A due anni da “Come i carnevali”, dopo il disco e il lungo tour con la musica di Piero Ciampi, Bobo Rondelli torna con un nuovo lavoro discografico. Anime Storte è uscito a ottobre e presenta in copertina un disegno della nipote Sofia. Il soggetto è un uomo anziano, incurvato dagli anni, dal cui petto nasce un albero che dà il senso di una trasformazione in qualcosa di maestoso. Storto come storte sono le anime delle sue canzoni, i soggetti che sceglie nelle storie che racconta, le prospettive dalle quali guarda l’amore, sentimento che si insinua, declinato nelle sue più varie sfumature, in ogni brano così come si è insinuato in tutta la sua ormai longeva carriera. Il disco è stato preceduto dal primo singolo, Soli, che è arrivato in radio già dal 15 settembre, unito ad un video di Tommy Antonini. Dodici brani che partono dalla solitudine e dall’ipocrisia del mondo social (Soli) e che finiscono nella dolcezza di un’intensa dedica alla madre (Madre). In mezzo c’è l’amore che inizia e quello che finisce, quello rimpianto. C’è l’amore sempre cantato da Bobo Rondelli per la sua città, Livorno, che in Cartolina di Giornata si ritrova intatto fra una bellezza divina che dipinge tramonti sul profilo del mare, le facce buone viste dagli stranieri e quelle da avanzi di galera. C’è la storia amara e drammatica raccontata da Lo storto, secondo singolo estratto e cuore del disco. C’è un amore che come una droga attrae, fa male e bene allo stesso tempo, consuma e cura, un sollievo animale (Sollievo Animale) dal quale non ci si può sottrarre. C’è una cover di By This River di Bryan Eno e I Remember When I Loved Her di Rod Argent (Su questo fiume e Io ricordo quando l’amavo) riviste in italiano con arrangiamenti che le propongono con un’energia e un’anima diversa. La sofferenza, l’amore e la solitudine dei semplici, degli “storti”, un mondo concreto visto dal basso che in uno spirito musicale come quello di Rondelli trova come sempre la sua dimensione ideale. Un racconto quasi fotografico di leggerezza profonda e allo stesso tempo di seria ironia. Chi conosce Bobo, soprattutto sul palco, conosce ormai anche la sua straordinaria capacità di saltare dall’introspezione allo sguardo sociale, dalla drammaticità alla comicità nel breve tempo di due brani e la loro presentazione. Il “Famous Local Singer” è maturo, conosce bene ciò che vuole raccontare e come, e continua a farlo senza mai tradirsi o snaturarsi. La vocalità classicamente cantautorale di Rondelli si unisce in questo disco allo spirito musicale di Andrea Appino (Zen Circus) che ha curato tutti gli arrangiamenti e la produzione, portando con sé sonorità elettroniche e creando così un album tematicamente coerente, musicalmente moderno e allo stesso tempo piacevolmente vintage. Nel disco sono presenti anche le chitarre di Bocephus King e di Francesco Pellegrini (Zen Circus). Il tour è partito dalla Flog di Firenze lo scorso 4 ottobre con Fabio Marchiori, Simone Padovani, Stive Lunardi, Valerio Fantozzi e Matteo Pastorelli. Domani sera approderà proprio a Livorno, al The Cage Theatre. Le altre date del tour: 30/11 Bologna - Locomotiv 08/12 Arezzo - Karemaski Multi Art Lab 09/12 Torino - sPazio 211/ToDays Festival 21/12 Perugia – Rework 12/01 Roma – Monk 18/01 Milano – Salumeria della musica Le foto sono gentilmente fornite da Locusta Booking
0 Commenti
![]() Tulipa Ruiz presenta il suo quarto album, “TU”. In una dimensione intima, la cantante e compositrice di São Paulo (Brasile) raccoglie canzoni inedite e pezzi del suo repertorio, riarrangiandole con l’aiuto della produzione di suo fratello e partner musicale Gustavo Ruiz e Stéphane San Juan. Registrato interamente a New York, TU uscirà solo in formato digitale (ONErpm), strizzando marcatamente l’occhio al mercato estero.
