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24/3/2017

Chuck Berry – il ragazzaccio del Missouri dal passo d'oca e il rock'n'roll nel midollo

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di Enrico Esposito


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Da Saint Louis a Saint Louis. Più di novant'anni dopo. Sabato scorso, nel suo Missouri, dopo una vita burrascosa condotta sempre al limite tra insofferenza del mondo musicale, il suo caratteraccio, e la fondazione del rock'n' roll, si è spento serenamente Chuck Berry, una delle leggende dell'arte sonora novecentesca. Un chitarrista prima di tutto, estroso e geloso del suo privato. Ragazzo di colore non proveniente da un quartiere malfamato e buio. Pupillo di un altro grande progenitore della musica contemporanea, Muddy Waters, che gli diede la possibilità di esibirsi e incidere. E realizzare nell'arco di soli tre anni, dal 1955 al 1958, un turbinio di copie vendute e l'elezione a idolo delle folle, giovanili e non, grazie alla spensieratezza dei suoi testi e all'imponente presenza scenica, con il suo caratteristico "Duck Walk", "il passo d'anatra". Chuck, probabilmente il primo musicista di colore a conquistare un pubblico misto, sfrontato e arrogante, che sin da adolescente aveva cominciato a infrangere la legge per diversi furti e aveva visitato il riformatorio. Fu nel 1959, all'apice di una popolarità conquistata sulla radioattività della chitarra elettrica e la voce frizzante di "Maybelline", "Johnny B. Goode", "Roll Over Beethoven", che il pioniere del rock'n'roll cadde di nuovo vittima della sua impulsività, quando venne accusato di aver fatto sesso con una quattordicenne e patteggiò tre anni di carcere.

Quando uscì dal gabbio, erano arrivati gli anni '60 e la musica non era più la stessa. In un sol colpo, l'America e con essa il mondo erano stati letteralmente sedotti dal surf dei Beach Boys, dal pop dei Beatles e dal rock dei Rolling Stones, che avevano inaugurato una nuova epoca culturale molto diversa dai tempi di Buddy Holly, Woodie Guthrie e Chuck Berry, tempi in cui imperversava la figura dello one man show rispetto alla dimensione collettiva delle bands.

Chuck Berry era stato largamente dimenticato da quelle masse che, come in un plebiscito, l'avevano adorato al punto da consegnarlo al mito. Ma il suo modello compositivo non era stato dimenticato proprio dai Beach Boys, da Mick Jagger, da John Lennon, che una volta dichiarò «Quando sento del buon rock, del calibro di quello di Chuck Berry, cado praticamente in ginocchio. Nient'altro della vita mi interessa. Il mondo potrebbe finire e non me ne importerebbe». Le bands del momento si erano infatti formate sulle hits di Berry, le avevano reinterpretate, ne avevano fatto la base per forgiare altre pietre miliari; è il caso di “
Surfin' USA” dei Beach Boys nata dagli accordi di “Sweet Little Sixteen” di Berry. Quando Chuck ritornò in circolazione, fu grazie alla sincera ammirazione nei suoi confronti da parte di questi artisti a far sì che il "passo d'anatra" potesse riprendere il cammino interrotto sui palchi più prestigiosi, sfornando nuovi brani di respiro internazionale come "You never can tell".
Da sinistra verso destra: Chuck Berry con John Lennon, gli Animals, e Mick Jagger.
Chuck Berry firmò con la Mercury Records, con cui incise cinque album, riportò in auge i successi del triennio d'oro degli anni '50, diede un pugno dritto in faccia a Keith Jarrett perché imbracciò la sua chitarra senza permesso, patteggiò circa un milione di dollari col fisco americano perché aveva evaso delle tasse relative ai concerti. Insomma era il Chuck di sempre, irascibile ma mai domo, che bocciava in maniera inesorabile il punk e i suoi fautori, che ancora a settanta anni portava "on the road" il grido di un'epoca lontana quasi mezzo secolo, ma dal merito incancellabile di aver gettato i semi del rock, del blues, dell'R'n'b.

Non è stato certo uno stinco di santo, tutt'altro, visto che ne ha fatte di cotte e crude, ma, d'altronde, senza la sua indole fuori dall'ordinario, Chuck Berry non avrebbe potuto farsi strada all'interno di un mondo in cui se non hai fegato, puoi restartene a sognare in panciolle. Ridotto a uno scheletro, quasi cieco del tutto, ma ancora perfettamente cosciente e reduce dalla pubblicazione del suo ultimo album, uscito nell'autunno del 2016 e intitolato con un semplice "Chuck", il ragazzaccio del Missouri se n'è andato lasciando all'immortalità tutta la sua musica.

  Immagini tratte da:

- Immagine 1 da www.chuckberry.com
- Galleria da www.guitaraficionado.com; www.gettyimages.com; www.teamrock.com

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