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27/3/2018

Lo show multidimensionale di IOSONOUNCANE e Paolo Angeli nell'Anteprima del Wøm Fest 2018

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di Enrico Esposito
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Paolo Angeli e Jacopo Incani, in arte IOSONOUNCANE (rispettivamente classi 1970 e 1983), tredici anni e l'80% della Sardegna che distanziano l'uno con l'altro. E anche sul palco del Cinema Moderno di Lucca si schierano ai due estremi del palco, nettamente distanziati. Ma nonostante esistano queste separazioni indipendenti dalla loro volontà oppure invece pensate per la massima efficacia scenica, la passione con cui essi esercitano il loro mestiere di musicisti è la stessa, condivisa nella volontà della creatività e del folklore. Sono loro i protagonisti di una serata magnifica che costituisce l'anteprima del Wøm Fest, il festival di musica Indie che nel weekend del 24-25-26 maggio nella meravigliosa cornice di Villa Bottini a Lucca darà luogo a una sua terza edizione che promette di stupire. Dopo l'ottimo successo della passata edizione che ha visto protagonisti Gazzelle, Giorgio Poi e Lucio Leoni, la kermesse si appresta a realizzare altri tre giorni intensi all'insegna della musica, dello street food e market, grazie anche ai proventi derivati dalla campagna crowfunding lanciata su Eppela. A giudicare dal gustoso antipasto servito in tavola nella serata dello scorso 16 marzo, si può dire senza indugi che le aspettative per fine maggio sono decisamente alte. Molto presto ne sapremo di più ma intanto facciamo un salto indietro a dieci giorni fa, alla serata in cui il Cinema Moderno è stato spogliato della sua maestosa storicità perché trasportato interamente tra i meandri di una realtà parallela, ancestrale e metafisica.
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​Si sono conosciuti in “Buio”, una delle tracce di “DIE”, il disco del 2015 acclamato da critica e pubblico che ha lanciato il talento di IOSONOUNCANE nelle duplici vesti di compositore ed esecutore. Un'opera simbolica sviluppata in sei racconti estesi e concitati che raccontano la storia di un uomo e di una donna, proiettandoli all’interno di una realtà immersa tra echi naturali e distorsioni artificiali. Rombi, versi animali, urla umane sono solo alcune delle voci riprodotte dagli scarichi della loop station che Incani governa con maestria dividendosi tra sintetizzatori, campionature ed effetti innovativi derivati dall'impiego di oggetti di norma slegati dalla musica come una busta di cellophane schiacciata con i piedi. Uno spettacolo di floydiana memoria che acuisce la sua intensità grazie alle incursioni liriche della chitarra a diciotto corde suonata da Paolo Angeli, il cultore di Palau che ha ereditato sin da piccolissimo la passione per lo strumento. Fu il padre a trasmettergli la devozione teorica e pratica, a riversare nelle vene l'amore per la fabbricazione stessa, in un percorso quarantennale che nel 2004 ha condotto Paolo a completare la chitarra sarda preparata, il suo orgoglio, l'arma dalle dimensioni di un contrabbasso snello che ha stregato Keith Jarrett e gli ha permesso di alimentare ulteriormente una fama eccellente, dovuta ad anni e anni dedicati a lavori multimediali, produzioni folkloriche e tanto altro. Angeli, sornione e composto, sul palcoscenico del Cinema Moderno raccoglie le saettare del suo collega per estenderle oltre un campo di forze magnetiche e rivestirlo di una valenza arcana, spirituale, onirica. 

​“Tanca”, “Carne”, perfino “La macarena su Roma” rispondono al nome di consacrati successi di IOSONOUNCANE che gli interventi di Paolo Angeli contribuiscono a trasportare insieme agli ascoltatori in uno stato di sospensione nel tempo e nello spazio, per il quale si diffonde senza resistenza la sensazione universale di perdita dell’importanza di sapere come ci si chiami, da dove si viene e perché ci si trova in quel luogo preciso. Si assiste a una svalutazione così desiderata, a una fuga dell’attualità e dalla singolarità a favore di un ritorno all'ancestralità, alla considerazione di valori millenari come la percezione dei sensi, il contatto con gli altri esseri, le funzioni primarie, che la terra madre del duo in scena custodisce immacolata da oltre due millenni. E alla fine non importa se “Stormi” non è inclusa tra le righe della scaletta che sfiora l'ora e mezza, non importa se ne avremmo voluto ancora. Bisogna invece fare veri complimenti a due artisti che svolgono con professionalità massima il loro mestiere di musicisti, che si concedono forse nemmeno cinque pause tra un pezzo e l'altro è annullano quasi di netto le parole al di fuori dei suoni, rivelando un'esposizione visiva, musicale e sensitiva.

Immagini tratte da:
foto e video dell'autore (Giovanna Leonetti), ad eccezione della foto numero 2 tratta dalla pagina Facebook del Wøm Fest

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