TU, con lettera maiuscola, in capslock per accentuare la grafica della parola e quindi trascinarci nel suo significato. TU sono io e sei tu.TU siamo noi. TU è anche due, come la pronuncia in inglese di “two”, io e Gustavo, mio fratello e partner musicale. TU è un’offerta, un dono. L’idea dell’album è nata dopo un tour che abbiamo fatto voce e chitarra, un formato che mi piace chiamare “nudo” perché le canzoni si “spogliano” diventando scarne e minimali. Suonarle in questo modo ci ha avvicinato al midollo di ogni canzone e ho voluto registrarle così: una chitarra, una voce e poche percussioni. Questo è il concetto del disco. Soprattutto in un momento in cui la tecnologia ci allontana dall’essenza e l’overdose di informazioni ci sovraccarica, ho voluto fare un disco più intimo, accogliente, più crudo. In tempi di relazioni superficiali, questo è un disco che mi avvicina al rituale del falò, allo sguardo in faccia, ai miei amici, vecchi e nuovi. TU siamo io, Gustavo e Stéphane San Juan. Gustavo alla chitarra e artefice della creazione delle canzoni con me. Stephane alle percussioni. Entrambi nella produzione del disco, con Scotty Hardcome ingegnere del suono. La prima intuizione che abbiamo avuto per TU è che sarebbe stato un disco di riletture, ma durante il processo compositivo sono apparse nuove canzoni. Cinque nuovi pezzi e quattro riletture. In tutto ci sono nove tracce e mi è piaciuto questo numero perché il 9 contiene l’esperienza di tutti gli altri numeri precedenti ed ha anche a che fare con il concetto del disco: quello di incorporare nella sua atmosfera ed esistenza, l’esperienza dei dischi precedenti. ![]()
Tra i recuperi, sono arrivate la mia “Pedrinho” e “Desinibida”, scritta insieme al musicista portoghese Tomás Cunha Ferreira, della band Os Quais. Sono entrate nel disco perché parlano di personaggi liberi e le persone libere meritano di essere evidenziate, sono praticamente la stessa cosa. “Algo Maior” (mia, di Gustavo e di nostro padre Luiz Chagas) e “Dois Cafés” (mia e di Gustavo) sono state registrate perché avevo bisogno di cantare quelle parole, le abbiamo suonate poche volte live e riprenderle mi ha dato forza.
Tra le tracce nuove ci sono “Pólen”, “Game” e “Tu” con Gustavo, mentre “Terrorista del amor” è la mia seconda esperienza in una composizione collettiva (la prima fu “Víbora”): una canzone scritta con Ava Rocha, Paola Alfamor, Gustavo Ruiz e Saulo Duarte. “Pedra”, che chiude il disco, è un pezzo fatto da mio padre Luiz Chagas, l’anno in cui sono nata e mai ancora registrato. Ho anche due ospiti molto speciali sull’album: Mauro Refosco in “Algo Maior” e Adan Jodorowsky in “Terrorista del amor”. Abbiamo registrato tutte le canzoni nello studio di Scotty Hard a Brooklyn (NY) in due settimane. Incredibile il modo in cui lui riesce a “catturare” il suono, la chitarra di Gustavo è venuta veramente speciale. Impressionante anche l’intesa nata tra noi e il contributo che ognuno ha dato: Gustavo alla regia di tutto e nella percezione della mia musicalità e Stephane, con il suo sguardo da francese radicato a Rio e nel Mali contemporaneamente, ha portato la nostra musica in luoghi nuovi ed ha dato anche qualcosa di primordiale e ancestrale al nostro fuoco, oltre ad un’aria cosmopolita.
Questa è la nostra prima uscita digitale al 100% e abbiamo scelto come partner ONErpm, che ci ha accolto a braccia aperte sia in Brasile che a New York, mettendo tutte le sue strutture a nostra disposizione. Le partnership sono state fondamentali per la realizzazione di TU.
Questo album è anche il risultato dei nostri viaggi. Negli ultimi due anni abbiamo suonato molto in America Latina, specialmente in Messico, e TU arriva anche dalla volontà di dialogare in modo più diretto con quel mondo che ci circonda, ma sembra lontano per via della barriera linguistica. Questo disco mi avvicina a tutti i miei cordoni ombelicali. La band Gustavo Ruiz è il mio produttore. Insieme abbiamo fatte tante conquiste, come un Grammy per il miglior album contemporaneo brasiliano pop. Gustavo, oltre a produrre me, ha prodotto band e artisti che sono sempre presenti nel mio giradischi: Junio Barreto, Trupe Chá de Boldo, Zé Pi, Juliana Kehl, Porcas Borboletas, Verônica Ferriani, Pedro Moraes, Plutão Já Foi Planeta e Maurício Pereira. Gustavo ha conosciuto Stéphane San Juan quando suonavano insieme nella band di Vanessa da Mata. Stephane ora vive tra il Brasile e gli Stati Uniti e ha suonato con nomi importanti come il duo africano Amadou e Mariam e l’inglese Jane Birkin. Ci ha presentato Scotty Hard, conosciuto per il suo lavoro con artisti hip-hop e jazz come Cypress Hill, Medeski Martin e Wood. In Brasile, Scotty ama lavorare con il gruppo di Recife Nação Zumbi. Stephane è amico di Mauro Refosco, percussionista brasiliano che vive a NY e che un giorno è venuto a trovarci in studio. Già conoscevamo il suo lavoro con la band Forró in The Dark e i suoi contributi con David Byrne, Red Hot Chili Peppers e Tom York, oltre ad avere molti amici in comune. Gli abbiamo mostrato alcune canzoni e la sua presenza sull’album si è rivelata inevitabile. Ha fatto l’arrangiamento di percussioni insieme a Stephane in “Algo Maior”. Adan Jodorowsky è entrato in gioco perché durante le registrazioni ho capito che avevo bisogno di una voce che doveva accompagnarmi in “Terrorista del amore”. Adan è figlio del regista Alejandro Jodorowsky e abbiamo suonato due volte insieme in onore a suo padre, una al Guadalajara International Book Fair e poi al Phoenix Film Awards. Adan, oltre ad essere un musicista, è anche regista e attore. Link: www.facebook.com/tuliparuizoficial/
