di Enrico Esposito
Non poteva esimersi. No, non poteva decisamente farlo, nata e cresciuta all'interno di una famiglia votata alla musica. Padre, fratello, sorella, i primissimi ascolti dello swing italiano, in un secondo tempo la scoperta dei grandi cantautori (Rino Gaetano, Francesco De Gregori, Fabrizio De Andrè solo per citarne alcuni) e delle rock band indipendenti di casa nostra (CCCP, Afterhours), e infine l'incontro con il rock e l'elettronica straniere. Alessia Zappamiglio da Brescia, classe 1992, venuta su a pane e pentagramma, si è innamorata della chitarra da giovanissima e ne ha fatto la sua fidata balestra, affinandola costantemente mentre all'alba dei vent'anni si lasciava sedurre dalla Bologna che l'avrebbe conquistata del tutto col tempo e dalla volontà di intraprendere una nuova fase della vita sotto lo pseudonimo di Miglio.
Nel 2017 si presenta come l'anno giusto. I testi scritti e conservati già da diverso tempo necessitano di un'evoluzione e soprattutto di condivisione. Fuori dal cassetto, con un nuovo vestito alternativo a quello preferito chitarra e voce. Alessia avverte le sensazioni adatte, è tempo di fare il proprio ingresso nel mondo che già conosce bene ma che non sa di cosa lei possa essere capace. Firma con l'etichetta torinese INRI, opta per il nome d'arte "Miglio", propaggine diretta della sua storia e identità personali, sceglie di comporre e cantare in italiano, la lingua prediletta grazie alle opportunità senza limite di divertirsi a giocare con le parole, a smontarle e a plasmarle a seconda delle intenzioni. Nasce in questo modo nel 2018 "Gli uomini elettronici", il singolo di debutto che incarna immediatamente i caratteri distintivi della prima fase della carriera dell'artista bresciana. Un interesse fortissimo per la realtà ammaccata e imperfetta della quotidianità vista e respirata da Alessia nelle sue dinamiche sociali, pubbliche e private. Il punto di partenza di questo esordio come del singolo successivo "Il bar sui binari" e dell'ulteriore "Pianura Padana" (pubblicato nel 2020 ma completato già tre anni prima) consiste nell'osservazione dei dati di fatto, sotto gli occhi di tutto. Miglio annota prima con gli occhi, le orecchie e le esperienze vissute, poi si ferma a riflettere, a casa come altrove. I pensieri integrano le informazioni, e vengono assemblati tra le pieghe di una sorta di editoriale in musica. Spinge al massimo Alessia nella scrittura e in misura identica con la voce e il suo sound.
Nevrotica, incalzante, incazzata. Ascoltandola, Miglio non impiega molto a trasmettere all'orecchio il suo stato d'animo, trascinandolo in un turbinio di considerazioni e sentenze. Il tritone al quale si appoggia sono le ritmiche, martellanti, instancabili, e fondamento effettivo della genesi dei suoi vestiti musicali. Le percussioni investono sin dall'attacco l'ascoltatore sbattendo il mostro in prima pagina, sotto i colpi e gli acuti della voce di Alessia, un tono rock, tosto, camaleontico. Freddo, robotico in "Gli uomini elettronici", aspro, velenoso (a me ricorda la Bertè) ne "Il bar sui binari", in grado di tenere il controllo della situazione senza patemi e aprirsi a divagazioni in crescendo da un momento all'altro. In questo periodo stanno già affiorando alcune radici destinate ad evolversi in ramificazioni differenti all'interno del percorso di Miglio. "Il bar sui binari" le permette di partecipare alla finale del BMA (Bologna Musica D’autore) con una performance energica.
