di Enrico Esposito
“Grilli” è il primo album di Lou Mornero pubblicato lo scorso 22 gennaio. A quattro anni di distanza dall’Ep omonimo il cantautore milanese torna con un volume composto da otto canzoni frutto della solida collaborazione con il musicista e produttore Andrea Mottadelli. Un disco attraversato da sfumature diverse dal punto di vista tematico e sonoro. Oggi Lou Mornero è qui con noi per introdurci alla sua opera prima.
1) Buongiorno Lou, ti ringraziamo molto per aver accettato quest’intervista. “Grilli” si presenta come un disco peculiare e di grandi sperimentazioni. Otto tracce eterogenee nei contenuti ma legate dalla predominanza della musica, che giunge a sovrastare le parole e quasi a sostituirsi ad esse. Come sono nati “Grilli” e la sua idea sonora? Buongiorno a voi e grazie per lo spazio dedicato! Scherzosamente si può dire che questi “Grilli” siano me che racconto allo specchio una parte di me...più per necessità che per diletto. E che questi, stufi di stare nella mia testa, siano usciti. Realisticamente si tratta della mia personale esigenza di dare sfogo alla pulsione creativo-musicale che mi anima da sempre e che trova un senso compiuto nel pubblicare questa manciata di canzoni raccolte nel tempo condividendole con chi ha la curiosità di ascoltare artisti del sottobosco, che talvolta possono rivelarsi piacevoli scoperte. Per quanto riguarda l’idea sonora dietro a ogni brano mi sono affidato alla sensibilità di Andrea, di cui parleremo anche successivamente, nel momento in cui sin dalle prime fasi di arrangiamento e produzione aveva accennato al fatto di voler sperimentare e spaziare con i suoni e dare contemporaneità a canzoni che per logica sarebbero risultate più tradizionali. Pertanto sarà lui a dir la sua in merito: ”Non sono d'accordo sul fatto che la musica sovrasti o si sostituisca alle parole. Credo che vada a braccetto con esse, a tratti fondendosi in un tutt'uno forse. Almeno questo era l'obiettivo. La canzone nella sua forma primitiva, con chitarra acustica e voce, è sempre stata al centro di ogni successiva evoluzione sonora. Ogni suggestione che poi ha portato ad ampliare lo spettro sonoro e l'aggiunta di altri strumenti è stata generata da ciò che comunicava il brano con la sua armonia, il suo testo e la sua melodia. L'idea rispetto al precedente lavoro è stata quella di non limitarsi per forza di cose ad un approccio minimale, il che di suo ha sicuramente creato una differenza importante. Di conseguenza si sono aperte le porte della creatività lasciandosi trasportare dagli input ricevuti nell'ascolto e nella convivenza con i brani. Confrontandosi tra di noi abbiamo, penso, cercato di raggiungere un equilibrio, trovare una sorta di "quadra" in ogni canzone. Non credo peraltro questo sia stato mai problematico visto il continuo confronto appunto e l'unità d'intenti. Magari ha necessitato di più tempo, per raggiungere un'idea sonora più ricercata che ha preso forma passo dopo passo nella realizzazione.” 2) Un album sviluppatosi tra Milano e Londra, le città in cui vivete rispettivamente tu e Andrea. Un rapporto creativo e artistico diventato per certi versi “simbiotico”. Quando è iniziata la collaborazione con Andrea Mottadelli e in che modo si è svolta la lavorazione del disco? La collaborazione artistica con Andrea risale al 2015/2016, ossia quando iniziammo a lavorare sugli arrangiamenti del primo EP, anche se la nostra conoscenza risale a molto prima, abbiamo suonato insieme e siamo stati compagni di mille avventure. In virtù di ciò è stato naturale proseguire il percorso iniziato allora per giungere fino a “Grilli” che è quindi contenitore delle sensibilità di entrambi. Come è stato anche per il precedente lavoro, ho registrato le chitarre e le voci per conto mio, seguendo la nervatura iniziale delle canzoni così come girava nella mia testa, ho poi inviato i file ad Andrea che in principio ha reso qualitativamente ascoltabili le mie registrazioni terribilmente casalinghe. Nella fase successiva il timone è passato da Milano a Londra, quindi ad Andrea che ha iniziato a dare sfogo a tutta la sua fantasia, che pare infinita, per tessere mondi sonori che calzassero a pennello sulle canzoni e che andassero oltre il semplice arrangiare, fortemente spinto dall’intento di esplorare e giocare con i suoni. Grazie alla sua costante piena di idee e dedizione totale le canzoni, come dicevo, hanno abbandonato una collocazione logica eludendo i confini dei generi per respirare più liberamente, in questo senso posso riconoscere chiaramente quanto sia cristallino il suo talento che spesso sconfina nel genio.
3) Rispetto all’Ep d’esordio, “Grilli” si arricchisce ulteriormente di sfumature musicali provenienti da mondi diversi tra loro. Dall’ apertura folk tribale affidata alla title-track si passa alla forte impronta elettronica di canzoni come “Due e “Aquario”, per arrivare al soul con “Happy birthday songwriter”. Non mancano influenze dub e rock che riproducono nel complesso un universo senza limiti di immagini e riflessioni. Sei soddisfatto del risultato finale di “Grilli” ed esistono dei modelli provenienti da passato che hanno recitato un ruolo importante nella costruzione di un lavoro così variegato?
