Il legame fra uno dei più popolari e importanti scrittori del secondo novecento, Stephen King, e il cinema è uno dei più prolifici e duraturi che il nostro immaginario ha mai incontrato. Il mondo del cinema e della televisione si è sempre rivolto verso la figura dello scrittore del Maine, attingendo dal suo vasto bacino di romanzi e racconti per trasporre sul piccolo e sul grande schermo storie prettamente horror, drammatiche, thriller, dai risvolti psicologici e dal fascino fantastico. Quella di King, infatti, è un tipo di scrittura dagli elementi “cinematografici” proprio perché trasmette un senso di continuo movimento, è immersiva e cerca in ogni modo di creare un invisibile ma forte legame con il lettore. Nelle trasposizioni visive delle sue opere la musica ha la sua parte e, anche se non si possa dire che le colonne sonore delle pellicole tratte dalle opere di Stephen King abbiano segnato la storia delle musiche da film, di certo molte sono di ottima e alta qualità, riuscendo ad esaltare passaggi fondamentali, a creare la giusta tensione e a ricreare con le note quello che Stephen King sapientemente evoca con le parole. Come ogni elenco, i titoli seguenti sono una piccola parte frutto di una necessaria e soggettiva selezione, tanto più se poi si parla di un catalogo, come quello dei film tratti dalle opere di Stephen King, vastissimo e che non accenna tuttora a fermarsi. Una mera indicazione, quindi, che potrebbe magari stimolare nuove scoperte.
Carrie – Lo sguardo di Satana (1976)
Inizia con un tema delicato e sognante la prima trasposizione in assoluto del primo romanzo pubblicato da Stephen King, Carrie. Carrie – Lo sguardo di Satana, questo il titolo italiano del film cult di Brian De Palma, si avvale del lavoro di un vero e proprio maestro, Pino Donaggio, che insieme a Morricone, Trovajoli, Rota, Piccioni e tanti altri ha contribuito a rendere grande la musica da film italiana in tutto il mondo. Il tema principale, sostenuto dalla melodia del flauto, crea un affascinante contrasto con la tragica vicenda della protagonista e della sua sanguinosa vendetta, rendendo esplicito ciò che rimane nascosto lungo tutto il film: la profonda drammaticità dell’intera esistenza della giovane Carrie, fragile, sola e in balia di forze più grandi di lei. Le notti di Salem (1979) Le notti di Salem (Salem’s Lot il titolo originale) è il primo romanzo di King trasposto per la tv, ben undici anni prima dei due fortunati episodi di It. La storia del film (anch’esso diviso in due parti come la storia di Pennywise) mette in scena già le classiche ossessioni dello scrittore in lotta con sé stesso e con la propria storia, mischiandole a una trama prettamente horror di vampiri. La musica di Harry Sukman paga un pesante tributo a Bernard Herrmann: gli archi sono gli indiscussi protagonisti che creano un’atmosfera tesa e incalzante, che a tratti sembra rimandare ai vecchi film d’avventura degli anni ’40; oppure al caro, vecchio Hitchcock, come il regista Tobe Hooper (fra l’altro recentemente scomparso) ammise di essersi ispirato per questo suo piccolo cult che ha influito tanti altri film successivi sui vampiri.
