di Enrico Esposito "Gran Riserva" è il primo disco di Diego Rivera, nuovo progetto di Carmine Tundo, cantautore e musicista pugliese, pubblicato lo scorso 18 dicembre con l'etichetta Iuovo e il supporto della Regione Puglia attraverso il programmaPugliasounds. Tundo è uno dei più affermati e creativi giovani esponenti della scena italiana, abile a districarsi tra numerose ispirazioni che l'hanno portato a raggiungere una fama solida e riconoscimenti prestigiosi nel corso degli anni. Dalla vittoria di Musicultura 2011 sotto lo pseudonimo di Romeus con il brano "Caviglie stanche", alle collaborazioni con Malika Ayane e Sofia Brunetta e all'elaborazione di concept albums, fino ad arrivare al grande successo riscontrato con la sorella Isabella nell'avventura de La Municipal. Come mi ha raccontato lui stesso nel corso di una telefonata, nell'ultimo anno è riuscito a trovare le circostanze giuste per poter intraprendere un percorso musicale e letterario in cantiere da anni: Diego Rivera dunque. Non un alter ego per Carmine Tundo, ma il nome del personaggio di un romanzo che vedrà la luce al termine della trilogia degli album facenti parte del progetto. Ma anche naturalmente il celebre pittore e muralista messicano scomparso nel 1957, figura iconica e dalle diverse sfaccettature, che si trovano trasferite all'interno dei temi affrontati in "Gran Riserva". Secondo una consuetudine già seguita da Tundo in produzioni precedenti, l'album si sviluppa in undici tracce tra cui alcune esclusivamente strumentali con lo scopo di catturare l'attenzione dell'ascoltatore per trasportarlo subito nelle storie raccontate. A cominciare dall'intro di "Nadir", cavalcata western dai cori evocativi e una chitarra classica in sordina che omaggiano storiche pellicole del passato apprezzate moltissimo dal padre di Carmine Tundo. Un' eredità anche morriconiana stillata nella precoce formazione del cantautore salentino, un elemento narrativo e musicale che fa da ponte alla seconda traccia, "Nei peggiori bar della provincia", dalla cinematografia all'acquaforte. Se all'inizio potreste avere l'impressione di entrare in un saloon messicano, col procedere del racconto vi renderete conto di ordinare un whiskey al bancone di un bar della provincia leccese, frequentato dagli stessi curiosi personaggi da decenni che non cambiano mai come la sacrale pantomima da loro recitata. Un'atmosfera dal tepore incessante fluisce e prenderà il sopravvento nelle canzoni successive, parti integranti del cuore di un album per mezzo del quale Diego Rivera tinteggia un ideale fusione tra Sudamerica e Puglia. rispettivamente focus sonoro e vagheggiante e habitat emotivo. Il suo ideatore ha sognato da tempo di scrivere una storia così, agghiddandola con un sound pulito dall'anima latina fervida come la volubilità dei sentimenti amorosi, ingollati in ogni loro sapore. Si è fatto buio una volta usciti dal bar, e in un mesto "Chiaro di luna" tornate alla vostra casa in campagna attraversando la contrada di Sirgole, e su un letto al buio vi abbandonate alla mancanza sconfinata della carnalità goduta nel fondo alla pari di un bicchiere di vino rosso, la "Malvasia nera". Sulla scia del ricordo scandito con regolarità sapiente dalla chitarra, "Santa Maria al Bagno", nome di una piccola frazione di Nardò sulla costa ionica, emerge con il suo caleidoscopio di suggestioni tra l'estate e l'inverno, teatro di travolgenti improvvisate passate e di certezze presenti. Questa traccia raccoglie molta attenzione da parte di Tundo perché descrive l'amore-odio per la sua terra, e verte sul un registro cantautorale tipico italiano su una base di tango che accorre con l'intermezzo "Maracuja" e la successiva "Il negozio di scarpe", portando a convergere anche narrativamente i due palcoscenici geografici evocati. Una biografia accorata, prodotta tra le ansie e i drammi della sopravvivenza italiane e le aspirazioni irrealizzabili della fuga su una spiaggia deserta nei mari del sud, al ritmo delle maracas e al sicuro dagli schiaffi della vita. "Gran riserva" prosegue con altri quattro esercizi di stile, diversissimi l'uno dall'altro, che accrescono la brama di scoprire maggiormente la figura di Diego Rivera. "Calendule" nasce in forma di poesia elegiaca, due terzine e un distico rimati danzanti lungo una marcia solenne per il riconoscimento delle ferite al cuore. "A dismisura" invece si getta ordinatamente al ritmo forsennato delle percussioni in sintonia con la crescente convinzione di saper darsi senza freni all'adorazione. Con "Aspettando Hydra" Tundo concede un antipasto di un altro progetto futuro, "Sarà come morir" infine ermeticamente il cerchio iniziale con "Nadir", ribadendolo nel suo procedere assorto e palesando il segreto recondito di "Gran riserva" Senza di te sarà come morir senza di te sarà come impazzir e in fondo tu sarai per sempre il mio nadir qui nel buio dell’anima
Immagini gentilmente fornite dall'Ufficio stampa Big Time
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Marzo 2023
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