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6/5/2016

Dardust - Tempesta sonora

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di Enrico Esposito

Il 18 Marzo scorso è uscito "Birth", il secondo album del progetto Dardust di Dario Faini e soci che confluisce l'armonia del pianoforte e della musica orchestrale nella potenza ed esplosività dell'elettronica
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Copertina di "Birth"
Ha deciso di farlo uscire il giorno del suo compleanno. Quale combinazione più azzeccata per un disco che si intitola "Birth", nascita per l'appunta. O meglio "rinascita" vissuta prima negli ascolti grazie alla scoperta della scena musicale islandese (Sigur Ros e Olafur Arnalds su tutti),  in un secondo momento assorbita in maniera totalizzante a ridosso dei geyser e infine convertita in musica nell'esclusiva cornice degli Studi Sundlaugin di Reykjavik. Dario Faini (l'accento va sulla prima "i" come lui stesso mi ha fatto notare quando poco tempo fa l'ho intervistato), 40 anni, di Ascoli Piceno, il pianoforte lo conosce come le proprie tasche visto che a nove anni ne ha iniziato lo studio presso l'Istituto Musicale "Gaspare Spontini" della sua città, e all'alba degli anni 2000 era salito con successo sulle scene elettroniche con la band Elettrodust. Poi nel 2006 la firma con la Universal per un progetto molto diverso, autore, paroliere di brani italiani e fondamentalmente pop, da Irene Grandi a Cristiano De Andrè, da Noemi a Marco Mengoni e ancora apprezzamenti. Ma dal 2014 l'incontro fulminante con la musica post-rock ed ambient della scena nord-europea, dalla già citata Islanda ai dischi del pianista e compositore britannico Jon Hopkins lo ha riportato a tornare a piè pari sul palco, chino sulle tastiere ma in modo non convenzionale. Da qui nasce DARDUST.
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Dario Faini
L'avrete già notato come il termine inglese "dust", "polvere" rappresenti una sorta di parola chiave, di pseudonimo con il quale il poliedrico artista intende identificarsi in omaggio a due punti di riferimento musicali per lui formativi tanto per la loro matrice musicale che estetica. Da una parte infatti Dust Brothers coincideva con il nome originario dei celebri Chemical Brothers, che avevano debuttato sulle scene pubblicando il disco "Exit Planet Dust". Dall'altra, l'assonanza con Dardust, laddove "Dar" definisce senza fronzoli la paternità del progetto a Dario Faini, non può non richiamare presto alla mente lo Ziggy Stardust di David Bowie, il memorabile alieno incarnato dal Duca Bianco e fonte di ispirazione per l'ampio immaginario spaziale che ruota intorno alle produzioni dell'album "Birth" come del precedente "7" (entrambi pubblicati con l'etichetta INRITORINO).
Spalleggiato dalle acrobazie elettroniche create dal producer e polistrumentista Vanni Casagrande che si elevano ai fianchi delle tessiture sinfoniche prodotte dal trio di archi Valentino Alessandrini, Simone Sitta e Simone Giorgini e dalle percussioni di Marcello Piccinini, Dario Faini tenta per la prima volta in Italia di sviluppare un genere puramente strumentale in cui il pianoforte minimalista venga ad unirsi armoniosamente con una pulsante matrice elettronica che volge lo sguardo insistentemente ad un triangolo geografico specifico: Berlino - Reykjavik - Londra. Un'autentica trilogia discografica che due anni orsono si origina all'interno degli studi Funkhaus della capitale tedesca, da cui i Dardust escono dopo aver registrato il loro Ep d'esordio "7", come il numero delle tracce in esso contenute.

Il singolo selezionato per portare Dardust nel mondo è "Sunset on M.", equilibrata e distesa lirica in cui il pianoforte traccia un suo percorso centrale e lineare in cui a turno gli strumenti classici e gli effetti bit si inseriscono pacatamente. Eccolo lo stile eletto del progetto, il manifesto di espressione di sè che conquista critica e pubblico in Europa e nel Mondo per l'originalità dello spettacolo costituito, e la cura dedicata alla performance Live, in cui l'atmosfera generata dai suoni viene arricchita dalle proiezioni grafiche pensate dalla band. Nel videoclip di "Sunset on M." comincia inoltre un breve percorso narrativo nello spazio-tempo che ha per protagonista un bambino comparso sulla Terra all'improvviso avvolto da una tuta spaziale in una variante fanciullesca dello Ziggy Stardust bowieano. La storia di questo "alieno" procede nel video del singolo successivo "Invisibile ai tuoi occhi", in cui lo ritroviamo uomo e astronauta di "mestiere" potremmo dire, per concludersi un anno più tardi nel terzo capitolo di "The Wolf", che ritrae invece la figura di un ultimo sopravvissuto sul pianeta nelle sembianze di un re medievale che dal suo castello domina il mondo sconfinato in compagnia di un lupo.  .
Screenshots dei videoclips di "Sunset on M.", "Invisibile ai tuoi occhi" e "The Wolf".
Con "The Wolf", brano pubblicato il gennaio scorso, i Dardust inaugurano il secondo viaggio della trilogia, "Birth", un album di dieci tracce che conduce ad ulteriore maturazione la ricerca sonora di Dario Faini e soci. Da Berlino la band si sposta armi e bagagli tra i ghiacci e i vulcani islandesi (su Youtube è presente il documentario "Slow is the new Loud" diretto da Alessandro Marconi che racconta le tappe diverse compiute dall'ensemble sul suolo dell'isola nordica) per respirare appieno l'aria degli incantevoli scenari naturali e degli studi Sundlaugen, in cui Birth vede la luce. Come dichiarato dallo stesso Faini, il nuovo album accentua maggiormente la contaminazione tra le due anime di Dardust servendosi di un' architettura elettronica più complessa e potente all'interno di numerosi brani ("The Wolf" ne è l'esempio lampante).
 
Immagini tratte da:


- Copertina album da www.allmusicitalia.it
- Dario Faini da www.inritorino.com
- Screenshots da www.youtube.com

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