Miglio incontra la dimensione dal vivo, la affronta sia in un set elettronico e collettivo che in una versione acustica chitarra e voce, un duplice filo parallelo che terrà ben salto durante la sua evoluzione. Bologna, la sua America, la attira a sé completamente, persuadendola a trasferirsi h24 nel cuore di un ambiente che l'ha sopraffatta da anni ormai e contribuisce a nutrire le sue passioni di vita. Il tempo dei cambiamenti giunge veloce. Matilde Dischi, una sfida nuova, fresca, che coincide con l'avvento del 2020, questo anno disgraziato. Alessia è pronta alla nuova avventura affidandosi alla "vecchia guardia". Recupera dal cassetto "Pianura Padana", la sonorizza, la incide elaborando un nuovo manifesto della sua poetica. "Provincialismo cittadino, provincialismo industriale" recitano l'incipit della canzone. Cronaca dalla provincia grigia e triste, che imbruttisce e isola gli animi, spingendoli a inventarsi altri tipi di viaggi a "bordo di una navicella spaziale". Miglio insiste in questo caso su un "noi", parla a nome di una generazione che ancor prima di compiere trent'anni appare stanca, sfiancata dalla monotonia, desiderosa di evadere dai conflitti irrisolti di tutti i giorni alla volta di lidi inesplorati. In quest' ottica Miglio si presta alla sua metamorfosi più evidente. La strada, il rock, le preoccupazioni collettive vengono messi un attimo da parte. Alessia mantiene intatta la sua verve risolta, si addentra nel pop tradizionalmente italiano con contaminazioni moderne, espande la sua vena creativa. Una notte trascorsa nell'insonnia produce "Pornomania". Una confessione pura, sfrafottente. Molti hanno detto coraggiosa perché è innegabile che la libertà di parlare di orgasmi ancora oggi non è ancora al sicuro da pregiudizi e lamentele. Ma al di la del testo, interessante e dalle rime vincenti (e che si apprezza ancora di più nel videoclip girato in pieno lockdown dai registi Carlo junior Sanabria e Victoria Torresi e interpretata dalla cantautrice stessa), l'ultima eredità che Miglio rilascia il 20 maggio scorso racconta di un'artista che sta sbocciando, serena proprietaria dei suoi progetti e di un marchio ben definito (date un'occhiata alla cover di "Abbronzatissima" sul suo profilo instagram). In attesa di un suo nuovo singolo in uscita a settembre e delle finali del Premio Bianca d'Aponte in programma ad Aversa il 23 e 24 ottobre alle quali parteciperà per aggiudicarsi la vittoria finale, l'artista lombarda si sta preparando per tornare a suonare al vivo. Lo farà tornando a casa, domenica 2 agosto al Diluvio Festival.
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di Enrico Esposito Giorgio Mannucci è un ragazzo di trentasei anni con una caterva di idee e un zaino ricco di esperienze sulle sue spalle. Ha scelto la musica come credo della propria vita, esplorando lungo un percorso curato e interessante le sfaccettature molteplici della composizione, delle ricerche sonore, dell'organizzazione e della regia. Front and back - office ricoperti in alternanza dal cantautore e musicista livornese, che io ho avuto modo di conoscere nei mesi scorsi quale fautore e direttore artistico del Mostri Sacri Festival, originale kermesse che omaggia le grandi firme della musica leggera italiana nelle rivisitazioni della "Giovine Italia". In una tipica cena a base di pesce sullo sfondo di un Quartiere Venezia luccicante nella sua bellezza più forte anche dei terribili bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale ho avuto modo di toccare questo e molti altri progetti che si intrecciano all'interno della carriera di Giorgio. Comincia tutto tra i banchi di scuola. Alle superiori Giorgio conosce Francesco Pellegrini, il "Maestro" degli Zen Circus, che suona la chitarra come lui, Dario Solazzi, bassista, e di lì a poco Alessio Carnemolla, batterista e tastierista. I quattro hanno poco più di vent'anni, prediligono ascolti misti, hanno già fatto cose insieme, raccolgono un suggerimento proveniente da Liverpool. "I am the walrus" dice. The Walrus è il risultato. Indie pop in inglese, al quale manca un tocco femminile presto garantito da Marta Bardi, che presterà tastiere e la voce (affiancando Giorgio) nei due album della band (“Never Leave Behind Feeling Always Like A Child” del 2008, e "Hanno ucciso un robot", con il passaggio all'italiano nel 2012). Il quintetto riscuote apprezzamenti e numerose date lungo la penisola, si esibisce in Rai, evolve il sound. Nel frattempo Giorgio intanto ha intrapreso un'avventura parallela, raccolta sotto l'effigie di Mandrake. Il maggio del 2010 fa rima con la nascita di un ensemble pungente votato alla sperimentazione e al flirt riuscito tra strumenti e proposte artistiche non vicini tra loro. Il violino di Asita Fathi e il contrabbasso di Stella Sorgente si introfulano con decisione negli angoli delle tastiere e chitarre di Giorgio, che canta e dirige, del basso di Tommaso Bandecchi, e collaborazioni internazionali di grido. Un nome? Lisa Papineau, musa losangelina già "rapita" dagli Air e gli M83.