La figura del mostro, immortalato su miriadi di pellicole cinematografiche, romanzi, fumetti e tante altre opere d’arte, ha sempre attirato l’uomo in maniera ambivalente. Sentimenti che oscillano fra la repulsione e l’attrazione hanno spesso mosso gli animi di coloro che, nel bene ma soprattutto nel male, hanno avuto a che fare con simili creature. La solitudine, in particolare, sembra attraversare e costituire l’intera esistenza della maggior parte dei mostri dell’immaginario collettivo, esseri che alla fine non si rivelano nient’altro che specchio delle contraddizioni umane. Più di ogni altro, il vampiro potrebbe incarnare questa idea di solitudine, poiché vive in un’eterna dannazione che neanche la morte sembra alleviare. La musicista romana Caterina Palazzi ha scelto quindi la figura di Zaleska, la figlia illegittima del più noto conte Vlad Tepes, per dare avvio a un suo personale e totalmente individuale progetto solista. A differenza dell’altro suo progetto, Sudoku Killer, dove è affiancata da chitarra, sax e batteria (e che ha all’attivo due album, l’ultimo, Infanticide, uscito due anni fa per Auand Records), qui tutto ruota intorno al contrabbasso, strumento prediletto di Caterina, e alle potenzialità che questo strumento offre. Il pizzicato, l’archetto, il massiccio uso di pedali ed effettistica danno l’idea di una mini orchestrina in bianco e nero per film muti in stile cinema espressionista tedesco. Melodie inquiete e dissonanti si vanno a innestare sul noise creato dagli effetti, evocando un suono perennemente in movimento e alla ricerca della giusta atmosfera, al limite fra dark ambient e suggestioni alla The Kilimajaro Darkjazz Ensemble e Bohren and the Club of Gore. Ascoltare Zaleska significa immergersi in un altro mondo dove le proprie sensazioni seguono lo stesso erratico andamento dei suoni e delle visioni che spesso accompagnano dal vivo la musica di Caterina Palazzi, come dimostrano le numerose partecipazioni a mostre, installazioni e proiezioni fatte insieme a video-artisti in varie occasioni. Una musica del genere non può che richiedere un ascolto intimo e raccolto, eppure il 23 novembre Zaleska testerà le sue potenzialità sul palco del Deposito Pontecorvo di San Giuliano Terme (Pisa), un palco diverso da quello ai quali la musica del progetto è solitamente abituata. Ma ciò che era già evidente con Sudoku Killer, e che viene ribadito anche con Zaleska, è proprio la caratteristica di non cercare a tutti i costi di piacere a tutti ma, semmai, di trovare una via personale per dire ciò che si vorrebbe dire. E questa via, spesso, avviene in maniera solitaria.
Da quale tipo di necessità artistica prende spunto il progetto Zaleska? E perché hai scelto proprio il nome della figlia illegittima di Dracula? Zaleska è nata dalla voglia di intimità, di solitudine, del non dover rendere conto a nessuno, di fare esattamente ciò che mi passa per la testa anche in tempo reale. Dracula fa parte della mia intimità e della mia vita perchè sono sempre stata affascinata dal personaggio oscuro del vampiro. Fin da piccola, invece di giocare spensierata con gli altri bambini, mi chiudevo a leggere libri sull'argomento; di conseguenza è stato spontaneo far coincidere il mio desiderio di un progetto in solitaria con quello di dedicarlo al Conte. In molti punti, la musica di Zaleska ha gli stessi colori e le atmosfere del Nosferatu di Murnau. Quanto è importante l’aspetto visuale per questo tuo progetto? Credo che le atmosfere possano ricordare Nosferatu per l'aspetto malinconico che hanno in comune. Confesso di non aver ancora capito se la situazione ideale per Zaleska sia con o senza video. Sicuramente sono due cose diverse perché cambia il mio modo di suonare. Il video è stimolante sia per me che per l'ascoltatore, aggiunge sicuramente qualcosa e mi fa anche sentire più protetta emotivamente, visto che affrontare un palco da soli non è facile. Di contro mi obbliga a tenere d'occhio il cronometro quindi c'è meno spazio per l'improvvisazione. È stato molto bello e interessante interagire con il visual designer Kanaka, che crea i video in tempo reale e quindi permette un dialogo audiovisivo ogni volta diverso. Suoni il contrabbasso anche nell’altro tuo progetto, Sudoku Killer. Vedi quest’ultimo e Zaleska come due facce della stessa medaglia o come due mondi opposti? Dove si può dire che finisca uno e inizi l’altro? Non li sento come due cose molto diverse: in qualche modo Zaleska è la versione intima di Sudoku Killer. I due progetti hanno in comune la componente cinematica e quella dark-ossessiva-angosciante. I pezzi sono miei in entrambi i progetti quindi la somiglianza è evidente.