Shining (1980) Una delle scene d’apertura più famose del cinema dove sembra che il male aleggi dappertutto, presenza impalpabile, aerea, un’entità che si ripresenta ciclicamente e alla quale non si può scappare. Il tema principale, con il suo pesante andamento dato dalle oscure note scandite dai synth di Wendy Carlos e Rachel Elkind, aggiunge a quelle scene un’aura di implacabilità, come se volesse predire l’imminente scivolare nella follia di Jack Nicholson, alias lo scrittore Jack Torrance. Le voci e i sussurri che percorrono il brano aggiungono maggiore inquietudine e profondità, agganciandosi al resto della colonna sonora che si affida soprattutto alla musica non originale di compositori classici quali Béla Bartok, Ligeti e Penderecki. È risaputo che King non ha mai apprezzato il lavoro di Kubrick (a differenza invece della serie tv del 1997 The Shining), ma il risultato è sotto gli occhi di tutti, con buona pace dello scrittore americano. La zona morta (1983) Un senso di mistero e di inquietudine serpeggia lungo le note dello score di La zona morta (The Dead Zone il titolo originale) composte dal newyorchese Michael Arnold Kamen, per questo film di David Cronenberg su un uomo che scopre di avere dei poteri psichici, dopo essersi risvegliato da un coma. In pochi minuti Kamen riesce a sintetizzare con maestria molti dei punti di forza della pellicola, andando a evocare momenti più introspettivi in cui il protagonista è spaventato dalle sue nuove capacità, ad altri in cui la musica sembra aprirsi con l’intenzione quasi di voler dischiudere una zona, per l’appunto, sconosciuta e piena di mistero. Christine – La macchina infernale (1983) Il binomio King-Carpenter è, probabilmente, una delle cose migliori che ogni amante dell’horror possa sperare di incontrare nel corso delle sue letture e delle sue visioni. Tramite questa pellicola, infatti, è quasi intuibile un legame invisibile fra i due artisti che vanno a comporre le due facce di una stessa medaglia. Christine – La macchina infernale (semplicemente Christine nel titolo originale) mette in scena una delle più grandi passioni (e ossessioni) di King, le auto Plymouth Fury del 1958, simbolo di un’era, quella degli anni ‘50, segnata dal rock ‘n’ roll e dalla ribellione giovanile. Carpenter recepisce tutto ciò e, pur rimanendo abbastanza fedele all’idea originaria, apporta il suo tocco registico e musicale inconfondibile, quest’ultimo caratterizzato dai tappeti di synth solcati da note ripetute e ossessive già precedentemente ascoltate, ad esempio, in Distretto 13 – Le brigate della morte e 1997: Fuga da New York. Il tema principale si adatta perfettamente all’immagine della diabolica auto, oggetto inanimato che assume un carattere quasi sovrannaturale grazie alla implacabilità e ferocia. Gli anni ‘50 si ritrovano, quindi, allacciati agli anni ‘80, in un connubio inedito che Carpenter riesce a tenere in equilibrio con grande stile. Rendere “realisticamente” spaventosa un’auto non è cosa facile, e la musica in questo da un grande contributo. Grano rosso sangue (1984) Prima colonna sonora per lo statunitense Jonathan Elias (che in seguito troverà maggior fortuna con le musiche per 9 settimane e mezzo e producendo gli album di molti artisti rock e pop tra cui Alanis Morrisette, David Bowie, Duran Duran e Grace Jones) ma che riesce, sin dalle primissime note, a far immergere l’ascoltatore nell’atmosfera torbida e cupa della vicenda del film. Lungo i minuti del lavoro si possono sentire echi dei Goblin di Suspiria, dell’Halloween di Carpenter e delle atmosfere dell’Esorcista, coniugati in maniera bilanciata a cori profondi e sacrali di voci adulte, ricorrenti nenie infantili, un comparto orchestrale a tratti sin troppo pomposo ma che sa tessere parti molto inquietanti nei minuti più tesi e a un lavoro di tastiere mai invadente. Alquanto sottovalutata e ingiustamente messa da parte a favore di altre colonne sonore kinghiane, la musica di Grano rosso sangue (titolo che sa di thriller italiano anni ’70 ma che in originale è Children of the Corn), riesce in realtà a mantenere in piedi da sola una larga parte dell’atmosfera del film, il quale perderebbe tantissimo senza questo specifico comparto musicale. Fenomeni paranormali incontrollabili (1984) Partendo da un personaggio che ricorda quello di Carrie, Fenomeni paranormali incontrollabili (questo l’orrendo titolo italiano al posto del più semplice e calzante Firestarter) va ad assumere il profilo di una pellicola sci-fi/thriller, con personaggi, questa volta sia bambini che adulti, dotati ancora una volta di particolari capacità psichiche, perseguitati e costretti a lottare per la propria libertà. La colonna sonora è affidata a un gruppo d’eccezione che ha fatto la storia e che nel 1984 era ormai avvezzo alle collaborazioni per il cinema: i tedeschi Tangerine Dream, che per questa pellicola adottano uno stile meno “liquido” e dai toni meno psichedelici a favore di composizioni più ritmate e melodiche, quasi una sorta di Pink Floyd strumentali di Animals e The Wall. Ascoltando di seguito le tracce, si ha l’impressione di essere immersi in una lunga jam del gruppo ma il principale merito dei Tangerine Dream è quello di essere riusciti a creare dei quadri sonori molto ricchi e, soprattutto, indipendenti dalle scene della pellicola. Misery non deve morire (1990) In quello che Stephen King reputa uno dei suoi adattamenti cinematografici preferiti di una sua opera, la tensione non manca di certo. E non manca neanche nella colonna sonora, composta da Marc Shaiman, il quale in sole sei tracce, la maggior parte delle quali durano sei minuti, sembra voler mettere in musica la mente deviata della aguzzina protagonista, Annie Wilkes, interpretata da una grandissima Kathy Bates che all’epoca vinse anche un Oscar per quel ruolo. Partendo dai classici archi tesi e a fior di nervi alla Bernard Herrmann di Psycho, Shaiman riesce a tracciare un suo personale percorso che prova a unire due poli opposti: dei momenti apparentemente più distesi e calmi con altri in cui l’andamento degli strumenti si fa impetuoso, veloce e nervoso. I primi due brani della colonna sonora, infatti, dispiegano sin da subito questa dicotomia e, passare repentinamente da Number One Fan a Go To Your Room, crea uno scarto niente male. La musica si impone alle orecchie dell’ascoltatore e rimanda direttamente all’atmosfera malata e opprimente del film come anche del romanzo, senza lasciare troppo spazio all’immaginazione. La musica di Misery non deve morire (Misery il titolo originale) è elegante e in molti punti riesce a essere anche suadente nella sua andatura, ma l’aspetto più interessante è che riesce comunque a tenere perennemente sulle spine. It (1990) Proprio come il pagliaccio mutaforma Pennywise, interpretato all’epoca da Tim Curry, la colonna sonora dell’adattamento televisivo di uno dei romanzi più famosi e importanti di Stephen King, It, riesce a essere cangiante, varia e altamente originale in molti passaggi. Lungo l’edizione in due cd che raccoglie ben 42 tracce, Richard Bellis mischia tutto ciò che gli passa per la mente, giocando con i suoni, gli strumenti, i silenzi e le dinamiche come un clown al circo. Suoni elettronici che emergono all’improvviso per rompere una melodia di pianoforte, preceduta a sua volta da un’avvolgente andamento degli archi che dipingono delicati disegni sonori altamente emotivi: sulla carta, tutto ciò può significare ben poco ma ascoltando con attenzione non si può far altro che farsi coinvolgere dalle varietà d’atmosfera che man mano si susseguono, anche all’interno di un singolo brano, richiamando alla mente, ad esempio, molte delle cose di Frank Zappa. Spiccano i momenti dedicati a Pennywise, dove la musica accompagna e accentua i passaggi del film più terrorizzanti, ma sapendo anche riempire i vuoti e i silenzi fra i personaggi quando è necessario. Una delle migliori (se non proprio la migliore) colonne sonore di una pellicola tratta da un lavoro di King che riesce a essere all’altezza della densità dell’opera letteraria. Immagini tratte da: http://dailymacabre.com/
0 Commenti
15/9/2017 Bella Livorno: il 26 settembre un grande concerto di solidarietà al Teatro GoldoniRead Now
