In occasione del suo album di prossima uscita A che punto è la notte abbiamo intervistato il cantautore Giacomo Panicucci che ci ha svelato interessantissimi dettagli sul suo nuovo lavoro. di Enrico Esposito 1) Buongiorno Giacomo e grazie molte per aver accettato quest’intervista. A dicembre uscirà il tuo nuovo album intitolato A che punto è la notte? Da dove viene la scelta di questo titolo che non prende nome da una delle sette tracce in esso contenute? Buongiorno. Il titolo mi è venuto in mente leggendo il Macbeth, esattamente la scena I dell'atto II, quando Banquo rivolge questa domanda a Fleance nel silenzio inquieto, senza risposte, della notte. Ho poi scoperto che Shakespeare riecheggiava un passo di Isaia e sono andato a recuperare la fonte originaria nella Bibbia. Questi due passi, insieme a una citazione di Hermann Hesse, vengono riportati integralmente nel libretto dell'album. È un titolo che sento essere ben sintonizzato sulla frequenza dei tempi che viviamo. 2) I brani che costituiscono la tracklist del disco hanno in comune la caratteristica dell’ampiezza, rappresentando delle vere e proprie narrazioni in cui al cantato si alterna a volte il recitato. Ci racconteresti la motivazione di questa scelta e com’è avvenuta la genesi delle liriche? È un processo spontaneo: in realtà mi sento più uno scrittore che un cantante o un musicista. Vengo dal mondo della scrittura, che rimane la mia prioritaria passione. Mi piace comunque ricordare che la poesia antica, come l’epica, era di fatto una lunga narrazione, cantata o recitata, sempre accompagnata dalla musica. La parola può essere scritta ma vive nel suono. 3) Un aspetto che colpisce subito durante l’ascolto di A che punto è la notte? consiste nella varietà dei temi che affronti nei tuoi testi. Tu ti soffermi su argomenti diversi che centrano la loro attenzione sui comportamenti umani descrivendoli attraverso numerosi immagini che si richiamano al mondo circostante. Che cosa ci dici al riguardo? La musica e la poesia sono di fatto magie che trasportano l’ascoltatore in un altrove più o meno lontano dal suo io cosciente, smuovendo in lui luci, ombre, suggestioni, reminiscenze. Si tratta di un processo onirico molto vicino ai sogni, all’ipnosi, alla trance. Riguardo alla scelta di scrivere spesso per immagini e per descrizioni, posso dire che considero l’essere umano non scisso dalla realtà né dalla natura, ma parte integrante di esse: per questo, un determinato paesaggio, una determinata situazione, possono riflettere l’anima dell’autore o la situazione mentale di un personaggio e arrivare a farsi simboli. Questo è il principio dell’allegoria, degli haiku e dell’antica poesia cinese. 4) Anche dal punto di vista sonoro l’album mostra una versatilità di generi che spaziano dalla musica d’autore, al pop e al rock, affidandosi a numerosi strumenti e anche a voci diverse. Ci daresti una descrizione dell’impianto musicale della tua raccolta? Ho sempre cercato di esprimere nel suono lo ‘’stato sottile’’ di un testo, cercando di sintonizzare le parole con l’espressività musicale più appropriata. Come nel teatro e nella pittura, anche nell’arte della canzone bisogna trovare le luci giuste, le scenografie adatte. In origine il disco era stato progettato per essere un lavoro del Vento dell’Altrove, il gruppo con cui ho inciso nel 2018 Canzoni Orfiche, la raccolta di poesie di Dino Campana musicate. Nelle canzoni Danza di Primavera, Stanze e Corridoi, La ballata dell’Oceano, Inno al Sole, suono insieme al Vento dell’Altrove: con il polistrumentista cantautore Gabriele Cavallini, la bassista Elisa Pistolesi e il batterista e percussionista Mario Manetti. Ho comunque radunato anche altri musicisti che potessero al meglio esprimere tutto lo spirito dei testi di A che punto è la notte?. E ognuno di loro ha impresso nel disco la propria creatività e il proprio talento: tutti si sono disinteressatamente messi al servizio dell’arte, mossi soltanto dalla passione per la musica. E non è pura retorica dirlo oggi, quando tutto tende a essere monetizzato, a essere schiacciato da una banalizzazione progressiva che insegue soltanto il miraggio di un istantaneo, per quanto effimero, successo individuale. Luca Gambirasio ha registrato in Irlanda la sua parte di chitarra e ha creato un’atmosfera celtica ne La ballata dell’Oceano; Gianni Gori alla pedal steel guitar ha colorato Danza di Primavera con le suggestioni della musica country; il chitarrista Paolo Batistini, con cui ho una grande sintonia musicale, ha arrangiato la struttura di Quando una notte fuggirai; il jazzista Alessandro Riccucci si è inserito ‘’mercurialmente’’ in Stanze e Corridoi e in Inno al Sole, canzone in cui il suo sax soprano suona come uno shanai e in cui la sublime voce di Sabina Manetti canta in lingua etrusca. Il virtuoso clarinetto del maestro Nedo Carli sorregge tutta l’impalcatura del brano finale Nuvole, suite musicale di oltre 15 minuti scritta su un mio testo dal maestro Alessandro Lucherini, compositore e pianista. C’è molta libertà e c’è rispetto delle idee altrui, io do soltanto indicazioni; agisco come può fare un regista, ma le interpretazioni e le improvvisazioni sono lasciate ai musicisti. Un ringraziamento particolare va a Emiliano Pasquinucci che oltre a suonare la fisarmonica in Danza di Primavera e ne La ballata dell’Oceano ha lavorato in studio, spesso in situazioni molto complicate, sugli arrangiamenti insieme a me e sul missaggio e sul mastering del disco. 5) Alla base del disco ci sono delle ispirazioni che hanno avuto un influsso significativo e alle quali in qualche modo ti richiami? ‘’Lo Spirito soffia dove vuole, ne puoi udire la voce, ma non sai né da dove viene né dove va”. Le ispirazioni ci sono sempre e arrivano nei modi più disparati e imprevedibili, spesso per caso: può essere una frase letta in un libro a colpirti, o una scena vista per strada o un ricordo che riaffiora alla coscienza. Gli influssi più durevoli e importanti credo comunque provengano sempre dalla grande tradizione letteraria e dalla musica di tutte le epoche. La canzone per me è uno zibaldone che raccoglie e mescola esperienze artistiche e memorie che sono al di là del tempo. 6) Per quanto concerne la dimensione live, hai già dato al tuo pubblico un assaggio de A che punto è la notte? Sono già programmate delle date prossime in cui presenterai il tuo nuovo lavoro dal vivo? Bisogna constatare che è quasi impossibile in questo periodo pianificare concerti per le ragioni che tutti sappiamo; inoltre la situazione per le etichette indipendenti che vivono lontane dai canali commerciali mainstream è piuttosto drammatica. C’è un appiattimento generale dei gusti del pubblico e si va nella direzione di un conformismo superficialissimo, totalizzante e totalitario. Viviamo tempi bui, ma confido nel risveglio di quella parte di pubblico che ha sempre fatto ricerca, che non si è mai arreso alle imposizioni di mode commerciali: una parte di pubblico non condizionabile, interessato ai valori dell’arte; un pubblico attento e sensibile alla bellezza, un pubblico che esiste ancora e che sempre esisterà. Immagini gentilmente fornite dal cantautore
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Marzo 2023
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