Con Zaleska, sei solo tu e il contrabbasso. Non ci sono altri strumenti, come invece accade, ad esempio, con Sudoku Killer. Pensi che Zaleska ti abbia portato a cambiare in qualche maniera il tuo modo di rapportarti con questo strumento? Senz'altro. In Zaleska non faccio la bassista, uso molto l'archetto e prediligo le melodie ai groove. Un progetto come Zaleska trova la sua dimensione ideale probabilmente dal vivo, per via dell’atmosfera creata dal suono che si espande, imprimendo l’aria circostante. Nonostante ciò, hai in mente un qualche tipo di registrazione? Non nel prossimo futuro perché, oltre agli "spostamenti d'aria", è anche importante l'aspetto visivo, che sia l’interazione con i video o che sia invece l'osservare direttamente come vengono creati i suoni dallo strumento, dando l’idea acustica e visiva di un’orchestrina. È un progetto pensato per interagire con ambienti ogni volta diversi e su un supporto audio non funzionerebbe. Quello del 23 novembre a Pisa sarà un concerto che ti vedrà portare Zaleska su un palco differente da quelli sui quali hai suonato finora con il tuo progetto solista. Potrebbe essere un modo per testare ulteriori potenzialità del progetto e magari avvicinarsi a un pubblico un po’ più ampio? Spero di sì! Ho un po' di perplessità, perché Zaleska è un progetto intimo che necessita di silenzio e della concentrazione dell'ascoltatore, condizioni più facili da ottenere in ambienti raccolti, piccoli, con la gente seduta per terra. A Pisa ci vado da sola perché Sudoku Killer non può, quindi non è stata una decisione presa a tavolino bensì una casualità. Ma amo le sfide, dunque ci andrò e cercherò di fare del mio meglio. Continuerai a suonare completamente sola o hai pensato alla possibilità di essere affiancata in futuro da qualche altro strumento, magari solo in qualche pezzo? Zaleska è l'emblema della solitudine e resterà sempre così. Caterina collabora e collaborerà volentieri con altri musicisti, Zaleska assolutamente no. A che tipo di pubblico credi che possa essere indirizzata la musica di Zaleska? Zaleska è indirizzata ai malinconici che non cercano evasioni ed è poco indicata per chi vuole passare una serata divertente. Per maggiori informazioni: Sudoku Killer facebook page: facebook.com/caterinapalazzisudokukiller/ Sito Sudoku Killer: http://www.sudokukiller.it/ Sito Auand Records: http://auand.com/ Foto di Diego Baruffaldi e Donato Anselmi
L'estate scorsa Radiohead, Aerosmith, Eddie Vedder avevano già mandato in estasi il pubblico del Parco delle Cascine, giunto a superare anche le 50.000 persone. Una quattro giorni consecutiva di concerti all'insegna del rock dai grandi nomi e dall'entusiastico riscontro che poco dopo la metà di giugno ha infuocato Firenze. Non è ancora tramontato questo 2017, ma nemmeno pochi giorni fa è stato alzato il sipario sull'intero programma che dal 14 al 17 giugno prossimi consegnerà il Firenze rocks ancora una volta alla storia della tradizione concertistica in Italia. Ancora una volta quattro memorabili serate senza sosta, durante le quali si esibiranno alcune tra le migliori bands del passato e del presente naturalmente sulla scena rock. I biglietti sono acquistabili sulla App ufficiale del Festival (http://www.oneevent-oneapp.com/firenzerocks-2017/), su ticketone e nei negozi di dischi. Partiamo dal primo incandescente appuntamento. Il 14 giugno, per la loro unica data italiana a più di due anni dalla loro ultima tappa alla Unipol Arena di Bologna, i Foo Fighters capitanati da Dave Grohl si impossesseranno del palco della Visarno Arena per scatenare le note del loro ultimo album "Concrete and gold". Nel pieno del tour statunitense che ha aperto i battenti il 17 Ottobre, la pluripremiata rock band si è "riposata" soltanto nei mesi di settembre e agosto dopo aver percorso ancora in lungo e largo il pianeta, e rilasciando di volta in volta brani inediti che anticipavano l'uscita del nuovo disco. A quasi venticinque anni dalla loro fondazione a Seattle nel 1994, i Foo, che prendono il loro nome da strani avvistamenti aerei simili agli Ufo durante la Seconda Guerra Mondiale, hanno raggiunto al giorno d'oggi probabilmente la vetta della popolarità e allo stesso tempo una consapevolezza totale dei loro mezzi in virtù della quale spesso durante i loro spettacoli si lanciano in cover di brani epocali, con la collaborazione di ospiti importanti e inattesi. Siamo certi che anche a Firenze non deluderanno in alcun modo le aspettative, e rappresenteranno invece il culmine di una giornata che dalle 16 in poi riserverà altre performance per il momento ancora top-secret. 15 giugno. Proprio loro. Guns'n'Roses. E dire che sembravano morti, sepolti, finiti, fino a poco tempo. Adesso addirittura torneranno dalle nostre parti appena un anno dopo i 90.000 in estasi dell'Autodromo di Imola. Che non si trattasse soltanto di una reunion si era già capito il 10 giugno scorso, e adesso questo loro nuovo appuntamento sul suolo italiano lascia ancora nutrire buone speranze per un erede che "Chinese Democracy" (loro sesto album) attende da quasi un decennio. Il loro nome è stato il primo rivelato dai canali ufficiali del Firenze rocks e quello forse accolto con più clamore perchè il prolungamento del "Not in this Lifetime tour" per un altro anno è una notizia che sa davvero di eccezionale. Anche la Visarno Arena sarà testimone della rinnovata energia che lo stesso Axl Rose ha dichiarato di aver ritrovato insieme ai suoi musicisti, alla riscoperta di un desiderio di novità che sta prendendo via sempre più concreta realizzazione. 