Cinque ragazzi romani, appassionati di cinema e musica, balzati agli onori della cronaca grazie alla serie televisiva italiana del momento, “Gomorra – La serie”: questi sono, almeno per ora, i Mokadelic, con il loro impasto sonoro fra post-rock ed elettronica.
![]()
Spietati e sanguinari, ma con un peso drammatico sempre pronto ad opprimerli, donando così un certo fascino romantico a figure e personaggi che alla fin fine sanno di essere condannati a sopportare la loro stessa solitudine. Ecco allora che per i protagonisti di “Gomorra – La serie” la vita diviene una condanna, e non è un caso che il brano simbolo dell’opera diretta dai quattro registi Stefano Sollima, Francesca Comencini, Claudio Cupellini e Claudio Giovannesi (quest’ultimo subentrato dalla seconda stagione) si intitoli Doomed To Live. Secchi come i rintocchi di una campana, i suoi accordi di piano accompagnano lo sguardo di Ciro che assiste inerme al trasporto della salma di Attilio, l’uomo che l’ha protetto e che gli ha fatto da padre, morto durante uno scontro a fuoco con gli uomini di Salvatore Conte. Il ragazzo da quel momento in poi inizia ad essere sempre più cosciente della sua natura da criminale, da eterno fuorilegge e quindi da uomo diverso da tutti gli altri uomini: un cammino quasi iniziatico all’interno del mondo della mala dove si cerca di arrivare sempre più in alto, condannati appunto a vivere questo tipo di realtà, metafora individualista portata alle sue più estreme conseguenze. Questo brano della colonna sonora composta dai Mokadelic, quintetto nato a Pietralata, nella periferia nord est di Roma, ha saputo marchiare a fuoco sin da subito il tono dell’intera serie: non un semplice accompagnamento alle immagini ma una vera e propria sintesi in musica del mondo tragico, disperato e senza speranza dei personaggi. E nonostante la provenienza capitolina, il quintetto composto da Alessio Mecozzi alla chitarra e ai synth, Cristian Marras al basso, Alberto Broccatelli alla batteria e dai due chitarristi Maurizio Mazzenga e Luca Novelli, riesce a creare una musica che si sposa perfettamente all’ambiente metropolitano della malavita napoletana grazie al suo respiro ampio e dai toni a tratti ambient, dove anche una singola nota viene fatta risuonare più e più volte, accompagnata dal silenzio che non fa altro che accrescere la desolazione e la drammaticità delle immagini sullo schermo. Una scelta stilistica, questa, che costituisce il dna post-rock dei Mokadelic e che attraversa tutta la loro discografia sin dal primo ep “Moka EP” del 2001, dando i suoi frutti anche in molte occasioni fra documentari, cortometraggi, sonorizzazioni per il teatro e soprattutto colonne sonore per il cinema, a cominciare da “Come Dio comanda” di Gabriele Salvatores, passando per “Marpiccolo” di Alessandro di Robilant e approdando sotto l’ala protettiva di Sollima per “ACAB –All Cops Are Bastards” nel 2012. In poco più di una decina d’anni, il gruppo romano è riuscito ad emergere sempre più nel mare magnum dell’underground musicale nostrano, grazie proprio alla fiducia riposta da Salvatores, loro grande fan, e contando anche su collaborazioni come quella con Niccolò Fabi per il suo brano Parti di me e per le pubblicità della Volkswagen e Gucci.
Un curriculum di tutto rispetto e che oggi, a distanza di due anni dall’inizio del programma televisivo, trova nelle composizioni di “Gomorra – La serie” il suo riconoscimento per il grande pubblico. ![]()
Da una parte Roma in “Suburra”, dall’altra Napoli e Scampia nella serie di “Gomorra”: minimo comun denominatore, Stefano Sollima. Due ambienti malavitosi legati dallo spargimento di sangue ma differenti per “attitudine”: la prima immersa negli alti ambienti politici e nei suoi giochi, la seconda nella disperazione delle strade e nell’eterno sogno di diventare qualcuno. Due modi di intendere la malavita molto diversi e che da un punto di vista narrativo richiedono quindi due commenti sonori differenti. Va da sé che, visto il tono delle vicende di “Gomorra”, i Mokadelic puntano tutto sul creare un suono che evochi sentimenti di disperazione e tragedia, ma anche di profonda malinconia accompagnata da un amaro senso di rivalsa. Ed è proprio questa capacità di saper evocare le sensazioni psicologiche dei personaggi che eleva la colonna sonora di “Gomorra – La serie” ad un livello qualitativo sopraffino. Partendo dalle intuizioni seminate già in “ACAB”, la band romana riprende quello stile ma aggiungendoci un maggiore tocco elettronico, ora distorcendolo, ora soffocandolo in suoni bassi, profondi e pieni di eco. Il senso d’impotenza di fronte a qualcosa di enorme e di tragico che vuole sfidarci e travolgerci è sottolineato da pulsazioni sotterranee che scuotono le melodie minimali dei synth e del piano: piccole melodie emotive ed evocative, sprazzi di luce in mezzo ad un suono per lo più scuro ed elettrico. I Mokadelic riescono nel difficile compito di sintetizzare un gran numero d’influenze in pezzi molto brevi che non superano i tre minuti di durata: Drug Crash riesce ad evocare nelle sue linee di basso un capolavoro come “Mezzanine” dei Massive Attack, oppure brani come Vacuum, Stoke The Baptism Of Fire e Ray Of Light seguono percorsi più post-rock alla Mogwai sino ad inoltrarsi in una selva elettrica e rarefatta dai toni drone e psichedelici. Da sottolineare anche la presenza come bonus track del pezzo Nuje vulimme ‘na speranza di Nto’ e con un featuring di Lucariello, unico pezzo rap e altro simbolo musicale della serie, che sottolinea, come accennato prima, il tono popolare e maggiormente disperato di “Gomorra” rispetto a “Suburra”. In ogni caso, nominare una traccia anziché un’altra non renderebbe pienamente conto dell’unità di fondo che riesce a legare ogni brano all’altro come piccoli quadretti facenti parte di un’unica mostra. La personalità della colonna sonora è tale che il lavoro riesce anche a vivere indipendentemente dalle immagini della serie televisiva, cosa non da poco considerando che stiamo parlando di un prodotto destinato alla televisione e quindi sottoposto ad un tipo di lavorazione completamente differente rispetto alla libertà che può godere un’opera cinematografica. In questo lavoro, il sodalizio fra immagini e sonorità elettroniche e “post” (qualunque sia il significato che si voglia dare al termine) viene ulteriormente riconfermato e riuscendo per di più a sbarcare anche in televisione, luogo dove fino a qualche tempo fa sarebbe stato abbastanza impensabile ritrovarle, prova di come certe sonorità siano ormai sdoganate. I Mokadelic ne sono degli ottimi portabandiera in Italia e il loro lavoro si va ad inserire fra le migliori colonne sonore italiane per gli sceneggiati televisivi, riuscendo a ricavarsi il suo posto in quella ricca tradizione che va avanti sin dagli anni ’60.
Mokadelic – Gomorra – La serie (Gdm Music, 2014)
Immagini tratte da:
- goodfellas.it - espresso.repubblica.it
0 Commenti
Lascia una Risposta. |
Details
Archivi
Aprile 2023
|