I Mandrake si distinguono per un sound fresco, all'avanguardia, dream-western, che li porta a realizzare due albums e togliersi parecchie soddisfazioni da parte della stampa e del palcoscenico. I loro brani sono vecchie e neonate composizioni di Giorgio, che si sta affinando come scrittore di testi ed esecutore allo stesso tempo, e viene chiamato per portare un suo rilevante contributo ai Sinfonico Honolulu, la prima e unica orchestra italiana di ukulele, sodalizio labronico campione di effervescenza e qualità. Nel 2013 si portano a casa la Targa Tenco con il disco 'Maledetto colui che è solo' feat. Mauro Ermanno Giovanardi. Rivisitazioni di pietre miliari del rock in una chiave freschissima, che confluiscono in produzioni di inediti, vedi "Il Sorpasso" del 2015 in cui Mannucci mette il suo zampino.
Nel corso di questa breve ma nutriente collaborazione, si verifica un incontro di svolta basilare per lui. Stringe infatti la mano per la prima volta ad Ale Bavo, produttore artistico di fama e curriculum che parla da solo (Mina, Subsonica, Levante), di stanza a Torino, ma menefreghista delle distanze. Si sviluppa un'intesa che apre la strada ad una decisione forse naturale osservando le esperienze maturate da Giorgio fino ad allora. Il momento di provare da solo è giunto. Giorgio Mannucci deve far valere al massimo la creatività e le doti interpretative che gli appartengono, nella forma e nella sostanza. Nel 2017 vede la luce "Acquario".
Acquario può significare molto. Istantaneamente richiama casa dei pesci, dunque a un microcosmo, privato e rassicurante come la propria abitazione, e l'intimità dei pensieri. In effetti gli otto racconti confezionati da Giorgio nella tranquillità della sua voce e della chitarra provengono direttamente dalla sua cameretta e trasmettono la spontaneità di emozioni e momenti vissuti personalmente. Ascoltare "Acquario" da l'impressione di sfogliare un diario di appunti e fotografie. Sulle pagine si leggono frasi, date, cancellature, inchiostri di vari colori, disegni, le dediche amorose e le prese in giro scherzose. Il potere delle sensazioni, che chiaramente spaziano dalla sofferenza al sogno alla realtà dei fatti, riesce ad essere domato dal suo ideatore grazie all'attenzione riservata alla scrittura in una lingua complicata ma magistrale come quella italiana, depositaria di un'eleganza d'abito ricercata. Il "servizio di leva" che Giorgio ha portato a termine tra compromessi e l'incontro con spettatori anche d'Oltralpe, lascia il segno, lo rende consapevole e abile nel gestire con classe la situazione, elaborando un disco di debutto studiato, distinto perché connotato da un pop cantutoriale a sé, distaccato dal mainstream e (per fortuna) fuori dal tempo, se ci fermiamo a ritrovare i punti di riferimento esterni.
