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30/10/2020

Un sacco di parole

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di Enrico Esposito
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Incontro il Maestro in un pomeriggio della settimana scorsa. Lo colgo “sul fatto”, ossia in sala di registrazione, presso gli studi Blackcandy a Firenze. Causa Covid, alcuni interviste programmate per il mattino sono saltate e dunque sono il primo della giornata a porgli delle domande relative a “Fragile” e soprattutto ad ascoltare le sue risposte. Francesco Pellegrini inizia a parlare, raccontando a 360 gradi la genesi del debutto da solista della sua carriera e l’ampio raggio di significati che si celano dietro a un titolo di per sé già espressivo.  
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​Il Maestro ha scritto e composto, piano e voce, la sua opera prima lungo un arco di tempo voluminoso, lo stesso, che l’ha visto calcare un percorso di musicista classico, chitarrista e studioso del fagotto, strumento che ha suonato in tour con Nada. Le sue doti performative hanno convinto Andrea Appino, suo amico fraterno e frontman degli Zen Circus, a invitarlo a suonare nella band, coinvolgendolo stabilmente nella realizzazione degli album, nelle lunghe e apprezzate trasferte sui palchi della penisola, tra cui l’Ariston al Festival di San Remo nel 2018. Si arriva indietro nel tempo a dieci anni fa, quando Francesco aveva fondato i Criminal Jokers insieme a Motta, suo omonimo e altro fratello. Da allora sino ad oggi si sono susseguite allora tante diverse esperienze nella vita artistica ma non è questa la motivazione fondamentale alla quale è scaturita la necessità di raccogliere le nove tracce presenti nella tracklist di “Fragile”. Francesco si è guardato dentro, riportando la mente al passato per sviluppare un confronto con il suo stato attuale. Ha riaperto il cassetto in cui aveva posto alcuni dei testi, ha avvertito una mancanza: confessarsi, dare piena voce a sensazioni e riflessioni personali. Lui ha parlato di bisogno di spontaneità, vista dalla sua prospettiva come parte della fragilità. Le sue liriche erano già pronte e chiedevano soltanto un abito sonoro che permettesse loro di poter raggiungere gli ascoltatori nella misura migliore. Il Maestro si è allora messo all’opera concretizzando la sua idea originaria di fondere la dimensione acustica con il contraltare elettronico, per arrivare infine a creare un sound moderno, ispirato da Damon Albarn con il suo “Everyday robots”.

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​Prima che si cominciasse purtroppo a parlare di lockdown, quarantene e fasi di vario tipo, l’8 maggio era la data prescelta per il lancio di “Fragile”. Un desiderio che è rimasto inappagato e ha costretto il suo diretto protagonista ad apportare dei cambiamenti. Trascorsa la dura primavera, Francesco Pellegrini ha deciso di optare per l’uscita di due volumi: “Vol.1” ha visto la luce lo scorso luglio, “Vol.2” a settembre, per confluire successivamente nella raccolta completa, impreziosita da una traccia speciale. Dalla mattinata di oggi, l’album è disponibile in tutti gli stores, dopo essere “approdato” alla dimensione digitale. Abbiamo già accennato all’inequivocabile senso che il suo titolo e la sua nascita lasciano presupporre. Senza remore, Il Maestro si confessa apertamente, dipingendo a poco a poco un quadro dalle tinte accese, all'interno del quale si muovono al suo fianco gli attori stessi che recitano nel film della sua esistenza. Le variazioni dell'amore ("Boxe", "Ci dovranno legare") , la trasparenza dei rapporti familiari ("Inattaccabile", brano dedicato alla sorella Silvia) , il legame verginale con la propria città natale ("Cent'anni" in cui mettono il loro zampino Appino e Giorgio Canali) vengono respirati a pieni polmoni dal loro narratore, che con passione li rappresenta su più spartiti musicali e poetici. L'impressione che si prova seguendo Francesco lungo i suoi viaggi a spasso tra tempi e spazi è quella di essere trasportati in una dimensione eterea al di sopra delle nuvole, della stessa sostanza di cui è fatto l'airone policromatico in cui il nostro artista si rispecchia. "Fragile" canta le bellezze e gli scherzi di particolare rilievo nei ricordi e nei pensieri di Francesco Pellegrini ("Siamo noi" volge lo sguardo alla particolare "missione" ricoperta dalla collettività odierna), critica coloro che vedono solo rose e fiori nel mondo dei musicisti ("Semplice", con la partecipazione di Lodo Guenzi, ispirata dalla lezione del grande Claudio Lolli), e include anche un assolo al fagotto nella chiusura di "Smettere", canzone in cui il Maestro parla di un momento difficile durante il quale si era allontanato anche dalla passione per questo strumento). "Fragile" consegna riporta infine una straordinaria conversazione tra due amici fraterni, che si ritrovano a guardare lo scorrere degli anni durante i quali si sono visti crescere ("Francesco", featuring Francesco Motta, sorpresa finale dell'album). 

