26/1/2018 Il fascino straordinario della cordialità - Intervista a Erica Mou e report del concerto al Tender club di FirenzeRead Now
Sabato scorso, 20 gennaio, abbiamo avuto l'onore e il piacere di scambiare più di quattro chiacchiere con la talentuosa cantautrice, e siamo stati catturati dalle atmosfere profonde del suo concerto al Tender club di Firenze.
L'avevo incontrata due anni fa al Lumiere di Pisa in occasione della prima data del percorso acustico e intimo che aveva disegnato per rendere al meglio lo spirito di "Tienimi il posto". Era un Erica Mou coi capelli che sfioravano il collo, dolce e solare dietro le quinte e sul palco, laddove aveva confezionato da sola uno spettacolo di musica, di teatro, di luci e simboli che aveva avvolto l'intero pubblico in un momento di quiete e tenerezza. Ancor prima che la voce e la chitarra di Erica iniziassero a risuonare, gli spettatori si erano disposti a sedere sul pavimento del Lumiere in un atteggiamento raccolto e trepido che sabato scorso al Tender di Firenze ho incontrato e assorbito nella stessa spontaneità. Purezza, talento e intensità. Sono queste le qualità e le sensazioni che la giovane cantautrice pugliese mi trasmette durante l'intervista e più tardi nel corso di un'esibizione dai vivi cromatismi. Parliamo di molte cose, di tanti aspetti del suo fresco nuovo album "Bandiera sulla luna", uscito a inizio dicembre e approdato già lungo coordinate diverse della penisola. È la prima volta che Erica Mou ha scritto un suo lavoro dopo essersi trasferita a Roma dalla Bisceglie che l'aveva allevata e formata. Un cambiamento necessario, una scelta presa per accantonare un capitolo dell'esistenza che andava a esaurirsi, dimostrando di essere saturo per una persona intenzionata a confrontarsi con vesti mai indossate e mete sconosciute. Tra le meraviglie della Capitale, Erica si è inserita in una realtà immensa e libera, priva di etichette e invasioni alla privacy, un habitat che stimola in lei desiderio di espandere le conoscenze dell'arte musicale e delle altre, di partire alla scoperto di ritmi e paesaggi esotici. "Bandiera sulla luna" ha visto la luce on the road, in due anni corposi nel corso dei quali la cantante ha alla composizione e all'arrangiamento supportata dal pianista Antonio Iammarino, una spalla importantissima in studio e nella formazione che sta affrontando il tour. Per le sue esibizioni dal vivo l'autrice pugliese ha infatti stabilito un programma che, accanto ad alcune date in solo, presenta una fitta serie di perfomance in un trio acustico raffinato e vibrante. Mentre Erica canta, si alterna alla chitarra acustica e a quella elettrica e dà saggio del suo eclettismo alla loop station e alla batteria elettronica, e Iammarino detta il comando delle operazioni alle tastiere, il violoncello e i cori di Flavia Massimo tessono ricami di sinfonie melanconiche e talvolta creano sussulti inattesi che partecipano all'energia dei brani in cui si urlano rabbia e delusione. Come mi racconta Erica in persona ed è possibile subito osservare durante il concerto, l'intesa che vive tra i tre musicisti è forte e accesa, legata non soltanto alla sinergia tra gli accordi e le partiture. Erica, Antonio e Flavia condividono una sintonia umana, che consente al pubblico di assistere a ballate da brividi e a scambi di battute simpatici tra una canzone e l'altra. Coadiuvata dai suoi strumentisti, Erica dà l'impressione di concepire il suo spettacolo sul momento, di guardare dentro gli occhi di tutti gli spettatori e concentrarsi sui loro volti per cogliere le sensazioni giuste e decidere quale sarà il brano successivo da regalare e soprattutto il pensiero che a loro rivolgerà per introdurlo. Erica è disinvolta e briosa quando sviluppa i suoi discorsi, tiene alta costantemente l'attenzione grazie alla forza di chi ha fatto della determinazione e della dipendenza dalla bellezza dei sogni il suo credo da più della metà dei suoi anni. La sua bravura consiste nel ricordare alle persone la meraviglia di gioie accessibili a tutti nella vita come l'amore di coppia, l'affetto familiare, la ricchezza di un paesaggio, le infinite strade che può percorrere la musica. Non perde mai di vista l'ironia, né l'importanza particolare che ogni donna merita da parte del suo compagno, e soprattutto si distingue per l'eleganza e la cordialità con cui affronta i successi e le frizioni in cui si imbatte dentro e fuori dalla musica. Quando qualche ora prima del concerto ci incontriamo per l'intervista, è lei ad accogliermi e a farmi accomodare su una poltrona nel backstage, e mi fa sentire come se fossi ospite a casa sua. Rimango conquistato (dimenticando praticamente la metà delle curiosità che avevo per lei) dalla sua affabilità, dal modo in cui senza censure chiami in causa le sue esperienze di vita, sue sensazioni personali, per raccontarmi la genesi e l'evoluzione di "Bandiera sulla luna", l'andamento della tournée e le sorprese che ha in serbo per il futuro. Mi rivela della possibilità di aggiungere alcune date all'estero, in Francia ad esempio, sottolinea con cura come le tracce del suo ultimo lavoro non siano nate secondo un ordine prestabilito ma appartengano invece a ispirazioni agganciate a momenti differenti, a nostalgie, a riflessioni completate col tempo, e all'estrosità. "L'unica cosa che non so dire" ad esempio, brano conclusivo dell'album, rappresenta un esperimento artistico e giocoso nato grazie alla fantasia e all'innata dedizione a scoprire le combinazioni smisurate in cui la musica e l'arte dell'intrattenersi e intrattenere si esaltano. Immagini tratte da foto dell'autore Ringraziamo caldamente Big Time, Ufficio stampa per la musica, per la grande disponibilità.
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