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24/8/2018

L'irrefrenabile Nada

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di Enrico Esposito
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Abbiamo avuto la grande fortuna di poter conoscere e parlare dal vivo con Nada alcuni mesi fa a Pisa grazie all'esclusiva concessione da parte del Cinema Arsenale, che l'aveva invitata come special guest alla proiezione di "Untitled", docu-film che racconta lo spettacolare viaggio compiuto dal regista austriaco Michael Glawogger. La cantante livornese ha infatti rivestito il ruolo di voce narrante all'interno della versione italiana della pellicola, che la montatrice Monika Willi ha realizzato per rendere omaggio alla memoria dello sfortunato collaboratore (e compagno) morto improvvisamente per malaria nel 2014 nel corso del viaggio che dall'Ungheria avrebbe dovuto condurlo per un anno intero alla scoperta del mondo e delle sue particolarità. Il suo cammino ha attraversato profondamente la Penisola Balcanica, l'Italia e il Maghreb per poi concludersi al di là del Sahara, tra Senegal, Guinea Bissau e Sierra Leone. Nada con tono solerte traccia didascalie di personalità, villaggi, consuetudini (nella versione originale l'interprete è l'attrice Fiona Shaw), rimettendo piede in un mondo quello del cinema, che l'ha accolta sin da piccola nelle vesti di interprete e l'ha richiamata a sé più di recente celebrando la qualità della sua indole principale, la canzone. 
L'ha rivelato lei stessa senza troppi fronzoli sia durante la nostra intervista che nell'incontro con il pubblico al Cinema Arsenale che ha preceduto la proiezione di "Untitled". Nada ha riconosciuto di "non essere un’attrice e di non esserlo mai stato", ma di essere stata fiera di aver attraversato il mondo cinematografico trasversalmente, a partire dagli anni 70 quando Sandro Bolchi la diresse nello sceneggiato Rai "Puccini" (1973) e Giulio Bossetti la scelse come protagonista del film "Il diario di Anna Frank" (1977), fino al 1994 quando all'interno del lungometraggio "Con gli occhi chiusi" di Francesca Archibugi è possibile scorgere un cameo della stessa artista che esegue il suo brano inedito "Nati alberi". Apparizioni saltuarie ma all'interno di produzioni di alta fattura, che hanno visto la precoce cantautrice nativa del Gabbro, frazione di Rosignano Marittimo, cimentarsi con una delle arti, assieme al teatro e alla letteratura, corollarie alla sua stupefacente carriera musicale, ancora oggi nel pieno del suo svolgimento. Dall'esordio a soli quindici anni al Festival di Sanremo con "Ma che freddo fa", il conseguente straordinario successo e gli album incisi negli anni Settanta in collaborazione con Piero Ciampi, sono trascorsi ben cinque anni che hanno visto l'estro di Nada svilupparsi costantemente. Un'artista camaleontica e dalla creatività spiccata, passata dal rappresentare una delle più acclamate dive pop degli anni '80 grazie a tormentoni del calibro di "Amore disperato", a intraprendere negli anni '90 e 2000 un netto percorso cantautorale e acustico, con il progetto del "Nada trio" in compagnia di Fausto Mesolella (chitarra) e Ferruccio Spinetti (contrabbasso) e il meritato conferimento del Premio Tenco nel 2008. 

La Nada in stato di grazia perdurante, ricercata dai giovani fans, musicisti, registi. La ritroviamo sul palco al fianco di Zen Circus, Cristina Donà, Criminal Jokers, solo per citarne alcuni, mentre indimenticata è la versione tutta al femminile di "Ma che freddo fa" regalata al pubblico del concerto benefico "Amiche per l'Abbruzzo" con Paola Turci alla chitarra, Marina Rei alla batteria e Camen Consoli al basso. In questi anni la cantante livornese compone nuovi album, tra cui "Tutto l'amore che mi manca" del 2004 in tandem con John Parish, storico produttore di P.J. Harvey, che sta lavorando attualmente alla realizzazione della sua diciannovesima raccolta di inediti. Dicevamo della passione dei cineasti italiani di ultima generazioni per la musica di Nada, un'ammirazione manifestata includendo all'interno di alcune loro opere brani noti o meno usciti dalla penna della cantautrice toscana. Se Gabriele Mainetti sceglie il successo del 1982 "Ti stringerò" come sottofondo grottesco di una delle scene conclusive del suo cult "Lo chiamavano Jeeg Robot", Paolo Sorrentino lascia risuonare invece in uno degli episodi della serie "The Young Pope" "Senza un perché", traccia del 2004 estratta dal già citato "Tutto l'amore che mi manca". Due omaggi all'insaputa della stessa Nada, due attestazioni "vip" nei confronti di un'artista completa e effervescente, che all'alba dei sessantacinque anni non ha alcuna voglia di voler smettere di stupire.
Immagini tratte da foto dell'autore (Eva Dei)

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