
Forse quella doppia cifra, ottantotto, poteva essere già un piccolo presagio: Morricone l’ha spuntata sugli altri quattro compositori ed è riuscito finalmente a coronare la sua lunghissima e prolifica carriera con l’Oscar, dopo che per svariati anni gli è stato soffiato praticamente da sotto il naso, anche da colonne sonore non all'altezza delle sue. Dopo il premio alla carriera, l’Academy si è quindi finalmente ricordata di Ennio Morricone, grazie anche ad un cineasta americano, Tarantino, che invece non si è mai dimenticato di lui e di tutto il cinema italiano. Ottantasette anni, più di cinquecento lavori fra colonne sonore, sigle e canzoni all'attivo, riconosciuto universalmente come uno dei (se non proprio il) più importanti rivoluzionari della musica da film: tutto ciò non ha comunque impedito a Morricone di commuoversi profondamente di fronte a tutta la platea del Dolby Theatre, ringraziando soltanto sua moglie Maria e il collega John Williams. Le sue parole così come la sua stessa figura sono state di una semplicità disarmante, stridendo a tratti con la pomposità dello spettacolo messo in scena dall'Academy, dimostrando, come se ce ne fosse ancora bisogno, quanto la musica e solo quella sia per Morricone fondamentale, vitale, assoluta. Perché sostanzialmente solo un compositore completamente dedito all'arte può riuscire a partorire un lavoro di così alto profilo com'è quello per “The Hateful Eight” in così poco tempo, ovvero circa cinque mesi dall'uscita nelle sale americane della pellicola, lavorando nel frattempo anche con due altri colossi come Tornatore e Malick.

Ennio Morricone, oubliettemagazine.com
Copertina del disco, Wikipedia, lingua inglese, voce "The Hateful Eight (soundtrack)"