Samuel Aureliano Trotta, Daniele Pagni, Mirko Grieco, Maria Sterpeta Barile Mixato e Masterizzato da Samuel Aureliano Trotta Esther indossa Diadora ed è patrocinata da Puglia Sound. Clothing Line: FIK.Y Etichetta e Management: XT600 – Giungla Dischi Distribuzione: Artist First ESTHER – BIO BREVE Maria Sterpeta Barile (in arte Esther) nasce a Barletta nel 2001 e fin dall’adolescenza studia canto e pianoforte, diplomandosi al liceo Musicale e Coreutico A. Casardi di Barletta nel luglio 2020. Negli anni la sua formazione prosegue, conseguendo diversi diplomi di merito in concorsi canori e strumentali, nello specifico “Concorso Nazionale di Musica al Bosco Sonoro” cat. coro a cappella “Juvenilia”; “Concorso Nazionale di Musica al Bosco Sonoro” cat. canto moderno solista; “Primo Concorso Nazionale per Giovani Musicisti - Città di Trinitapoli”, strumento pianoforte. Si è esibita come corista presso il Castello Svevo di Barletta e il Teatro Comunale G. Curci di Barletta. Ha partecipato alle selezioni dei talent show: Tour Music Fest e The Coach su LA7. Nel 2019 ha iniziato una collaborazione con il producer Sam Lover a cui si è aggiunta, nel 2020, XT600, con i quali ha prodotto e pubblicato su tutte le piattaforme di streaming due brani: “Arcobaleno” e “Bonsai” con cui ha ottenuto 250.000 stream su Spotify e più di 7.000 video su TikTok. Attualmente è impegnata nella produzione del suo primo album, realizzato con la collaborazione del produttore Sam Lover, di cui il singolo “Diadora” è il primo estratto. TikTok: https://vm.tiktok.com/ZSa8UAKa/ Instagram: https://www.instagram.com/esther__real/ Facebook: https://www.facebook.com/imesthereal YouTube: https://www.youtube.com/c/EstherReal Vevo: https://www.youtube.com/channel/UC4GDc-9Hc3ypS000nrtMvcg |
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