In realtà il Goldoni è già tutto esaurito. Sono andati letteralmente a ruba, in meno di un giorno, i biglietti messi a disposizione per "Bella Livorno", il concerto di beneficenza organizzato dal Comune di Livorno, il locale The Cage e Fondazione Teatro Goldoni per raccogliere fondi a favore della popolazione e della città colpita dalla tremenda alluvione del 10 Settembre. L'annuncio di ieri sui social ha fatto scattare una rapidissima corsa sul circuito boxol, e di lì a poco i vari settori sono stati riempiti completamente, lasciando con l'amaro in bocca numerosissime persone che invocano lo spostamento della manifestazione all'interno di un luogo più ampio, come lo Stadio "Armando Picchi", se non addirittura in piazza. Con un post sull'evento facebook, questa mattina l'account ufficiale del The Cage si è riservato alcune ore per "escogitare" un piano alternativo, che potrebbe consistere nel replicare l'appuntamento in una data successiva. "Bella Livorno" è il sottotitolo di "Madame Sitrì", celebre brano con cui Bobo Rondelli canta il più antico bordello della sua città, e proprio Bobo sarà uno dei grandi protagonisti che calcheranno il Goldoni la sera di Martedì 26 Settembre. Insieme a lui si esibiranno la Bandabardò, Brunori Sas, Nada, Motta, The Zen Circus e Tommaso Novi per un parterre di tutto rispetto e valore. L'idea originaria del concerto è stata partorita da Francesco Motta e Andrea Appino degli Zen, due pisani adottati dalla Livorno che intendono celebrare nelle sue storie, nelle sue bellezze, nelle sue icone. Già lunedì 11, il giorno immediatamente successivo alla tragedia, l'Assessore alla Cultura del Comune di Livorno Francesco Belais ha dichiarato di aver ricevuto molte proposte da parte di artisti interessati ad avviare un'iniziativa di solidarietà che possa fornire un aiuto concreto alla ricostruzione della città. Mimmo Rosa, presidente del The Cage ha invece ringraziato fin da subito i diversi collaboratori dell'evento (Menicagli Pianoforti, Max Hotel, Bufalo Sound Service, Ristorante Melafumo, Cooperativa Itinera, Box Office), i tecnici del Teatro Goldoni come del The Cage stesso. In attesa di ricevere novità sullo speciale appuntamento che verrà condotto dai comici "di casa" Dario Ballantini, Leonardo Fiaschi e Michele Crestacci, vi informiamo che l'intero ricavato delle vendite dei biglietti andrà in beneficenza a favore degli alluvionati e che è inoltre possibile donare fondi a offerta libera sul conto corrente aperto dal Comune di Livorno, con la causale “Bella Livorno”; il conto corrente è “Comune Livorno - Fondo solidarietà alluvione Livorno”, IBAN - IT 02 X 01030 13900 000006800927. Per poter essere costantemente aggiornati sull'evento, visitate la pagina https://www.facebook.com/events/172033630033674/?active_tab=about.
Giovedì 7 settembre la buona musica è approdata a Pisa grazie alla manifestazione musicale più longeva d’Italia, vi raccontiamo il resoconto della prima giornata.
Giunto alla sua trentatreesima edizione, il Metarock 2017 non finisce mai di sorprenderci. L’atteso festival che si è tenuto a Pisa ci ha regalato un show eclettico ed emozionante ed è proprio il caso di dirlo: “ha aperto col botto!”. La storica crew TuShungPeng, fondata nel 2001, composta ad oggi da DjVybzz, DavidSelecta e DjWest, che prende il suo nome dall'omonimo single di Frankie Paul del 1984 Pass the tu shung peng, una super hit degli anni d'oro della dancehall Jamaica, ha scaldato i motori della serata con il suo sound roots-digital-raggae e, come al solito, ha regalato good vibes e “sorrisoni” al pubblico. La loro filosofia: one love, one vibes è percebile nelle loro esibizioni e anche questa volta la loro vastissima cultura nel campo dancehall-raggamuffin è riuscita a toccare i nostri cuori. A seguire abbiamo potuto ammirare la talentuosa band toscana Earth Beat Movement, nata nel 2012 in Toscana. Fin da subito, questo variegato trio di ragazzi ha dimostrato una forte passione e predilezione per la musica reggae e per le sonorità hip-hop, che hanno caratterizzato maggiormente le loro prime produzioni. La band che si è esibita al Metarock ha sorpreso soprattutto per la performance autorevole e sontuosa della cantante, Irene “MisTilla” Bisori, che ha all’attivo diverse collaborazioni con artisti della scena reggae italiana. Irene ha coinvolto tutto il pubblico con la sua voce calda e travolngente sulle note del loro terzo album, BE STRONGER, uscito il 17 Marzo 2017. Il loro entusiasmo e la loro energia erano palpabili e vi possiamo assicurare che non ci siamo fermati un attimo.
