E' passato un mese preciso da quando alle mie orecchie è arrivata dritta la scarica elettrica. La scarica elettrica durante la quale Daniele Silvestri ha lanciato con sicura potenza un semplice "Ciao Pisa", che amplificato in un mix del furore della sua voce e dell'alta tensione dell'assolo si è tramutato in una bomba ad orologeria. Quasi cinquant'anni il mittente dello spettacolo, una carica ed inventiva che i suoi attuali colleghi di un quarto di secolo dopo probabilmente non capiscono. E pensare che prima di assistere al suo concerto sul Palco del Metarock16 mi ero limitato a sorbirmi alla televisione i vari singoli come "Salirò", "Sempre di domenica", "Il mio nemico". Beata ignoranza. Il cantautore romano supportato dalla sua band storica e dai "blitz" del talentuoso artista aostano Diodato ha inaugurato a dovere l'edizione annuale dello storico Festival, riscaldando la serata di Sabato 3 Settembre presso il Parco della Cittadella di Pisa attraverso uno show che ha sforato in gloria la Mezzanotte e il coprifuoco delle due canoniche ore di esibizione. Dall'alto della sua esperienza più che ventennale che nel 1994 ha visto l'esordio ufficiale sulla scena sotto l'egida di un rassicurante disco d'esordio dal titolo di "Daniele Silvestri", Silvestri ha più che soddisfatto la buona cornice di pubblico sopraggiunta mettendo in evidenza una grande freschezza tanto vocale quanto strumentale. Dividendosi a turno tra chitarra acustica, chitarra elettrica e piano, egli ha saputo costruire uno show a tuttotondo che intorno alla musica ha conferito il giusto rilievo al teatro e alla scenografia, al dialogo su temi sociali e personali, alla multimedialità attraverso la proiezione di videoclips su un apposito schermo posto nel cuore della scena. In coerenza con la sua consueta vena ironica e sarcastica, il cantautore romano ha affidato al brio dell'elettronica e del rock le chiavi dello spettacolo, concentrando ad un certo punto la sua attenzione su una mini-digressione acustica risaltata da un piano minuscolo ma accattivante piombato da chissà dove. In quel momento, munito di un cilindro esattamente come nel video corrispondente, ha regalato una memorabile performance di "Acrobati", il singolo che ha dato nome al suo album, riuscendo a catturare in pieno il silenzio dopo aver cristallizzato momentaneamente le scorie di adrenalina del prima e del dopo. Non è gioco da ragazzi trovare un compromesso tra otto album e venticinque anni di carriera, tra ballate d'amore indimenticate ("Le cose in comune", "Occhi da orientale"), brani pop che sanno di sincerità anni' 60 ("Gino e l'alfetta", "Ma che discorsi"), riflessioni acute ("A bocca chiusa", altro apice della serata). Ancor più complicato discernere per riempire due ore, salvo poi decidere di fregarsene per non offendere i fan affezionati e quelli ignoranti e tabula rasa stile me senza salutare per mano di "Testardo" ed "Occhi da orientale". Lunga vita a Daniele, al suo carrozzone di musicisti e amici, alla sua umanità che lo porta alla fine del lavoro a varcare le transenne per firmare autografi mentre la norma presuppone che la gente di norma boriosa e mestruata corra a rendere omaggio al tavolo di un ristorante. Foto tratte da: - Immagini dell'autore (Sara Portone e Giovanna Leonetti) - Video di Giovanna Leonetti
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Marzo 2023
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