16 giugno. Dopo le saette del rock, arrivano le meteoriti del metal. Un metal classico, che affonda le sue radici negli anni '70 quando l'heavy stava conquistando il mondo e scrivendo le prime pagine di una Bibbia alternativa ancora oggi custodita con cura significativa. Con il loro "Legacy of the Beast World Tour 2018" i leggendari Iron Maiden invaderanno le Cascine, per un nuovo appuntamento con il Belpaese che ormai frequentano da più di quarant'anni. La superband britannica sarà anche all'Ippodromo di San SIro a Milano il 9 giugno e infine il 17 dello stesso mese in Piazza Unità d'Italia di Trieste per un trittico scoppiettante che regalerà anche ai fans italiani l'occasione di riassaporare tanti intramontabili successi appartenenti agli anni '80 e '90, ma anche tracce più recenti, come quelle raccolte all'interno del loro sedicesimo album "The Book of Souls" targato 2016. Storie riprese dalla letteratura anglosassone, dal cinema, dall'immaginazione fervida del cantante Bruce Dickinson si trasformeranno in travolgenti cavalcate metal grazie agli assoli di Dave Murray e alla verve del basso di Steve Harris. Non sono ancora giunte notizie ufficiali relative alla scaletta dei guests che preparanno il pubblico al febbrile avvento dei Maiden. Per ora circolano rumors che auspicano la partecipazione dei Marilyn Manson, ma per il momento non si hanno davvero conferme in tal senso. E siamo infine al 17 giugno, il giorno conclusivo, l'atto finale nel contatto con i suoi adepti italiani di uno degli ultimi straordinaria maestri dell'arte metal. Un santone, un'autentica icona musicale ma anche molto altro, Ozzy Osbourne che a quasi settant'anni (classe 1948) si appresta a trainare dal Messico all'altra faccia del globo il suo tour d'addio alla scena live. Da pochissimi giorni l'ex frontman dei Black Sabbath ha confessato che l'anno venturo rappresenterà l'ultima occasione per poter assistere alle sue performance on stage. Accompagnato dai fidi Zakk Wylde (chitarra), Blasko (basso), Tommy Clufetos (batteria) e Adam Wakeman (tastiera), Ozzy metterà sul piatto tutti gli assi di una carriera formidabile condita da 100 milioni di dischi venduti. A fargli da scudieri, nelle ore precedenti il suo ultimo show italiano, arriveranno alle Cascine due formazioni molto diverse sul piano anagrafico e melodico. Da una parte i mitici Judas Priest, britannici di Birmingham, tra i padri ultraquarantenni dell'heavy, e pronti a sfornare per il 2018 il diciottesimo sigillo che prenderà il nome di "Firepower". Dall'altra invece gli Avenged Sevenfold, la band californiana nata nel 1999 che ha pubblicato nel corso di questo anno il settimo album dal titolo di "The Stage", ottenendo un ottimo riscontro di pubblico e critica. 16/11/2017 COMUNICATO STAMPA - "L'Operaio Gerolamo" di Lucio Dalla e Roberto Roversi, è il nuovo video di CHRISTADORORead NowCHRISTADORO è un insieme di consolidati musicisti, a partire dal batterista del gruppo, Mox Cristadoro, con un’attività ultra trentennale che ha il suo vertice nell'album dark di culto “In Absentia Christi”, a firma MonumentuM, pubblicato in UK a metà anni '90 e ristampato più volte in vari Paesi d'Europa. Ha fatto parte dei Carnival of Fools e preso parte alla prima formazione dei La Crus (con M.E. Giovanardi), successivamente con Santa Sangre (Consorzio Produttori Indipendenti) per oltre un lustro, oltre a una partecipazione con Cristina Donà nel suo album d'esordio. La sua militanza in band di rilievo della scena Hardcore Punk italiana dagli anni 80/90 è stata costante (Crash Box, Govinda HC Project, Furious Party, Incudine). Al termine del 2015, l'amicizia col musicista Fabio Zuffanti (Finisterre, La Maschera di cera, HostSonaten, Z Band e innumerevoli altre esperienze) confluisce nel progetto Christadoro. Il 13 gennaio 2017 è uscito l'omonimo album d'esordio dei Christadoro, su etichetta AMS, distribuzione BTF, esplicitamente ispirata a quella dell’album capolavoro “Black Sabbath”, immesso sul mercato il venerdì 13 febbraio 1970. Se i Calibro 35 hanno saputo rivalutare con credibilità e successo il repertorio italiano dei grandi compositori di pregiate colonne sonore degli anni '70, l'esordio del progetto CHRISTADORO pone in luce la grande scuola autorale di un periodo unico, intramontabile e prezioso, con un nuovo vestito. "L'Operaio Gerolamo" di Lucio Dalla e Roberto Roversi, è il nuovo estratto dal disco diventato uno splendido video del fotografo e giornalista Antonio de Sarno: Il testo del brano descrive una condizione di prigionia, una sorta di gabbia/carcere in cui la maggior parte degli esseri umani si ritrova. In una logica antispecista, l'idea della regia del clip prevede la sostituzione di soggetti animali al soggetto umano. In questo caso, le sequenze con esseri viventi di varie specie rinchiusi e maltrattati andrebbero a rappresentare il medesimo habitat dei protagonisti della canzone: operai da catena di montaggio produttivi, privati dei diritti e torchiati fino al decesso e alla sostituzione. Un inarrestabile ingranaggio di fatica e morte. Per maggiori informazioni: ams-music.it/wp/christadoro/ 10/11/2017 Comunicato stampa: GORAN BREGOVIC ORCHESTRA - Three Letters from Sarajevo - Nuovo album e data a MilanoRead Now
