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5/1/2018

I 5.000 euro (e più) della discordia

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di Enrico Esposito
Bologna è una città dal fascino particolare per un giovane, specialmente un universitario fuori sede giunto lì per studiare e proveniente molto spesso da un piccolo centro, ben lontano dagli svaghi scoppiettanti del suo luogo di arrivo. Mostre, appuntamenti teatrali e cinematografici, i concerti si susseguono, si integrano ed esplodono in simultanea, saziando quotidianamente la sete di cultura e divertimenti. Quest'anno, tuttavia, il capoluogo felsineo è balzato agli onori della cronaca con un primato per nulla invidiabile, che ha lasciato di stucco i più per il comportamento tanto dell'una quanto dell'altra parte in causa nell'organizzazione dei festeggiamenti in Piazza Maggiore per la notte del 31 Dicembre.
La notizia che ha scatenato polemiche e ironie, soprattutto da parte degli utenti social, ha riguardato la scelta da parte della Giunta Comunale di accettare il cachet di 5000 richiesto dal cantautore Calcutta per produrre una playlist della durata di un'ora destinata alla filodiffusione dagli altoparlanti della piazza e dell'area T pedonale contigua. Nell'ambito dell'iniziativa del "Capodanno diffuso" e per ragioni addotte di spending review, l'amministrazione cittadina ha infatti deciso di non organizzare il consueto appuntamento live del "Dallalto", a cura di uno o più djs, che negli anni scorsi dal balcone del Palazzo Re Enzo. Dunque brani registrati, preparati dagli staff dei principali clubs locali, ossia Estragon, Covo e Locomotiv, dalle 21:30 alle 1:30, eccezion fatta per la striscia dalle 23:30 alle 00:30 (quindi l'arco di tempo più importante dell'intera nottata, con il passaggio da un anno all'altro) riservata per l'appunto alla selezione di Calcutta che, tuttavia, non era presente fisicamente all'evento. Una scelta che definire "discutibile" urla all'eufemismo per vari motivi.
Foto

La prima ragione consiste nel fatto che Calcutta e Bologna non hanno tra loro un legame così speciale. Edoardo d'Erme è infatti notoriamente originario di Latina e nella città emiliana si è stabilito da poco tempo, troppo poco per essere eletto a suo figliol prodigo o parte integrante. Tra le righe delle sue canzoni, la citazione più celebre di Bologna si trova in un verso della hit "Gaetano", ma nulla di più. Non esistono sostanzialmente prove né di una dichiarazione d'amore del cantante, né di un'adozione entusiasta da parte della città. L'assessore Bruna Gambarelli ha parlato di "legame particolare" tra le due parti in causa, e ha tentato di giustificare l'approvazione del cachet proposto da Calcutta affermando che l'artista si sarebbe impegnato a promuovere le iniziative del Capodanno bolognese attraverso i suoi canali social. Approfondendo la questione, appare chiaro come le percentuali di colpa siano attribuibili oltre all'ingordigia di Calcutta, a una tendenza generale alla passività e alla superficialità da parte dell'amministrazione locale, che dà l'impressione di aver inseguito un'idea precisa senza aver fatto i conti con alternative di maggiore intelligenza e profitto. "Il Capodanno diffuso" è stata una novità che ha attirato 15.000 persone secondo le fonti comunali per l'appunto e, sempre secondo questem ha ottenuto la soddisfazione e l'apprezzamento da parte tanto dei cittadini, quanto dei negozianti e degli addetti alla sicurezza. Ma al di la di ciò, esaminando la faccenda da un punto di vista forse pretenzioso e pignolo ma decisamente legittimo, la scelta di sostituire uno spettacolo dal vivo e coinvolgente come un dj-set con una "fredda trovata" riprodotta da casse e confezionata a distanza (trovando anche l'escamotage per fare pubblicità gratuita alla propria casa discografica e amici connessi, vedi Giorgio Poi) corrisponde a una mancanza di rispetto per i concittadini, l'attenzione nei loro confronti e la storia della città.

Immagine tratta da www.ilrestodelcarlino.it

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