21 appuntamenti a cavallo tra maggio e giugno. Le danze sono state aperte dall'Orchestra dell'Università di Pisa che martedì scorso ha emozionato la piazza proponendo celeberrime colonne sonore di film da Oscar come la "Star Wars", "Pirati dei Caraibi", "Jurassic Park" e tante altre. E' stato solo l'antipasto in attesa di una lunga serie di performance musicali e non solo che animeranno Piazza dei Cavalieri, grazie all'impegno da parte di associazioni e istituzioni territoriali nella rivalutazione dell'area. Da tempo infatti, quella che nel Medioevo era nota come "Piazza delle Sette Vie", non è stata messa nelle condizioni di poter ricoprire un ruolo di primordine all'interno della vita sociale e culturale della città, a vantaggio di altri luoghi di ritrovo. Cavalieri ha invece subito, soprattutto nel corso degli ultimi cinque anni, un processo di declino, dovuto a episodi di violenza e caos verificatosi nelle ore notturne, quando la piazza diventa affollata e teatro di festeggiamenti talvolta troppo spinti. A nulla sono valsi alcuni tentativi di riportarla a un adeguato valore, come l'installamento durante l'estate scorsa delle sculture firmate dall'artista giapponese Kan Yasuda, e poi finite per essere imbrattate e rovinate da atti vandalici.
Per combattere dunque gli eccessi della movida notturna e riportare ai fasti un patrimonio storico non solo di Pisa ma dell'Europa, è nata l'iniziativa de "Le Notti dei Cavalieri", un programma di ventuno serate musicali che avranno il compito di attirare l'attenzione delle varie componenti della cittadinanza. Come detto, il debutto di martedì 23 maggio è stato affidato all'Orchestra dell'Università, che ha saputo offrire uno spettacolo adatto a tutti. Ma saranno tanti altri gli appuntamenti in cui la musica classica sarà al centro della scena. Domani, ad esempio, nell'ambito della rassegna "Danteprima", il Premio Oscar Nicola Piovani dirigerà il concerto "La Vita Nuova", Cantata per voce recitante, soprano e orchestra (biglietti disponibili presso il Botteghino del Teatro Verdi, dai 10 ai 20 euro, con riduzioni per gli studenti). Martedì 30 e mercoledì 31 maggio si esibiranno rispettivamente la Filarmonica di Calci e la Filarmonica di Cascina, il 7 giugno toccherà alla Filarmonica di Pontedera, e a concludere il 13 giugno ci sarà la Filarmonica di Pisa. Il weekend del 2-4 giugno dedicherà spazio alla musica dall'animo popolare e dalla sofisticatezza jazz. Venerdì 2 giugno all'interno del "Pisa Folk Festival 2017" il grande attore e cantante napoletano Peppe Barra presenterà "Cammina, cammina..", un suggestivo spettacolo a dondolo tra musica e poesia in cui ripercorrerà il suo straordinario percorso artistico iniziato ormai cinquant'anni fa. La serata successiva, ancora in Cavalieri, si svolgerà il concerto e show di danza "Dos Tierras – Miguel Angel Berna e Manuela Adamo", che unirà il Salento e la Spagna nell'incontro tra la voce di Maria Mazzotta, una delle più belle voci pugliesi degli ultimi anni, e le coreografie del noto ballerino iberico Miguel Angel Berna e della danzatrice nostrana Manuela Adamo. E infine, domenica 4 giugno, in occasione del "Pisa Jazz", il maestro del jazz italiano Enrico Rava incontrerà il duo "Soupstar" di Giovanni Guidi (piano) e Gianluca Petrella (trombone), per dar vita a una serata memorabile (biglietto intero 18 euro, ridotto 16 euro, studenti universitari 8 euro).
Ma anche il fine settimana dell' 8-10 giugno Piazza dei Cavalieri non mancherà di offrire a Pisa un trittico di appuntamenti speciali e attesi, soprattutto dai giovani, che grazie ad "Aspettando metarock" potranno assistere a tre concerti diversi, in cui musica d'autore, pop e rock la faranno da padroni. Bobo Rondelli, Levante e gli Zen Circus scalderanno la platea come potete apprendere dettagliatamente dal nostro focus.
Immagini tratte da: - Immagine 1 da www.turismo.pisa.it - Immagine 2 da https://www.facebook.com/LaVitaDiDante/photos/rpp.239569036164755/1283573395097642/?type=3&theater - Immagine 3 da https://www.facebook.com/events/1356125684467830/?fref=ts - Immagine 4 da https://www.facebook.com/events/1314900028626089/?fref=ts
0 Commenti
![]()
Il 2017 è l’anno della trentaduesima edizione di Metarock. Il Festival, da sempre legato al territorio nel quale è nato, negli anni ha sviluppato una forte identità e si è impegnato nell’unione fra la tradizione e le novità musicali, nell’attenzione alla musica locale e la sua promozione. Tanti sono gli artisti di alto livello che si sono succeduti nelle varie edizioni e così, anche la sua anteprima di quest’anno non può essere da meno. Aspettando Metarock animerà il palco in Piazza dei Cavalieri di Pisa con tre concerti, dall’8 al 10 di giugno.