Immagini gentilmente fornite dall'ufficio stampa Red and Blue

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24/10/2020

Si chiama Emma Nolde

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​di Enrico Esposito

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La caratteristica che mi colpisce subito di Emma Nolde ascoltando i brani del suo primo album "Toccaterra" (uscito lo scorso 4 settembre  su etichetta Woodworm/Polydor/Universal Music) , leggendo le sue dichiarazioni e soprattutto parlando con lei al telefono, è la personalità. Questa ragazza avrà vent'anni a dicembre ma spalle salde e sguardo che guarda molto lontano. Ancor prima che "Toccaterra" fosse pubblicato, anticipato dai singoli "Nero Ardesia" (che le è valso al Premio   Rock Contest 2019 il premio Ernesto De Pascale per la migliore canzone con testo in italiano) "(male)" avevo sentito parlare sia da amici appassionati che da diretti protagonisti della musica con toni entusiastici del suo talento. Se provate a mettervi seduti e prestare attenzione in solitudine alle otto tracce che compongono il suo debutto discografico, capirete molto meglio di quante righe scriverò le motivazioni alla base delle aspettative e degli apprezzamenti nei confronti della giovanissima cantautrice toscana.
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Grazie alla personalità di cui ho parlato all’inizio, Emma ha reso in breve tempo la musica, passione che l’ha accompagnata da sempre, la sua professione. È partita con una fida chitarra acustica, scrivendo testi sin dall’età di quindicenne, inizialmente in inglese, per passare in un secondo tempo all’italiano. Una scelta significativa, per raccontarsi in profondità rivolgendosi non più solo ai suoi amici, a sua sorella, come faceva in passato. Ha avvertito a un certo punto un’urgenza che lei stessa ha definito "molto naturale" di condividere le sue storie, e adesso si sente "grata nell’esserci riuscita". Le sue canzoni sono nate in un arco di tempo compatto che le ha viste fiorire con una cadenza rilassata, descrivendo un nuovo inizio a livello personale per l’artista pisana. “Toccaterra” è l'apice del percorso compiuto partendo dai viaggi immaginari che Emma ha serbato dentro di sé, frutti di un innamoramento intenso e prolungato da lei sola vissuto. Un’esperienza immersiva dalla quale sono scaturiti pensieri e stati d’animo molteplici, arrivati a toccare altri aspetti della vita quotidiana: le serate a bere una birra con gli amici ("Berlino") e le escursioni fino al mare ("Ughi"), la necessità di scappare lontano dalla propria città, la riflessione sul valore della musica. L’impressione che coglie l’ascoltatore al termine di “Sorrisi viola”, canzone conclusiva del lotto, coincide con l’opportunità di scoprire attraverso l’affascinante stile metaforico e criptico in alcune circostanze piccoli tasselli di un mondo interiore in formazione. “Toccaterra” è il titolo emblematico scelto per svelare in un imperativo “stanco” il più alto traguardo riconosciuto da Emma verso se stessa: aver trovato il coraggio per poter manifestare appieno la sua sete di realtà.
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​Emma Nolde è concentrata a 360 gradi all'interno della sua carriera artistica. Dalla scrittura alla scelta degli arrangiamenti più adatti ai suoi brani alla cura riservata ai video e alle performances. All’interno del suo disco si alternano numerose atmosfere, talvolta gli spigoli dei brani stessi, portando l’ascoltatore a ballare, a emozionarsi, a restare completamente fermo. Elettronica, pop, versioni acustiche chitarra e voce, Emma orchestra il gran ballo di “Toccaterra” fiancheggiata dai produttori Renato D’Amico e Andrea Pachetti, mentre per le clips di “(male)” e “Berlino” si affida alla regia di Aurora Cesari e alle coreografie di Marta Maestrelli, ponendosi al centro di uno spettacolo corporeo e mimico in modalità B/N. I concerti dal vivo non sono molto lontani da tutto ciò. Come mi racconta al telefono, le canzoni mutano vestito in base alle locations nelle quali vengono eseguite, influenzate dal contesto che pulsa intorno. In questo momento Emma sta attraversando l’Italia e non solo sperimentando finalmente dopo l'infausta primavera il contatto con gli spettatori, seppur filtrato. Una situazione non facile, bagnata dalla distanza rilevante tra palco e i tavolini predisposti per il pubblico, ma che d’altra parte produce una grande felicità nella cantautrice, colpita dal grande rispetto che queste persone esprimono verso il suo spettacolo semplicemente accettando di rimanere sedute.
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E per loro Emma ha un messaggio ammirevole:

