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23/4/2021

"Nostralgia" è il nuovo tatuaggio dei Coma Cose

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di Enrico Esposito
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Un neologismo più confidenziale di quanto si pensi. "Nostralgia" è il titolo scelto dai Coma cose per il loro nuovo album fuori dalla mezzanotte di venerdì 16 aprile. Dopo l'antipasto sanremese con "Fiamme negli occhi", Fausto Lama e California hanno reso disponibile al pubblico l'intera playlist di sei brani + uno skit che compongono il loro secondo disco in studio. "Hype Aura" aveva lanciato il talento di questi due artisti che fanno coppia anche nella loro vita al di fuori della musica, ed è proprio la profonda intesa che li lega a livello umano l'asse portante del Lp appena uscito. Mercoledì scorso ho avuto anch'io la fortuna di poter scoprire la nascita di "Nostralgia" nel modo migliore, ossia dalle voci dei protagonisti durante la conferenza stampa di presentazione dell'album. I Coma Cose hanno soddisfatto con "Nostralgia" una necessità narrativa, scegliendo di concepire un'opera concentrata, un po' vintage, diretta alla pancia e dunque all'immediatezza delle sensazioni. Chi si aspetta che "Fiamme negli occhi" possa servire da indizio per "prepararsi" all'ascolto non resterà del tutto soddisfatto.
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Per più di un'ora Fausto e Calfornia hanno fornito dettagli sul nuovo lavoro ponendo l'attenzione sugli stati d'animo che li hanno accompagnati nella scrittura e accenderanno le prossime date estive da vivo. Lo skit di 50 secondi che chiude "Nostralgia" contiene in sé i semi della scelta di questa parola, attraverso i segnali che California da all'interno di un messaggio vocale. Personalmente la scelta della nota registrata trasmette con forza l'importanza della partecipazione personale ed emotiva che caratterizza il cammino artistico del duo, anche in riferimento al disco di debutto. "Nostralgia" in tal senso scava maggiormente nel sottosuolo: in questo volume si volge lo sguardo al di là di quanto sta accadendo alla popolazione mondiale da più di un anno. Dal momento che l'attualità delle cose resta statica e impedisce di aprire spiragli sicuri verso il futuro, dunque il flashback diventa la chiave più autentica utilizzata dai Coma Cose per parlare di vita. La malinconia, la nostalgia allora pervadono tante esperienze e contraccolpi provati sulla pelle e dentro la testa e il cuore. Tra le sfaccettature caratteriali trova un posto fondamentale la fragilità, che si traduce nella sospensione del giudizio soprattutto sulla propria identità. La traccia di apertura "Mille tempeste" emerge dal rap battendo l'accento sulla psichedelia e l'elettronica per porsi il quesito: fino a quando andrà avanti l'incertezza "sotto la volta celeste".
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Come Fausto e California confessano, il passato viene osservato però sotto la lente del presente, raccogliendo i postumi a lungo termine di esperienze appartenenti all'uno o all'altra, ad entrambi, e soprattutto condivisibili. A questo riguardo molto interessante è l'esplorazione dell'amore attraverso due brani che ne mettono in risalto sfumature differenti: "La canzone dei Lupi" (traccia 2) e il brano sanremese "Fiamme negli occhi". Due brani in cui la musica accoglie l'ascoltatore all'interno di una dimensione palpabile: "La canzone dei Lupi" indaga "i lati onirici e oscuri" del legame, l'inclinazione a non lasciarsi addomesticare come i lupi per saziare una libertà naturale di sentimenti. Una canzone introspettiva, un'espressione intima dei Coma Cose. "Fiamme negli occhi" si apre invece nelle sue atmosfere dream-pop ad una celebrazione collettiva della potenza della fiamma amorosa. L'immagine del basilico in fiore su un balcone italiano trasmette la solarità che si riflette nella pura magia che nasce tra due persone scambiandosi uno sguardo e "la pelle" come cantava Lucio Dalla. Segni solo apparentemente semplici del "fuoco ardente posto nell'anima, e che detta lo scorrere dell'esistenza stessa, della creatività". L'infanzia ha ospitato i germogli della fiamma e dopo di essa l'adolescenza che qui indietreggia agli anni 90, precisamente nel "Novantasei" (traccia 5), brano rock alternativo che si richiama all'anno di uscita di "From the Muddy Banks of the Wiskah", l'ultimo album dei Nirvana e del grunge. "Un esercizio di stile" definito da Fausto e California che evoca i ricordi di una storia di allora. "Discoteche abbandonate" (traccia 4) procede invece per immagini iconiche di un tempo (Mtv, Berlusconismo ad esempio) sulla spinta dei sintetizzatori e del drum'n' bass descrivendo la nostalgia delle serate nelle discoteche e nei locali di provincia che da un anno non possono regalare piacere.
Trailer di "Nostralgia"

​E si arriva infine alla canzone più struggente dell'intera raccolta. "Zombie al Carrefour" è una ballata - testamento in piena regola, in cui la voce di California su un pianoforte e gli inserimento di Fausto ti invita a fare una passeggiata sul finire della notte. Dopo un amaro al pub non ritorni a casa, ma cammini trovando un incontro con te stesso nel verde della periferia (Milano Fiumi), perché hai bisogno di mettere da parte almeno un po' i sensi di colpa. Come tante altre volte passi dal supermercato incrociando le file degli habitué che riconosci, e ripensi a quelle cose andate ma perdonandoti un po' e rimandando magari al giorno dopo il conto. Un giorno nuovo è all'orizzonte dentro a un'alba eccezionale.
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  Immagini tratte da: 
- Immagine 1
gentilmente fornita dall'Ufficio Stampa Goigest
- Immagine 2 gentilmente fornita dall'Ufficio Stampa Goigest (autore Mattia Guolo)

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