![]()
BOBO RONDELLI giovedì 8 giugno
Vi avevamo già parlato di Ciampi ve lo faccio vedere io, progetto che è già partito da più di un anno con una lunga serie di concerti e un disco, Bobo Rondelli canta Piero Ciampi. La volontà è quella di far conoscere al pubblico alcuni dei brani più belli del cantautore livornese, presenza costante nella vita artistica di Rondelli, non solo per quella Livorno, aspramente ironica, anarchica, città di mare che li ha cresciuti e mai abbandonati. Un omaggio intimo ed essenziale: pianoforte, tromba, la voce e la personalità di Bobo, un tavolino con un bicchiere di vino. È una continua altalena fra l’ironia dissacrante e irriverente delle sue parole che alternano i brani, e la poesia, l’intima dolcezza, il dolore raccolto di questi. Aprono la serata Avanretrò ![]()
LEVANTE venerdì 9 giugno
Era il 2013 quando Levante si è fatta conoscere con Alfonso e riempiva le radio cantando “che vita di merda”. Da allora due dischi, varie collaborazioni, la nomination per una Targa Tenco e un romanzo l’hanno portata all’uscita dell’ultimo Nel caos di stanze stupefacenti lo scorso 7 aprile. “Mi si legge in fronte il caos che ho dentro”. Inizia così il preludio di un album introspettivo e a tratti più rabbioso e tagliente dei precedenti, che mantiene l’originalità con la quale Levante si è contraddistinta e continua a distanziarsi dalle altre cantanti pop italiane. La troviamo a Pisa all’inizio delle date estive del suo tour. Apre la serata Teresa Plantamura ![]()
THE ZEN CIRCUS sabato 10 giugno
Continua il tour degli Zen Circus dopo l’uscita dell’ultimo album, La terza guerra mondiale, lo scorso settembre. Una serie di fotografie di una società contemporanea alle prese con le guerre vere e quelle che si combattono fra un social e l’altro, protetti dietro lo schermo del computer, mentre le piazze rimangono mute. Non ci sono soluzioni etiche e nemmeno politiche ma quella che accomuna tutto il disco è una sorta di critica e auto-critica sociale che lascia forti spunti di riflessione. Com’è un loro concerto? Una scaletta lunga e variegata che parte da La terza guerra mondiale e si snoda fra l’ultimo disco e tanti pezzi della loro storia artistica ormai maggiorenne, per la gioia dei nuovi e dei vecchi seguaci. Forte e travolgente energia e grande “casino”, com’è giusto che sia.
Per info e prevendite:
http://metarock.it/ https://www.facebook.com/metarockofficial.pisa/?fref=ts Immagini: https://www.facebook.com/metarockofficial.pisa/?fref=ts "How did we get so dark?" E' questo il nome del nuovo album dei Royal Blood, l'esplosivo duo alternative rock di Brighton, che il 12 giugno prossimo darà ufficialmente alla luce il seguito del fortunato esordio omonimo del 2014. Michael Kerr, il cantante-bassista, e Ben Thatcher, il batterista della band, sono reduci da una lunga tournee in supporto ai Foo Fighters durante l'anno scorso, ma ora, dopo un adeguato riposo, si stanno concentrando al massimo nell'opera di promozione del loro nuovo lavoro, che definiscono molto "fuori di cervello" rispetto al precedente. "How did we get so dark?" nasce da un esilio dorato vissuto all'interno di una tenuta a Burbank, California, che ha visto i due musicisti comporre di giorno più di 50 canzoni, e rintracciare un filo comune tra le tracce scelte in seguito per la pubblicazione. L'album si riallaccia in virtù di un consistente uso del pianoforte alle produzioni pop dei Keane, il trio irlandese che ottenne l'apice del successo un decennio fa con brani come "Everybody's changing", "Is It any wonder?" e "Crystal Ball". Tuttavia, Ben Thatcher assicura che "How did we get so dark?" sarà un disco prima di tutto rock'n'roll, un disco "più sexy" e "sicuro di sè" del debutto, come dimostrano senza fronzoli il singolo di lancio "Lights out" e "Hook, Line and Sinker", canzone lanciata in esclusiva all'ultimo Reading Festival. Seppur la maggior parte dei testi e delle melodie vengano da Michael, sono tuttavia i lunghi pomeriggi di prove in studio insieme ad aver determinato la nascita dei tanti nuovi pezzi e la convinzione di aver realizzato un'opera aggressiva e matura. Una pressione acuta si è impossessata di loro durante il work in progress del disco al punto da mandarli due volte all'ospedale, a causa di un accumulo di stress dovuto anche alla grandissima notorietà raggiunta con "Royal Blood" del 2014, che li ha portato a condividere il palco anche con gli Arctic Monkeys, a ricevere la visita in camerino di Lars Ulrich, il batterista dei Metallica, nonchè loro idolo. Sono stati mesi pieni, sporchi e senza sonno per il duo di Brighton, dai quali