è importante che le persone vadano ai concerti non solo pensando al tipo di concerto al quale assisteranno, ma all'impegno che i musicisti, i tecnici e tutti coloro che sono dietro le quinte mettono nel permettere che tutto questo sia possibile.


Questa ragazza ha le idee molto chiare.
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Immagini gentilmente fornite da Roberta Giucastro di Polydor (ufficio stampa) che con Leonardo Fontanelli di Locusta booking ha reso possibile l'intervista a Emma Nolde e questo articolo.

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23/10/2020

Filippo d'Erasmo torna con il nuovo singolo "Cerchio di fuoco"

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COMUNICATO STAMPA

IL CANTAUTORE PIEMONTESE TORNA CON UN NUOVO BRANO CHE PARLA DI UN AMORE PROIBITO
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Dopo il fortunato esordio di Filippo D’Erasmo con il suo EP Canzoni Part Time, uscito poco prima dell’estate, il cantautore piemontese torna con un nuovo singolo dal sapore autunnale e dalla nostalgia di fine estate. Cerchio di Fuoco è una canzone che parla dell’amore proibito tra due amanti. Una storia che sfida i dogmi sociali e morali, e che si chiude con un’amara ma lucida riflessione. Il titolo è un tributo all’omonimo brano di Johnny Cash “Ring of Fire”. Il brano di Cash parla dell’inizio della sua storia con June Carter: una lady, una benintenzionata cristiana che s’innamora del marito di un’altra donna, un impasticcato fanatico, com’era al tempo Johnny Cash. Anni dopo June avrebbe descritto l’innamorarsi di Johnny con queste parole: «mi sentivo come se fossi caduta in un pozzo infuocato, e stavo letteralmente bruciando viva». L’arrangiamento del brano strizza gli occhi all’elettronica delle drum machines 808, degli iconici sintetizzatori Roland, elementi miscelati ad un’attitudine cantautorale, e ad un morbido tappeto arpeggiato di chitarra. Le atmosfere spensierate e pop sono bruscamente spazzate vie nello special, dai suoni più cupi che introducono la carrellata di immagini descritte.

BIO

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Filippo D’Erasmo, all’anagrafe Riccardo, inizia a suonare fin da bambino qualsiasi oggetto gli capiti tra le mani. Inizia a scrivere le prime canzoni nel 2009, successivamente si appassiona alla produzione musicale, così frequenta un corso con Giovanni Facelli e Lucia Francia (Tomakin, Lo Straniero) e contemporaneamente studia pianoforte e canto. Nel 2018 consegue a pieni voti il master in Songwriting presso il Cpm Music Institute di Milano, dove studia scrittura, ed il master in arrangiamento e produzione musicale, presso la Mat Academy. Nello stesso anno, dopo un passato a suonare nelle band (Indiepercui, Nubi, La Scimmia Nuda), decide di lanciarsi nel suo progetto solista e prende il nome d’arte di Filippo D’Erasmo. Nel dicembre 2018 pubblica il singolo Monica sulla Spiaggia di Follonica, prodotto da Luca Grossi (Sintomi di Gioia, Ave Quasar). Nel settembre 2019 esce il secondo singolo Anna e a dicembre dello stesso anno, il singolo Norimberga. Il 15 aprile 2020 pubblica il suo primo EP Canzoni Part Time, torna sulla scena musicale con il suo nuovo singolo Cerchio di fuoco. 
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14/10/2020