Poi sul palco è arrivato il tanto atteso main event della serata: Benjamine Stanford, in arte Dub Fx, ha fatto il suo trionfale ingresso sotto un bagno di forla urlante e in visibilio. Dub Fx è uno degli artisti più completi al mondo, un beatboxer, un mc, un musicista e produttore di qualità eccelse, oltre che un ottimo intrattenitore. Le sue ritmiche e le sue rime hanno colpito l’attenzione di milioni di passanti per strada, da dove ha iniziato la sua sorprendente carriera live. Nel suo show non disdegna dei momenti di riflessione e la passione viscerale che nutre per la musica la si evince facilmente dalle sue parole e dall’emotività che mette nelle sue performance. Lo spettacolo che ha offerto al pubblico del Metarock è stato straordinario: le sue qualità di Mc gli permettono di manipolare a suo piacimento la propria voce e live riesce sempre a darti delle emozioni a dir poco uniche. Non sono mancati nella sua mai banale scaletta i brani che lo hanno reso più celebre al mondo come Love Someone, Flow o Made. La sua energia e la forte spiritualità hanno impreziosito quest’esibizione ma il momento che tengo a sottolineare è quello della spiegazione sulle origini delle tribù aborigene australiane, sua terra natale. Benjamine ha raccontato agli spettatori incantati quanta cultura e sapere ci hanno tramandato e ha difeso i loro diritti, ricordandoci che la musica è fatta proprio di origini e significati primitivi che non vanno dimenticati, anzi vanno ripresi, rispettati e tutelati.
Copyright foto IlTermopolio by Salvatore Pelligra
Nel 2016 era stato il mese del ritorno sulle scene dei Green Day, dei Kings of Leon, dei Lumineers e quanti altri. Quest'anno, settembre continua a riservare succose sorprese nell'ambito delle uscite di nuovi album da parte di artisti internazionali. Oggi ve ne parleremo di tre in particolare.
1) The National - "Sleep Well Beast" - In attività dal 1999, la band di Cincinnati composta dal cantante Matt Berninger e da ben due coppie di gemelli (i chitarristi Aaron e Bryce Dressner, il bassista Scott e il batterista Bryan Devendorf) a quattro anni di distanza dall'apprezzatissimo "Trouble will find me", presenta un nuovo lavoro, il settimo della propria carriera. Lautamente anticipato da quattro brani "The System Only Dreams in Total Darkness", "Guilty Party", "Day I Die" e "Carin at the Liquor Store"), "Sleep Well Beast" è considerato dal gruppo stesso un disco innovativo rispetto ai precedenti perchè contraddistinto da canzoni più lunghe, con una componente elettronica accresciuta e l'attenzione a trasmettere all'ascoltatore l'importanza della dimensione live. Registrato tra Berlino e la campagna di New York che li ha riportati all'atmosfera del natio Ohio, il disco consiste di dodici tracce incentrate sui momenti di crisi e distruzione che capitano puntualmente nella vita all'interno dei rapporti tra le persone. 2) Arch Enemy - "Will To Power" - Decimo album in studio per la band death metal svedese, chiamato a una prova importante a più di vent'anni dalla loro nascita (risalente al 1995). Dopo l'impatto positivo ottenuto da "War Eternal" del 2014, "Will To Power" ha l'onere di innalzare ancora di più il livello. Il passaggio di testimone alla voce tra la tedesca Angela Gossow (storica cantante dal 2000 al 2014) e la canadese Alissa White-Gluz (ex leader dei The Agonist) ha dimostrato di funzionare egregiamente, regalando smalto e carica alle nuove tracce, per merito soprattutto del timbro graffiante e talentuoso della Gluz. "The World is Yours" e "The Eagle Flies Alone", singoli di lancio, mostrano senza mezzi termini il ritmo incalzante dell'intero lavoro, con l'esordio di Jeff Loomis (una delle colonne dei Nevermore, dal 1991 al 2011) alle chitarre, e la presenza di "Reason To Believe", la prima ballad della storia degli Arch Enemy. 3) Susanne Sundfør - "Music For People In Trouble" - In Italia non è ancora molto conosciuta, e difatti, purtroppo, non sono previsti appuntamenti nel nostro Paese all'interno del suo tour europeo, che toccherà gli altri principali Stati del Continente per poi concludersi in Svezia. Ma Susanne Sundfør, cantautrice, compositrice e produttrice norvegese classe '86, ha alle sue spalle già cinque dischi in studio che hanno permesso di far emergere il suo carattere, la costante di una sensuale fusione tra elettronica e sinfonia, un tono vocale variopinto in grado di mutare senza ansie. Protagonista di salde collaborazioni con M83 e Röyksopp, l'artista ha lanciato nel mese di giugno il singolo "Undercover" per anticipare l'uscita del nuovo album, un'opera molto personale partorita dopo un lungo viaggio in giro per il globo, dall'Amazzonia alla Corea del Nord, e concepita per raccontare le ansie di un'umanità perennemente in corsa e sofferenza. Immagine tratta da Youtube
