Dopo la recensione su Ennio Morricone e il suo lavoro per “The Hateful Eight” andiamo a scoprire un’altra colonna sonora, ugualmente interessante ma di tutt’altro carattere: “Carol” di Carter Burwell.
Se fra la rosa delle musiche candidate a miglior colonna sonora originale per gli Oscar appena trascorsi bisognerebbe scegliere quella alla quale il termine “elegante” calzerebbe meglio, molto probabilmente il nome di “Carol” sarebbe il candidato migliore. Non che le altre non lo siano (Morricone stesso ce ne ha dato ulteriormente un assaggio) o non nascondano al loro interno momenti di eleganza musicale, tutt’altro. Ma il fatto è che sono solo momenti, appunto, e se anche sono molto intensi sono parimenti molto brevi.
La musica composta da Carter Burwell che accompagna e sostiene le immagini dell’ultimo film di Todd Haynes, alla sua terza collaborazione con il compositore dopo “Velvet Goldmine” e la serie tv “Mildred Pierce”, non vive di momenti ma fa della ricerca dell’eleganza e della semplicità le sue costanti principali. Costanti che possono essere facilmente rintracciate nella maggior parte dei suoi lavori, in particolare in quelli eseguiti per Joel ed Ethan Coen da “Blood Simple” del 1984 per tutta la loro nutrita filmografia incluso l’ultimo “Ave, Cesare”. La singolarità e la bellezza delle musiche di “Carol” risiedono nel fatto che si muovono con i personaggi, portando in superficie oppure sottolineando tutto il carico emotivo che si viene a creare fra il gioco di sguardi degli attori, aderendo su questi ultimi come un elegante e vellutato vestito di seta sul corpo di Cate Blanchet, affascinante donna di mezza età alla ricerca di un amore che il suo confortevole nido famigliare evidentemente non riesce a dare. Emblematico da questo punto di vista il tema principale che già dai primi secondi denota egregiamente l’intera cornice entro la quale le due protagoniste dispiegano la loro vicenda: l’ensemble composto da un quartetto d’archi, pianoforte, arpa e alcuni legni disegnano un’atmosfera molto intima, dall’ andamento musicale quasi neoclassico, riservata tutta al rapporto fra le due attrici principali e le loro frasi sommesse e trattenute, come se non volessero rubare tempo al loro amore. Perché “Carol” potrebbe essere anche un film su un amore impossibile: impossibile non certo perché irrealizzabile e lontano ma poiché schiacciato dagli eventi e quindi profondamente malinconico; malinconico proprio come gli occhi della Blanchet e Rooney Mara e la musica che le accompagna.
Burwell riesce a dare spessore anche agli ambienti, in particolare quelli notturni e metropolitani della New York anni ’50: il piano riverberato di “To Carol’s” descrive con i suoi echi la lontananza ma anche la forte attrazione fra le due, osservate attraverso un vetro sporco di pioggia di una finestra o di un taxi. Il resto della colonna sonora si muove tutta su queste atmosfere minimali e trattenute, giocando e riprendendo la melodia del tema principale, aggiungendo a quest’ultima poco o nulla a livello musicale ma riuscendo a mantenersi sempre su un alto livello compositivo. Oltre alle musiche originali di Burwell sono presenti una serie di brani scritti fra il ’50 e il ’52 e molto famosi all’epoca, come “Smoke Rings” di Les Paul e Mary Ford, “Kiss Of Fire” di Georgia Gibbs e la delicatissima “No Other Love” di Jo Stafford scritta a partire dallo studio No.3 Op.10 di Chopin.
La musica di “Carol” è un ottimo lavoro dove si percepisce tutto il peso specifico di un autore, Carter Burwell, che sa come andare a stimolare le corde più profonde di una certa sensibilità fragile e malinconica. Un’opera che meriterebbe di certo molta più attenzione e sarà difficile dimenticarsene una volta ascoltata perché come dice Armani: “l’eleganza non è farsi notare ma farsi ricordare”.
Immagini da:
- foto di Burwell: www.ew.com
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Aprile 2023
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