"Come as you are"

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di Enrico Esposito

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Dopo il successo della mostra "Heroes, Bowie by Sukita" che attraverso novanta scatti realizzati dal fotografo giapponese Masayoshi Sukita narrava la straordinaria carriera del Duca Bianco dagli anni '70 al Nuovo Millennio, anche quest'anno Palazzo Medici Riccardi rende omaggio alla musica. A cura di ONO arte contemporanea, fino a domenica 18 ottobre compresa sarà possibile visitare "Come as you are", un'esposizione di oltre 80 scatti che ripercorrono la storia del Grunge e il mito dei Nirvana e di Kurt Cobain, l'icona più luminosa dell'intero fenomeno esploso a Seattle all'alba degli anni '90.  Organizzata e promossa da OEO Firenze Art e Le Nozze di Figaro, in collaborazione con Città Metropolitana di Firenze, Comune di Firenze e MUS.ART, "Come as you are" raccoglie, all'interno di un percorso visivo e sonoro (scandito in sottofondo dai successi delle migliori bands del genere), i lavori confezionati da due fotografi dell'epoca, Charles Peterson e Michael Lavine, dallo stile e background differenti ma accomunati da un profondo legame con la carriera e la vita di Kurt Cobain. 

Lungo le tre sale allestite al piano terra di Palazzo Medici Riccardi, la mostra focalizza la sua attenzione in primo luogo sul racconto in rigoroso ordine cronologico la genesi e l'evoluzione dei Nirvana. Il trio originale costituito da Kurt Cobain alla voce e alla chitarra, Krist Novoselic al basso e Chad Channing alla batteria firma con l'etichetta Sub Pop Records (inizialmente solo una rivista) nel gennaio del 1988 per dare alle stampe un anno dopo il suo primo album "Bleach". Grazie alla loro straordinaria carica dal vivo, alla pregnanza dei testi scritti da Cobain e alla contemporanea evoluzione di una cultura (il grunge) giovanile spontaneamente emersa in una città simbolo della svolta (Seattle), la band raggiunge il successo negli Stati Uniti e all'estero, imbarcandosi in lunghi tour durante i quali Dave Grohl diventa il nuovo batterista in sostituzione di Channing. È il 1990, l'apertura di un decennio che intende rompere le catene con un'epoca caratterizzata dall'ascesa della borghesia e dall'appiattimento sociale degli anni '80, e Charles Peterson, fotografo ufficiale della Sub, immortala i Nirvana sia sui set pubblicitari che durante i loro concerti, realizzando delle peculiari istantanee in bianco e nero che colgono da una parte i musicisti in modo dettagliato e dall'altra esaltano la partecipazione degli altri protagonisti del movimento, ossia i giovanissimi fans.
© Charles Peterson 2020

Nel gennaio del 1991 i Nirvana cambiano etichetta firmando con la Geffen Records e otto mesi dopo pubblicano l'album che li lancia definitivamente nell'olimpo della musica, provocando tuttavia conseguenze determinanti negli animi del trio, in particolar modo del loro frontman. "Nevermind", che include tra gli altri brani "Smells like teen spirit" destinato a diventare un manifesto generazionale, viene pubblicato il 24 settembre 1991 e certificato disco d'oro appena venti giorni dopo (12 ottobre). Mtv trasmette in continuazione il videoclip di "Smells", aprendo i Nirvana a un successo mediatico e planetario che li porta a raggiungere la vetta della classifica statunitense nel gennaio del 1992 e a rimanere sconvolti davanti a un'inattesa parabola della propria esperienza musicale. Sono questi i momenti in cui Kurt Cobain inizia ad avvertire l'inadeguatezza a una situazione che in passato osteggiava, e si rifugia pericolosamente nell'eroina. Cerca di combattere la sua dipendenza ritirandosi per qualche tempo lontano dal rumore mediatico, accompagnato dalla compagna Courtney Love, che sta per dare alla luce la sua bambina. I due si sposano a febbraio e il 18 agosto nasce la loro primogenita Frances Bean. Pochi giorni dopo i Nirvana hanno in programma un'esibizione al celeberrimo festival di Reading in Inghilterra. Nell'occasione Charles Peterson testimonia con le sue fotografie la geniale messa in scena orchestrata dal cantante: entra in scena su una sedia a rotelle, un camice da paziente di ospedale e una buffa parrucca, fingendosi malato e incapace di stare in piedi secondo le numerosi voci che erano circolate all'epoca riguardo a uno stato di salute compromesso. La pantomima dura poco, lasciando spazio a un concerto esplosivo. Il fotografo della Sub Pop Records immortala il rocker in questo e in momenti della sua vita privata, come ad esempio in casa propria con la piccola Frances grazie a un rapporto di sincera amicizia condiviso ugualmente da Michael Lavine, fotografo originario di San Francisco e attivo nel mondo della pubblicità.
©Michael Lavine 2020

