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25/3/2016

MUSICA DA OSCAR: Jóhann Jóhannson – Sicario OST

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L’Academy, si sa, è la vetrina più importante per tutti quei film commercialmente appetibili ma a volte può capitare che possa tornare utile anche a pellicole più particolari e artisticamente più interessanti: è stato questo il caso di “Sicario” di Dennis Villeneuve e della musica di Jóhann Jóhannson.
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​di Carlo Cantisani
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​Artista: Jóhann Jóhannson
Titolo: Sicario – Original Motion Picture Soundtrack
Anno: 2015
Etichetta: Varese Sarabande

È stata indubbiamente una grande sorpresa per i seguaci del cinema di Dennis Villeneuve trovare la sua ultima prova da regista, “Sicario”, fra i lustrini e le accecanti luci del palco americano dell’Academy. Ma non si trovava nelle sezioni più grosse come quella di “Miglior film” o “Miglior attore/attrice protagonista”, assolutamente no, e sperarlo sarebbe stato forse un tantino ingenuo. Era stato piazzato però in quella che è la sezione un po’ al limite rispetto a quelle sopraccitate ma che alla fine non è completamente snobbata o ignorata, spesso oggetto di attenzioni solo dai musicofili se in gara non sono presenti nomi popolari (leggasi Morricone o John Williams come quest’anno): la colonna sonora originale. Fra tutti i cinque candidati, il compositore di “Sicario”, Jóhann Jóhannson, per un verso è sicuramente quello con meno esperienza nel campo delle colonne sonore ma per un altro risulta assolutamente una personalità musicale di rilievo, specialmente nel suo paese, l’Islanda. Fondatore della Kitchen Motors, label indipendente di musica elettronica/sperimentale nonché organizzazione presente nei più svariati ambiti culturali come concerti, mostre, editoria e cinema, il musicista islandese ha fondato vari gruppi (Evil Madness, Ham, Apparat Organ Quartet fra i tanti), intessendo collaborazioni con tanti artisti internazionali e musicando spettacoli teatrali, documentari e, naturalmente, film. In tempi recenti Jóhannson è riuscito a balzare agli onori della cronaca internazionale proprio in ambito cinematografico, grazie ad un’altra opera di Villeneuve di tre anni fa, “Prisoners”, e soprattutto alla pellicola candidata al premio Oscar 2015 “La teoria del tutto” che ha fatto notevolmente salire le quotazioni del compositore islandese nel campo delle colonne sonore.
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I due lavori appena accennati sono state due facce della stessa medaglia: oscura, meditativa e malinconica il primo, melodico, emozionale e arioso il secondo. “Sicario” si pone indubbiamente in rapporto con “Prisoners”, riprendendo lo stesso stile e caricando l’atmosfera ancor più di drammaticità e senso di incombenza per qualcosa di enorme che sta per travolgere l’intera vicenda.
Per tutta la durata della musica, il battito ritmico e continuo di una tellurica pulsazione dal sapore industrial che sembra provenire dalla terra guida non solo l’orchestra ma anche la storia, facendole assumere ora toni drammatici per quanto riguarda la protagonista Emily Blunt, agente dell’FBI alle prime armi in un contesto estremo come quello della lotta ai cartelli della droga, ora più inquietanti e soffocanti invece per gli altri due comprimari, Josh Brolin e Benicio Del Toro, quest’ultimo con una prova attoriale assolutamente sopra le righe.
Nonostante il forte coinvolgimento emotivo che una tale scelta stilistica può comportare, e che in parte comporta, la musica, specialmente all’inizio, stenta a distaccarsi dal discorso filmico e non riesce a vivere completamente di vita propria. In particolare le prime cinque tracce, le più ossessive e oscure della colonna sonora, acquisiscono vera forza e potenza soprattutto se abbinate alle immagini del film, mentre se ascoltate indipendentemente perdono di espressività, anche se i suoni ottenuti con il certosino lavoro di post produzione rimangono efficaci e a loro modo affascinanti. Questa reiterata ripetitività che non fa altro che abusare della ritmica delle percussioni e addirittura rischia di scadere nella monotonia, almeno per chi scrive; molto più interessante è invece quando viene accostata al resto dell’orchestra come in “Night Vision”, “Tunnel Music” o nella dinamica “Convoy”. “Sicario” è un film che gioca molto col concetto di “confine”: confine fra bene e male, fra uomini e natura, fra deserto e ambiente metropolitano, e Villeneuve cerca di mettere alla prova il nostro occhio trasportandoci da un luogo a un altro facendoci perdere continuamente lo sguardo sullo schermo. Jóhannson, il quale ha iniziato a comporre le musiche prima ancora che partissero le riprese, traspone questo continuo cambio di ambienti nella sua musica: se i brani prima elencati si riferivano a luoghi più urbani e artificiali, ecco che ne emergono altri, i più belli e interessanti, che descrivono ampi spazi desertici sferzati dal vento caldo come in “Desert Music” e il suo violino, o “Melancholia”, dal fascino crepuscolare dato dagli arpeggi di una chitarra suonata al tramonto, e ancora l’ultimo brano, il migliore dell’intero lavoro, “Alejandro’s Song”, nenia spettrale dai cori quasi sacrali.
Per apprezzare appieno questo lavoro di Jóhann Jóhannson non bisogna fermarsi ai primi superficiali ascolti: esso segue lo stesso andamento della pellicola, lento ed inesorabile; forse meno sfaccettato rispetto alla musica di “Prisoners” ma capace ugualmente di dare carattere alle scene e di regalare alcuni dei migliori brani che la musica da film abbia partorito negli ultimi anni.

Per chi crede che l’Islanda finisca con Bjork e Sigur Ros, un artista assolutamente da scoprire.
Immagini tratte da: 
copertina, da Amazon 
Jóhann Jóhannson, da discogs.com

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