In occasione dell'uscita del nuovo album di inediti "Belli dritti sulla schiena" (FioriRari / distr. Believe) avvenuta l''11 marzo scorso, abbiamo avuto il piacere di intervistare il cantautore romano Emanuele Colandrea. di Enrico Esposito
1 – Buongiorno Emanuele, grazie molte per aver accettato quest’intervista. L’album “Belli dritti sulla schiena” rappresenta un nuovo capitolo della tua carriera all’interno del quale trovano spazio tanti temi. Quando hai iniziato a lavorarci?
Un paio di anni fa, praticamente durante il primo lockdown. Ho cominciato un po’ a rimettere le mani a delle cose che avevo nel cassetto e un po’ a scrivere pezzi nuovi. Le canzoni vecchie si arricchivano di nuove sfumature e quelle nuove andavano incontro ai sentimenti altalenanti che arrivavano. Subito dopo ho cominciato a collaborare con Pier Cortese (che ha curato i suoni) per una prima scrematura e piano piano abbiamo concretizzato quello che avevamo in mente. 2 – Tra le dieci canzoni che compongono la tracklist hai deciso di intitolare il volume “Belli dritti sulla schiena”, proprio come una delle liriche. Da dove viene questa decisione? È una sorta di invito a restare belli dritti davanti ai giorni che stiamo vivendo ed è per me anche un modo per esorcizzare dei problemi alla schiena che ho avuto negli ultimi anni. 3 – Tra I singoli che hanno anticipato il disco c’è “Ok Emanuele”, un brano che sicuramente risalta anche perché mette in scena un dialogo immaginario tra l’altro e te stesso, riportandoci alla mente precedenti gucciniani. Com’è nata questa canzone? È nata dai continui suggerimenti e consigli non richiesti e da un periodo in cui mi capitò di ascoltare tanti brani senza chitarre, da qui il primo verso della canzone, che si è tirato poi tutto il testo dietro. 4 – Ascoltando l’intero album ho provato la sensazione di ascoltare riflessioni su diversi argomenti (amore, società, vita artistica) nel corso di un viaggio tranquillo in mezzo alle campagne a bordo di un treno però di quelli di una volta. Le chitarre leggere, che vedono lo “zampino” di Pier Cortese e Roberto Angelini, contribuiscono a creare quest’atmosfera rilassata e particolarmente ispirata. In che modo è avvenuta l’elaborazione dell’impianto sonoro de “Belli dritti sulla schiena”? Intanto grazie! All’inizio con Pier abbiamo cominciato ad ascoltare un bel po’ di musica per farci un’idea della direzione da prendere, abbiamo voluto fin dall’inizio lasciare le chitarre acustiche a traghettare tutto il resto e lentamente abbiamo composto il puzzle delle atmosfere che l’istinto ci suggeriva.
5 – “Erika” e “Il pane e la farina” (canzone per Gabriele)” sono due canzoni “indirizzate” in modo speciale. Come le definiresti entrambe con una semplice frase?
Delle canzoni dovute, per ragioni molto diverse. 6 – Un’ultima domanda riguarda il tour che adesso stai portando avanti in diverse regioni d’Italia per promuovere “Belli dritti sulla schiena”. Ci racconteresti che cosa hai provato nel ritornare ad esibirti davanti al pubblico presentandogli tanti brani nuovi di zecca? È stata una sensazione nuova, un’adrenalina diversa, quasi un sospiro. Non so dirti perché, ma suonare dal vivo dopo tutto questo periodo ha cambiato le regole del gioco, le regole del palco, almeno per quanto mi riguarda. I brani nuovi sono sempre spigolosi da suonare, io mi sto abituando a loro e loro a me. Immagini gentilmente fornite dall'Ufficio Stampa Big Time
0 Commenti
Lascia una Risposta. |
Details
Archivi
Marzo 2023
|