Adoperando una cifra stilistica diversa da Peterson, Lavine realizza i servizi che ritraggono i Nirvana dalle prime alle ultime registrazioni in studio. Le sue diapositive a colori forniscono una rappresentazione indubbiamente più artistica ma anche rilassata ed ironica. Un esempio viene mostrato nel corso delle sessions di "Nevermind" e "In Utero",  il terzo album della band pubblicato il 21 settembre 1993 di cui Cobain confeziona le copertine alla pari del precedente. La band parte subito in tour attraverso gli Stati Uniti, durante il quale registra uno straordinario concerto acustico, l' "Mtv Unplugged", e a febbraio del 1994 prosegue la sua attività live. Ma a Roma si verifica un episodio cruciale: all'Hotel Excelsior di Via Veneto Kurt viene trovato dalla moglie privo di sensi in overdose da psicofarmaci. Courtney Love avrebbe parlato nei giorni successivi di un tentativo di suicidio. Kurt Cobain viene riportato negli Stati Uniti e ricoverato in una clinica privata per un breve periodo. Sembra non riuscire più a reggere Kurt, di averne abbastanza. Il 5 aprile del 1994 scrive una lunga lettera in cui confessa apertamente di non sopportare coloro che pretendono di vederlo felice, e di continuare a non superare il problema di mancanza di empatia con il genere umano che lo accompagna sin da piccolissimo. Un pannello all'interno della mostra riporta il contenuto integrale del testo che sarà l'ultimo contatto della vita per il rocker. Si spara un colpo di fucile alla testa e tre giorni dopo viene ritrovato all'interno della sua abitazione di Seattle, decretando lo scioglimento dei Nirvana e la fine di un movimento, il grunge, che da allora non sarebbe stato più lo stesso. 

"Come as you are" racconta nei minimi dettagli questa storia fondendo armoniosamente gli scatti di Peterson e Lavine a sancire un unico percorso, che nella sala conclusiva si arricchisce delle fotografie che raffigurano altri protagonisti della scena musicale dell'epoca, come i Pearl Jam, i Soundgarden, gli L7, con l'intento di omaggiare l'impatto rivoluzionario di una cultura mai dimenticata.

Immagini gentilmente fornite da Le Nozze di Figaro, eccezion fatta per l'immagine n.1 tratta da foto dell'autore.


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7/10/2020

"Rumore" è il nuovo singolo dei Frammenti

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COMUNICATO STAMPA

Dal 18 settembre sarà disponibile su tutte le piattaforme di streaming “RUMORE” (Matilde Dischi/Artist First), nuovo brano della band trevigiana FRAMMENTI.
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“Sogno di fermare il tempo”: settembre è una specie di sogno interrotto, ed è anche il cuore pulsante di “RUMORE”, nuovo brano dei FRAMMENTI. L'estate sta finendo e, come ogni anno, cerchiamo in tutti i modi di fermare il tempo un'istante prima di riprendere a studiare o lavorare. Riguardiamo fotografie, video e rivediamo spiagge, gelati, birrette al tramonto. Il rumore della città si avvicina e ci ricorda i momenti in cui il vicino di ombrellone non ci lasciava dormire gridando a suo figlio.

