di Enrico Esposito
L'8 ottobre la Babbutzi Orkestar ha condiviso con il mondo il suo nuovo album intitolato "Pornopunk". Anticipato dai singoli "Pornoamore" e "Il ballo di cha cha", questa raccolta di dieci brani + un reprise ha colto nel segno proprio come puntava a fare. Facendo perdere il fiato alle bocche e ai fianchi e abbattendo la noia della ripetizione.
L'hanno concepita negli anni sotto il titolo di "Balkan Sexy Music" e quest'anno l'hanno estesa anche oltre. La Babbutzi Orkestar è tornata l'8 ottobre scorso con il nuovo interessante album "Pornopunk" che mette subito le cose in chiaro secondo la loro consueta schiettezza. Questo mondo è sempre più porno e il punk non è mai morto, anzi si è evoluto dai tempi della sua nascita ed è diventato un atteggiamento con cui affrontare la vita. Il porno è sinonimo di estrema libidine, il punk emblema della libertà sincera per due concetti che in fondo parlano la stessa lingua e si possono coniugare in ambito musicale. "Pornopunk" esprime proprio questo: libido e libertà di parole e musica attraverso la contaminazione di ritmi e di idiomi, dando vita anche al grammelot in alcuni casi. Perché buttare fuori tutto quello che frulla in testa e sfoderare le pulsioni serve ancor di più per combattere la schifezza dell'attuale.
Così la band che ha fatto ballare i palchi di importantissimi festival da Istanbul a Colonia passando per l'Italia e molto altro regala al pubblico l'atteso anello del proprio percorso costruendo dieci brani più un reprise del singolo di lancio "Pornoamore". Dieci brani solo sulla carta e nella scaletta dal momento che nei cambi di direzione sembrano essere molto di più. Come i colori diversi sulla cover del disco sono tanti i generi diversi che la Babbutzi esplora dall'apertura di "Peace and Vodka", ottimo biglietto da visita per il mix di culture e geografiche in atto tra Urali e California da qui fino all'ultima traccia. Sull'attitudine punk balcanica di base vivono questa e altri brani che non danno respiro all'ascoltatore: ergo solo i pezzi di legno ammuffiti non possono continuare a rimanere fermi e indifferenti. "Pornoamore", figlio legittimo di "Pornopunk", è l'affermazione mannara e seduttrice del sentimento, mentre "Il Ballo di Cha Cha", parte a bomba presentandosi come la danza che tutti possono fare senza preparazione alcuna e senza distinzione di razza. Arriva poi un viaggio profondo nella cumbia grazie a "Catacumbia", tarantella latina che vede il feraturing dei Cacao Mental. Altre coordinate, stesso cuore mentre si fa tappa in Medio Oriente o forse anche più in là attraverso le allusioni di "Oriental sex" che vede la partecipazione del batterista sperimentatore Alberto Pederneschi. Siamo a metà strada ma già ne abbiamo viste tante di ramificazioni. Il sesto capitolo di "Pornopunk" è affidato a "Trap Sinatra", in cui il rock lascia spazio anche a una componente che a noi sembra più rap che veramente trap. "Essere Bolschoi" ci catapulta direttamente a Mosca davanti al leggendario teatro-tempio del balletto classico mondiale raccontando la storia di un affascinante personaggio. Fermi un attimo dopo. "Lacrima" vuol dire blues, "Lacrima" ti rilassa, e ti trasporta in un locale sotterraneo con luci accennate. La sofferta scrittura della fine di un amore che scende dalla mente e si libera in modo magnifico in un ottimistico epilogo di accettazione. "Beverly Hills" rilancia la sete di divertimento tra i fiumi e fumi della balera prima della chiusura con un altro omaggio in stile reggaeton: "Cinisello Bronx". Il dovuto riconoscimento alla famiglia e alla terra d'origine, ballando tra i quartieri. Alt, c'è tempo per la versione estesa de "Il ballo di cha cha", un bis di quelli che nei concerti dal vivo si fanno dopo la pseudo-fine dell'esibizione. Un bis tosto e già calato nell'unicità della dimensione live.
Immagini gentilmente fornite dall'Ufficio Stampa della band (Alessandro Mainini)
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Aprile 2023
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