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13/4/2017

Forse non è la felicità, o forse sì

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di Alice Marrani
Secondo mese di concerti, dieci date fatte, quasi tutte sold out. Questo è il bilancio fino a oggi del tour dei Fast Animals and Slow Kids, partito dal Karemasky Multi Art Lab di Arezzo lo scorso 4 marzo.
Forse non è la felicità, quarto album del gruppo, è uscito il 3 febbraio per Woodworm.
Se Alaska cominciava urlando “non c’è più speranza, c’è la notte e c’è il silenzio” (Il mare davanti), Forse non è la felicità si apre con un diverso spirito: “guarda tutto intorno, come sta cambiando, allacciati le scarpe che c’è da camminare”.

E di strada ne hanno già fatta parecchia: da una sala prove per piacere e senza troppe pretese, all’incontro nel 2009 con Luca Benni di To Lose La Track che porta all’EP Questo è un cioccolatino (con cioccolatino incluso), poi sul palco dell’Italia Wave Love Festival, Appino che li ha sentiti e ha prodotto il primo album nel 2011, Cavalli. Nel 2013 Hybris, nel 2014 Alaska e, infine, Forse non è la felicità.
Quest’ultimo è un disco che è stato scritto con calma rispetto ai precedenti, registrato in un mese nel silenzio di una casa in campagna vista lago, fra Toscana e Umbria. Come i precedenti non si concentra sulla società ma sull’individualità. In copertina qualcuno che spicca un salto di gioia…o forse no. La rabbia che li contraddistingue c’è ancora ma il filo conduttore che lega i brani del disco del 2014 si frantuma in una pluralità di sfaccettature e di immagini diverse. Perfino nel video del primo singolo uscito, Annabelle, l’istintività fa da padrona, a partire dalla scelta di affidarne la regia ad Artu, il loro cane che, come solo un cane può fare, li ritrae con una GoPro nella pura quotidianità senza filtri. Il suono si perfeziona nelle scelte, insieme alla loro crescita e maturazione, ma lo stile è ormai deciso e caratterizzante. Manifesto dell’album è proprio Forse non è la felicità, ultima traccia. “forse non è la felicità ciò che cerco ma un percorso per raggiungerla”. L’inno a godersi il viaggio, a spostare il traguardo e forse a non sapere nemmeno quale sia la vera meta. L’importante è dare il giusto peso a ogni passo, godendosi il panorama e prendendone quello che ne viene, comprese nel loro caso, la soddisfazione dei sold out, di un mare di teste che cantano in coro la maggior parte dei pezzi, nuovi e vecchi, ma anche l’ansia di sbagliare.

Con questo tour sono effettivamente finiti da un pezzo i concerti davanti a poche decine di persone. Adesso quel “siamo i Fast Animals and Slow Kids e veniamo da Perugia” viene detto una volta sola durante i concerti e precede un boato del pubblico, stretto e fiero di essere mezzo rotto dal quasi continuo “pogare”, ormai proverbiale (volano scarpe, senza scherzi). Chi non ha voglia di venire trascinato ha poche speranze, contando i sold out è quasi impossibile, fatevene una ragione. Spintoni sottopalco a parte, è difficile non lasciarsi trasportare dall’energia, suonata da Alessandro Guercini (chitarra), Jacopo Gigliotti (basso), Alessio Mingoli (batteria e voce), Daniele Ghiandoni (tastiere e chitarra, aggiunto al tour) e cantata da Aimone Romizi che salta da una parte all’altra del palco, suona, passeggia trasportato di mano in mano tuffandosi sulla folla. I live dei Fast Animals And Slow Kids non deludono le aspettative dell’ascolto dei dischi che non perdono il loro contenuto. La scaletta, che inizia con il lungo intro di Asteroide, mescola l’ultimo album uscito con Alaska e qualche pezzo immancabile di Hybris, in un’altalena fra energia e riposo (poco), fra vecchio e nuovo. E se ad Arezzo avevano leggermente sentito il peso e l’ansia della data zero, dell’Alcatraz che si avvicinava (poi completo anche quello), della nuova scaletta, del nuovo disco e dell’anno di pausa dal palco, arrivati a Firenze, dopo un mese le incertezze sono scomparse, anche nonostante la febbre del cantante.
Traspare nei live l’energia di chi suona perché ama farlo davvero, una spiccata umiltà che forse dà più ansia ma che spesso paga. “Grazie per permetterci ancora di fare i musicisti” dicono al pubblico a fine concerto, frase non scontata e certamente sincera.

Immagini tratte da:
Fast Animals And Slow Kids:
https://www.facebook.com/fastanimalsandslowkids/?fref=ts
http://www.fask.it/
Woodworm: http://www.woodworm-music.com/
 

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