Spiega la band a proposito del nuovo singolo: «“Rumore” nasce da un’emozione provata sulla spiaggia guardando le onde nella loro costante ciclicità, così diversa dalla linea retta che a settembre ci riporta ai rumori del vivere quotidiano. Il sogno di poter dare una risposta a tutto il caos che ci circonda, solamente mettendo la testa sotto la sabbia, è destinato ad interrompersi lasciando nella mente solo immagini distorte dalla memoria, come nella copertina dal sapore surrealista. Il nostalgico racconto di un’estate si posa lieve sopra sonorità vibranti, ma viaggia ad un ritmo concitato, inesorabile, come un giorno di festa». Per questo nuovo singolo, la band chiederà agli ascoltatori di associare un piccolo ricordo formato video della loro estate alle note di “Rumore”: il prodotto finale non sarà un vero e proprio videoclip, quanto una sequenza di ricordi diversi che sanno di mare e d’incanto.

“Rumore” è disponibile su Spotify al seguente link: https://spoti.fi/3hL2xtI
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​Biografia

Il progetto “Frammenti” nasce in provincia di Treviso nel 2016 da un’idea di quattro amici: Alex Michielin (voce, basso), Mauro Serafin (voce, percussioni), Francesco Da Ros (sintetizzatori e sequenze), e Antonio Cettolin (chitarra, voce). Nel 2017 aprono due importanti date: una degli Eugenio In Via Di Gioia e un’altra del Management al festival Rock 4 ail. Nel corso degli anni vengono più volte inseriti nella nota playlist Scuola Indie e suonano sui palchi di locali storici come il “Vinile”. Di recente il loro singolo “Mi dicono cambia” è stato inserito nella playlist “DIVANOLETTO GROOVE” curata da Nicolò de Vitiis (Le Iene). Contraddistinguono le sonorità dei Frammenti un profondo amore per la cassa dritta, l'abuso di sintetizzatori e l'intrecciarsi degli stili e le vocalità dei diversi componenti: una vena indie/pop (Alex) si mescola ad influenze soul/rnb (Mauro) e old school/hip hop (Antonio). Lo scorso 8 luglio la band pubblica un brano dal titolo “Punto di fuga” (Maionese Project/Matilde Dischi/Artist First). Il nuovo singolo dei Frammenti dal titolo “Rumore” (Matilde Dischi/Artist First) è disponibile su tutte le piattaforme di streaming a partire dal 18 settembre. 

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3/10/2020

La grande festa dei Blindur

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Abbiamo raggiunto telefonicamente Massimo De Vita, co-fondatore e leader della band campana protagonista di un'estate ricca di premi e concerti in giro per lo Stivale. E abbiamo respirato la loro atmosfera di celebrazione.

