di Enrico Esposito
Dopo "Biancoinascoltato" Chiara White è tornata quest'anno con il secondo album della sua carriera. L'artista fiorentina ha pubblicato lo scorso 7 maggio "Pandora" (Suburban Sky Record, distribuz. Audioglobe) , un concept di nove tracce di cui avevamo già dato un antipasto con l'intervista che realizzammo con lei alcuni mesi fa all'uscita del primo singolo "Neroseppia". Abbiamo raggiunto al telefono Chiara per poter conoscere i numerosi retroscena che si celano dietro la costruzione di "Pandora".
La mitologia spiegata in differenti tradizioni (classica, nordeuropea) rappresenta il punto di partenza esplicito della raccolta sin dai titoli di diversi brani: oltre alla title-track "Pandora", "Dedalo", "Il mio nome non è Nessuno", "Regina Mida" e "Lochness" riportano immediatamente alla mente precisi richiami di opere letterarie e leggende popolari. Chiara White ha dedicato alla messa a punto di questo lavoro due anni e mezzo di rifinitura accurata sia nella scrittura che nella cornice musicale. Si è tuffata con trasporto in una ricerca bibliografica piacevole che ha toccato Esiodo, Omero, Dino Buzzati (per il racconto "Il Babau" che ha ispirato la composizione del brano "Valse à la nuit) trasmigrando i protagonisti di queste vicende millenarie sotto una prospettiva contemporanea e psicologica. A differenza del suo acclamato esordio questa volta la cantautrice confessa di aver elaborato i testi in una tessitura lenta. E ascoltando le tracce di "Pandora" si intuisce presto il perché: l'album è denso di considerazioni e metamorfosi, un colpo di scena in fieri tra un capitolo e l'altro ma non solo. Il nodo centrale al quale risponde è affidato nelle mani dei mostri: essere in grado di far accapponare la pelle e di insinuarsi regolarmente nella mente. Tarli interiori in grado di succhiare via l'anima, provocare timori e imporre la fragilità anche per lungo tempo. Ma la verità rincuorante che la White descrive pone una luce in fondo ai tunnel dell'oscurità: affrontare il lato oscuro è l'arma fondamentale per poterlo amministrare e trarre linfa vitale più sincera.
Ci si sporca in "Pandora", si finisce nel fondo di oceani, paludi, sabbie mobili, il terreno fertile da cui uomini e donne sono nati per la prima volta in molte cultura come Chiara ricorda. "Pandora" apre le riflessioni a specchio di Chiara che recupera questa figura fatale per delineare la necessità della scoperta di sé. Pandora assurge a un ruolo primordiale assumendo le sembianze di Eva per intraprendere un viaggio svelato solo nel finale di "Eden" per l'appunto. Dietro "Dedalo" si nascondono i drammi di personaggi contrapposti ma accomunati dalla medesima sospensione del giudizio tra passato e speranza nel labirinto. "Neroseppia" vede il Kraken scandinavo eletto a personificazione di un male comune ma ancora troppo demonizzato che risponde al nome di depressione. La traccia numero 4 "Girotondo" si distacca momentaneamente dal piano generale per dare vita a una ballata pop sul desiderio di rivivere beatamente i sogni oggi complicati dall'affollamento della quotidianità. "Il mio nome non è Nessuno" occupa il centro del volume spiccando per la splendida chiave narrativa scelta da Chiara White. Il colpo di genio di Odisseo si innesta in un ragionamento compiuto a posteriori sul fardello di un maschilismo interiore provato e in un secondo tempo superato. "Regina Mida" è il tassello più dark e claustrofobico dell'intero disco, mettendo a nudo la presunta giustizia della stabilità e dell'odine e sbugiardandola a favore della benedizione dell'indecisione. "Valse à la nuit" , di rimando evidente ad Amelie, riproduce in realtà il paradosso delicato e amaro ben illustrato da Dino Buzzati ne "Il Babau" e per analogia al Babadook. A dominare è la paura notturna dell'oscurità che si tramuta in paura della paura, una piaga ben più nevrotica. "Loch Ness" dirige l'incanto della leggenda scozzese verso i lidi incantati dell'illusione: la magia e il romanticismo di una volta non hanno più seguito purtroppo negli animi delle persone. E infine "Eden": la meta del percorso e l'inizio di un nuovo mondo, nel quale Eva traccia la strada insieme ad Adamo in un equilibrio assoluto di diritti e consapevolezze. Due divinità diverse da quelle delle Sacre Scritture perché figlie dei mostri e delle inesattezze della vita. Ma la conclusione rimane aperta: l'armonia durerà per sempre o arriverà una stagione a cambiare le cose.
"Pandora" è uno scrigno ribollente di verità da portare alla luce e all'attenzione reso in musica attraverso una robusta variabilità di suoni e strumenti. La voce e i cori divengono uno strumento votato a popolare ulteriormente le atmosfere intrise in cui l'acustica plana su tappeti elettronici nello sviluppo di un altrove sonoro intenso e sotterraneo. Il disco è stato arrangiato insieme ad Elia Rinaldi (Finister, NerviElia Rinaldi è anche musicista nel disco (sue sono le tastiere, il basso synth, la drum machine e alcune chitarre elettriche) insieme a Guido Melis al basso, Giulia Nuti alla viola e Alessandro Alajmo alla chitarra elettrica, già con la White nel primo disco, Omar Cecchi alla batteria, Pietro Horvath al contrabbasso, Marco Monelli (anche illustratore del booklet) al piano. Di Chiara White, oltre alle voci, sono: chitarra acustica, ukulele, glockenspiel, alcune chitarre elettriche e alcune tastiere. Immagini fornite dall'ufficio stampa A Buzz Supreme
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Marzo 2023
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