NUOVO ALBUM E DATA AL TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI
DI MILANO IL 6 FEBBRAIO 2018 Molti musicisti sarebbero felici con solo un frammento della carriera di Goran Bregović. Compositore contemporaneo, musicista tradizionale o rock star, non ha dovuto scegliere – ha combinato tutto per inventare una musica che è allo stesso tempo universale e assolutamente sua. Cinque anni dopo l’album Champagne for Gypsies, Goran Bregovic torna con una nuova produzione incentrata sul tema della diversità religiosa e della coesistenza pacifica: “Three Letters from Sarajevo”, uscito con Universal il 6 ottobre 2017, con la partecipazione speciale delle voci meravigliose ed esplosive di Bebe, Riff Cohen, Rachid Taha e Asaf Avidan. Pochi musicisti sono riusciti a sviluppare un’arte così varia, che combina insieme una così grande varietà di stili e tecniche senza perdere la propria identità. Un pezzo di Bregovic può essere riconosciuto al primissimo ascolto e sembra sempre diretto al mondo intero, senza distinzione di razza, sesso, età e religione. Nel 2018 Goran Bregović farà il suo grande ritorno in Italia per un tour che lo vedrà protagonista anche in un'imperdibile concerto il 6 Febbraio al Teatro degli Arcimboldi di Milano, accompagnato da un'orchestra di 19 elementi. QUI la prevendita ufficiale.
GORAN BREGOVIC
Chitarra, Sintetizzatore, Voce UNA BAND GITANA DI FIATI Muharem Redžepi - Goc (Grancassa tradizionale), Voce Bokan Stankovic - Prima Tromba Dragic Velickovic - Seconda Tromba Stojan Dimov – Sax, Clarinet Aleksandar Rajkovic – primo Trombone, Glockenspiel Milos Mihajlovic - Secondo Trombone VOCI BULGARE Ludmila Radkova Trajkova - Voce Vanya Todorova Vakari – Voce SESTETTO DI VOCI MASCHILI Dejan Pesic - 1st tenor Igor Marinkovic - 2nd tenor Milan Panic - 2nd tenor Vladimir Rumenic - baritone Dusan Ljubinkovic - basse Sinisa Dutina - basse QUARTETTO D’ARCHI Ivana Matejic - 1st violin Bojana Jovanovic - 2nd violin Sasa Mirkovic - alto Tatjana Jovanovic - cello www.goranbregovic.rs
BIOGRAFIA:
Il gruppo nasce a Palermo nel 2006, nel 2008 vince il concorso Italia Wave Sicilia e registra la prima uscita discografica, ossia "Il Pan del Diavolo" Ep, attirando l'interesse di stampa e pubblico con un tour con più di 80 date. Il 15 gennaio 2010 esce LP d'esordio "Sono all'Osso" per La Tempesta Dischi, ottimamente accolto dalla critica (5 stelle per RollingStone e disco del mese per Buscadero), l'album diventa finalista del Premio Tenco nella sezione "migliore opera prima" e porta in tour la band nei migliori festival e club d'Italia. Ad Aprile 2012 esce "Piombo Polvere e Carbone" (La Tempesta Dischi) in cui all'immediatezza dell'esordio si aggiunge una forte componente psychedelica arrangiando e suonando l'album con Antonio Gramentieri (chitarra baritona e basso) e Diego Sapignoli (batteria e percussioni). A febbraio 2013 la band comunica che partecipeà al festival South by SouthWest di Austin TX con due showcase ufficiali. Il 6 giugno 2014 esce il terzo album "FolkRockaBoom": registrato al Duna studio, mixato in Arizona da Craig Schumacher, è stato prodotto dalla band in collaborazione con Antonio Gramentieri. L'album vede anche la partecipazione di Andrew Douglas Rothbard e Sacri Cuori. “FolkRockaBoom2 ha un ottimo riscontro dalla stampa e dal pubblico, che cresce di anno in anno e riconosce nella band una continua ricerca musicale. Verrano estratti quattro singoli e la band calcherà i palcoscenisci di tutta Italia con più di 100 date. Il tour comprende l’apertura al concerto reunion dei Litfiba al Traffic Festival di Torino, con più di 20.000 persone, e il concerto allo storico live club Dingwalls di Londra. Il 17 febbraio 2017 esce “Supereroi”, il nuovo disco di Il Pan del Diavolo. Il singolo "Ritornare da te", che ha anticipato il nuovo album "Supereori", uscito lo scorso febbraio per La Tempesta Dischi, parla del sentimento che brucia dentro, violento, e si fa largo per ricordarci le nostre origini e ricondurci alla nostra capacità d’amare. Il video è girato a Palermo, città natale della band. Fondamentale è la vicinanza del mare, vista dal regista, Valerio Filardo, come fattore fondamentale nella definizione dell’identità del duo, formato da Pietro Alessandro Alosi e Gianluca Bartolo. Se volete saperne di più sull'album e sul duo siciliano vi consigliamo di leggere il nostro articolo: Il Pan del Diavolo, Supereroi Tour. Il Pan del Diavolo si esibirà questa sera sul palco del Borderline Club di Pisa. Non mancate!
