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26/8/2016

No X Fest (21.08.2016): Zu, Caterina Palazzi Sudoku Killer live @ Mat Laboratorio Urbano – Terlizzi (Bari)

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Caterina Palazzi Sudoku Killer e Zu: chi segue la scena più avanguardista in ambito rock e jazz sa già cosa potrebbe aspettarsi da un concerto che li contempli insieme, se non alti livelli di creatività, coinvolgimento e passione. Tutto questo è avvenuto domenica 21 agosto nell’ambito del No X Fest presso il Mat Laboratorio Urbano di Terlizzi in provincia di Bari.

​di Carlo Cantisani
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Stretto fra le solite sagre, i concerti di pizzica ad ogni angolo dei paesi e costretto a subire da diversi anni a questa parte lo sfruttamento commerciale di un’immagine, quella della taranta, che ormai ha ben poco d’identitario, il Salento ha ben poco da offrire per chi cerca qualcosa di musicalmente stimolante, alternativo o semplicemente nuovo e differente. Meglio allora spostarsi un po’ più a settentrione, dove Bari e Brindisi con le rispettive provincie ospitano differenti realtà artistiche, prima fra tutte il Locus Festival di Locorotondo, quest’anno alla sua dodicesima edizione e con ospiti del calibro di Kamasi Washington, Floating Points, Jacob Collier e tanti altri artisti in bilico fra jazz, elettronica e tradizione afro-americana. A rendere ancora più musicalmente attrattivo quello spicchio di Puglia ci hanno pensato i collettivi Zebù, La Mancha Ruvo, Le Officine Clandestine e Wolf Entertainment ospitando domenica 21 agosto presso il Mat Laboratorio Urbano due fra i gruppi italiani più interessanti per un certo tipo di commistione sperimentale fra generi, rock e jazz in primis: gli Zu, trio per due terzi romano e, da un anno a questa parte, per un terzo norvegese, composto da Massimo Pupillo al basso elettrico, Luca T. Mai al sax baritono e Tomas Järmyr alla batteria, e i Caterina Palazzi Sudoku Killer, quartetto guidato dalla contrabbassista Caterina Palazzi, artista di incredibile talento tanto da essere annoverata fra i migliori nuovi talenti della scena jazzistica nazionale e affiancata da altrettanto validi musicisti come Giacomo Ancillotto alla chitarra, Antonio Raia al sax e Maurizio Chiavaro alla batteria.
Per tutti gli appassionati risulta quindi un appuntamento imperdibile, mentre per tutti gli altri un modo per conoscere sonorità altre e soprattutto poter entrare in maniera ancora più diretta nel mondo musicale di determinate formazioni. Se da una parte questo tipo di band, che fanno della trasformazione sonora e della ricerca il loro credo, riescono momentaneamente a fotografare e a rendere concreto il loro flusso creativo su disco, dall’altra è durante i live che possono esprimere appieno tutto il loro potenziale poiché più liberi di poter giocare in tempo reale con la loro musica, adattandola anche a differenti situazioni (dettate dal pubblico e dal locale per esempio), interagendo inoltre con gli ascoltatori senza farli sentire necessariamente passivi. È come se gli aspetti più intellettuali e cerebrali che permeano pesantemente le composizioni dei dischi, dal vivo venissero smussati o addirittura messi da parte per far emergere aspetti più emotivi che consentono una percezione più profonda e coinvolgente del tutto. Non solo la “testa” quindi, ma anche il resto del corpo, nervi, muscoli, stomaco e quant’altro vengono coinvolti e usati per vivere l’esperienza del concerto: i Caterina Palazzi Sudoku Killer daranno un primo assaggio di questa idea, che verrà poi coronata con gli Zu in maniera totalizzante. È per questo che i due gruppi convivono bene insieme, uno specchio dell’altro, e vederli entrambi in un’unica serata non può che essere un piccolo evento in sé.

