di Enrico Esposito
Ha appena trentatré anni Nicolò Carnesi ma alle spalle una carriera importante e una robusta consapevolezza dei propri mezzi. Nato a Palermo e trasferitosi a Milano in seguito, Nicolò riveste i panni tripli di autore dei testi, interprete e musicista. Dalla mente al palco passando per il foglio e gli accordi il passo è lungo solo in apparenza. Carnesi è un fine osservatore degli interni e degli esterni degli appartamenti, parafrasando "Turisti d'appartamento", il singolo di lancio del suo ultimo album in studio pubblicato lo scorso dicembre con il titolo di "Ho bisogno di dirti domani". Un volume poggiato sulle coordinate del tempo, con il presente il passato e il futuro che vengono fissati come check point basilari dall'inizio al centro e nel finale. Come nella sua precedente produzione che affonda le radici solo nel 2012 con il debutto "Gli eroi non escono il sabato", il cantautore dalla riconoscibilissima pettinatura viaggia in costante sospensione tra background opposti temporali e spaziali, da Lucio Battisti e altra tradizione italiana leggera fondamentale alla new wave di importazione anglosassone e al jazz elettronico di gusto anni '80 che contraddistingue "il passato", chiusura dell'album. La verità è che Carnesi, che ha da poco pubblicato il videoclip del terzo singolo "Sportiva", ha con "Turisti d'appartamento" affrescato un mondo abitato da molte personalità, spesso conviventi all'interno degli stessi soggetti, facce e fasi contrapposte di una sola identità.
Sono tanti gli argomenti affrontati dal cantautore palermitano, i ragionamenti rivolti spesso di norma a un tu che lo ascolta, gli manca o non l’ha mai incontrato, variegati i riferimenti a elementi distintivi delle epoche già dette. Il presente corrisponde necessariamente al punto di partenza del viaggio di Nicolò perché costituisce il momento più confidenziale ed esemplare in virtù delle eredità provenienti dal passato e delle aspettative, spente, verso un futuro immaginato sotto altre spoglie. Un primo capitolo dedicato all’attuale, sviluppato in quattro brani accomunati da un caratteristico climax sonoro, dal momento che le danze vengono aperte dall’incontro tra la voce e le atmosfere disegnate dalle tastiere. L’incipit del volume, “Il presente”, non contiene in sé neppure tracce vocali, naviga e si evolve celermente come un bambino all’interno di un grembo materno. Cresce cresce fino a travalicare la fine del brano e scaturire nella successiva title-track “Ho bisogno di dirti domani”, suggerendo all’immaginazione l’architettura del mondo doppio esplorato dal suo artefice. Universo in cui incanto e disincanto si baciano e fanno a cazzotti, ottimismo e naufragio dettano le leggi e esplicitamente affermano le proprie ragioni affidandosi ad un’anima placida e speranzosa da una parte e dall’altra a uno spirito spietato nella sua schiettezza e imperiosità. C’è posto per entrambi tra i pensieri di Nicolò Carnesi, che si interroga su quanto valga al giorno d’oggi sforzarsi nel credere ancora alla magia trasmessa da un incontro non programmato e nella possibilità di rialzarsi domani quando invece il lexotan basterebbe a tagliare il problema alla radice, allungando il torpore.
Al giorno d’oggi esiste ancora la possibilità di “inventarsi un mondo” tra le pareti domestiche, di riuscire a dedicarsi con passione all’apprendimento di piccole cose nuove, riscoprendo un’intimità oggi sbeffeggiata dalla rincorsa febbrile al “condividere”, il diktat comune con la parola chiave “navigare”. Ma qui non ci sono barche o traversate di mezzo, solo collegamenti senza fili e distanti, che allontanano le persone e non permettono ancora alle macchine volanti vagheggiate già nei romanzi di fantascienza di un secolo fa di sfrecciare nei cieli. Il futuro, allora, che da il nome alla traccia numero 5, centro simbolico dell’intero lotto, non è allora così alieno, ma già vittima del presente. Nelle cinque canzoni che Carnesi gli fa seguire, si acuiscono i dubbi, in particolar modo derivanti da una constatazione: scegliere è diventato un tormento per chiunque, un'incapacità alla quale non si riesce a dare spiegazione. "Non ci scegliamo più" canta a squarciagola. Un partner, una decisione, l'importanza delle piccole cose si sono trasformati in un nemico quasi, nella paura di un confronto che si cerca di procrastinare senza limiti. Nicolò inventa rime su rime al riguardo, identifica una soluzione in una pura e semplice azione: confrontarsi con un'altra persona, alla quale affidarsi con fiducia come si faceva una volta. "Il passato", canzone che conclude il disco, indica dunque la strada giusta, per superare gli eccessi di una "malinconia auto-indotta" oggi così inflazionata, e volgersi invece a riscrivere un futuro meno ipotetico.
Immagini tratte da:
Immagine 1 fornita da Ufficio Stampa Big time Galleria da foto dell'autore (Donatella Gulino)
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Marzo 2023
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