Non sono trascorsi nemmeno due anni dall'uscita del loro convincente esordio "La giusta distanza", ma i Giorgieness non sembrano per niente essere stanchi a differenza del titolo del loro nuovo album "Siamo tutti stanchi" (Woodworm/Audioglobe), uscito il 20 Ottobre scorso. I Giorgieness sono una formazione di stanza a Milano che ha nella cantante Giorgie d'Eraclea una leader agguerrita e sicura di sè, che sin dai primi singoli ha saputo trasmettere sia mediante i brani che le interviste una concezione netta del suo fare musica. Molto prima dell'uscita de "La giusta distanza" nell'Aprile del 2016, i Giorgieness si erano già fatti una reputazione importante nelle scene indie e underground grazie alla capacità di offrire un rock variegato, urlante come in "Sai parlare" e soffuso come in "Non ballerò". Il disco di debutto aveva confermato le attese dei fan e attirato l'attenzione di un pubblico più ampio grazie alla freschezza di un sound non molto comune negli ultimi tempi, trainato dall'intensissima attività live da parte della band. Le oltre cento date registrate, il privilegio di aprire due concerti dei Garbage, un uso mirato dei loro canali socials avevano senza troppa difficoltà portato gli addetti ai lavori a considerare i Giorgieness una delle nuove frecce più appuntite all'arco della generazione rock italiana attuale. Giorgie d'Eraclea e soci hanno deciso di tagliare subito la testa al toro, di affrontare molto presto la "prova del fuoco" (che può rivelarsi talvolta tremenda) legata alla pubblicazione del sequel del proprio debutto. "Siamo tutti stanchi" non nasconde la sua presa di posizione rispetto al predecessore. Sarebbe folle iniziare a parlare di una svolta, di un veloce cambio di registro, o di una marcia indietro nel momento in cui si presenta la necessità di costruire un paragone tra i due lavori. Noi ci limitiamo a dire che tra le maglie tessute dalle dieci tracce del loro nuovo album i Giorgieness assomigliano a degli studenti universitari che dopo aver appreso e manifestato la sete di rock e di espressione dello spirito tipico dei vent'anni stanno approfondendo i loro studi di ricerca sia in termini di contenuti che di forma. Come dichiara la leader del gruppo, "Siamo tutti stanchi" contiene ancora i suoi sfoghi contro le numerose contraddizioni che possono vivere nell'animo delle persone, in particolare al termine di un rapporto di coppia, ma anche durante, oppure a distanza di anni. Ne è pervasa la maggioranza delle canzoni presenti, ma senza incorrere nel rischio di firmare una narrazione eccessivamente privata e egoistica. La stanchezza di cui parla il titolo, quest'ansia di vita che fa ritornare continuamente agli spettri del passato, e dunque la fragilità del carattere emergono nella loro dimensione generale. Le difficoltà non derivano esclusivamente dalle incertezze dell'animo, ma anche dalla mancanza di tranquillità economica contro cui ci si ritrova a sbattere quotidianamente la testa e ad accettare lavori di pochi euro all'euro per camparsi. La socialità pullula fortemente intorno alle spalle di Giorgie mentre costruisce i suoi racconti, intenta questa volta a modellarli con calma, con meno immediatezza e rabbia rispetto a "La giusta distanza". La recitazione dei brani assume un ruolo decisivo, protetta da una gestione sapiente dei suoni. Dal punto di vista prettamente melodico, "Siamo tutti stanchi" dimostra una compattezza all'interno del suo pop-rock in cui le componenti elettroniche e acustiche trovano a turno sbocchi necessari. L'apertura electro di "Avete tutti ragione" mette in chiaro le cose immediatamente, la chitarra acustica di "Umana" prende per mano e trasporta l'ascoltatore fuori dallo spazio, mentre in "Calamite" e "Mya" si assiste a un'abbassamento dei toni tanto vocali, quanto strumentali e grammaticali che sintetizza in modo adeguato la piena maturazione che i Giorgieness stanno vivendo. La curiosità di assistere alla traduzione dal vivo di "Siamo tutti stanchi" finisce allora per diventare perturbante, ma fortunatamente Giorgie d'Eraclea e i suoi scudieri non ce l'hanno per la testa l'idea di fermarsi. Un ringraziamento sentito a Ja.La.Media per tutto il materiale messo a disposizione ai fini la composizione di questo articolo Link utili: Facebook Giorgieness : https://www.facebook.com/giorgieness/ Instagram Giorgieness : https://www.instagram.com/giorgieness Sito web & socials Ja.La.Media Activities : www.jalamediaactivities.com - www.facebook.com/ja.lamediaactivities - Twitter: @JaLaMedia Immagini tratte da: Immagini 1 e 2 gentilmente fornite da Ja.La.Media Immagine 3 da https://www.facebook.com/giorgieness/