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La semplice ed accogliente cornice del Mat Laboratorio Urbano, situato nella periferia di Terlizzi in provincia di Bari, prevede due palchi, uno di fronte all’altro e differenti per dimensioni. I Caterina Palazzi Sudoku Killer aprono le danze all’ombra di un enorme albero, attento ascoltatore come il resto del pubblico che nel corso dei minuti si accalcherà sempre più curioso vicino al gruppo. Chi si aspettava infatti il classico gruppetto d’apertura messo lì apposta per riscaldare un po’ l’atmosfera in attesa di quello principale è rimasto positivamente sbalordito: nonostante il loro esordio risalga solo a sei anni fa, il quartetto romano è una band matura che può contare su due album di alto profilo, l’ultimo dei quali, “Infanticide”, è uscito lo scorso anno ed è stato acclamato fra le migliori pubblicazioni discografiche del 2015, e anche su numerose date europee svoltesi sino a primavera. A Terlizzi però i Caterina Palazzi Sudoku Killer presentano alcuni nuovi brani che andranno a costituire il prossimo disco in lavorazione, basato, come di consueto, su un concept: sta volta tocca ai cattivi dei film Disney. La scelta di tale argomento si sposa egregiamente con la natura cinematica della loro musica, la quale è capace di far emergere determinate immagini nella mente dell’ascoltatore: chi ha ascoltato “Infanticide” e “Sudoku Killer”, l’album d’esordio del 2010, sa che questa è una delle principali caratteristiche della band, e anche questi nuovi brani non fanno eccezione. Ad un primo ascolto l’impressione emersa è che i tre brani inediti presentati, nonostante si pongano in una linea di continuità con quelli dell’ultimo disco, siano maggiormente compatti e meno propensi a divagazioni dal sapore noise; come se fossero stati limati ed epurati da alcuni suoni più spigolosi, rendendoli in qualche modo più diretti nella forma complessiva. Dopo un inizio un po’ da riscaldamento, i Caterina Palazzi Sudoku Killer iniziano ad essere sempre più sciolti, e con loro anche il pubblico è ad ogni pezzo sempre più coinvolto. 

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Esattamente come su  disco, nessuno dei musicisti prende il sopravvento sull’altro, intessendo un interplay invisibile ma palpabile, specialmente fra la sezione ritmica solida e piena di groove. In particolare, il contrabbasso si muove nell’ombra, quasi in disparte, ma nello stesso tempo è sempre molto presente riuscendo a ritagliarsi i suoi momenti; si ha la sensazione quasi inconscia che tramite il suo suono tutto parta da lui e a lui poi ritorni: un po’ come succede ascoltando il contrabbasso di Mingus. Il set si conclude con un quarto brano “ibrido”, un mix fra un pezzo inedito e Futoshiki da “Infanticide”, quest’ultimo capace di coinvolgere ancora di più dal vivo e non solo su disco. Purtroppo, proprio quando l’atmosfera aveva preso fuoco e il viaggio sonoro del quartetto era ben avviato, i Caterina Palazzi Sudoku Killer hanno dovuto interrompere dopo solo mezz’ora di concerto per poter dare maggiore spazio agli Zu. Ma anche se i quattro ragazzi hanno suonato relativamente poco, sono riusciti ugualmente a coinvolgere i numerosi presenti all’interno della loro musica, un vero e proprio viaggio che dal vivo acquista ancora più potenza evocativa. Chiunque sia alla ricerca di nuovi stimoli in campo musicale, indipendentemente da quali siano i suoi ascolti principali, o se si è semplicemente amanti della buona musica, allora i Caterina Palazzi Sudoku Killer vanno necessariamente supportati.