Certamente soddisfatto del risultato finale sia per la varietà che citi che per la resa sonora. Considera che non si è passati per un vero e proprio studio di registrazione, fatta eccezione per “Ouverture”, ma abbiamo lavorato presso i nostri home studio e arrivare così vicini a quello che sento essere un buon livello professionale gratifica alquanto entrambi. Venendo alla seconda parte della domanda io credo che un buon disco, pur rispecchiando lo stile di chi lo compone e di chi ci lavora, debba avere la sostanza del viaggio, un viaggio musicale, mutuando attraverso i cosiddetti generi, che spesso, se rimescolati un pò, sono molto meno distanti di quanto non si pensi, ed esplorando paesaggi e stati d’animo diversi. Fortunatamente esistono fin troppi modelli, dal passato e non solo, che hanno concorso a formare, in me come in Andrea, questo tipo di attitudine aperta alla varietà, ma non faccio nomi, chi vuole si armi di curiosità e curiosi per conto proprio. 4) Nelle tue canzoni le parole sembrano provenire dal sottofondo, dal fondo del mare per ricollegarci alla traccia numero 4 “Aquario”. La musica occupa infatti il centro della scena, riempiendola con la sua densità e costruendo emozioni che poi le parole ribadiscono. In quale modalità si sviluppano i testi dei brani? Quanto è importante inoltre l’elemento autobiografico nella tua scrittura e nella condivisione con gli ascoltatori? Non so scrivere d’altro se non di qualcosa che abbia posseduto nelle viscere, emotivamente o fisicamente. L’elemento autobiografico è fondamentale per il mio modo di relazionarmi con i testi; parte tutto da lì, lo si può romanzare un pò ma non si può mentire a se stessi ed è ciò che vorrei fosse percepito. Sono molto legato a certi scrittori che raccontano la vita così com’è, nuda e cruda, senza la ricerca ossessiva di un lessico che elevi i concetti ma, al contrario, di concetti che elevino un lessico più terra a terra e nel mio piccolo procedo così. Ammetto che la stesura dei testi è la parte che più mi richiede tempo e impegno, spesso decantano per settimane prima che si accendano lampadine nuove e ci rimetta mani per aggiungere, magari, una sola frase. Arrivare, quindi, a una conclusione e provare la sensazione che nulla è fuori posto addolcisce molto la pillola della pazienza. 5) All’interno della tracklist ritroviamo anche un featuring con Paolo Saporiti in “Happy birthday songwriter”. Ti andrebbe di raccontarci di questa collaborazione? Volentieri, soprattutto per rendere omaggio ad artisti che, come Paolo, sono liberi e si lasciano trasportare dall’istinto piuttosto che da futili convenienze. Premetto che prima di collaborare al brano conoscevo solo l’artista Paolo Saporiti, come lo conosce chiunque ascolti la sua musica. Molto semplicemente lo contattai su Facebook chiedendogli se sarebbe stato disponibile a cantare una strofa di una canzone e dopo averla ascoltata mi rispose quasi al volo che sì, la canzone gli era piaciuta e avrebbe partecipato. Immagina il senso di appagamento che provai quando con quel suo “sì” mi confermò di avere per le mani qualcosa che poteva piacere. Similmente, quando mi inviò le sue tracce di voce ero un bimbo che aveva ricevuto in dono qualcosa di molto atteso e desiderato. L’ascolto del risultato finale, elegantemente confezionato da Andrea, fomentò ulteriormente queste sensazioni così chiesi subito a Paolo se gli avrebbe fatto piacere partecipare alle riprese del video e, in assenza d’indugio, ricevetti un altro sì. Che potevo chiedere di più? 6) Lou Mornero e la distanza forzata dal pubblico negli ultimi tempi. In che modo hai affrontato e stai affrontando questa situazione e ti stai interfacciando con i tuoi fans? Con questa ultima domanda noi ti salutiamo e ti ringraziamo molto di essere stato qui con noi. Questo progetto musicale ha vissuto esclusivamente tra le mura casalinghe se non per essere pubblicato e condiviso nel mondo virtuale, ma non è ancora capitato di portarlo su un palcoscenico, pertanto non soffro alcuna distanza di questo genere. Viceversa, da spettatore e fan della musica dal vivo è veramente terribile! Negli ultimi anni i concerti sono il motivo più felice che mi spinge a uscire di casa e questa astinenza forzata che dura da più di un anno, e pare il doppio, è per me la peggior conseguenza dell’attuale situazione. Si sa che abbiamo davanti altri mesi nei quali è richiesta ulteriore attenzione e pazienza, c’è poco da fare se non mettersi il cuore in pace. Io però qualche biglietto per concerti autunnali l’ho già preso e...non aggiungo altro! Grazie a voi per le domande, è stato un piacere, e buona musica.
Immagini gentilmente fornite dall'Ufficio stampa Fleisch Agency (Foto 2 e 3 credits Giovanni Verdicchio)
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Aprile 2023
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