To the Sky è il secondo album di Naomi Berrill, giovane violoncellista e cantante irlandese, fiorentina di adozione. È la seconda tappa del suo percorso dedicato agli ‘elementi’. In questo caso è l’acqua il tema centrale attorno al quale si sviluppano i 10 brani originali che compongono l’album. Storie di marinai, guardiani del faro e terre lontane sono rievocate da canti eterei, sottili armonie e immagini acustiche. In sottofondo un velato, ma deciso, messaggio ambientalista carico di speranza per il futuro. La nuova uscita si avvale della prestigiosa collaborazione della casa editrice Sonzogno. Il lavoro di Naomi è frutto della sperimentazione tra il folk della sua terra natìa, il jazz, il barocco e il pop d’autore. Il percorso di ricerca che ha sviluppato per violoncello e voce ha reso unico il suo stile compositivo. Per alcune tracce di questo album l’artista ha collaborato con il pianista jazz fiorentino Simone Graziano e con i suoi fratelli musicisti Peter (tromba) e Matthew (clarinetto). Naomi Berrill è un’artista che dà il giusto spazio al tempo. Le sue composizioni, infatti, sono manufatti artigianali dietro ai quali si cela un lungo percorso che spazia al di fuori dei confini musicali e trae ispirazione da altri mondi, come la pittura, la danza, il teatro, la poesia, ma anche la natura e l’ambiente. Sul palco ci saranno due danzatrici, che balleranno durante tre brani di Naomi, e le partecipazioni speciali della violinsta Rachele Odescalchi e la violoncellista Katie Bruni. Prenotazione consigliata per mail: biglietteria@virgiliosieni.it per telefono al 0552280525 ![]()
Naomi Berrill nasce a Galway (Irlanda) nel 1981. I suoi genitori, insegnanti di musica, hanno avuto un ruolo fondamentale nel suo percorso formativo. La madre Mairead è un punto di riferimento per l’insegnamento della musica nelle scuole irlandesi. Nel 2005 si è diplomata a RMASD di Glasgow.
Dopo studi in Musica da Camera alla Musik-Akademie di Basilea inizia un percorso musicale in cui esplora le possibilità ed i generi per violoncello e voce. Trasferitasi a Firenze nel 2007, in questi anni ha attivato collaborazioni con Giovanni Sollima il coreografo Virgilio Sieni ed ha suonato regolarmente in Italia ed all’estero Il suo percorso di studi trasversali l ha portata a collaborare con vari artisti tra cui il coreografo Virgilio Sieni, lo scrittore Stefano Benni, i La Crus e musicisti ed ensemble classici, contemporanei, di musica barocca jazz e folk. Naomi ha suonato per la Biennale di Venezia, il Mart di Rovereto, le Orestiadi di Ghibellina e molti altri festival e location i Il suo primo album ‘From the ground’ (2014 ed. Lampi) ha avuto un ottimo successo di critica ed è stato ‘album della settimana’ per il programma Farenheit di Rai Radio 3. Naomi è ospitata inoltre a Repubblica Tv Notte con Assante e Castaldo e Rai Radio 1 da John Vignola Nel 2016 con il pianista Simone Graziano ed altri musicisti della scena jazz italiana ha pubblicato per l’Espresso l’ album ‘Hendrix’ una rivisitazione in chiave Jazz dei migliori brani di Jimi Hendrix. Il nuovo album di album di Naomi verrò pubblicato nel 2017 con Egea e conterrà 10 brani originali scritti dalla musicista irlandese. Nel 2017 Naomi ha pubblicato il video progetto HandMadeMusic in cui ha interpretato 12 brani in altrettante botteghe artigianali di Firenze creando un percorso originale di musica e mestieri senza precedenti. Il progetto è stato lanciato da Vogue Uomo lo scorso dicembre. Nel 2010 Naomi ha fondato ed e’ attuale direttrice artistica di “High Notes”, un festival musicale che si svolge a luglio di ogni anno sulle Alpi Apuane. www.naomiberrill.org |
Details
Archivi
Aprile 2023
|