Emergono dal sottofondo i grandi amori di Giorgio secolari e attuali. Lucio Dalla è il suo mentore incontrastato, dall'altro di una grinta e una maestria performativa inossidabili. Il mostro sacro al quale da anni Giorgio progetta di poter riservare una doverosa celebrazione. Surfjan Stevens, Sondre Lerche, gli alfieri contemporanei, provenienze da geografie contrapposte, applicazione e originalità prive di scrupoli. Ma Acquario profuma anche di collettività, di età e viaggi. Un coro di bambini impreziosisce la canzone "Tipico della tua età", in un inno alla gioia e alla spensieratezza, mentre la calma e la riflessione dominano la scena, spesso stimolando a immaginarsi Giorgio intento a dipingere dalla sua finestra mentre a pochi passi il mare borbotta. "Acquario" si espande con le sue infiltrazioni elettroniche su diverse ribalte nel corso del 2018. Giorgio Mannucci riparte a solcare l'Italia, apre concerti di Diodato e Levante, veste saldamente i panni del cantautore e intanto porta a compimenti altri traguardi dalle prospettive ampie. Nasce il già citato "Mostri Sacri Festival", kermesse ideata e diretta da Giorgio nella sua Livorno, che inaugura la sua Prima Edizione nel 2019 ospitato dal Nuovo Teatro delle Commedie. L'anno precedente, in tandem con colleghi e amici che rispondono ai nomi di Tommaso Novi, Giulia Pratelli e Luca Guidi (non certi sconosciuti per usare un eufemismo), l'artista aveva attuato il suo primo omaggio pubblico a Dalla attraverso lo spettacolo "Come è profondo il mare", condotto in giro per diverse città del Belpaese. Il "Mostri Sacri" recupera il formato estendendolo a molteplici protagonisti della canzone italiana. Luigi Tenco, Domenico Modugno, De Gregori vengono affidati a giovani interpreti accomunati dalla volontà profondissima di condividere i loro capolavori. Il Festival ha successo, Giorgio si siede alla scrivania per organizzare la seconda edizione che parte a febbraio di quest'anno nel nome di Mina, Fabrizio De Andrè, Francesco De Gregori, ancora al Nuovo Teatro delle Commedie, corredato dai dipinti dell'illustratrice e pittrice La 3am. Purtroppo l'ultima serata, dedicata a Pino Daniele è costretta a saltare. L'epidemia da Coronavirus ha fatto il suo corso, lockdown e la musica come la vita comune sono costrette a fermarsi. Naturalmente anche Giorgio è chiamato ad affrontare il problema. Vive la quarantena da solo, confortato dalla presenza della cagnetta Pimpa, legge, riflette e scrive. La sera di una Pasqua inconsueta funge da teatro per la nascita di un brano inedito, che documenta la quotidianità rivoluzionata. "Ogni notte scoperta" è il titolo e il ritornello di una poesia autentica, la cronaca in musica di una fase sospesa e di riscoperta da parte delle persone della loro interiorità. Ci guardiamo nello specchio prima e poi dentro, notiamo le fratture, cerchiamo di riempirne alcune, vogliamo cimentarmi con cose nuove, stare vicino a coloro cui non abbiamo tempo di dimostrare affetto. In un'atmosfera pop rilassante, Giorgio testimonia inoltre dietro la macchina da presa, filmando un video - mosaico di filmati girati da lui, amici, parenti all'interno delle loro case e giardini. La 3am firma invece la copertina che esprime il messaggio più importante inseguito da Giorgio; conservare la bellezza delle scoperte personali per riviverle insieme quando sarà possibile ritornare a farlo. Domani sabato 25 luglio, Giorgio Mannucci avrà modo per la prima volta in fase post - lockdown di riprovare l'ebbrezza dell'incontro con il pubblico in una doppia seduta di sessions live sulla terrazza di Mercemarcia in Via Oberdan a Livorno. Dalle ore 20:30 alle 21:00 e dalle 22:00 alle 22:30 si svolgerà Rooftop session #03 con prenotazione obbligatoria. Per maggiori informazioni: https://www.facebook.com/events/295763784837875/ Canali ufficiali di Giorgio Mannucci: - Profilo Facebook - Profilo Instagram Immagini tratte da: - Profilo ufficiale di Giorgio Mannucci - Profilo ufficiale di The Walrus - Profilo ufficiale di Mandrake
COMUNICATO STAMPA
Esce oggi il nuovo Ep della cantautrice milanese (via Virgin records) "Ipotesi è la mia fotografia. E’ stato registrato in due pomeriggi, voce e chitarra tutto insieme nella stessa stanza, lasciando gli errori, le cose belle e quelle brutte. Un paio di take sono buona la prima."
