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27/12/2019

La lezione di Giovanni Allevi

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di Enrico Esposito
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Speranza. Una nuova fiducia, proiettata verso il futuro perché volta a riscoprire il passato che rappresenta una base di partenza imprescindibile. "Hope" è l'undicesimo album in studio di Giovanni Allevi, l'Enfant Terrible della musica classica contemporanea, un nuovo concept dedicato al Natale dopo "Christmas for You" del 2013. "Hope" è uscito lo scorso 15 novembre per Bizart /Artist First ed è stato presentato dapprima attraverso una serie di appuntamenti "Hope Instore Tour" che hanno portato il Maestro a incontrare il pubblico all'interno delle librerie Feltrinelli delle principali città della penisola. Dal 1 dicembre, con la data di inaugurazione al Teatro del Verme di Milano, ha preso inizio anche l' "Hope Christmas Tour 2019", la tournée articolata in undici appuntamenti "zigzaganti" tra Nord, Centro e Sud, che mentre vi scriviamo avrà la sua prossima tappa domani stesso al Teatro Verdi di Firenze. Il Termopolio ha avuto la fortuna di prendere parte al grande spettacolo live dell' "Hope Tour" il 17 dicembre scorso in occasione della trasferta partenopea presso il Teatro Augusteo, che molto presto vi racconteremo con trasporto.
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"Hope" rappresenta un'innovazione rilevante nella carriera alleviana. Per la prima volta infatti compare in un intreccio emozionante e aulico con la musica strumentale un'altra componente caratteristica del suono: il canto. Nell'arco delle quattordici tracce che costituiscono la playlist, l'acclamatissimo compositore marchigiano (celebre in tutto il mondo, la sua produzione e la sua figura sono già oggetto di numerose tesi di laurea, e la Nasa gli ha intitolato perfino un asteroide) si inventa uno show in continua elaborazione che pone al centro il suo storico pianoforte Bösendorfer "Imperial” nella riproposizione di antichi classici della tradizione natalizia e nella realizzazione di brani inediti frutto della sua brillante creatività. Gli "attori" al suo fianco sul palcoscenico sono l'Orchestra Sinfonica Italiana, il Coro dell'Opera di Parma e due voci bianche scelte tra i virtuosi bambini coristi preparati dalla Schola Cantorum "Pueri Cantores" della Cappella Musicale del Duomo di Milano, in una fusione di profondissima armonia che trova il suo punto più alto nella composizione inedita "You were a child" (traccia numero 5), delicata riflessione sul mondo dell'infanzia e sull'ascolto fondamentale che i genitori non devono mai dimenticare di prestare ai loro bambini. In un'atmosfera sospesa, "You were a child" disegna le linee di una spiritualità familiare e terrena, in una delle molteplici varianti del tema principale intorno alle quali si connette l'interno universo di "Hope": la spiritualità per l'appunto, analizzata in una veste religiosa come filosofica, artistica, sociale, sentimentale.
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​Giovanni Allevi sa perfettamente, e l'ha sempre dimostrato nel corso della sua storia professionale, che per poter credere in maniera fiduciosa e serena in un futuro migliore è necessario volgere indietro lo sguardo e la mente prima di tutto al passato, e ai suoi insegnamenti. Per questa ragione nel suo mestiere, e di conseguenza anche in questo ultimo lavoro, la lezione dei grandi Maestri della musica classica resta ancora una volta basilare e viene omaggiata accuratamente. Se "Hallelujah" di Händel si sviluppa in un'esecuzione strettamente filologica, "Ave Verum Corpus" di Mozart e "Jesus bleibet" di Bach,  vengono interpretate con un rigore identico che tuttavia non disdegna il passaggio rispettivamente ad un ritmo soffuso e maggiormente movimentato.  Il "Te Deum" di Charpentier produce un ulteriore passo in avanti nella sperimentazione del Maestro, dal momento che l'andamento barocco di apertura prosegue alternandosi progressivamente con sonorità contemporanee fresche legate al rap e alla trap. La musica classica diventa dunque non solo oggetto di riverenza ma pietra preziosa che può essere rivestita di nuovi luccichii. Allevi indossa così i panni di un alchimista, che si diverte a teletrasportarsi frequentemente tra un'epoca e l'altra, a mescolare scrupolosamente inglese e italiano e a ricreare all'interno di un solo brano incontri di culture diverse, come nel caso di "Christmas time" (traccia numero 3), coloratissimo medley natalizio che congiunge "White Christmas", "Feliz Navidad", "Tu scendi dalle stelle", "Adeste fideles", "Jingle Bells" in un'esaltazione delle radici pastorali.
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La seconda parte dell'album sembra raccogliere i semi lanciati in precedenza per lasciarli germogliare nelle mani dell'artista, desideroso di immergersi a pieni polmoni in una riscoperta ampia della narrazione cristiana per trovare delle risposte rassicuranti alle numerose ansie che caratterizzano la vita attuale. Le carte risolutive, i giochi di prestigio che il Mago Allevi pesca dal suo cilindro rappresentano tutt'altro che complicati marchingegni tecnologici e tribolate elucubrazioni della psiche. Il conosciuto ma imponente alternarsi del bianco e del nero sul pianoforte, la purezza fuori dal tempo delle voci del Coro polifonico, la dolcezza melodica costruita dall'Orchestra sono le vecchie ma pur sempre inimitabili "armi" che nella loro semplicità sbaragliano il resto e permettono di riscoprire i valori assoluti. La voce bianca solista di "Silent Night" soffia un velo di candore, incanto, innocenza, "Ave Maria" nell'interpretazione del giovane soprano Silvia Pantani si eleva a inno universale alla magnificenza della figura della donna, in un tempo in cui viene purtroppo spesso dimenticata, "Vocalise", altro inedito del disco, è privo di testo ma depositario dell'esaltazione delle ricchezze massime offerte dal mondo (le meraviglie della Natura, le risorse che gli uomini possono trovare in loro stessi come negli altri, la speranza di raggiungere una luce che ci attende)

​Immagini tratte da:
Immagine 1 gentilmente fornita da Ufficio stampa
Immagine 2
da rockol.it
Immagine 3 da soundsblog.it

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