Inizierà fra una settimana la nuova edizione del Festival Metarock. Da trentatré anni appuntamento immancabile del settembre musicale pisano, si è conquistato il titolo di festival più longevo d’Italia portando ogni anno sul palco artisti italiani e internazionali. Le varie incertezze create dalla concomitanza con la prima edizione del Festival internazionale della robotica sono state chiarite e risolte con una collaborazione e un cambio di location: invece che nel parco della Cittadella i tre concerti dell’edizione 2017 si svolgeranno dal 7 al 9 settembre al vicino campo sportivo Abetone. Location diversa ma non nuova per l’associazione che qui aveva ospitato nel 1998 Roberto Benigni con un record di 11900 spettatori. Con un programma italiano e internazionale che va dal dub al pop e l’indie, non è nuovo nemmeno lo spirito del festival che come sempre non tradisce la propria identità puntando all’attenzione alle novità e alla qualità musicale.
![]()
Sarà Dub Fx il protagonista del primo concerto, giovedì 7 settembre. Benjamin Stanford, diventato uno dei beatboxer più originali e famosi al mondo con oltre cento milioni di clic sul web, musicista e produttore, concluderà a Pisa un tour estivo che lo ha portato sui palchi di tutto il mondo. Caratteristica fondamentale è la capacità di comporre la sua musica dal vivo, in diretta, in una miscela di dub, drum&bass e hip hop. Il suo successo parte dalle sue performance in strada e passa dal web quando il regista inglese Ben Dowden ha registrato Love Someone e l’ha postato sul suo canale YouTube superando 18 milioni di visualizzazioni. Il suo ultimo disco Thinking Clear è uscito nel 2016 e ha riscosso grandissimo successo.
![]()
Venerdì 8 settembre saliranno sul palco i Pop X, un’ottima occasione per scoprire con i propri occhi e con le proprie orecchie un progetto difficilmente etichettabile che trova la sua massima espressione nei live. Attitudine punk, suoni elettronici e una grandissima creatività si condensano in uno dei progetti più particolari del panorama pop indipendente italiano degli ultimi anni. Nato nel 2005 dalla collaborazione tra Walter Biondani e Davide Panizza, il progetto audiovisivo Pop X ora vive grazie alla partecipazione attiva di nuovi musicisti, performer e videomaker, tra cui Niccolò, Luca, Pietro e Andrea, ognuno con un ruolo diverso ma talvolta simile e intercambiabile. L’album Lesbianitj è uscito il 18 novembre per Bomba Dischi.
![]()
La chiusura spetta invece ai Canova, sabato 9 settembre. Band indie pop milanese formata da Matteo Mobrici (voce, chitarra elettrica, piano), Fabio Brando (chitarra elettrica, piano), Federico Laidlaw (basso) e Gabriele Prina (batteria). Avete ragione tutti è il loro disco d’esordio, uscito nel 2016 per Maciste Dischi e arrivato, ad aprile del 2017, a due milioni di ascolti su Spotify e un milione di visualizzazioni su YouTube, consacrando la band come uno degli esordi più acclamati degli ultimi anni. Il 26 maggio è uscito Threesome, brano extra del disco che è arrivato in poche ore nella Top 10 Viral Italia Spotify. Arriveranno a Pisa dopo un tour estivo di oltre sessanta date che li ha portati a suonare in quasi tutti i maggiori festival italiani.
Biglietto per ogni concerto €10+3 (d.p.) Abbonamento per le tre serate €15+3 (d.p.) Con il biglietto di Robotics Festival Pisa è previsto uno sconto del 25% per uno dei concerti, mentre chi ha un biglietto di Metarock può entrare gratuitamente al festival della robotica. Prevendite attive sul sito http://metarock.it/ Info: segreteria@metarock.it Facebook: Metarock Pisa |
Details
Archivi
Aprile 2023
|