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30/5/2022

Intervista e Le rose e il deserto

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La nuova intervista musicale del Termopolio ha come protagonista Luca Cassano, cantautore e musicista calabrese in arte "Le rose e il deserto". 
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di Enrico Esposito
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1) Buongiorno Luca e grazie molte per averci concesso quest’intervista. Per prima cosa vorrei chiederti da dove viene la scelta del tuo nome d’arte “Le rose e il deserto”?

Ciao e grazie a voi! Ci sono almeno tre ragioni che mi hanno spinto a scegliere questo nome. In primo luogo una motivazione goliardica: ci sono molte band con nome singolo (Lo stato sociale, La rappresentante di lista) e artisti solisti con nome multiplo (Le luci della centrale elettrica); ecco, avevo voglia che dal nome del progetto non si capisse quante persone sarebbero salite sul palco. Poi volevo un nome che rispecchiasse in qualche modo la doppia anima della mia scrittura: ho molte canzoni intime, sentimentali, delicate (le rose) ma ogni tanto mi parte anche la rabbia e scrivo delle canzoni più "politicizzate" (il deserto, appunto). In realtà quella delle rose del deserto è per me una bella metafora di come nasca la poesia, o almeno la mia poesia. Le rose del deserto (quella specie di rose minerali di color marrone scuro che chi va in gita nel Sahara porta come souvenir) hanno bisogno, per crearsi, di sabbia (e nel deserto ce n'è in abbondanza) e di acqua (che, ovviamente, nel deserto è rarissima). L'acqua scioglie il gesso della sabbia e poi evaporando crea la struttura che costituisce le rose del deserto appunto. Questi oggetti meravigliosi e rarissimi, però, nascono e rimangono sotto la sabbia finché qualcuno non va a tirarle fuori, magari per venderle. Ecco, io penso ai miei versi come alle rose del deserto: oggetti bellissimi e rari che rimangono nascosti nella mia mente finché un'intuizione non li fa venire alla luce.


2) Quando hai iniziato a lavorare a questo progetto e come lo descriveresti?

Le rose e il deserto sono nate nell'autunno del 2018. Beh, se dovessi scegliere tre aggettivi per descrivere il progetto direi intimo, onesto, inusuale.
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​3) Hai esordito con l’Ep di debutto “Io non sono sabbia”, una raccolta di cinque canzoni pubblicata nel 2020. Mi racconteresti la genesi di questo esordio?


I lavori di "Io non sono sabbia" sono iniziati nell'autunno del 2019. Avevo molte canzoni pronte, ma mi mancava lo slancio (forse il coraggio) di metterle in un disco e farle viaggiare. Poi, durante l'estate di quell'anno ho scritto "Sabbia" che è un po' l'anti-title-track del disco: ne ho fatta una registrazione ukulele e voce con il telefono e l'ho mandata al mio produttore di allora (Stefano Morselli, delle Manifatture Morselli Recording di Modena) dicendogli "Ste' che ne pensi di fargli un arrangiamento in stile Lo stato sociale?". Dopo tre giorni Stefano mi ha mandato un provino che di fatto era al 99% la versione definitiva della canzone che è poi finita nell'EP. Il lavoro sulle altre quattro canzoni che compongono "Io non sono sabbia" è venuto di conseguenza.


4) All’interno dell’album troviamo un mix di tematiche e ritmi. Dal punto di vista narrativo incontriamo diverse riflessioni sui rapporti umani, sui ricordi, sulle tappe della vita. La prospettiva che troviamo sembra fondere sia aspetti personali che collettivi. Qual è la chiave giusta per comprendere appieno “Io non sono sabbia”?

"Io non sono sabbia", come in realtà tutta la mia scrittura, parla di me, delle mie paure, dei miei sogni, dei miei genitori, della mia nipotina. Quando scrivo però cerco sempre di nascondere una mollica di verità personale dentro a un'impasto che sembri scritto per tutti; lo faccio per timidezza, per gelosia verso ciò che è mio. La speranza è sempre che il composto sia personale abbastanza da essere vivo ma allo stesso tempo abbastanza generale da poter parlare a tutti ed emozionare tutti. 
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5) Per quanto concerne l’impianto sonoro, il volume è caratterizzato da un pop cantautorale con influenze elettroniche che spaziano dalle ballate a brani più dinamici. Com’è avvenuta l’elaborazione del sound e ci sono dei punti di riferimento ai quali ti ispiri?

Come dicevo, gli arrangiamenti sono stati curati da Stefano Morselli; l'idea era di trovare un sound pop ed elettronico, fresco, magari anche allegro, che alleggerisse la "pesantezza" dei testi. Credo che ci siamo riusciti. Per quanto riguarda i punti di riferimento: beh, in primo luogo l'infinito, principe, Francesco De Gregori; poi due cantautori di Latina, meravigliosi entrambi: Emanuele Colandrea ed Emanuele Galoni. Per quanto riguarda il sound, la ricerca sulla leggerezza e l'eleganza con cui coniugare acustico ed elettronico, direi l'ultimo disco di Niccolò Fabi "Tradizione e tradimento" che per me è una perla di rara bellezza.


6) Prima di salutarti, vorrei sapere se ti stai concentrando adesso su nuove uscite e se hai concerti in programma?
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Per ora non ci sono concerti in programma, mentre ho appena finito le registrazioni per il prossimo disco che dovrebbe uscire (incrociamo le dita) nell'autunno del 2022. Un abbraccio a tutti voi della redazione e a tutti i lettori!
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Immagini tratte da Instagram

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