di Carlo Cantisani
Manca ormai poco alla notte degli Oscar, che quest’anno taglierà il traguardo dei novant’anni. La categoria per la migliore colonna sonora non sarà ritenuta popolare come quella per il miglior film, regia o attore e attrice protagonista, ma riesce comunque ogni anno ad attirare l’attenzione dei curiosi e di molti ascoltatori, appassionati di musica da film o meno. E quest’anno la novità più interessante riguarda il fatto che fra i candidati risulta un compositore alla sua prima candidatura assoluta per un Oscar: Jonny Greenwood, collaboratore ormai assiduo del regista Paul Thomas Anderson per il quale ha musicato Il filo nascosto e meglio conosciuto per essere chitarrista dei Radiohead. Se anche il musicista inglese non dovesse vincere, sarebbe comunque un notevole traguardo per una figura principalmente conosciuta ai fan della sua band madre e, in generale, a chi segue la scena musicale internazionale, raggiungendo così un pubblico più vasto (soprattutto in paesi come l’Italia, dove gruppi come i Radiohead sono ancora considerati non mainstream) e facendosi largo poco alla volta fra la rosa dei numerosi compositori hollywoodiani. Insieme a Greenwood, sono in lista Carter Burwell, alla sua seconda nomination grazie a Tre manifesti a Ebbing, Missouri, e tre colossi dell’Academy, John Williams, a quota ben cinquantuno nomination per l’ottavo episodio di Star Wars, Hans Zimmer alla undicesima con Dunkirk e infine Alenxandre Desplat per La forma dell’acqua alla sua nona candidatura. Rispetto alla scorsa edizione, dove la colonna sonora di La La Land era data praticamente per favorita, quest’anno il risultato potrebbe essere non del tutto scontato, anche se la gara sarebbe soprattutto fra i tre nomi più grossi, con Burwell che potrebbe sperare in una chance di vittoria puntando alla risonanza che il suo film ha avuto presso critica e pubblico.
Jonny Greenwood - Il filo nascosto Alla sua quarta collaborazione con Paul Thomas Anderson, dopo Il Petroliere, The Master e Vizio di forma, Jonny Greenwood firma uno dei suoi migliori lavori in assoluto lontano dalla band dei Radiohead. Lo score per Il filo nascosto, infatti, si colloca affianco a quell’altra piccola grande opera che è la musica per There will be blood del 2007, superandola in molte parti per complessità e cura impeccabile negli arrangiamenti. Diciamolo subito: quella di Greenwood è la migliore colonna sonora di questi Oscar e batte per originalità e capacità narrativa tutti i suoi concorrenti. Registrata con un’orchestra di circa sessanta elementi, le composizioni sono attraversate da tocchi delicatissimi ed eleganti dal sapore novecentesco e, grazie alla tessitura data da ogni strumento che riesce a ricavarsi il suo spazio, l’atmosfera risulta quasi impalpabile e sospesa. In bilico tra ricercatezza e semplicità, Greenwood firma un lavoro capace di dialogare con la pellicola ma perfettamente godibile anche da solo. Carter Burwell – Tre manifesti a Ebbing, Missouri Dopo la candidatura di due anni fa per Carol, Carter Burwell ci riprova firmando la colonna sonora di uno dei film più acclamati della stagione, Tre manifesti a Ebbing, Missouri. L’eleganza di fondo che aveva caratterizzato la musica del film con Cate Blanchett e Rooney Mara rimane, ma questa volta è “sporcata” da un tono generale più grave. Sonorità country e al limite del western stagliano la loro lunga ombra su composizioni capaci di restituire in pieno la psicologia dei personaggi e l’evolversi dell’intera vicenda. Una musica divisa fra giorno e notte, fra speranza e rassegnazione, quasi la trasposizione in note dell’espressione dura, ma pronta in fondo ad aprirsi, di Frances McDormand, che è penalizzata però da una mancanza di varietà di base che di certo non gioca a suo favore. Alexandre Desplat – La forma dell’acqua Con ben tredici candidature, la nuova pellicola di Del Toro, per la quale Alexandre Desplat ha scritto lo score, potrebbe avere un certo peso specifico per orientare l’ago della bilancia dell’Academy nell’eleggere il miglior compositore di quest’anno; l’opera del musicista francese può infatti contare sul supporto che il film riesce a dare alle sue composizioni, oltre che all’incredibile hype che ha accompagnato l’uscita di La forma dell’acqua. La musica di Desplat acquista forza con le immagini, condividendone candore e leggerezza dei personaggi positivi del film, senso del “meraviglioso” e una forte unità complessiva data dai singoli elementi nonostante una scaletta molto varia. Fortemente intrisa di jazz, di influenze disneyane e con una fisarmonica a dare quel tocco più fantastico (alla Amélie), la musica di La forma dell’acqua conquista soprattutto per il piglio melodico, il fulcro intorno al quale girano le composizioni, riuscendo ad arrivare dritto al cuore dell’ascoltatore veicolando perfettamente il mondo del film. Il tema principale è una piccola lezione di musica per il cinema, praticamente la controparte musicale del film. Hans Zimmer – Dunkirk Chi conosce il lavoro di Zimmer per le pellicole di Nolan può stare tranquillo: nella colonna sonora imbastita dal compositore tedesco c’è tutto quello che un amante della sua musica potrebbe chiedere. E quindi, commistione di strumenti classici con l’elettronica, tappetoni di synth a dare un senso di prospettiva in movimento e, soprattutto, tanta, tanta tensione. La fusione fra comparto visivo e quello musicale è talmente tanto alta in Dunkirk che lo stesso Zimmer ha affermato che “questo film è quello in cui ho avuto il più stretto rapporto con un regista e nonostante lui non abbia mai suonato nemmeno una nota, ha in qualche modo suonato ogni nota”. Il tempo è il filo concettuale che lega musica e immagini, alle quali sia Zimmer che Nolan hanno applicato la cosiddetta scala Shepard, un’illusione acustica che dà la percezione che ci sia un tono costantemente ascendente, e quindi un senso di tensione infinita pronta a esplodere ma che invece viene sempre rimandata. Date queste premesse tali da rendere la musica inestricabilmente legata al film e viceversa, l’opera di Zimmer va valutata in quest’ottica e il risultato è di per sé affascinante. John Williams – Star Wars: Gli ultimi Jedi Cosa bisognerebbe dire ancora sulla colonna sonora di Star Wars, arrivata oggi al suo ottavo traguardo? Cosa si può aggiungere ulteriormente ai fiumi di parole spesi su una musica che probabilmente è l’incarnazione stessa dell’idea di cinema entrata nell’immaginario collettivo? Di un uomo come John Williams che, all’età di 86 anni, si ritrova alla sua cinquantunesima nomination, il personaggio con più candidature, secondo solo a Walt Disney? Forse sarebbe anche superfluo attribuire tale premio ora, nel 2018, a un compositore di tale caratura; sembrerebbe quasi scontato, qualcosa che suona più come una formalità che come un riconoscimento. Perché, al di là di ogni tipo di sviluppo che i prossimi episodi sveleranno, Star Wars non ha certo bisogno di riconoscimenti. Star Wars è John Williams e John Williams è Star Wars: aggiungere altro sarebbe totalmente inutile.
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Marzo 2023
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