Ipotesi ha un sound pulito e caldo che mescola jazz ed elementi vintage pop all’interno di una dimensione cantautorale. E’ nato da una live session in studio con chitarra e voce registrate insieme per mantenere tramite la presa diretta la forza e la naturalezza tipiche del live.Tre brani sono inediti, due co-scritti con Pacifico. Ipotesi parla delle strade non percorse che restano delle fantasie. Madre parla del rapporto genitori figli e dell’amare incondizionatamente anche quando non si condividono le rispettive scelte e decisioni. Cuore è una dedica a cuore aperto per un ex in cui la solarità del sound si sposa perfettamente con la malinconia del testo.Le altre tre canzoni sono delle cover: I can’t make you love me di Bonnie Raitt, scelta per un legame con una versione di Bon Iver, LOVE. di Kendrick Lamar feat. Zacari e Una mano sugli occhi di Niccolò Fabi scelte per passione per i rispettivi dischi. Sono canzoni con cui sente un legame, rielaborate ed immerse in un sound fatto di pochi elementi musicali e molte voci.
TRACKLIST
1. Ipotesi 2. Madre 3. Cuore 4. I Can’t Make You Love Me 5.LOVE. 6. Una Mano Sugli Occhi
BIO
Simona Severini è una cantautrice nata a Milano, dalla voce delicata e l’anima soul. Dopo alcune esperienze nella musica e nel teatro, che l’hanno portata a essere ospite nei dischi di Enrico Pieranunzi, Pacifico e Ron e a esibirsi al Piccolo di Milano e al Napoli Teatro Festival, ha deciso di iniziare a “cantare da sola”. Ha girato chitarra e voce club e festival in Italia ed Europa: Umbria Jazz, London Jazz Festival, JazzMi, Paris Jazz Vocal tra gli altri. L'8 marzo 2019 si è esibita al Quirinale davanti al Presidente della Repubblica, che l'ha nominata Cavaliere. Il 1 luglio esce il video di Ipotesi, il primo estratto dall’omonimo EP di debutto come solista. COMUNICATO STAMPA Una canzone da ascoltare dopo la fine di una storia, in un appartamento ora un po’ più vuoto. “Ce ne faremo una ragione”, canta Disarmo in apertura del suo nuovo singolo Finale col botto, a proposito della fine dolorosa di una storia d’amore. Ma per poter razionalizzare, c’è bisogno di dare sfogo a tutte le rabbie e le frustrazioni di chi si sente tradito, di prosciugare la carica della batteria emotiva che la relazione ha accumulato: e allora vai di piatti da lanciare, di voglia di rivalsa sull’altra persona, di dolore da infliggere, per creare un momento catartico esplosivo che sarà il degno apice dionisiaco di una storia d’amore che nella sua brevità “non è mai stata banale”. Poi verrà la quiete, la lucidità mentale per pensare alle amare questioni pratiche: un cane da smezzare, le bollette da pagare… e la tragicomica realizzazione di dover pure imparare a cucinare. Una linea di basso un po’ funky ci accompagna in questo brano reminiscente del pop di inizio millennio ma con una decisa impostazione contemporanea, a dimostrazione della versatilità trovata da Disarmo, che con gli ultimi singoli si è mosso in maniera disinvolta tra itpop, pop rock e canzone d’autore. BIO Claudio Luisi, in arte Disarmo, eredita la passione per la musica dalla sua famiglia, che lo divide tra gli ascolti di musica classica e gospel. Si diploma all’età di 13 anni al conservatorio di Genova e nell’adolescenza si appassiona alla musica rock iniziando a scrivere i primi inediti e militando in diverse band. Termina l’accademia canto musica e spettacolo di Torino nel 2011, anno in cui, con la formazione Infranti Muri, è tra i 9 artisti selezionati per Sanremo Giovani con il suo brano “Contro i giganti” grazie al quale si esibisce per 3 puntate a Domenica In ed entra nella compilation Sanremo 2011. Nel 2012 scrive “Non ti lascio”, brano che viene inserito nella programmazione di MTV Music, e nello stesso anno pubblica da indipendente il suo primo album solista. Continua a collaborare come interprete, autore e compositore in alcune band, vincendo diversi concorsi tra i quali lo Standing Ovation Contest aggiudicandosi l’esibizione al concerto di Vasco Rossi dell’1 Luglio al Modena Park, e Fiat Music, iter che vede il progetto artistico aggiudicarsi la finale sul palco Ariston e il premio della critica Fonoprint. Nel 2020 escono Pillole 2D e Antagonista per Fonoprint. Ascolta anche i singoli Pillole 2D e Antagonista! DISARMO Instagram | Spotify | YouTube | Facebook |
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Marzo 2023
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