però sono state partorite idee numerose anche per quel che riguarda la collaborazione con altri musicisti che vadano a potenziare il loro bagaglio di livello già altissimo. Sono in due, ma sembrano suonare in sei, grazie al piacere per la sperimentazione e il rumore. Il "sangue reale" di cui parla il loro nome scorre a fondo e diventa il Leitmotiv indicativo dei loro videoclip, da "Figure it out" all'ultimo "Lights out", un rosso profondo che trafigge in pieno. In Italia purtroppo non li vedremo molto presto. Il loro ricco tour estivo suddiviso tra Europa e America non conta per ora appuntamenti nostrani, ma non escluderemo a priori prossimi annunci che ci rendano felici. Immagini tratte da: Immagine 1 da www.soundsblog.it Immagine 2 da www.bilbaobbklive.com “Cry” in inglese non vuol dire solo piangere. “Don’t cry for me Argentina” cantava Madonna. Ma anche “Crying at the discoteque” degli Alcazar. Certo, in un momento di depressione o di gioia acuto non è impossibile che scatti un pianto tra il dancefloor e il “Move your hands in the air” del Dj. Ma è anche più facile che uno possa invece urlare, a squarciagola, buttare fuori tutto, in inglese per l’appunto “crying out”. Urlare forte, fortissimo, ad alta e spaccavoce, un modo di dire british che equivale al nostro "Accidenti!". Una sorta di via di mezzo dunque tra i due significati. Come dimostra il volto dell'uomo sulla copertina dell’ultimo album dei Kasabian, uscito quest'oggi con il titolo di "For crying out loud". A tre anni dal festival della psichedelia celebrato con il precedente “48:13” e ad altri mesi ulteriori dal rovente siluro lanciato da “Verociraptor”, la band di Leicester è tornato sulle scene con carica e aspirazione a sfornare un lavoro nuovo, fresco. L’uscita a marzo del singolo “You 're in love with a Psycho”, le performances al Jools Holland Show, l’annuncio del tour estivo con le puntate nostrane, tra le altre al Postepay Rock di Roma il 21 Luglio e due giorni dopo al Lucca Summer Festival, hanno chiaramente dimostrato il desiderio della band di ricalcare il palco, di rimettere in gioco le proprie carte nel consueto ping-pong sonoro tra elettronica anni ’90 e rock classico retrocesso fino ai Ramones. Sergio Pizzorno, il chitarrista-produttore-compositore, in poche parole il fondamentale deus ex machina del progetto, e di origini genovesi, ha raccontato che ha scritto questo disco mosso dal puro istinto, senza particolari ricami o arroganze. “For crying out loud” suona appena 50 minuti, ma in realtà sarebbe durato anche meno tra i suoi 12 brani, e ha l’intento di restituire sotto la propulsione abituale della psichedelia un pò di gioia mediante i suoi testi affrettati, privi di pausa, martellanti. Il sottofondo elettronico non permette di ragionare troppo, e proprio questa rappresenta la fregatura alla quale non può sfuggire chi invece magari intenda ascoltare il disco per osservare in modo approfondito ciò che racconta. Gioia dicevamo, l’intenzione di donare alla collettività moods positivi evitando il rischio di incartarsi e poi perdersi intorno a un caso singolo. L’album riporta in prima fila la chitarra di Pizzorno, il rock dunque, la possanza, che conquista l’orecchio soprattutto in “Bless the acid machine” e “III Ray (the king)”. Il synth non può ovviamente scomparire, perché senza synth i Kasabian non sarebbero nemmeno mai nati. Se si eccettuano “Are you looking for action” e i suoi otto minuti che si avventurano in una saga di basso dominante e distorsioni varie secondo lo stile super-elettronico di “48:13”, “For crying out loud” alla disco preferisce il rock indagato anche nella sua chiave melodica, vedi e ascolta “All through the night”, che sin dal titolo tradisce il bisogno di dedicare una ballata malinconica prima dell’alba. Ma è solo un attimo di debolezza, all’interno dell’incessante corsa a diverse valvole di sfogo dal generale malumore che attanaglia l’Europa (e non solo) in questo momento storico. Strano che siano proprio degli inglesi, i primi fuoriusciti, a inseguire uno scopo del genere. Anche questo è un merito di innovazione per i Kasabian, che nel 1997 ai tempi del liceo si costituirono scegliendosi la parola “macellaio” in armeno e il cognome di uno dei membri della setta di Charles Manson, Linda Kasabian. 20 anni già passati in cui il quintetto di Leicester dagli esordi sbarbatelli ma già vigorosi di "L.S.F." e "Club Foot" è riuscito a farsi distinguere grazie a un marchio esclusivo. Il marchio dello "Pyscho-Rock". Immagini tratte da: - Immagine 1 da www.kasabian.co.uk - Immagine 2 da www.shmag.it |
Details
Archivi
Aprile 2023
|