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20/2/2020

Evviva il Mostri Sacri Festival!

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di Enrico Esposito
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Una splendida realtà. Il Mostri Sacri Festival è proprio questo, inserito all'interno di un polmone culturale ulteriormente significativo, il Nuovo Teatro delle Commedie in via Terreni a Livorno. Tutti i giovedì sera, a partire dal debutto di sette giorni fa ,(13 febbraio) di cui vi racconteremo tra poco, per altri tre appuntamenti fino al 5 marzo e con la serata "speciale" della settimana successiva, sarà protagonista all'interno della location intima e d'altri tempi del Teatro la musica italiana. La musica italiana non di un tempo ben preciso, nè di un particolare artista, o di un determinato filone. Sarà protagonista il fulgido universo della musica italiana, la sua vastità di talenti e interpreti straordinaria, la sua storia che è entrata a far parte dell'esistenza del nostro Paese e dell'arte del mondo intero. Scorrendo il programma stilato dalla rassegna alla sua seconda edizione sotto la direzione del musicista Giorgio Mannucci, arrivano istintivamente in mente le parole "amarcord", "omaggio", "i bei tempi andati". Saremmo degli ipocriti a sostenere il contrario, a non confessare che anche noi leggendo di reinterpretazioni di Mina, Piero Ciampi, Fabrizio De André, Rino Gaetano, ci apprestiamo a partecipare al Festival nella speranza di poter trascorrere dei momenti che pongano al centro della loro scena artisti di un certo tipo e di livello che al giorno d'oggi sembrano difficilmente raggiungibili e a volte anche avvicinabili. Tali pensieri ci appartengono, ma accanto ad essi anche l'idea che il Mostri Sacri Festival sia ben altro che un'occasione per ascoltare covers. I 16 artisti che giungono a comporre la line-up del festival sono infatti tra i più interessanti interpreti musicali della scena toscana attuale. Cantautori, cantautrici, musicisti, bands. Si presenta vario il cast del MSF, così come il repertorio proposto e l'esecuzione medesima. C'è chi preferisce esibirsi affidandosi alla voce e alla sua chitarra semplicemente, chi invece predilige un accompagnamento diverso sulla scorta di un contrabbasso, coloro che realizzano il loro spettacolo in coppia, e coloro che raggiungono la loro dimensione nell'ambito di una band. La serata di esordio di giovedì 13 ha segnato già da subito la strada maestra, ha espresso appieno la natura della rassegna, trasportando la ricca cornice di spettatori accorsi all'interno di un'atmosfera familiare e buona, lontana sia dalla superficialità come dall'integralismo che oggi dominano le nostre ventiquattrore. 

​Giorgio Mannucci, il Direttore, ha aperto le danze verso le 21 - 30 chiamando sul palco il primo dei tre opening -acts che in ogni appuntamento eseguono due brani in avvicinamento alla performance principale della serata. Mattia Donati, valente chitarrista e interprete, è salito senza timori reverenziali sul palco, affidando chitarra e voce al ricordo di un grandissimo cantautore "locale" soltanto per la sua origine, ossia Piero Ciampi, Donati ha scelto di cantare "Quando ti ho vista" e "Il Merlo" di Piero Ciampi per sottolineare il potere dell'utilizzo delle parole semplici da parte dell'interprete labronico. Subito dopo è stata la volta di Giulia Franchino. Accompagnata al contrabbasso da Lorenzo Saini, la cantautrice ha dato voce e corpo a Rosa Balistreri, meravigliosa cantastorie siciliana ricordata a trent'anni dalla sua scomparsa. E infine Nico Sambo, eclettico songwriter, ha optato per una doppia rivisitazione. Da una parte Faber con "Se ti tagliassero a pezzetti", dall'altra Francesco De Gregori e un altro racconto in "La leva calcistica del 68". Storie di tempi e luoghi differenti, anime straniere ma emozioni non così estranee.
È la volta dell'ospite principale della serata. Giulia Pratelli da Forcoli. Ha un sorriso contagioso, una spensieratezza che profuma della stessa magia resa possibile dai poteri della musica, nonostante sa che ha compiuto una scelta piuttosto irresponsabile portando al pubblico una selezione del repertorio di una delle colonne della tradizione della canzone italiana, Mina. Una figura santa, imperscrutabile, oggetto di venerazione ancor più dopo il ritiro dalle scene. Ma Giulia non è per niente intimorita. Sicuramente emozionata, seppur non dandolo a vedere, scaricando il nervosismo con l'ironia verso un'asta del microfono birichino. La sua personale mostra di opere de "La Tigre di Cremona" non segue un freddo ordine cronologico ma sensazioni, molteplici che in un arco di tempo molto più ampio di mezzo secolo si riaffacciano, bruciano e brillano. "Se telefonando", "Portami via", "Volami nel cuore", "E se domani", "Come tu mi vuoi" scivolano dolcissimamente, con l'apporto del Mannucci, nella chiusura della Prima dei Mostri Sacri, impreziositi dalle epifanie pittoriche realizzate dalla Tram, artista lucana a tutto tondo.
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Immagini tratte dalla pagina facebook ufficiale del Mostri Sacri Festival

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