Un quarto d’ora di cambio palco, ed ecco salire gli Zu. O meglio, questa particolare incarnazione degli Zu, visto che da un anno a questa parte dietro alle pelli siede il norvegese Tomas Järmyr, batterista poliedrico e versatile, attivo non solo con il gruppo romano ma anche con svariati progetti, dall’elettroacustico al jazz più contaminato. L’impronta del nuovo componente si fa immediatamente sentire e contribuisce ad accrescere dal vivo la massa sonora, bollente e grassa come lava, che gli Zu riversano dal palco.
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Il set si divide fra i brani dell’ultimo “Cortar Todo” e di “Carboniferous”, album del 2008 che ha fatto da spartiacque nella discografia della band, sia a livello sonoro e musicale e sia perché pubblicato per l’americana Ipecac di Mike Patton, cosa che ha consentito al gruppo di espandere il proprio pubblico internazionale. La scelta di suonare dal vivo questi due dischi non è casuale: da “Carboniferous” in poi gli Zu hanno costruito lentamente una nuova identità dove le esperienze precedenti col jazzcore, il math, il noise e tante altre influenze che hanno accompagnato da sempre i singoli membri trovano una sintesi inedita, altamente personale e musicalmente originale. Per gli Zu suonare e comporre musica non significa semplicemente imbracciare uno strumento ma costruire un progetto vitale che cresce ed evolve con gli stessi membri che ne fanno parte: ogni disco è una tappa verso sé stessi, una rappresentazione in musica in cui arte e vita coincidono. Non è un caso quindi che “Cortar Todo” nasca dall’esperienza del bassista Massimo Pupillo e del sassofonista Luca T. Mai in Amazzonia a contatto con la tribù degli Shipibo: un’esperienza che ha cambiato i loro punti di vista personali e quindi anche musicali, sentendo l’urgenza di registrare un disco che non fosse altro che lo specchio di questa loro apocalisse interiore. E il termine apocalisse ritorna anche dal vivo sin dall’attacco con The Unseen War, per poi proseguire con Rudra Dances Over Burning Rome e Cortar Todo dall’ultimo album. I pezzi sono estremamente rallentanti, accentuando così ancora di più la pesantezza del suono: si stenta a credere che solo tre persone possano mettere in piedi una tale cattedrale sonora. I minuti passano ed ecco emergere dalla montagna di “Carboniferous” brani ormai amati dal pubblico come Chthonian, Carbon, Beata Viscera e Erineys, suonati con precisione e con un piglio ancora più frontale, folle e violento. ​

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Tomas Järmyr, dotato, almeno dal vivo, di un tocco più metal rispetto ai precedenti batteristi, è perfettamente a suo agio sia con i nuovi che con i pezzi più vecchi, suonando con incredibile nonchalance i continui cambi e controtempi. Il muro di suono è talmente poderoso che l’insieme suona come un’orchestra pervasa da continue basse frequenze: una sensazione, questa, che permette di avvertire il suono con il corpo, diramandosi dai piedi per poi concentrarsi nel petto. I tre quarti d’ora di concerto volano, letteralmente, e gli Zu concludono con un piccolo bis dove la voce dissonante del sax introduce Obsidian e, alla fine, Ostia, ormai un classico della band. Mentre dei canti popolari georgiani continuano a risuonare dalle casse, ci si rende conto di aver assistito non ad un semplice concerto ma ad un rito primitivo ed ancestrale, spaventoso e meraviglioso nello stesso tempo, dalla forza quasi magica per la sua capacità di riuscire a materializzare nella mente dell’ascoltatore un certo tipo di suono. Perché è questo che sconvolge di questi Zu, il suono, insieme alla loro capacità di plasmarlo a piacimento. Senza ombra di dubbio, sono l’unico gruppo italiano che è riuscito a creare una tale massa di suono e a trasporla nei live: un loro concerto è un’esperienza sonora totalizzante che trascende i generi e che riesce a toccare corde profonde e sconosciute.

Link:
  • zuism.net
  • facebook.com/caterinapalazzisudokukiller
  • facebook.com/matlaboratoriourbano
 
Si ringrazia per la gentile collaborazione Aldo Martino per le foto.

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