di Enrico Esposito Venerdi 12 giugno alle ore 19:00 in diretta su facebook incontreremo Luci, la cantautrice molisana che tesse melodie all'arpa e sui tasti del pianoforte. Oggi vi raccontiamo la sua storia.
Bojano è un piccolo paese del Molise la cui storia si inerpica in tempi lontanissimi. Secondo le numerose testimonianze storiche, l’antico centro di Bovaianum trasse il suo nome dal Bue sacro che si arrestò in un punto preciso ai piedi della seconda cima del Matese, laddove di lì a poco sarebbe sorta una delle più importanti roccaforti erette dai Sanniti. Una storia dunque lunghissima che affonda le sue radici nel I millennio a.C., ancor prima della nascita di Roma, e caratterizza ancora oggi la tranquillità di questo piccolo borgo sospeso sul confine con la Campania in un’aura quasi magica.
Luciana Patullo, in arte Luci, conosce benissimo questa come molte altre leggende legate alla provincia di Campobasso, terra in cui è nata, cresciuta e tornata da un paio d’anni. Luciana è una ragazza di trentun’anni appassionata di arti e ricreatività. Ascoltandola ripercorrere i diversi capitoli della vita che ha affrontato prima a Roma e successivamente nella Vienna che ha determinato la riconciliazione necessaria con il canto, si uniscono tutti i puntini. Luci coltiva l’inclinazione per la musica da sempre, seppur si definisca “una strimpellatrice”. Il pianoforte è un amico fedele di vecchia data, anche la chitarra ha recitato un suo ruolo. Tra le mura della Capitale, raggiunta poco dopo la finale di Berlino del 2006, trascorre sei anni intensi. Sboccia. “Siamo salvi per puro caso” rappresenta il trampolino da cui compie il suo primo salto verso l’orizzonte dello spettacolo. Un recital-omaggio al Maestro Bertolt Brecht, composto in versi e partiture in tandem con gli attori Giulio Maroncelli e Barbara Petti e il pianista Carlo Ferro. Il passo successivo la immerge completamente nella dimensione sonora. Flug è l’affascinante trio composto da Giuseppe “Zungiu” Zingaro (chitarre/percussioni/voce), Kein (elettronica/basso) e Luciana. Il 30 maggio del 2012 al Circolo degli Artisti viene presentato l’Ep omonimo che segna un suggestivo confronto tra glitch e cantautorato, all’interno del quale la voce narrante si stende libera al di sopra di scariche elettriche. Strozzata, placida, oscura, limpida, Luci si materializza già allora. E parte.
Emigra, porta l’Italia dietro di sé, I frastuoni arcinoti della Caput Mundi. Approda in una realtà antitetica. Vienna, la sua eleganza e incontaminatezza la accolgono. Luciana evolve l’uso del tedesco, diventa una maestra, si appropria dell’opportunità di mettere la sua ricerca della creatività a disposizione di un pubblico molto vicino che ai piedi di un palco. Una scoperta di grande significato che si affina fino a trasformarsi in una componente espressiva vitale. Lo Scarabocchio – Laboratori di espressione chiude il cerchio magico, restituendo alla personalità della giovane artista l’habitat ideale per realizzare progetti di corpo e mente per lei, I piccoli e grandi concittadini di Boiano riabbracciata nel 2018. Luci torna a casa, fiorita in un’altra parte fondamentale di sé. La capitale austriaca porta in dote la scoperta dell’arpa celtica, ricchezza sconosciuta.
Luci familiarizza in fretta, sotto la sua egida intraprende il passaggio minimalista che mancava. Fa le cose in proprio dialogando tra pianoforte e arpa, affiorano I suoi concerti nei club viennesi, raccoglie le sue canzoni. Come “Dal principio”, il suo biglietto d’esordio. Luciana Patullo sceglie (come mi ha confessato) di rivedere la terra le stradine di Boiano ogni giorno, stabilendo il quartiere generale delle sue volontà. Il 2020 pur stronzo pone fine alla preparazione. “Dal principio” a marzo tende il primo filo dei suoi pensieri. “La semplice volontà”, rispolverata dal cassetto di Zungiu (nel frattempo artefice dei “Viito”) disegna prospettive variopinte che indagheremo insieme. Immagini gentilmente fornite dall'Ufficio Stampa Pixiepromotion
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Gennaio 2021
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