di Enrico Esposito
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Massimo De Vita ha varcato da non molto la soglia dei trent'anni ma porta sulle spalle, con i suoi Blindur, 400 concerti alle spalle, riconoscimenti assoluti, e soprattutto differenti percorsi musicali. Originario di Cardito (Napoli), è il capobanda di un progetto che, se non fosse per i testi in italiano, farebbe pensare a una provenienza lontana chilometri, da attribuire alle foreste canadesi o ai deserti ghiacciati islandesi. Il folk trascinante sulle diramazioni elettroniche, il benedetto richiamo del passato e la capacità di saper guardare la realtà attuale in tutte le sue valenze sembrano nascere dalla tranquillità prodotta dall'incontro con la forza millenaria della natura incontaminata, selvaggia e silente, che si ritrovano ad esempio nei Bon Iver e Sigur Rós. Senz'altro queste rappresentano fonti di ispirazione per Massimo, navigatore della scena compositiva italiana nelle vesti di produttore, che accolse in dono da Jónsi al termine di un concerto una sorta di eredità decisiva per la scelta del nome d'arte con cui battezzare "la sua pensata" in tandem con Michelangelo Bencivenga.  Un incontro partito con la richiesta di un autografo e poi trasferitosi su un terreno inatteso, particolare perché da allora germogliato definitivamente sotto l'etichetta di Blindur (nell'occasione Jonsi, cieco da un occhio, si accorse che Massimo non vedeva e dalla firma la conversazione si spostò su questo argomento). Con l'album omonimo pubblicato nel 2017 il duo De Vita - Bencivenga, sforna un'opera prima accurata e innovativa che colpisce pubblico e critica italiani e gli permette di sbarcare in pochissimo tempo all'estero. Nel corso degli anni trascorsi il power duo incontra naturali evoluzioni, modella ma non muta la sua identità sino a raggiungere uno stato di grazia in cinque elementi, che oggi è intento a celebrare.
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Dopo un temporaneo allontanamento di Michelangelo, nel 2018 Massimo compone e realizza quasi totalmente da solo il secondo capitolo di inediti "A", che raccoglie dapprima l'innesto di Carla Grimaldi al violino, per poi raggiungere con l'arrivo di Luca Stefanelli al basso e Jonathan Maurano alla batteria e il ritorno di Michelangelo la formazione attuale "da band". "A" aveva già apportato all'interno della poetica dei Blindur un'ampliamento degli orizzonti sia narrativi che sonori, orientato ad affondare con maggiore decisione il coltello nei risvolti dark della mente e del mondo affidandosi a una pronunciata esuberanza rock e elettronica. Nelle sue nuove canzoni Massimo si concentrava sulle oscurità senza perdere tuttavia l'intenzione di affermare la volontà di credere nella luce, della semplicità di condividere ricordi e sentimenti e della fiducia in un futuro molto concreto, da ritenere una concreta fortuna nelle mani di chiunque piuttosto che un oggetto misterioso caricato di aspettative o dubbi. "Futuro presente" fa da termometro delle temperatura di "A", "Invisibile agli occhi" ne rappresenta un altro tassello di rilievo, piazzato nell'apertura del disco e scelto per partecipare alla finale dell'Edizione XXXI dello storico Premio Musicultura disputata all'Arena Sferisterio di Macerata il 28 e 29 agosto scorso. Eseguita con la formazione al completo che sta attraversando l'Italia post-lockdown in un tour colmo di appuntamenti, la performance intensa e energetica di "Invisibile agli occhi" ha consentito ai Blindur di trasmettere il messaggio scrupoloso del brano, con la vittoria dei prestigiosi Premio della Critica e del Premio A.F.I. (Associazione Fonografici Italiani).


Il 4 settembre all'interno della suggestiva cornice di Santa Margherita Ligure, la band partenopea ha ottenuto un ulteriore riconoscimento della musica d'autore, la targa "Beppe Quirici" al miglior arrangiamento, a suggellare un periodo straordinario di festa. La quarantena forzata in primavera è stata affrontata da Massimo De Vita nella tranquillità di recuperare il tempo sempre scarso a causa dei numerosissimi impegni. Tra letture e ispirazioni, i mesi di lontananza dagli altri membri della band hanno cementificato l'intesa particolare al'insegna della leggerezza, di contro alla pressione e all'ossessione di porsi e cogliere determinati obiettivi. Massimo insiste su questo aspetto soprattutto quando parliamo di "3000remiX", l'ultimo Ep dei Blindur pubblicato il 3 luglio, contenente sette parallele versioni di "3000X", altro importante capitolo incluso in "A". Riformulazioni inedite, rieditate e rielaborate in salse molteplici sotto il sapiente lavoro di djs e musicisti (le sperimentazioni di Marco Messina dei 99 Posse, l'impronta psichedelica di Mago e di ADM, il reggae targato Sanacore All Star, il neapolitan sound reso da Whodamanny). Reinterpretazioni primitive, metropolitane, post- apocalittiche che colgono i salti spaziali e le successioni temporali scandite da un testo che invoca una danza tribale, ancestrale. Massimo confessa come "3000X" abbia rappresentato un autentico punto di svolta durante il tour che lo scorso anno ha promosso la pubblicazione di "A" e inaugurato il passaggio alla nuova dimensione per Blindur. La sacralità di quel momento è rimasta intatta producendo la lavorazione spontanea dell'Ep e pochi mesi dopo la ribalta di un tour ancora vivissima a più di un mese dalla sua apertura (il 21 agosto al Rural Dimensions Festival di Bellosguardo, in provincia di Salerno).
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Contatti

Facebook: https://www.facebook.com/Blindur
YouTube: https://www.youtube.com/user/blindurofficial
Instagram: https://www.instagram.com/blindurofficial
Spotify: https://spoti.fi/30UnVpN
Sito web: https://blindur.org


Immagini gentilmente fornite dall'Ufficio Stampa Big Time

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